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02/07/2015 - 13:09

Reportage (in barca) dalla Grecia alla vigilia del referendum

La Grecia oggi,
vista dal mare

Il musicista, velista e scrittore Roberto Soldatini (autore del nostro blog La Musica del Mare) è appena arrivato ad Atene con la sua barca, e ci ha inviato questo articolo



La differente percezione della crisi tra le isole e la Capitale. Le distorsioni dei media. Come stanno davvero i greci. E perchè... "non si può navigare in questo mare ed essere indifferenti ai cambiamenti della sua storia, non essere solidale con la sua gente." Da leggere


di Roberto Soldatini


Aspettavo di attraccare ad Atene per completare il mio punto d’osservazione privilegiato di questo momento di transizione della storia greca. Non si può navigare in questo mare ed essere indifferenti ai cambiamenti della sua storia, non essere solidale con la sua gente. Rimanere alla fonda in una meravigliosa baia in questi momenti vuol dire sfruttare le loro bellezze, la loro generosità senza ripagarli.

Avevo programmato di attraccare alla capitale, e ci sono arrivato al momento giusto, per avere un quadro più chiaro. Qui oltre a poter verificare di persona se quello che i media diffondono corrisponde a verità, posso incontrare i miei amici greci, che sono tanti. E’ gente comune, ma anche gente della finanza e del governo. Così posso avere una visione a trecentosessanta gradi della situazione.

LA CRISI VISTA (O NON VISTA) DALLE ISOLE
Nelle isole non avevo ancora potuto fare un’analisi obiettiva. Nelle isole i greci vivono di una realtà economica autonoma, basata solo sul turismo. Per tanto non c’è la percezione di una crisi. Ce n’è un po’ nei luoghi meno frequentati, e comunque non è maggiore di quella italiana, anzi. Ma la propaganda mediatica, la stupidità di chi gli crede, e di chi credendogli si preoccupa oltre misura, dà origine a episodi divertenti e patetici al tempo stesso.

A Hydra un’anglosassone ha preso da parte la parrucchiera che stava tagliando i miei capelli, e le ha parlato sotto voce. Quando è uscita, la parrucchiera greca si è messa a ridere, e mi ha raccontato che la donna le aveva chiesto come fa a vivere con la crisi, se ha paura di uscire la sera, e se crede che potrebbe rivelarsi pericoloso stare in Grecia per gli stranieri. Abbiamo riso fino all’ultimo capello tagliato. Ormai so che viviamo in un’epoca in cui tutto ciò che ci viene mostrato può non essere vero. Quindi non mi fido mai dei telegiornali e dei giornali.

AD ATENE PER VEDERE CON I MIEI OCCHI
Ora sono ad Atene, e posso vedere con i miei occhi. Di sicuro più di qualcuno sta perdendo il posto di lavoro, una cosa che avevo già constatato negli ultimi due anni, ma è così anche nel nostro paese. E i greci affrontano questa situazione con grande dignità, aiutandosi a vicenda, tra parenti e amici. Anche se si legge la preoccupazione nei loro occhi, non perdono il sorriso e l’allegria, il loro innato amore per la vita e tutto quello che può concorrere ad accrescerla e a potenziarla. Un modus vivendi che ha origine nelle radici della loro cultura.

Quello scenario che mostrano i media, di gente che mendica cibo per strada è falso. E’ come se una televisione estera venisse a riprendere la distribuzione dei pasti alla Caritas e propagandasse quelle immagini come una situazione diffusa in tutta l’Italia. Di certo i poveri ci sono, qui come nel nostro paese. E la crisi sta colpendo principalmente loro. Anche la faccenda delle banche si rivela un inutile allarmismo per i turisti: le carte di credito sono accettate ovunque, sia quelle dei greci che le nostre, al momento con il bancomat gli stranieri possono prelevare senza limiti, e non ci sono file. I greci invece possono prelevare solo sessanta euro al giorno. Su questa disposizione però ho avuto risposte discordanti, anche dagli uomini del governo. C’è chi dice che sia perché nelle banche non ci sono soldi. E c’è chi dice che sia solo per frenare la corsa al ritiro di contanti, che in molti hanno pensato di accumulare in caso si dovesse tornare la dracma. Cosa che potrebbe accadere qualora, vincendo i “no” al referendum, non si riuscisse a ottenere una rinegoziazione dei dettami europei, e questo portasse poi all’uscita della Grecia dalla Comunità.

Ma vorrei chiarire che domenica prossima i greci non saranno chiamati a decidere se rimanere nell’Europa. Quello su cui voteranno sarà se accettare le condizioni a loro imposte o no. Quelli che hanno deciso di votare no, non desiderano uscire dalla Comunità Europea, ma esprimono il loro rifiuto a delle condizioni che reputano inaccettabili, e soprattutto esprimono la loro dignità. E a quanto pare potrebbe essere la maggioranza. Ho assistito a una delle due giornate in cui il governo ha parlato alla popolazione, in quella piazza che da sempre è il simbolo della manifestazione popolare, la piazza di fronte al Parlamento, dove c’è anche il Grand Britain Hotel, dove alloggiavo quando dirigevo l’Orchestra dell’Opera d’Atene.

La piazza era stipata di gente, nonostante la pioggia, affluita da tutte le parti della Grecia. E nonostante la polizia avesse bloccato alcune strade, la città non si era paralizzata. Il traffico era stato canalizzato con intelligenza. E la gente arrivava a piedi o in bicicletta. L’atmosfera della manifestazione, per me che sono abituato a quelle italiane, è apparsa irreale. Sembrava quella di una grande festa. I greci erano sorridenti nel rispondere a ogni mia domanda, e scherzavano tra loro. Quando però un rappresentante del governo diceva qualcosa su cui erano d’accordo applaudivano fragorosamente e sventolavano con orgoglio le bandiere greche, tante in tutta la piazza.

I miei amici che fanno dei lavori normali, impiegati presso lo stato o presso privati, continuano a condurre la vita di sempre, senza grandi restrizioni, ma pur con qualche preoccupazione voteranno per ribadire la loro dignità, con un “no”. Gli amici che sono tra coloro che sorreggono l’economia di questo paese, con le loro compagnie navali, non hanno al momento grossi danni, e non ne avrebbero tanti neanche qualora il loro paese tornasse alla dracma. Perché continuerebbero comunque i loro affari venendo pagati in dollari. Loro però voteranno “sì”, per gli interessi che li lega alla Comunità.

Sì o no, sono comunque tutti molto incazzati con la Germania. E sinceramente fa incazzare anche a me, e molto, che quel paese che ha distrutto tutta l’Europa e sterminato milioni di innocenti, sia stata salvata azzerando il suo debito di guerra, e ora infierisca su questa gente buona, che sembra essere uscita delle fiabe. Ai quali, tra l’altro, proprio la Germania deve ancora restituire tutto l’oro che ha rubato dalle banche greche alla fine della guerra. Ma i greci sono consapevoli che devono risolvere i problemi relativi alla loro classe dirigente, ancor prima di regolare i conti con la Germania.

Intanto, il mio amico greco armatore di navi, quando ha visto che a causa della crisi si stava riducendo il suo profitto, non ha licenziato neanche un dipendente, come fanno invece in questi casi in molti altri paesi: si è accontentato di un guadagno minore. E mi dice che così hanno fatto anche i suoi colleghi. Come si fa a non parteggiare per questo meraviglioso popolo?

Vengo a sapere ora che a Napoli c’è stato un corteo per esprimere solidarietà ai greci. Ho scelto di trasferirmi nella città partenopea anche e soprattutto per l’affinità che c’è tra i napoletani e i greci, l’ho scritto nel mio primo libro, l’ho ribadito nel secondo (che uscirà a maggio). E questa manifestazione mi fa sentire orgoglioso di vivere a Napoli. E’ una solidarietà tra gente straordinaria, fondamentalmente buona, che come nelle favole viene continuamente colpita al cuore dai cattivi, dagli orchi e dai draghi. Non abbiamo ancora imparato niente dalle favole, come dalla storia.

Commenti

AnonimoGiacomo (non verificato)

Troppo amante della Grecia per essere obiettivo.Nella comunità europea siamo entrati accettandone le regole.Se queste non vengono rispettate si esce e si pagano le conseguenze. La Grecia è giusto aiutarla,non dandole due pesci da mangiare,ma insegnare a pescarli.Le condizioni poste dalla Comunità,che purtroppo richiedono sacrifici,hanno l'obiettivo di creare un modello di governo del paese che non sii costretto periodicamente a chiedere il suo salvataggio. Probabilmente anche noi italiani dovremo rinunciare ad una parte del nostro credito,nonostante le non poche difficoltà in cui ci dibattiamo,ma la Comunità non può ,se vuole esistere,fare pesi e misure diverse nei paesi che la compongono. Mi consenta tuttavia dire che anche io sarei portato a pensarla come Lei.

Antonella rossi (non verificato)

"Nella comunità europea siamo entrati accettandone le regole" sembra un principio giusto ed equilibrato ma allora perché i patners europei che vengono danneggiati dal surplus commerciale tedesco (la Germania sfora da anni una precisa regola scritta nel trattato di Mastricht) non chiedono ai tedeschi di adeguarsi? le regole sono applicate in modo molto assimmetrico e i meccanismi imposti dalla Troika non servono a far sì che la Grecia ripaghi il suo debito ma che sia sempre più indebitata e costretta a svendere tutto (porti, autostrade, palazzi pubblici, ospedali...) per poi pagare affitti esorbitanti sugli stessi beni, come già sta succedendo. La rottura delle trattative è frutto di un continuo innalzamento dell'asticella da parte degli organismi internazionali che hanno il preciso obiettivo di abbattere il governo Tsipras per dimostrare ai popoli di altri paesi (Spagnoli ed Italiani prima di tutti) l'inutilità di votare per partiti critici verso il pensiero unico neoliberista e pro austerity.

Haroldbep (non verificato)

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