Storia | Regata > Coppa America
04/03/2013 - 22:18
Il gran capo di Emirates Team New Zealand definisce "ipocriti" Coutts e Cayard...
Il gran capo di Emirates Team New Zealand definisce "ipocriti" Coutts e Cayard...
Se si arrabbia
Grant Dalton
Grant Dalton
Con un post sul suo blog, il gran capo di Emirates Team New Zealand definisce "ipocriti" defender e challenger of record (Oracle e Artemis), che non mandano a Napoli i velisti migliori, per allenarsi sugli AC72 a San Francisco. Infrangendo le regole...
Litigare con Grant Dalton non deve essere un’esperienza piacevole. Rara, forse, perchè il roccioso Dalton, uno degli velisti e manager più esperti e determinati del panorama mondiale del nostro sport, non è tipo da perdere facilmente le staffe. Ma guai a fargli saltare la mosca al naso. Allora Grant non le manda a dire.
Che qualcosa si stesse muovendo nel pentolone apparentemente calmo della XXXIV America’s Cup che macina settimane e si avvicina alla primavera e quindi all’estate rovente di Alcatraz, con la Louis Vuitton e quindi la Coppa numero 34, era chiaro già da numerosi segnali.
Il ritorno in acqua di Oracle con il suo sfortunato AC72 USA 17 (Francesco De Angelis l’avrebbe varata mai una barca con quel numero?) distrutto dalla scuffia di novembre, e l’inizio di una serie di sessioni di test tra Oracle e Artemis (qualcosa del resto di molto simile a quanto fatto per tutto l’inverno da ETNZ e Luna Rossa nell’estate dell’Hauraki Gulf), aveva fatto tornare un po’ di nervosismo negli animi. Si è fatta strada, e per la verità non è ancora sparita, l’ipotesi che il challenger of record Artemis (Paul Cayard) possa appoggiare una eventuale (ma possibilissima) richiesta formale del defender di partecipare ufficialmente alla Louis Vuitton Cup, normalmente riservata solo agli sfidanti. E’ una questione destinata a evaporare o a ingigantirsi nelle prossime settimane.
Intanto però Dalton si è scagliato, attraverso un articolo sul suo Blog, contro il comportamento di Oracle e Artemis in previsione della prossima tappa finale delle America’s Cup World Series a Napoli (16-20 aprile). A quanto si sa infatti, sia il defender che il primo sfidante (benchè, come noto, il challenger svedese sia approdato alla carica solo dopo le dimissioni di Mascalzone Latino, ma questa è storia ormai, e lascia capire quanto velocemente corra il mondo della coppa) hanno deciso di non inviare a Napoli i rispettivi migliori equipaggi, ma solo le riserve. Lo scopo? Guadagnare giorni di allenamento sugli AC72 a San Francisco.
Sentite cosa scrive Grant Dalton: “Noi saremo a Napoli con il nostro equipaggio titolare, con i migliori velisti. E’ una nostra impressione o anche altri pensano che sia ipocrita il comportamento di Oracle e Artemis di non inviare il team A a Napoli? Si tratta dei due team che in passato hanno accusato Team New Zealand di “non sostenere il futuro” con le attuali visioni circa la Coppa. Per essere chiari, ciò che noi non supportiamo è il semplice collegare la Coppa, il brand Coppa America, a una classe (gli attuali catamarani, ndr) che potrebbe non essere in futuro quella sui cui si corre la Coppa (causa costi).
“L’esistenza degli AC45 non dipende da noi, non è una nostra decisione, eppure l’abbiamo pienamente supportato e lo faremo anche a Napoli. Coutts e Cayard ritengono che gli AC45 sono il futuro come classe per dare vita a un circuito. Non è nostro potere evitarlo. Ma allora perchè non supportano ciò che loro stessi considerano futuro, inviando le loro squadre titolari?”
Dalton parla apertamente di ipocrisia e come si vede fa nomi e cognomi. Poi ipotizza le ragioni di questo strano comportamento.
“Immagino che essi vogliano esercitare pressioni per ottenere un permesso dal regolamento per navigare sui loro AC72 mentre sono in corso le regate a Napoli, cosa che ai sensi del Protocollo non si può fare. Per fare a un buon livello le regate ACWS di Napoli i team hanno bisogno di almeno una settimana di allenamento prima della gara, e ciò significa un’altra settimana di lavoro sugli AC72 perduta. Ho sentito dire persino che Artemis sarebbe pronto anche a pagare l’ammenda di 100mila dollari se non avesse l’approvazione della Giuria. Questo si che sarebbe bello!”
Dietro le schermaglie (quello che si dice all’esterno spesso non coincide con ciò che accade dietro le quinte) naturalmente ci sono ormai le sempre più frequenti considerazioni sulla velocità delle barche che tra pochissimi mesi si sfideranno per la storia. Dalton esamina brevemente gli avversari sempre sul blog, e fa generici complimenti (“Oracle ha acquisito subito una ottima velocità di bolina e credo in breve sarà veloce anche in poppa. per batterli dobbiamo metterci in testa di fare di più”, scrive Dalton anche per tenere desto il morale dei suoi), ma quello che circola è diverso. ETNZ col primo AC72 a forza di affinamenti e allenamenti con Luna Rossa ha trovato una messa a punto ottimale. E ora ha varato la seconda barca, tutta da capire. Se sarà superiore alla prima, potrebbe non essercene per nessuno.
Dalton chiude con una considerazione che dovrebbe far capire le scelte definitive dei team su una delle grandi questioni tecniche di questi mesi: la scelta dei foil, le derive piegate per far “decollare”, alzare gli scafi, entrambi gli scafi, sull’acqua. “Ci siamo chiesti a lungo se la scelta del foiling era giusta, se i rischi che comportava erano da correre, quale fosse il compromesso giusto. Noi avevamo una idea, ma i dubbi restano sempre. Ora che tutti i team hanno scelto questa strada, possiamo smettere di avere dubbi su quel fronte.”
Insomma tutti gli AC72 puntano a “volare”. Ma chi aveva dubbi al proposito, con gente in ballo come Larry Ellison, Paul Cayard, Russell Coutts, Patrizio Bertelli e, per l’appunto, Grant Dalton? E’ la Coppa, baby. E’ sempre e solo la Coppa America.
Litigare con Grant Dalton non deve essere un’esperienza piacevole. Rara, forse, perchè il roccioso Dalton, uno degli velisti e manager più esperti e determinati del panorama mondiale del nostro sport, non è tipo da perdere facilmente le staffe. Ma guai a fargli saltare la mosca al naso. Allora Grant non le manda a dire.
Che qualcosa si stesse muovendo nel pentolone apparentemente calmo della XXXIV America’s Cup che macina settimane e si avvicina alla primavera e quindi all’estate rovente di Alcatraz, con la Louis Vuitton e quindi la Coppa numero 34, era chiaro già da numerosi segnali.
Il ritorno in acqua di Oracle con il suo sfortunato AC72 USA 17 (Francesco De Angelis l’avrebbe varata mai una barca con quel numero?) distrutto dalla scuffia di novembre, e l’inizio di una serie di sessioni di test tra Oracle e Artemis (qualcosa del resto di molto simile a quanto fatto per tutto l’inverno da ETNZ e Luna Rossa nell’estate dell’Hauraki Gulf), aveva fatto tornare un po’ di nervosismo negli animi. Si è fatta strada, e per la verità non è ancora sparita, l’ipotesi che il challenger of record Artemis (Paul Cayard) possa appoggiare una eventuale (ma possibilissima) richiesta formale del defender di partecipare ufficialmente alla Louis Vuitton Cup, normalmente riservata solo agli sfidanti. E’ una questione destinata a evaporare o a ingigantirsi nelle prossime settimane.
Intanto però Dalton si è scagliato, attraverso un articolo sul suo Blog, contro il comportamento di Oracle e Artemis in previsione della prossima tappa finale delle America’s Cup World Series a Napoli (16-20 aprile). A quanto si sa infatti, sia il defender che il primo sfidante (benchè, come noto, il challenger svedese sia approdato alla carica solo dopo le dimissioni di Mascalzone Latino, ma questa è storia ormai, e lascia capire quanto velocemente corra il mondo della coppa) hanno deciso di non inviare a Napoli i rispettivi migliori equipaggi, ma solo le riserve. Lo scopo? Guadagnare giorni di allenamento sugli AC72 a San Francisco.
Sentite cosa scrive Grant Dalton: “Noi saremo a Napoli con il nostro equipaggio titolare, con i migliori velisti. E’ una nostra impressione o anche altri pensano che sia ipocrita il comportamento di Oracle e Artemis di non inviare il team A a Napoli? Si tratta dei due team che in passato hanno accusato Team New Zealand di “non sostenere il futuro” con le attuali visioni circa la Coppa. Per essere chiari, ciò che noi non supportiamo è il semplice collegare la Coppa, il brand Coppa America, a una classe (gli attuali catamarani, ndr) che potrebbe non essere in futuro quella sui cui si corre la Coppa (causa costi).
“L’esistenza degli AC45 non dipende da noi, non è una nostra decisione, eppure l’abbiamo pienamente supportato e lo faremo anche a Napoli. Coutts e Cayard ritengono che gli AC45 sono il futuro come classe per dare vita a un circuito. Non è nostro potere evitarlo. Ma allora perchè non supportano ciò che loro stessi considerano futuro, inviando le loro squadre titolari?”
Dalton parla apertamente di ipocrisia e come si vede fa nomi e cognomi. Poi ipotizza le ragioni di questo strano comportamento.
“Immagino che essi vogliano esercitare pressioni per ottenere un permesso dal regolamento per navigare sui loro AC72 mentre sono in corso le regate a Napoli, cosa che ai sensi del Protocollo non si può fare. Per fare a un buon livello le regate ACWS di Napoli i team hanno bisogno di almeno una settimana di allenamento prima della gara, e ciò significa un’altra settimana di lavoro sugli AC72 perduta. Ho sentito dire persino che Artemis sarebbe pronto anche a pagare l’ammenda di 100mila dollari se non avesse l’approvazione della Giuria. Questo si che sarebbe bello!”
Dietro le schermaglie (quello che si dice all’esterno spesso non coincide con ciò che accade dietro le quinte) naturalmente ci sono ormai le sempre più frequenti considerazioni sulla velocità delle barche che tra pochissimi mesi si sfideranno per la storia. Dalton esamina brevemente gli avversari sempre sul blog, e fa generici complimenti (“Oracle ha acquisito subito una ottima velocità di bolina e credo in breve sarà veloce anche in poppa. per batterli dobbiamo metterci in testa di fare di più”, scrive Dalton anche per tenere desto il morale dei suoi), ma quello che circola è diverso. ETNZ col primo AC72 a forza di affinamenti e allenamenti con Luna Rossa ha trovato una messa a punto ottimale. E ora ha varato la seconda barca, tutta da capire. Se sarà superiore alla prima, potrebbe non essercene per nessuno.
Dalton chiude con una considerazione che dovrebbe far capire le scelte definitive dei team su una delle grandi questioni tecniche di questi mesi: la scelta dei foil, le derive piegate per far “decollare”, alzare gli scafi, entrambi gli scafi, sull’acqua. “Ci siamo chiesti a lungo se la scelta del foiling era giusta, se i rischi che comportava erano da correre, quale fosse il compromesso giusto. Noi avevamo una idea, ma i dubbi restano sempre. Ora che tutti i team hanno scelto questa strada, possiamo smettere di avere dubbi su quel fronte.”
Insomma tutti gli AC72 puntano a “volare”. Ma chi aveva dubbi al proposito, con gente in ballo come Larry Ellison, Paul Cayard, Russell Coutts, Patrizio Bertelli e, per l’appunto, Grant Dalton? E’ la Coppa, baby. E’ sempre e solo la Coppa America.
Anonimodiacquadolce (non verificato)
fcolivicchi