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04/11/2016 - 12:49

Inchiesta: gli scenari possibili verso Tokyo 2020

Che succede alla Vela Olimpica?

Vi spieghiamo come (e quando) si decideranno le classi delle medaglie di Tokyo 2020. Che alla fine potrebbero restare le stesse di Rio 2016 - FOTO E VIDEO 



 

E' il massimo dello sport della vela. Ma è in grande confusione, forse sfuggita al controllo. La corsa elettorale alla presidenza di World Sailing. I rapporti con il CIO e le presunte pressioni per cambiare. Le lobby delle Classi e i monopoli. Le attese degli atleti e della base. 


di Fabio Colivicchi


C'era una volta (era il 2013) il neoeletto presidente mondiale, l'italiano Carlo Croce, che prese l'impegno formale, condiviso con il Comitato Olimpico Internazionale (CIO), di confermare le stesse classi olimpiche di Rio 2016 anche per Tokyo 2020. Tre anni dopo (poco prima dei Giochi di Rio 2016), lo stesso presidente, adeguandosi a indicazioni apparentemente stringenti e ultimative del CIO, sulla necessità per la vela olimpica di "cambiare o essere cambiata" per il futuro, dovendo essere più spettacolare e di maggiore appeal per pubblico e tv, portò World Sailing a un ribaltone, definito "unlock", cioè annullando il precedente impegno e restituendosi la libertà di modificare le classi per Tokyio 2020.
 
Quel ribaltone è all'origine dell'attuale situazione, una delle più confuse e complicate della storia della vela sportiva mondiale, che vede diversi attori, personaggi, istituzioni e aziende, impegnati in una affannosa corsa per assicurarsi un posto olimpico. Con il risultato, davvero drammatico, di un disorientamento totale per federazioni nazionali, circoli, tecnic, atleti e famiglie. Oggi, a cavallo tra 2016 e 2017, un giovane atleta velista che pensasse all'obiettivo olimpico, letteralmente non saprebbe da dove cominciare. Cerchiamo di fare ordine, mettendo a posto i vari tasselli.
 
CIO, WORLD SAILING E TEMPISTICA
Dopo lo "sblocco", la prospettiva di cambiare classi e formati olimpici ha diviso il mondo della vela in due: da una parte chi era fuori dai Giochi e puntava a entrarci (Kite, foiling, nuove classi), dall'altra chi era dentro e sentiva improvvisamente minacciato il proprio status olimpico, specie le classi più datate (Finn, 470, Tavole). World Sailing e il CIO hanno commissionato a Price Waterhouse Coopersuna ricerca di mercato su Rio 2016, per valutare l'impatto delle varie classi, ricerca che teoricamente dovrebbe aiutare nella decisione. Il cambiamento ha ingolosito tanti e sono arrivate proposte anche estreme (come quella del CEO di Volvo Ocean Race Mark Turner, raccontata da Saily) che hanno rimesso in pista persino regate d'altura offshore, catamarani volanti da equipaggio, e altre idee "originali". Per un po', dopo Rio, la vela olimpica futura è parsa un immenso cantiere aperto dove tutto era possibile. Troppo.
 
Intanto World Sailing ha ufficializzato le date del processo decisionale degli "eventi" della vela per Tokyo 2020: in primo luogo l'Annual Conference di Barcellona, che comprende l'assemblea generale elettiva per il rinnovo delle cariche, a cominciare da quella di presidente, chiamata a discutere al proprio interno sulle scelte da fare. A Barcellona è anche in agenda un intervento molto importante, quello di Kit McConnell, dal 2014 Sport Director del CIO, ovvero il "datore di lavoro" delle federazioni olimpiche. 40 anni, un po' australiano e un po' neozelandese, prima di approdare al comitato olimpico è stato a capo della Rugby World Cup.

Perchè è un intervento importante? Perchè l'intero castello di equivoci e fughe in avanti e indietro, viene fatto risalire proprio a un intervento di McConnell. Sarebbe stato lui, infatti, ad aver "pressato" la vela a cambiare, a ringiovanirsi, facendo più o meno espliciti riferimenti al Kite. Posizione ripresa dal CEO di World Sailing, Andy Hunt, divenuto un vero "falco" dei cambiamenti e ringiovanimenti della vela pur di "obbedire" al CIO. A distanza di mesi, però, di questa presunta "pressione" (si era parlato persino di un comunicato stampa, introvabile) non vi è traccia, e qualcuno assicura che non sia mai esistita. Il CIO anzi, davanti ai rivolgimenti di World Sailing, avrebbe confermato di riconoscere alla vela la propria autonomia. Ecco spiegata l'importanza della sua presentazione a Barcellona: davanti a tutto il mondo velico, a registratori accesi, il CIO spiegherà - si spera con chiarezza - la propria posizione e cosa si aspetta da noi.
 
A fine anno è previsto l'arrivo della ricerca di mercato PWC sulle classi di Rio, e anche l'attesa analisi dei dati Broadcast & Media del CIO, in pratica audience, share e ritorni ottenuti dai vari sport olimpici a Rio. Quindi il 27 febbraio è convocato un Council straordinario della federvela mondiale, che formulerà l'elenco di "eventi" (ovvero le classo) da proporre al CIO. Infine quest'ultimo, nella sua sessione di giugno 2017, ratificherà, o comunque deciderà definitivamente il programma della vela per le Olimpiadi giapponesi.
 
Davanti a questo scenario, e mentre un voto elettronico della classe Nacra 17 ha introdotto a metà ottobre la variabile "fully foiling" da proporre a World Sailing per il catamarano olimpico (contrari molti velisti e tutto il podio N17 di Rio), in tutto il mondo la comunità di chi si occupa di vela olimpica ha iniziato a fare due conti: se ci diranno le classi per Tokyo a giugno 2017, di fatto potremo iniziare l'attività solo nel 2018, proprio l'anno in cui è previsto il Mondiale della vela olimpica ad Aarhus in Danimarca, con la prima selezione olimpica del 50% dei posti nazione. Una follia.
 
Sullo scacchiere, si sono inserite le elezioni World Sailing. Due candidati sono scesi in campo contro Carlo Croce, con la stessa parola d'ordine: "le classi olimpiche non si toccano". Non senza qualche singolare contraddizione: il danese Kim Andersen che comunque vorrebbe trovare posto ai Kite, e il canadese Paul Henderson che addirittura vaneggia di un ritorno delle classi a chiglia. Contemporaneamente sono fioccate (e fioccano ancora) le submission per Barcellona da parte di molte federazioni nazionali, che chiedono di annullare l'"unlock" dal quale si è originato questo terremoto. Improvvisamente la conferma di Croce, che pareva scontata, è parsa incerta e traballante.
 
LA BOMBA A OROLOGERIA DEI COSTRUTTORI MONOPOLISTI
Alla fibrillazione, già che ci siamo, si aggiunge l'apertura di un altro fronte, già strisciante e conclamato in questa fase: quello delle privative industriali, ovvero le classi o gli attrezzi la cui costruzione è affidata a una sola fabbrica in regime di monopolio. Situazione che come è noto vale per la maggior parte delle attuali classi olimpiche: tavole Neil Pryde RSX, Laser e Laser Radial, 49er e FX, Nacra 17 misto. Solo 470 e Finn non hanno un regime monopolistico.

L'eventuale ingresso del Kite one-design (*), a sua volta con privativa industriale, a scapito di una di queste due classi, renderebbe la vela olimpica terreno totalmente monopolistico. Il tema, perciò, è divenuto benzina da gettare sul fuoco della battaglia per mantenere lo status olimpico. La querelle ha superato la fase embrionale e, con approfondite memorie di studi legali di grido, ha già raggiunto i tavoli delle istituzioni e lambisce i tribunali come potenziale caso del diritto commerciale internazionale. Di fatto è una bomba a orologeria che potrebbe scoppiare nelle mani di World Sailing. A meno che non si disinneschi prima.

(*) Su questo punto, il presidente di IKA, la federkite internazionale, l'italiano Mirko Babini, intervistato da Saily, ci ha fatto presente che: "La proposta presentata a WS è per un Kite NON ONE DESIGN, quindi qualora fosse accettato non andrebbe ad aumentare il numero delle classi "monopoliste"".

GLI ULTIMI SVILUPPI E LA PROSSIMA ANNUAL CONFERENCE WORLD SAILING

Kim Andersen (vedi l'intervista esclusiva per l'Italia su Saily magazine) si è epresso chiaramente: "Spero che a Barcellona WS decida di lasciare inalterate le classi di Rio 2016, anche per Tokyo 2020". Praticamente un ritorno al "blocco" che a inizio quadriennio aveva annunciato Croce. Paul Henderson, l'83enne canadese ex presidente ISAF, altro candidato eccellente e guastafeste, è andato oltre: vuole una sorta di restaurazione nostalgica della vela, ha addirittura ipotizzato il ritorno di due classi a chiglia (Star maschile e Yngling femminile), e quanto al Kite afferma che "dovrebbe rientrare in una federazione a parte", perchè non sarebbe vela vera e propria.
 
Stretto nella morsa degli attacchi elettorali, Croce ha visto ridursi nelle ultime settimane il vantaggio che aveva per la conferma, ed è corso ai ripari con una notevole marcia indietro: alla fine, giusto non toccare le classi (del resto lui può anche affermare "l'avevo detto io!"). La nuova linea, che può scombinare i piani dei candidati rivali, è stata anticipata nel brano finale del suo intervento di commiato all'assemblea FIV. Nel quale Croce ha anche ribadito la sua ben nota avversione alla Medal Race a punteggio doppio ("Non è giusto giocarsi le medaglie in una lotteria"). Tuttavia il presidente italiano mette in guardia da chi fa proclami: "L'iter decisionale resta quello stabilito con il CIO, la vela per Tokyo sarà ufficiale solo a giugno del 2017, chi oggi parla di possibile scelta di World Sailing a novembre, fa solo demagogia". Vero, ma un'eventuale posizione forte della federvela mondiale, senza infilarsi nel cunicolo delle ricerche di mercato e delle valutazioni sui benchmark delle classi a Rio, un'indicazione compatta, difficilmente potrebbe essere poi ribaltata dal CIO a giugno.
 
Lo scenario che si prospetta con l'avvicinarsi (sia pure per motivi elettorali) delle posizioni dei candidati, sembra quindi ridurre la portata delle possibili modifiche della vela per le prossime Olimpiadi. Oggi si può ritenere addirittura in vantaggio la conferma in blocco degli eventi di Rio 2016. Qualche novità potrebbe arrivare sui formati (punteggio, percorsi, Medal), e magari qualche concessione potrebbe esserci nelle attrezzature di alcune classi. Se Barcellona darà questo segnale, sarebbe un sollievo per molti addetti ai lavori e si potrebbe ridare slancio all'attività (le iscrizioni a Miami, tappa di Coppa del Mondo, non sono mai state così basse).
 
Ma occhio ai colpi di scena, sempre arrivati nei momenti di fibrillazione della vela mondiale. Per come si sono complicate le cose, può ancora succedere di tutto, con buona pace della povera vela di base. E allora chiudiamo questa inchiesta con una sorta di brogliaccio di previsioni, classe per classe, novità per novità.
 
CLASSI OLIMPICHE ATTUALI
 
Nacra 17 (Catamarano misto)
E' entrato ai Giochi quest'anno, riportando a gran voce il mondo dei catamarani. Impossibile che esca. Si discute molto semmai sull'introduzione di una versione dotata di foil (ne abbiamo parlato qui - http://www.saily.it/it/news/nacra-17-la-classe-vota-il-foiling), che divide i velisti e pare prima di tutto una mossa commerciale del cantiere, già criticato per la fragilità delle barche. Della serie: anche chi avrebbe stabilità sembra crearsi da solo un po' di confusione.
>> Resta com'è (75%); cambia introducendo i foil (25%)
 
49er
Lo skiff maschile non rischia nulla, è una barca moderna e rodata, fa spettacolo e ha una buona diffusione in tutto il mondo. I campioni di questa classe che escono dalle Olimpiadi finiscono dritti dritti  nelle grand regate veliche, Coppa America o oceano.
>> (100%)
 
49er FX
La versione femminile, stesso discorso, anzi insieme le due classi sono più forti perchè garantiscono la famosa "parità di genere" che il CIO continua a chiedere a gran voce. L'ultima Medal Race di Rio con l'oro delle brasiliane è ancora sotto gli occhi del mondo.
>> (100%)
 
470 Maschile e Femminile
Olimpico dal 1976, molto diffuso nel mondo e con una associazione di classe forte e organizzata, il glorioso 470 è tornato sulla graticola da quando si parla di "fare posto" al Kite. Tre gli scenari in circolazione, con relative percentuali.
>> 1) le due classi 470 M e F fuori dai Giochi per far entrare due Kite M e F (10%); 2) il 470 resta ma come classe mista (un uomo e una donna, come il Nacra 17), diventando di fatto un'altra barca, tutta da scoprire...(40%); 3) il 470 resiste e resta con entrambe le classi M e F (50%).
 
Finn
Progetto del 1949, olimpico dal 1952, è il singolo pesante per velisti pesanti e atletici, la barca che ha creato il mito dei grandi timonieri, Elvstrom, Mankin, Coutts, Percy, Loof, Ainslie. Da noi, nel nostro "piccolo", Mauro Pelaschier e Luca Devoti, divenuto poi il maggior produttore mondiale di Finn. Logico, quasi inevitabile, che sia messa in discussione nello scacchiere di una vela giovane, volante, leggera e al 50% femminile. Altrettanto logico che si difenda, perchè gli argomenti sono forti: diffusione, personaggi e campioni, marinità, validità tecnica (incredibilmente attuale dopo quasi 70 anni), costruzione non monopolistica. Ce la farà?
>> 1) Resta a Tokio 2020, ma poi sarà sempre più difficile (50%); 2) esce e lascia il posto a una classe Kite (50%)
 
Laser e Laser Radial
Andrà piano, sarà un attrezzo ginnico duro e faticoso, non produrrà atleti e atlete esteticamente da copertina, ma è il singolo più diffuso al mondo, c'è un Laser in ogni spiaggia, club o porto ai più remoti angoli del pianeta, ha una filiera giovanile che parte dai 15 anni con il 4.1, ha da poco introdotto una nuova vela Standard più efficiente e moderna. Insomma il Laser (olimpico dal 1996 maschile e solo dal 2008 femminile) dai Giochi non lo smuove proprio nessuno.
>> (100%)
 
Windsurf RSX Maschile e Femminile
Olimpico dal 1984, con varie classi che si sono susseguite. Quando entrò, suscitò scandalo e resistenze. Era una moda da spiaggia, è diventato costume e cultura del mare, con infinite variabili, una delle quali è lo stesso Kite, che è pur sempre una tavola a vela... Eppure adesso, proprio questa ultima evoluzione potrebbe costargli l'uscita dall'Olimpiade. E' credibile? Con l'esercito di giovanissimi che si formano in scuole e club di windsurf in mezzo mondo, e con atlete divenute leggende olimpiche (Alessandra Sensini ha il record storico di medaglie olimpiche della vela, Barbara Kendall)?
>> 1) Esce l'RSX Maschile per far posto al Kite maschile, mentre resta l'RSX Femminile (50%); 2) Restano entrambi, e il Kite deve trovare posto altrove, o aspettare il 2024.
 
NUOVE CLASSI
 
Kite
Sarà olimpico giovanile agli Youth Olympic Games di Buenos Aires 2018 con tavole Twin Tips, e formato in via di definizione. Un piede e mezzo dentro la famiglia olimpica. Una disciplina emergente, dinamica, giovanissima, coloratissima, intrigante. E' matura per assegnare medaglie olimpiche? E inquadrabile nello sport della vela? Sono domande distinte con risposte distinte. Nei fatti entrambe positive, ma che tuttora nel mondo velico scatenano reazioni e posizioni diverse (di Paul Henderson si è detto: lui vorrebbe la creazione di una Federazione tavole a vela, per windsurf e kite...). Ogni soluzione è possibile.
>> 1) il Kite entra con due classi, Maschile e Femminile (20%); 2) entra solo una classe Kite Maschile (30%); 3) non entra, lo status olimpico è rinviato al 2024 (25%); 4) entra come undicesima medaglia senza l'uscita di altre classi (25%).
 
One Design d'altura
Nella confusione generale, c'è chi ha buttato nella mischia il ritorno di barche a chiglia e d'"altura", in fondo le eredi moderne delle classi metriche (6 metri, 8 metri stazza internazionale), barche come Malges 20, J70 o simili, per vela di squadra, in equipaggio. In teoria il ragionamento non fa una piega, ma in pratica si scontra con il numero chiuso degli atleti che scarseggia.
>> (1%)
 
Catamarani foiling da Grand Prix
Lo riprendiamo solo perchè ne ha parlato Mark Turner. GC 32, M32, o simili, li vedete alle Olimpiadi? Magari se li fornisse l'organizzazione... E quanto a diffusione nel mondo? E poi anche qui c'è il limite numerico. Sembra solo un sogno irrealizzabile.
>> (0,5%)
 
Altomare Offshore
Sempre da Mark Turner, ha buttato nella mischia l'"idea" delle regata di tre giorni, una maratona della vela. Non è chiaro con quali barche (e costi): Figaro Solo? Mini Transat one design? Altro concetto teoricamente accettabile nell'ottica di avere alle Olimpiadi tutti i tipi di vela, ma impraticabile per un (alto)mare di motivi. >> (0%)
 
Numerose anche le proposte in discussione sui format, i percorsi, i punteggi e quindi le Medal Race, alcune interessanti e altre fuorvianti. Ne parleremo in un altro servizio su Saily.
 
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VIDEO REPLAY (PER NON DIMENTICARE): LA MEDAL RACE DEI FINN A RIO 2016 (ALTRE MEDAL RACE DI RIO DA RIVEDERE SU SAILY TV)


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Commenti

Fabiano Avancini (non verificato)

Vorrei ricordare, da starista, che il presidente del Brasile, Dilma Joussef, è andata al cio a chiedere di riammettere la classe Star per le olimpiadi di Rio. Cassata dalla risposta dell'Isaf ancora vittima succube di Croce. Chiedere a Price Waterhouse Coopers quale sarebbe stato l'impatto mediatico dell'equipaggio Sheidt-Prada nell'olimpiade 2016 di Rio credo sarebbe pura balistica, con numeri iperbolici. L'ignoranza della risposta in tal senso rimarrà storica e spero peserà sulla gestione Croce a vita, come monito per i futuri deus ex machina delle olimpiadi, sempre più scollegate dalla vela reale.
Fabiano, certo la Star resta una bella storia della Vela Olimpica. Il punto è che non è normale che debbano intervenire presidenti di nazioni per perorare al CIO le scelte delle classi olimpiche. Peraltro senza successo. La Vela deve allestire un programma olimpico che dia l'immagine e la rappresentazione dell'intero sport velico e dei suoi contenuti tecnici.