Imprenditoria velica da difendere
Imprenditoria velica da difendere
S9, il cat foiling tutto italiano
La storia di un successo creativo, tecnologico e umano della vela italiana.E anche di qualche inatteso tradimento (che lascia il tempo che trova)…
Mentre i catamarani prendono il centro della scena della vela in tutto il mondo, in Italia le aziende specializzate soffrono (l’ultima a chiudere è stata la gloriosa Mattia & Cecco), ma resistono anche realtà di incredibile tenacia e creatività, basate fortemente sulla passione. Da queste premesse arriva un prodotto (e i suoi derivati, come vedremo presto) destinato a riempire un vuoto di mercato, e a confermare l’Italia e la Romagna in particolare come vera e propria incubatrice di idee innovative.
Il catamarano S9 nasce da una intuizione e da lunghi studi progettuali, sui materiali e sui carichi, di Michele Petrucci, che è figlio d’arte (si può ben dire) di Lallo Petrucci e quindi è cresciuto a pane, catamarani e (di recente) carbonio. Cresciuto fino a farsi una suo idea sul trend del mondo catamaranistico. Come ci racconta in questa intervista che ci porta alla scoperta del cat S9, e ci spiega perché proprio questo prodotto sta aprendo un nuovo mercato in tutto il mondo.
“Mi sono fatto le ossa con il carbonio e l’autoclave, con il preimpregnato, i classe A… – dice Michele a Saily - e alla fine ho deciso di seguire una mia idea. Per 5 anni ho sviluppato il modello S9, tutto da solo, investendo di mio. E oggi siamo in linea di produzione con il piccolo cat più innovativo in circolazione, che sta convincendo in tutto il mondo. Non è un caso che Bimare sia rimasto l’unico produttore di cat in Italia.”
Con quali prodotti?
“Oggi vendiamo il Classe A tradizionale, senza foil, un Formula 16 che nasce sempre da una idea Bimare, e che è una classe in sviluppo costante e controllato, senza esasperazioni nell’evoluzione che creano sconcerto negli utenti, e poi c’è il nuovo S9.”
Perché il cat singolo S9 è innovativo?
“La politica Bimare è sempre stata per una evoluzione tecnologica graduale. Avremmo potuto lanciare il Classe A foiling già 2 o 3 anni fa ma ci siamo fermati per il bene della classe. Nelle discussioni mondiali di questi anni abbiamo sempre messo il nostro contributo con l’esperienza del costruttore, spesso nell’introdurre presunte novità non si teneva conto delle modifiche complessive necessarie in altre parti della barca. Avevamo in mente il Classe A del futuro, un 17 piedi, con traverse più avanti del normale, a differenza delle derive, perché non si può imitare i Coppa America, le cui derive avanzate sono bilanciate da fiocco e gennaker. Oppure la riduzione dell’albero, perché se riduci il galleggiamento e hai troppa superficie velica in alto vai giù di prua. Infatti adesso tutti stanno abbassando gli alberi… Di fatto il Classe A che noi avevamo immaginato sta uscendo fuori adesso, abbiamo evitato di affrettare troppo i tempi proprio per difendere la classe, cioè i velisti. Noi siamo fatti così, le cose le facciamo per passione prima che per il business. E’ da questa storia che nasce l’idea S9…
“I classe A non sono in buona salute nel mondo, come in generale parecchie altre classi: hanno liberalizzato le iscrizioni al mondiale per non far notare il calo di partecipazione. Il mercato è crollato, perché le barche sono troppo costose e le evoluzioni corrono troppo in fretta.
“Il cat S9 è nato dall’idea di aprire un nuovo mercato, partendo sempre dall’immaginare il cliente, il velista, l’appassionato. Volevo una barca piccola, gestibile, da portare sul tetto dell’auto, il primo prototipo era un 12 piedi con albero divisibile, peso 65 kg, tutta assemblabile… Molti volumi, semi planante, divertente anche senza foil, ricordo che un giorno passammo un Tornado sottovento…
“Poi ho pensato che il top era riuscire a farla volare. E ho messo i foil. A quel punto l’idea si è allargata: c’era una barca in grado di fare tante cose insieme. Adatta agli adulti fino a 90 kg (che possono volare in foiling), ma anche ai giovanissimi ragazzini. Un prodotto che si poteva acquistare in versione base e poi sviluppare inserendo i foil, oppure prenderla già completa. In questa configurazione è diventata one-design. Una barca che funziona come un Laser (monotipo, singolo, facile da armare e navigare), come un Moth (volare sui foiling è immediato), come un classe A (per i contenuti tecnologici), e come un Hobie (perché è un cat da spiaggia).”
Un mix decisamente intrigante: come ha reagito il mercato?
“Oggi navigano già circa 12 S9 nel mondo, gli ultimi due li abbiamo spediti in Texas. La produzione continua, e sono sicuro che la richiesta aumenterà, anche perché la nostra politica è di tenere i prezzi bassi proprio per lanciare e creare la classe. Il foil di per sé attira, ma se intorno ci metti una barca troppo impegnativa, qualche particolare progettuale non perfetto, e magari costi proibitivi, il risultato è che le vendite si fermano. E’ successo anche a prodotti molto reclamizzati e considerati innovativi, senza fare nomi…”
Facciamo una scheda tecnica del S9.
“Scafi lunghi 4,16 metri, superficie velica di 9 metri quadrati, che diventano 10 considerando l’albero alare, peso 80 kg, grande studio su estetica, equilibrio, robustezza, prestazioni. Albero, boma, derive, timoni (e relativi foil), traverse, tutto in carbonio, scafi in fibra di vetro in infusione di resina epossidica, particolari di ricambio facilmente reperibili. Al prossimo appuntamento di The Foiling Week speriamo di fare classe e disputare regate dimostrative. Oggi ci sono 5 S9 in Italia, 2 in Svizzera, 2 in Francia, 2 negli USA, 1 in Germania, e abbiamo ordini da Francia, Gran Bretagna, Italia, c’è tanto interesse dall’Australia, ma purtroppo il problema del trasporto in container frena la diffusione laggiù.”
Quanto costa un S9?
“La barca è venduta a 16.500 euro completissima di tutto, attrezzatura, carrello con ruote grandi, coperture, al netto delle tasse.”
Quindi sono tutte rose e fiori?
“Sono contento, stanco perché sono 5 anni di vita dedicati a un’idea… E poi capitano certe cose…”
Cosa è successo?
“Questa estate, all’europeo F 16 di Bellaria, mi hanno presentato un velista straniero, iscritto con la sua barca, sembrava fosse un ricco investitore, appassionato di catamarani, ci è sembrato il partner ideale che cercavamo per lanciare al meglio il progetto S9. Ci siamo accordati, lui avrebbe dato una mano e sarebbe stato un rivenditore, è stato spesso con noi in cantiere, ha seguito i lavori, ha capito le grandi potenzialità della classe, ha navigato molto sulla barca, si è buttato a capofitto nell’impresa al mio fianco, lasciando la famiglia per lunghi periodi. Poi ho cominciato a sentire voci secondo le quali lui si presentava come proprietario del progetto… E dopo un po’ ha preso l’idea di far da solo, aiutato in questa avventura da un italiano che gli avevo presentato, uno che credevo mio amico. Non è che l’inizio… Senza dirmi nulla si è furbescamente appropriato del know-how, compresa l’idea della prossima evoluzione che abbiamo già previsto per l’S9: un 15-16 piedi con randa, fiocco e spi, foil e tutto il resto, insomma un S9 in doppio. E quel che è peggio hanno persino iniziato azioni denigratorie con falsità sui social network nei nostri confronti.”
Sarai arrabbiatissimo, come intendi difenderti?
“Io credo che certi atteggiamenti alla fine si ritorcano contro chi li attua. Anche i media del settore hanno preso posizione in nostro favore. Alla fine ho visto che loro sono molto indietro, fermi… Sono progetti lunghi, con tante problematiche da risolvere. Non si fanno le cose dall’oggi al domani, non riescono a fare il carbonio in autoclave come noi, le parti non sono le stesse, il risultato finale è diversissimo. Non ci riusciranno. Non mi metto a fare azioni legali, non è nel nostro stile e non ci perdiamo tempo. Il cantiere è sempre stato un porto aperto a tutti, un ritrovo, un club, il sabato e la domenica era pieno di velisti, chiunque diceva la sua, con mio babbo che era sui migliori cat mondiali abbiamo sempre seguito lo sviluppo delle idee, e poi ne uscivano fuori generazioni di prodotti Bimare che hanno fatto tendenza. Da qui sono passati gran parte dei nomi che hanno fatto la storia e lo sviluppo della classe A, dalle prue inverse agli alberi in carbonio, il primo fu di Egidio Babbi costruito da Avantgarde di Brescia. Oggi forse si riconosce poco il valore di un’impresa nazionale, c’è un po’ la moda dell’estero. Ma guardiamo avanti. L’S9, tutto italiano, è partito e sarà un successo, ed è pronto il fratello maggiore. Le imitazioni, invece, faranno fatica…”
http://www.s9team.eu
VIDEO S9
Mentre i catamarani prendono il centro della scena della vela in tutto il mondo, in Italia le aziende specializzate soffrono (l’ultima a chiudere è stata la gloriosa Mattia & Cecco), ma resistono anche realtà di incredibile tenacia e creatività, basate fortemente sulla passione. Da queste premesse arriva un prodotto (e i suoi derivati, come vedremo presto) destinato a riempire un vuoto di mercato, e a confermare l’Italia e la Romagna in particolare come vera e propria incubatrice di idee innovative.
Il catamarano S9 nasce da una intuizione e da lunghi studi progettuali, sui materiali e sui carichi, di Michele Petrucci, che è figlio d’arte (si può ben dire) di Lallo Petrucci e quindi è cresciuto a pane, catamarani e (di recente) carbonio. Cresciuto fino a farsi una suo idea sul trend del mondo catamaranistico. Come ci racconta in questa intervista che ci porta alla scoperta del cat S9, e ci spiega perché proprio questo prodotto sta aprendo un nuovo mercato in tutto il mondo.
“Mi sono fatto le ossa con il carbonio e l’autoclave, con il preimpregnato, i classe A… – dice Michele a Saily - e alla fine ho deciso di seguire una mia idea. Per 5 anni ho sviluppato il modello S9, tutto da solo, investendo di mio. E oggi siamo in linea di produzione con il piccolo cat più innovativo in circolazione, che sta convincendo in tutto il mondo. Non è un caso che Bimare sia rimasto l’unico produttore di cat in Italia.”
Con quali prodotti?
“Oggi vendiamo il Classe A tradizionale, senza foil, un Formula 16 che nasce sempre da una idea Bimare, e che è una classe in sviluppo costante e controllato, senza esasperazioni nell’evoluzione che creano sconcerto negli utenti, e poi c’è il nuovo S9.”
Perché il cat singolo S9 è innovativo?
“La politica Bimare è sempre stata per una evoluzione tecnologica graduale. Avremmo potuto lanciare il Classe A foiling già 2 o 3 anni fa ma ci siamo fermati per il bene della classe. Nelle discussioni mondiali di questi anni abbiamo sempre messo il nostro contributo con l’esperienza del costruttore, spesso nell’introdurre presunte novità non si teneva conto delle modifiche complessive necessarie in altre parti della barca. Avevamo in mente il Classe A del futuro, un 17 piedi, con traverse più avanti del normale, a differenza delle derive, perché non si può imitare i Coppa America, le cui derive avanzate sono bilanciate da fiocco e gennaker. Oppure la riduzione dell’albero, perché se riduci il galleggiamento e hai troppa superficie velica in alto vai giù di prua. Infatti adesso tutti stanno abbassando gli alberi… Di fatto il Classe A che noi avevamo immaginato sta uscendo fuori adesso, abbiamo evitato di affrettare troppo i tempi proprio per difendere la classe, cioè i velisti. Noi siamo fatti così, le cose le facciamo per passione prima che per il business. E’ da questa storia che nasce l’idea S9…
“I classe A non sono in buona salute nel mondo, come in generale parecchie altre classi: hanno liberalizzato le iscrizioni al mondiale per non far notare il calo di partecipazione. Il mercato è crollato, perché le barche sono troppo costose e le evoluzioni corrono troppo in fretta.
“Il cat S9 è nato dall’idea di aprire un nuovo mercato, partendo sempre dall’immaginare il cliente, il velista, l’appassionato. Volevo una barca piccola, gestibile, da portare sul tetto dell’auto, il primo prototipo era un 12 piedi con albero divisibile, peso 65 kg, tutta assemblabile… Molti volumi, semi planante, divertente anche senza foil, ricordo che un giorno passammo un Tornado sottovento…
“Poi ho pensato che il top era riuscire a farla volare. E ho messo i foil. A quel punto l’idea si è allargata: c’era una barca in grado di fare tante cose insieme. Adatta agli adulti fino a 90 kg (che possono volare in foiling), ma anche ai giovanissimi ragazzini. Un prodotto che si poteva acquistare in versione base e poi sviluppare inserendo i foil, oppure prenderla già completa. In questa configurazione è diventata one-design. Una barca che funziona come un Laser (monotipo, singolo, facile da armare e navigare), come un Moth (volare sui foiling è immediato), come un classe A (per i contenuti tecnologici), e come un Hobie (perché è un cat da spiaggia).”
Un mix decisamente intrigante: come ha reagito il mercato?
“Oggi navigano già circa 12 S9 nel mondo, gli ultimi due li abbiamo spediti in Texas. La produzione continua, e sono sicuro che la richiesta aumenterà, anche perché la nostra politica è di tenere i prezzi bassi proprio per lanciare e creare la classe. Il foil di per sé attira, ma se intorno ci metti una barca troppo impegnativa, qualche particolare progettuale non perfetto, e magari costi proibitivi, il risultato è che le vendite si fermano. E’ successo anche a prodotti molto reclamizzati e considerati innovativi, senza fare nomi…”
Facciamo una scheda tecnica del S9.
“Scafi lunghi 4,16 metri, superficie velica di 9 metri quadrati, che diventano 10 considerando l’albero alare, peso 80 kg, grande studio su estetica, equilibrio, robustezza, prestazioni. Albero, boma, derive, timoni (e relativi foil), traverse, tutto in carbonio, scafi in fibra di vetro in infusione di resina epossidica, particolari di ricambio facilmente reperibili. Al prossimo appuntamento di The Foiling Week speriamo di fare classe e disputare regate dimostrative. Oggi ci sono 5 S9 in Italia, 2 in Svizzera, 2 in Francia, 2 negli USA, 1 in Germania, e abbiamo ordini da Francia, Gran Bretagna, Italia, c’è tanto interesse dall’Australia, ma purtroppo il problema del trasporto in container frena la diffusione laggiù.”
Quanto costa un S9?
“La barca è venduta a 16.500 euro completissima di tutto, attrezzatura, carrello con ruote grandi, coperture, al netto delle tasse.”
Quindi sono tutte rose e fiori?
“Sono contento, stanco perché sono 5 anni di vita dedicati a un’idea… E poi capitano certe cose…”
Cosa è successo?
“Questa estate, all’europeo F 16 di Bellaria, mi hanno presentato un velista straniero, iscritto con la sua barca, sembrava fosse un ricco investitore, appassionato di catamarani, ci è sembrato il partner ideale che cercavamo per lanciare al meglio il progetto S9. Ci siamo accordati, lui avrebbe dato una mano e sarebbe stato un rivenditore, è stato spesso con noi in cantiere, ha seguito i lavori, ha capito le grandi potenzialità della classe, ha navigato molto sulla barca, si è buttato a capofitto nell’impresa al mio fianco, lasciando la famiglia per lunghi periodi. Poi ho cominciato a sentire voci secondo le quali lui si presentava come proprietario del progetto… E dopo un po’ ha preso l’idea di far da solo, aiutato in questa avventura da un italiano che gli avevo presentato, uno che credevo mio amico. Non è che l’inizio… Senza dirmi nulla si è furbescamente appropriato del know-how, compresa l’idea della prossima evoluzione che abbiamo già previsto per l’S9: un 15-16 piedi con randa, fiocco e spi, foil e tutto il resto, insomma un S9 in doppio. E quel che è peggio hanno persino iniziato azioni denigratorie con falsità sui social network nei nostri confronti.”
Sarai arrabbiatissimo, come intendi difenderti?
“Io credo che certi atteggiamenti alla fine si ritorcano contro chi li attua. Anche i media del settore hanno preso posizione in nostro favore. Alla fine ho visto che loro sono molto indietro, fermi… Sono progetti lunghi, con tante problematiche da risolvere. Non si fanno le cose dall’oggi al domani, non riescono a fare il carbonio in autoclave come noi, le parti non sono le stesse, il risultato finale è diversissimo. Non ci riusciranno. Non mi metto a fare azioni legali, non è nel nostro stile e non ci perdiamo tempo. Il cantiere è sempre stato un porto aperto a tutti, un ritrovo, un club, il sabato e la domenica era pieno di velisti, chiunque diceva la sua, con mio babbo che era sui migliori cat mondiali abbiamo sempre seguito lo sviluppo delle idee, e poi ne uscivano fuori generazioni di prodotti Bimare che hanno fatto tendenza. Da qui sono passati gran parte dei nomi che hanno fatto la storia e lo sviluppo della classe A, dalle prue inverse agli alberi in carbonio, il primo fu di Egidio Babbi costruito da Avantgarde di Brescia. Oggi forse si riconosce poco il valore di un’impresa nazionale, c’è un po’ la moda dell’estero. Ma guardiamo avanti. L’S9, tutto italiano, è partito e sarà un successo, ed è pronto il fratello maggiore. Le imitazioni, invece, faranno fatica…”
http://www.s9team.eu
VIDEO S9
Gavino (non verificato)
Gavino (non verificato)