E’ raro che mi trovi in disaccordo con voi
Cerco di spiegare il mio punto di vista, anche se confesso che non ho le idee chiare ma solo chiarezza di sensazioni.
Cominciamo da una frase che avete riportato “senza il coraggio di chi ha gettato il cuore oltre l'orizzonte non ci sarebbero state le scoperte che hanno cambiato il mondo. Colombo non avrebbe trovato l'America”
Che c’entra Colombo? Colombo ha sfruttato al massimo le tecnologie e le conoscenze disponibili all’epoca per esplorare un mondo sconosciuto
Gli organizzatori della GGR hanno invece espressamente richiesto di abiurare tutta la tecnologia e le conoscenze disponibili, pur sapendo cosa avrebbero dovuto affrontare i partecipanti. E già questo l’ho trovato ignobile e bene hanno fatto a non riconoscere lo status di regata alla GGR
“Di quel coraggio, di quel mettere in gioco tutto per un sogno e una impresa, abbiamo ancora bisogno”
Nessuno impedisce a un velista di affrontare i suoi sogni e le sue sfide, ma i sogni – in quanto tali – sono personali e ognuno decide di persona le sue regole su come affrontarli, volendo anche in condizioni toste, tipo Tom McNally e le sue microbarche oceaniche, o Di benedetto e il suo TdM nel mini allungato: la GGR era il sogno di uno scriteriato.
“E probabilmente avremmo bisogno di più gente con il coraggio di Susue Goodall o Mark Slats o Uku Randmaa. Gente che ha deciso di spingersi al confine dei propri limiti.”
E invece no! Non ne abbiamo bisogno, secondo me: se nessuno si fosse presentato, l’organizzatore avrebbe forse rivisto i parametri per le partecipazione e meno velisti avrebbero rischiato di morire (già, perché è questo che hanno sfiorato, pensateci un attimo, immaginandovi al loro posto) per colpa delle sue paturnie tecnofobiche. Ma che ragionamenti sono? Perché confondete il coraggio con l’incoscienza o con la voglia di notorietà?
Allo stesso modo non credo ci sia alcun motociclista serio che voglia affrontare una vera e competitiva corsa, alle stesse condizioni degli anni ’50: percorso stradale, casco a scodella, tuta di pelle, sospensioni a biscotto e balle di fieno a bordo strada a coprire gli spigoli peggiori. E credo anzi che ci scandalizzeremo se ci fosse qualche organizzatore che lo proponesse, anche se in nome della “semplicità e purezza” dell’andare in moto
Perché per la vela no?
Ah, gia perché “oggi anche negli oceani più lontani, la società civilizzata rende possibili salvataggi un tempo impensabili”
Come per i motociclisti: andate ad affrontare le gare come negli anni ’50 perché adesso, se vi schiantate, le tecniche di rianimazione e operatorie si sono evolute!
Bravi!!!
Collegamento permanente,
17/12/2018 11:20