Il "problema" profughi è arrivato nei porti del diporto...
Soldatini, la Grecia
e i profughi...
Lo scrittore, musicista e blogger de La Musica del Mare, Roberto Soldatini, in navigazione nei mari della Grecia, ci invia un ultimo reportage. Questa volta al centro delle riflessioni ci sono i (tanti) profughi e le differenze di trattamento (anche a livello di reazioni umane) che vengono loro riservate...
di Roberto Soldatini
30 luglio, Samos - Quando entro nel porto Pithagorion di Samos è l’ora che precede il tramonto. Troppo tardi per trovare posto. C’è solo una parte del molo libero, verniciata di azzurro. Provo ad accostarmi lì, ma compare subito la polizia portuale per farmi allontanare. Quando il giorno dopo riesco a ormeggiare all’interno del porto scopro il perché.
La mattina, mettendo il naso fuori dal tambuccio della barca, vedo uno strano affollamento di gente su quel molo, a pochi metri da Denecia. Qualcuno è seduto, qualcuno ha il salvagente, e molti sono bambini. Sono profughi.
Quel che salta subito agli occhi e rende ancora più drammatica questa scoperta è il contrasto: difronte a yacht di gente benestante c’è gente che possiede solo gli abiti che ha addosso. Sullo stesso molo si incrociano destini profondamente diversi. Per alcuni, come me, Samos rappresenta una tappa sulla rotta delle vacanze. Per altri l’unica porta per la salvezza.
Quest’isola dista solo un miglio dalla Turchia. E’ da lì provengono barche piene di gente che fugge, inseguendo il sogno di una vita migliore. La zona del molo dipinta di azzurro è riservata all’attracco delle motovedette della guardia costiera. La polizia mi dice che accolgono da due o tre sbarchi al giorno. Tutti i giorni. E così è anche sulle altre isole greche vicine alla costa turca. Non mi è capitato ultimamente di leggere notizie riguardo a questa emergenza greca. Ma chi mi conosce sa che non guardando la televisione a volte le notizie mi sfuggono. Quindi potrei sbagliarmi sull’idea che gli italiani esaltino solo il loro problema. Quello su cui invece penso di non sbagliarmi è che i greci non protestano, come fanno invece gli italiani. Qui a nessuno è venuto in mente di proporre di sparare sui barconi. Si meravigliano che qualcuno possa averlo detto, anche solo per scherzo. E sarebbe uno scherzo di cattivo gusto, dicono. Qui non ci sono leghisti. Non ci sono mai stati, né mai ci saranno. Almeno fino a che la filosofia di vita di questa gente meravigliosa non verrà intaccata, o fino a che qualcuno non riuscirà a ‘comprarla’. I greci accolgono chi ha bisogno di aiuto, senza fare tante polemiche. Pur attraversando questo periodo di crisi che ben si conosce.
E sembra anche che ai greci non sia venuto in mente di sfruttare i profughi per lucrarci sopra, come invece fanno da tempo in Italia. A Crotone, com’è stato reso noto, le porte del campo profughi più grande d’Italia vengono lasciate aperte, e nel giro di poco tempo, dopo essere stati censiti, gli immigrati se ne vanno. Così ne risultano ottomila, ma in realtà ce ne sono al massimo cinquecento. La società che ha preso in appalto la fornitura dei pasti però riceve i finanziamenti per ottomila pur preparandone poche centinaia. A volte qualche decina. Il giochetto sembra chiaro.
Alcuni italiani protestano. Ma non per questo imbroglio. Protestano perché sono razzisti. E perché pensano al loro misero orticello. Un orticello arido, che può dare solo frutta malata. Quella greca invece è ancora una frutta sana, ed è molto saporita.
Un'amica greca mi ha raccontato che di ritorno da Ikarìa, sul traghetto per Mykonos venivano trasportati una cinquantina di profughi, insieme ai turisti. Per i greci è normale, non fanno tanti problemi. E gli immigrati avevano un’aria felice, avevano gli occhi pieni di speranza e meraviglia. Ma un nutrito gruppo di turisti tedeschi infastiditi era andato a protestare con il comandante. Che schifo! Invece di vergognarsi per i danni che dalla guerra mondiale continuano ad arrecare a questo paese, vengono qui in vacanza e si permettono pure di lamentarsi per qualcosa. E quel che è peggio è che danno un’ennesima prova della loro crudeltà. Qualcuno vuole ancora difenderli? Non sono razzista. Continuo a ripeterlo, anche a me stesso. Non sono razzista.
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rsoldatini