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Nuvola (non verificato)

Caro Colivicchi, Il VG è una regata: di solito in questo tipo di sport vince il più veloce, non chi ha “nella lentezza il suo fondamento” Riguardo “l’estremizzazione inquietante”, vorrei non aver letto questa frase, o almeno non averla trovata su un sito che dovrebbe parlare di vela e di regate, così come il riferimento ad una “tradizione” della navigazione “normale”. Come se ci fosse una vela “normale” e una “inquietante”: la vela è vela! Che coinvolge tutte le persone che sono in acqua e che sfruttano il vento: dai Kiters sino agli Ultime, passando per gli Hallberg Rassy, i Neel, le classi olimpiche, le barche autocostruite, e chi più ne ha più ne metta, alla faccia di una inesistente “tradizione” e “normalità”. La vela è anche una passione individuale: ci sarà chi gode ad andare lento e a regolare in continuo la balumina del suo Dinghy 12 così che possa guadagnare 1/4 di nodo quando ne vede forse 4 sul log e chi ulula di gioia appeso alle cinghie di un F101 a oltre 20 kts: non c’è un modo “normale” e uno “inquietante”, c’è la gioia di praticarla, di viverla, ognuno a modo suo, in equipaggio o da solo. E poi “estremizzazione” di cosa? Stiamo parlando di barche a vela da regata, ovvero da corsa, non di rubinetti del bagno. Anche lei, come me, è un’estremizzazione di un processo evolutivo, e quindi? Torniamo ad essere Neanderthal e a vivere nelle caverne vestendoci di pellicce, a campare fino a 30 anni in nome della “tradizione” vecchia di migliaia di anni? Anche la vela è – nonostante l’opinione di alcuni – una cosa viva, che si evolve, cambia, si modifica con i nuovi materiali, con la capacità di utilizzarli e con le conoscenze tecnologiche, come tutto ciò che ci circonda, dalle automobili alle abitazioni a noi stessi. E per fortuna che è così!