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Gentile Dario Gaetani, trovo la sua ricostruzione semplicistica e riduttiva. La vicenda di cui qui si parla è stata al centro dell'attenzione non solo degli organi di giustizia, ma dei social network e persino (ahimè) di alcuni mezzi di comunicazione, per molto tempo. E' andata persino oltre il legittimo. Si è cercato di prendere un caso isolato e contestualizzato, e farne un esempio dei presunti mali di tutta la vela, marcia nel profondo. Qualcuno (per fortuna ben pochi) ha pure abboccato. Non era dunque cosina normale. E la Procura e il Tribunale federali non sono certo stati teneri all'inizio con l'allenatore e l'affiliato. Il fatto che della vicenda si sia parlato molto, forse troppo, sicuramente a sproposito, ha dato alla stessa un profilo diffuso, e le decisioni degli organi di giustizia sono state ponderate a lungo. L'Appello seguito alla sentenza ha deciso in favore di un allenatore e di un affiliato. Lunghezza e accuratezza del procedimento, con il coinvolgimento di tanti avvocati, testimoni, relazioni, da entrambe le parti in causa, dovrebbe suggerire a tutti noi che facciamo parte di questo ambiente sportivo, di accettare almeno la sentenza definitiva. Arrivare a mettere in dubbio l'operato della Corte, definendolo "scontato" e quindi "di parte", oltre che superficiale, equivale a chiamarsi fuori dalle regole condivise e accettate di un intero movimento. Ci pensi.