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15/07/2011 - 15:22

Nino Merola e Andrea Caracci secondi alla Transquadra (tappa Barcellona-Canarie)

Quella Scheggia
impazzita sulle onde!

Nino Merola e Andrea Caracci secondi alla Transquadra (tappa Barcellona-Canarie) con il Sun Fast 3200 "Scheggia". Quelle 36 ore di planate a 15 nodi con aliseo e spinnaker. Condizioni limite, vissute in due modi: da professionista e da amatore. Che raccontano a Saily...

Si è conclusa con un ottimo secondo posto assoluto nella flotta partita da Barcellona e arrivata a Porto Santo (Canarie), la prima tappa della Transquadra 2011-2012, per la coppia italiana formata da Nino Merola e Andrea Caracci, sul Sun Fast 3200 Jeanneau "Scheggia". Il tempo di percorrenza è stato di 8 giorni, 10 ore e 44 minuti. Saily ha sentito al telefono l'armatore e lo skipper della barca, autori di una strepitosa prestazione, per farsi raccontare i dettagli dell'impresa.

Nino Merola, armatore di Scheggia, ha voluto con se un esperto navigatore oceanico come Andrea Caracci. E la coppia ha funzionato: Caracci ha suonato la carica e Nino si è buttato generosamente nella mischia. Il risultato, secondo posto a parte, è la faccia dei due velisti italiani che vedete: stravolti ma felici, cambiati ancora una volta da quel mostro sacro chiamato oceano. Sentiamo il loto racconto a due voci.
 
NINO MEROLA
"Siamo al bar dello yacht club di Porto Santo, finalmente rilassati, dopo l'arrivo notturno, a solo un'ora e mezza dal primo classificato (il Sun Fast 3200 "Wiliwaw" dei francesi Blandine-Medecine). Qui piove, è grigio e freddo.... Sembra inverno! Siamo stanchi ma soddisfatti. In una eventuale classifica che considerasse il rating saremmo molto vicini ai francesi, diciamo 10-15 minuti, perché loro hanno stazzato più vele. Al nostro arrivo siamo stati accolti in grande stile: fari notturni, telecamere, fotografi, i francesi hanno organizzato tutto, sono sempre bravi in queste cose, sembrava una regata vera, di quelle da professionisti. In banchina c'era gente che aveva seguito sul tracking la nostra regata ogni giorno, conoscevano persino la nostra media!

"In effetti il nostro momento di gloria è stato quando per 36 ore sotto spinnaker con 25 nodi di aliseo portoghese abbiamo fatto 12-15 nodi, attaccando come matti. Sui primi abbiamo rosicchiato poche miglia, ma dietro abbiamo fatto il vuoto. Ho ancora negli occhi le surfate sulle onde, un mare incrociato piuttosto difficile. Ho la sensazione proprio della potenza del mare, più che del vento: quando l'onda da dietro ti solleva e ti lancia nel suo incavo, ti giri e vedi il fiume della tua scia....! Hai presente la Volvo Ocean Race? Solo che qui eravamo su un 32 piedi... A volte chiudevo gli occhi e dicevo: speriamo che vada dritta! Certo, Andrea (Caracci, ndr) è più abituato a queste sensazioni, ma per me è stata una scoperta.

"La barca che ci ha battuto ha fatto la differenza a Gibilterra, dove è stata l'unica a passare lo stretto a Seuta, sulla costa africana), dove a sorpresa ha trovato più vento. Noi, come e più di tutto il resto della flotta, abbiamo insistito fino all'estremo l'opzione di stare sotto costa spagnola, sotto la rocca ci siamo trovati addirittura a fare lo slalom strambando tra le navi parcheggiate nella rada, pur di evitare di andare al centro e trovare la corrente contraria. Qualche notte prima, per forzare la rotta sotto costa, ci siamo trovati sulla batimetria dei 30 metri, praticamente a 50 metri dalla spiaggia, senza vento, in balia delle onde! Abbiamo rischiato, ma ci è andata bene. Poi è arrivato l'oceano e l'aliseo, 20-25 qualche volta 30 nodi, con lo spi abbiamo preso una media alta e non abbiamo mollato più la presa!

"Una bella regata... Personalmente potrei definirla micidiale, sovrumana... sono sfinito! A volte di notte sentivo voci lontane, vedevo cose sfocate. Capisco chi è finito piaggiato a poche miglia dall'arrivo della Transat650. Certe cose devi provarle per capirle. Sempre bagnati per le onde che arrivavano ovunque a bordo, due giorni mangiando poco e male, lo sconquassamento della barca che surfa su un mare ripido e incrociato, a fine turno mi buttavo a dormire nell'unico angolino libero sottocoperta. E' una cosa che ti sconvolge, quasi troppo. Non basta essere allenati al mare, serve di più, fare una regata pigiando sull'acceleratore è un patimento fisico e psicologico, è tutto estremizzato, e alla fine rischi di non goderti e non assaporare le gioie della navigazione, i bei momenti... Devo dire grazie e complimenti ad Andrea: si è dimostrato un grande navigatore, mi ha supportato e alla fine ha fatto persino i turni più lunghi dei miei. Ora siamo qui. Lui parte subito, io mi riposo un po', poi torno a Barcellona a recuperare le cose della barca. Sono comunque un velista felice! Saluti a tutti gli amici di Saily.it!"
 
ANDREA CARACCI
"Onore a Nino, perché ha avuto il coraggio e la forza di provare questa esperienza unica. Solo quando vivi le condizioni estreme in oceano puoi capire di cosa si tratta, comprendi quanto è duro regatare e quali sono i tuoi limiti. Capisco che Nino sia stanco ma anche eccitato dopo questa tappa al limite. Questa è la regata!

"L'abbiamo gestita bene dall'inizio, abbiamo sempre navigato bene e al nostro massimo. La barca che ci ha battuto ha fatto una scelta tattica differente a Gibilterra che l'ha lanciata, e poi aveva un rating più alto, in particolare aveva un Code Zero: se l'avessimo avuto anche noi l'avremmo usato in almeno due-tre circostanze decisive. Tutti gli altri li abbiamo sempre tenuti a distanza. Dopo Gibilterra abbiamo fatto una cavalcata con A5 e due mani alla randa, planando di continuo, dando sempre tanta potenza, anche se per farlo siamo scesi un po' sottovento alla rotta diretta, ma era previsto, abbiamo fatto le ultime 10 ore di bolina larga per risalire al traguardo.

"La Transquadra è una gran bella regata, certo più confortevole rispetto a una Mini Transat, ma se tiri fatichi di brutto anche qui, anche se la barca è più confortevole e grande del Mini, se decidi di tirare al massimo è impegnativo stare due giorni con 25 nodi di vento e lo spinnaker. Se vuoi stare comodo in queste condizioni, o hai un Wally, oppure tiri giù metà vele e vai tranquillo a 5 nodi andando giù leggerti un libro... Ma qui eravamo in regata!

"Io parto subito e vado a recuperare la barca, il mio Mini650, a Les Sables, e parto per la Transgascoigne. Mi darà una mano Paolo Reggio, che tra l'altro è neo campione nazionale Tornado avendo vinto il campionato a Bracciano, ed è il mio shore team, un ingegnere navale e un ragazzo straordinario."

IL PROGETTO, IL BLOG, I PROFESSIONISTI E IL VIDEO
Il progetto della Transquadra di Scheggia ha coinvolto Nino Merola da molti mesi. L'armatore è stato affiancato da validi professionisti, ha seguito un programma cadenzato di allenamenti e di preparazione di barca ed equipaggio. L'avvicinamento alla Transquadra è diventato anche un blog di successo su Piazza Vela di Saily.it: Oceano Anch'io, che ora continuerà con il diario di bordo e le considerazioni dopo la prima tappa e la successiva marcia di avvicinamento alla seconda.
Nel team di professionisti che ha seguito Merola un ruolo importante è stato svolto dalla North Sails Traiano e Argentario, la struttura che fa capo a Stefano Leonardi, che ha seguito da vicino il programma vele della barca, compresa la fase di stazzatura, e altri aspetti, da quello grafico e dell'immagine a quello dell'agenda di allenamenti con il compagno di avventura Andrea Caracci.
A bordo durante la regata Nino e Andrea erano dotati di una videocamera digitale con la quale hanno ripreso i momenti salienti della tappa impegnativa: immagini che presto troverete sulla webtv di Saily.it.

Commenti

giuliano perego (non verificato)

Bravo Nino, complimenti!!!! Andrea era una certezza, tu hai rischiato e vinto!!!! Forza per la seconda tappa adesso .....

damedso (non verificato)

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