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NESSUN VELISTA DELL'ANNO..... --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- L'anno scorso titolavo "Siamo tutti velisti dell'Anno". Dodici mesi dopo, scelgo l'estremo opposto: "Nessuno è Velista dell'Anno". Tutti e nessuno. E' il destino inevitabile dei pasticci all'italiana. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Ho sempre avuto una posizione precisa sulla vicenda dei due "velisti dell'anno" (uno della rivista Il Giornale della Vela, e uno dell'agenzia Acciari Consulting): stesso nome, stessa formula, stesso periodo, stessi destinatari. Decisamente troppi, due premi identici, per il nostro mondo. Ho anche, in passato (http://www.saily.it/it/piazzavela/post/siamo-tutti-velisti-dellanno), lanciato idee semplici, proposto soluzioni che mi sembravano di intuitiva e immediata realizzazione. Unificare il premio sotto un'unica regia istituzionale, a guida FIV. Serviva solo la "volontà politica", e l'autorevolezza istituzionale in grado di riunire gli sforzi, per arrivare a un solo, grande premio della vela italiana. Ma non c'è stato niente da fare. Le proposte - che pure hanno avuto vasta eco e quasi unanime approvazione - non sono state raccolte dai destinatari. Evidentemente nella vela italiana mancano i due ingredienti appena citati: la volontà politica e l'autorevolezza istituzionale. ---------------------------------------------------------------------------------------------------------- E così anche quest'anno abbiamo la sceneggiata di due premi "velisti dell'anno", che provocano imbarazzi all'interno e ilarità all'esterno del nostro mondo. A febbraio Il Giornale della Vela con lo Yacht Club Parma ha premiato Marco Nannini e Susanne Beyer (due velisti oceanici): la scelta è stata affidata a una giuria popolare, quella dei lettori della rivista chiamati a esprimersi, via internet, su una rosa di nomi predisposta dalla redazione del mensile. Il risultato? Un premio "ruspante", vivo, che in qualche modo appartiene ai lettori e quindi alla "base" fatta di appassionati di vela. Alla premiazione di Parma è intervenuto anche il presidente della FIV e dello Yacht Club Italiano, Carlo Croce. ----------------------------------------------------------------------------------------------------------- Oltre che "multipresidente" (Yacht Club Italiano e FIV, grazie a una deroga del CONI), Croce si dimostra anche "multipremio". Infatti eccolo ricomparire, un mese dopo, al secondo Velista dell'Anno, quello romano di Acciari Consulting, questa volta come membro della giuria. La differenza tecnica principale tra i due riconoscimenti sta infatti in questo. Il premio di Acciari non prevede il voto popolare, ma la scelta fatta da un panel di "giudici", tra i quali: lo stesso Alberto Acciari (un bravo navigatore di lungo corso del marketing sportivo romano), lo sponsor (che cambia quasi ogni anno: non un bel segnale), presidente e vicepresidente FIV, segretario generale del CONI, e ben quattro direttori di riviste (definite "di vela", ma ahimè, tranne una, ben concentrate piuttosto sui motoscafi: Fare Vela, Yacht Capital, Yacht & Sail, Nautica), alcuni dei quali hanno addirittura disertato la premiazione. ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ Il premio de Il Giornale della Vela si sforza di essere appassionato, quello di Acciari è tutto incentrato sul marketing. Un premio dei velisti e uno del marketing: non parteggio (non si può) per l'uno o l'altro, perché come ho detto andrebbero unificati a creare un solo vero Oscar riconosciuto all'esterno, al posto della confusione attuale. Il voto popolare ha i suoi limiti e una redazione da sola "buca" poco sui media. E il marketing ha le sue mannaie: se i soldi non ci sono il premio salta (è accaduto ad Acciari nel 2010), se sono pochi la qualità si riduce (è il caso di quest'ultima edizione 2012). Intanto lo sconcerto aumenta tra i veri protagonisti del premio: i velisti, i grandi atleti e navigatori, i progettisti e gli imprenditori del settore, che non sanno che pesci prendere. Il Velista dell'Anno 2011 è Alessandro Di Benedetto (Il Giornale della Vela) o Andrea Mura (Acciari Consulting)? E quest'anno Marco Nannini (GDV) o Lorenzo Bressani (AC)? E Susanne Beyer, la grande rivelazione dell'oceano italiano declinato in biondo e al femminile, cosa dovrebbe dire? Tirata per la giacchetta a Parma (seconda e premiata quale "migliore avventura") e addirittura candidata con il cognome sbagliato (Bayer, come l'Aspirina) a Roma? --------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Dispiace assistere a questo teatrino. Ma mentre la posizione de Il Giornale della Vela e Alberto Acciari che rivendicano la progenitura congiunta, è almeno comprensibile, non altrettanto si può e si deve dire delle istituzioni. Passi per il CONI e per il segretario generale Lello Pagnozzi (il più papabile successore di Petrucci alla guida dello sport italiano), che di vela è un semplice appassionato. Non passi per la Federvela, che quale ente di riferimento del nostri sport dovrebbe mantenere terzietà e indipendenza e in più essere garante di qualità e valori, unico modo per proporsi con autorevolezza a tutti. Non ci piace un multipresidente-multipremio: preferiamo un presidente e un premio. (FC)