Abbaglio collettivo!
L'abolizione della tassa sulle imbarcazioni è una vittoria o una iattura?
Vedo di spiegare il mio punto di vista: come persona appassionata di nautica e di vela oltre che, per certi versi, addetta ai lavori, l'abolizione mi fa certamente piacere, però analizzando l'intera situazione con razionalità, giungo a conclusioni ben differenti.
Non credo sia giusto tassare la casa, le proprietà e tante altre cose che oggi vengono normalmente, sistematicamente e duramente vessate, questa è la realtà, la dura pura e semplice quotidianità del contribuente.
In questa ottica assolutamente in contrasto con ogni regola o legge di base, di buon senso, di principi profondi, come per esempio la nostra e quasi tutte le altre Costituzioni, che prevedono la tutela del risparmio ed una contribuzione limitata ai soli guadagni e con aliquote tali da non deprimerli, non dovrebbe effettivamente esserci neppure una imposizione su barche, autovetture, cavalli, aerei e quant'altro.
Calandosi nella realtà concreta, che vede invece tasse esose su ogni genere, sia esso patrimoniale o ludico, allora le barche non possono esimersi.
Altrimenti non c'è davvero equilibrio tra la vecchietta che abitando sui monti paga una tassa sulla propria casa ed una accisa sul combustibile per la propria stufa e chi va per mare per diletto.
E ciò porta, inevitabilmente, a campagne odiose, sebbene non del tutto infondate (per la ragione appena illustrata) più e più volte cavalcate dai partiti populisti, spesso di estrema sinistra: ricordate i manifesti "anche i ricchi piangano"?
Ebbene, allora è meglio accettare una tassazione "equilibrata" cioè non troppo pesante che non influisca sul mercato ma che sia stabile nel tempo, priva di sbalzi dovuti ad emergenze od ubriacature post-bolsceviche come quelle vissute nel periodo del governo Monti.
Lo stesso settore economico e commerciale legato alla mare ha infatti bisogno di stabilità, perché i ricorrenti periodi di "caccia alle streghe" provocano più danni con i loro picchi, non casualmente concentrati nei momenti peggiori e più difficili, di una lieve imposizione costante nel tempo.
Questo il succo, forse fin troppo pragmatico, del mio ragionamento.
Tutto sommato, anche il discorso che le tasse fanno "scappare" le barche all'estero non mi pare in assoluto corretto: se l'imposizione è ragionevole, portare una barca lontano è con ogni probabilità una "copertura" da altre problematiche, oppure una espressione di una certa "pidocchiosità" che certamente esiste, ma è sicuramente limitata ad una percentuale esigua di diportisti.
Il problema è differente: alcune tasse, come quelle sulla nautica e sugli altri generi che ho citato in precedenza, proprio per la delicatezza di tali settori e per la mobilità di quel genere di beni, andrebbe operata e concordata a livello europeo, uniformandola in un territorio più ampio possibile (altrimenti chi la impone si fa effettivamente del male da solo) cercando di fare in maniera che tutto ciò sia per quanto possibile lieve, accettabile e transitorio, ovvero destinato a finire quando i sistemi fiscali avranno riassorbito le numerose pecce di cui ho detto all'inizio.
Identiche considerazioni su altre "storture", come l'I.V.A. agevolata sulle crociere e sui proventi su cui vengono calcolate le altre imposizioni degli armatori, parlo di quelli delle grandi navi, che proprio per questo riescono ad offrire soluzioni vantaggiose, a livello di concorrenza sleale rispetto a quanto è nelle possibilità degli operatori nazionali, siano essi albergatori, stabilimenti balneari od altre attività di Viareggio, Porto Rotondo, Rimini, Numana, Castiglione della Pescaia o di qualsiasi altra località.
Potrei procedere parlando di carburanti, sia nautici che aeronautici fortemente detassati, oppure di facilitazioni fiscali per sortilegi commerciali come i leasing che, alla fine, penalizzano solamente i migliori artigiani, cioè proprio noi italiani, rispetto alle unità produttive più organizzate e strutturate.
Il discorso potrebbe continuare a lungo ... molto a lungo ... !
Comunque, vi assicuro, almeno in questo credetemi, non fraintendetemi, quello appena espresso è il parere di una persona affatto orientata verso sinistra ... che però cerca di ragionare in italiano, per l'Italia e gli italiani.
Collegamento permanente,
03/10/2016 16:11