Mah, una regata è già di per sé una forzatura del concetto di navigazione. Mai l'uomo ha regatato nella storia, lo facciamo solo noi oggi, in cerca di emozioni al limite, forse perché le vite quotidiane sono diventate così vuote e noiose. L'uomo ha regatato solo per necessità, per arrivare primo sotto un bastimento e assicurarsene lo scarico (e allora erano camalli) o per arrivare prima del concorrente sui mercati d'acquisto o di vendita (e allora erano commercianti). Ma mai nessuno veniva meno alle regole del mare, il rispetto, la sicurezza dell'equipaggio, e salvaguardare la barca, che era in bene più prezioso. Oggi le barche si sfasciano, tanto paga lo sponsor... e non trasportano nulla, il loro viaggio è "inutile"... Del vento e del mare non si ha rispetto, lo si piglia di petto, guidati dai routier che possono prevedere ogni singola onda, convinti di avere le chiavi dell'universo tra le mani...
La regata andava posticipata, consentendo a questi signori di misurarsi tutti insieme. Così invece, i più veloci, coi mezzi più grandi e performanti, hanno potuto correre in anticipo sulla depressione, e gli altri no. Finirà agli atti che il machismo dei più folli ha generato vittoria, e la codardia degli altri sconfitta. Questa è la riproposizione di una cultura di sfida alla natura che fa male, che non appartiene al mondo nautico, che non ha nulla a che fare col mare.
Tutto questo allontana le vele dalle persone, le fuorvia. Io non mi riconosco in questa cultura. E infatti quando navigo, per mare non incontro mai nessuno...
Voto: molto negativo.
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11/11/2018 09:08