Caro Dudi le tue non sono parole al vento, tutt'altro! L'esperienza è talmente tanta che è giusto che tu faccia sentire la tua voce. Tanto più che sollevi questioni reali e ben presenti. La necessità di fare insegnamento e didattica per tutti, senza calcare troppo la mano sugli aspetti agonistici, è un dato ormai accertato che vale in tutti gli sport a livello giovanile e anche nella vela. I rimproveri che fai alla FIV sono giusti nel momento in cui l'ente fa solo burocrazia, o peggio se cambia le regole in corso e obbliga chi sta lavorando a ricominciare daccapo. Tuttavia le tue stesse appassionate parole dimostrano da un lato che c'è bisogno di un coordinamento, e dall'altro che a volte serve un po' di deregulation, per favorire ogni possibile "inizio", come lo chiami tu con una parola molto efficace. Ed è giusto anche il riferimento al fatto che tanti allievi di scuola vela possono diventare armatori, utenti, e aiutare l'industria a crescere. Personalmente nell'insieme di voci penso che un passo fondamentale (di cui molti istruttori nella nostra inchiesta parlano) sia quello del riconoscimento formale della professione di maestro di vela. Da questo puo' discendere tutto il resto: più professionalità, maggior numero di istruttori (oggi rari, è vero anche questo), più chiarezza nella filiera formativa. Resta il fatto, che mi piace sottolineare, che storie come la tua dimostrano - contrariamente al pessimismo generale sul lavoro di istruttore velico - che con la passione e la costanza si può trasferire le conoscenze veliche a tanti allievi.
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19/09/2017 13:26