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Romano Less (non verificato)

Caro Fabio, i complimenti per la puntuale inchiesta sono d'obbligo, pochi hanno la tua attenzione e conoscenza dell'ambiente, ma soprattutto ne parlano nei particolari. Peccato che si rimanga un po' nella nicchia (o riserva indiana?): per la maggioranza dei nostri concittadini ciò che attiene al mare - ombrellone escluso- è da ricchi, è pericoloso, è scomodo e faticoso. La vela poi è ancora vista come roba da vichinghi o corsari, o da plutocrati vip. Non sanno che un laser costa come una bicicletta... Qualcuno ha richiamato la posizione professionale degli istruttori, su cui posso dire che se fosse stata remunerativa anche un po' meno di quella di un maestro di sci o di tennis non avrei fatto altri mestieri. Purtroppo la gratificazione tutta morale di vedere i bambini acquisire la padronanza di una barchetta non basta per chi "tiene famiglia", e questo mi pare un punto chiave dello sviluppo giovanile. Velascuola nei lontani anni '70 l'abbiamo fatto motu proprio con qualche collega insegnante e con mezzi del tutto privati, ma la risposta non è stata diversa da quello che emerge sopra. Il fatto è che gli spazi logistici -tranne per rari gloriosi circoli centenari- sono pochi, sempre contesi da altri interessi e certe vecchie norme a favore delle entità sportive sembrano dimenticate sui demani. Ma questo è un vecchio sempre attuale problema che non tocca solo le scuole vela. Buon vento a tutti.