La questione dell'antidoping mi sembra si stia tramutando in un'arma a doppio taglio: il controllo in se stesso serve solo a testimoniare la presenza di una sostanza in un campione, di urina, sangue o di qualsiasi tipo. Di per se non certifica ne il dolo ne la volontá. Faccio una domanda: nei protocolli che vengono consegnati agli atleti, per ogni sostanza proibita, c'é anche l'elenco dei farmaci, specie quelli da banco, che contengono tali sostanze? Vero che la legge non ammette ignoranza, peró é anche vero che non obbliga a conoscere tutto lo scibile umano, e se io sono in Inghilterra (o Australia, o Sud America, o in qualsiasi lato del mondo, magari in vacanza) e mi faccio un taglio, puó capitare che compri un cicatrizzante qualsiasi in farmacia. L'antidoping fatto cosí mi sembra una caccia alle streghe da inquisizione, piú che una valutazione civile eseguita con un regolare processo
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03/10/2016 16:14