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20/10/2016 - 16:38
Elezioni World Sailing e futuro della vela
Elezioni World Sailing e futuro della vela
Tokio 2020 come Rio 2016
PREVIEW NOSTRA INTERVISTA ESCLUSIVA A KIM ANDERSEN - Il rivale di Carlo Croce nella corsa alla presidenza della federvela internazionale, e le idee su Tokio 2020
di Fabio Colivicchi
ANTICIPAZIONI DELLA NOSTRA INTERVISTA ESCLUSIVA
Abbiamo intervistato Kim Anderse, 59 anni, danese, candidato alla presidenza World Sailing, il maggior rivale del presidente uscente, l'italiano Carlo Croce. Gli abbiamo scritto una mail, alla quale ha risposto prontamente, chiedendogli un appuntamento per l'intervista, concesso dopo un paio di giorni. E abbiamo parlato 21 minuti su Skype, senza registrare il video.
Kim Andersen ha due chiodi fissi: la "trasparenza nel processo decisionale e nella gestione della federazione", e la questione delle classi olimpiche per Tokio 2020. Soprattutto su questa scelta chiave, che sta squassando trasversalmente tutto il mondo della vela sportiva, nell'intervista (sarà pubblicata prtossimamente su Saily Magazine) Kim si è trattenuto maggiormente.
LE CLASSI PER TOKIO 2020 NON SI TOCCANO
"Non è possibile cambiare le classi olimpiche per Tokio 2020, con questa tempistica decisionale avremo una scelta a primavera del 2017, quando nel 2018 ci sarà già la prima selezione olimpica per i prossimi Giochi. Inconcepibile. Spero che a novembre a Barcellona l'Assemblea di World Sailing decida di tornare a quanto era stato deciso: le classi olimpiche di Tokio 2020 restino invariate rispetto a Rio 2016. Possiamo discutere alcuni aspetti tecnici (per esempio i foil sul Nacra 17) e i format delle regate, ma non le classi."
Dunque Kim è per non toccare le classi olimpiche, praticamente la stessa posizione di Paul Henderson. Secondo alcuni rumors, dopo le prime submission in vista dell'Annual Conference di Barcellona (4-13 novembre), lo stesso Carlo Croce sarebbe intenzionato a rivedere la propria posizione. Un colpo di scena, secondo alcuni auspicabile, che alla fine lascerebbe inalterata la presenza olimpica della vela, salvo aggiustamenti, o medaglie aggiuntive (Kite).
Anche sul Kite, Andersen si è espresso in modo chiaro, come potrete leggere nel'intervista in arrivo.
IL PROGRAMMA ELETTORALE
"La Vela è al bivio". "Maggiore trasparenza nelle decisioni, affidabilità nella gestione finanziaria e amministrativa, un management basato sui valori sportivi e sulla conoscenza di base dei diversi aspetti della vela". E sulla scelta delle classi olimpiche dice...
"La vela è nuovamente a un incrocio della sua storia. Dobbiamo fermamente mantenere il nostro sport a livello olimpico, stiamo scegliendo quali saranno le classi olimpiche, ma nel farlo dobbiamo anche dedicare la massima attenzione alla diffusione della vela alle diverse comunità e realtà in tutto il mondo." Cambiare si, forse. Ma non per forza, e senza snaturarci. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il primo messaggio del candidato Kim Andersen alla guida di World Sailing.
L'anti-Croce danese sembra sceso in campo a rappresentare un disagio abbastanza diffuso all'interno della federvela mondiale. Gli ultimi 12-18 mesi sono stati problematici, prima il caso Malesia e le critiche alla sua gestione da parte di WS, poi l'avvicinamento a Rio, con i problemi di inquinamento e organizzazione, insieme la crisi della Coppa del Mondo, nata per dare linfa e visibilità planetaria a vela e velisti olimpici e franata in una serie di incomprensioni, delusioni e ritiri. Infine il colpo più duro, arrivato poco prima dei Giochi in Brasile: la clamorosa marcia indietro sull'intoccabilità delle classi per Tokio 2020, che ha aperto una vera e propria voragine di incertezze nella quale annaspano paesi interi, atleti, direzioni tecniche, media. Pensare di risolvere questo stato confusionale con il restyling del logo World Sailing e il riposizionamento dei messaggi strategici rischia di far sorridere amaramente.
Per la prima volta nella storia della federazione velica internazionale ci sono ben tre candidati alla carica di presidente: Carlo Croce, uscente che ha governato per questi quattro anni, il danese Kim Andersen di cui parliamo in questo articolo, e il canadese Paul Henderson, già presidente ISAF per 8 anni in passato, e tornato in campo a 87 anni. Anche questa novità della corsa a tre rende l'idea del momento di difficoltà della vela mondiale, mai così spaccata e confusa.
Può Kim Andersen essere il leader in grado di restituire unità e chiarezza? Per rispondere si deve fare lo sforzo di andare al di là degli slogan ("Insieme per far crescere la vela", "Una nuova leadership per rendere la Vela più forte"), e cercare di capire il personaggio e le reali proposte di cambiamento, spulciando nel suo programma elettorale.
Regatante di Fireball, 470, 505, Flying Dutchman, Dragoni, e one design tipicamente danesi come X79 e X99, Luffe 37 e BB10, ancora oggi corre sui Dragoni (campione europeo 2011, terzo nel 2013, sesto quest'anno). E' stato Team Manager della squadra danese ai Giochi di Sydney 2000, manager di grandi società del settore immobiliare e delle costruzioni, dal 2000 è nel Council dell'ISAF, dal 2009 membro dell'Event & Equipment Committee ISAF (che valuta e propone le classi olimpiche) di cui è presidente dal 2012.
Andersen vuole che il processo decisionale dentro a World Sailing sia "Realmente aperto e trasparente". Può essere uno slogan anche questo, ma nasconde l'insofferenza per l'andazzo del quadriennio di Croce, che è passato da un segretario generale al un CEO inseguendo figure di manager verticistiche che hanno fatto sentire la "base" tagliata fuori dal processo decisionale. Un altro aspetto che chiede Andersen, almeno a parole, è il rapporto più stretto che i vertici di WS devono avere con le organizzazioni nazionali, da realizzarsi utilizzando collaboratori competenti e appassionati, quindi immaginando "Un executive team con profonde radici in ogni regione, perchè solo così la struttura manageriale potrà capire le necessità delle singole autorità nazionali."
Traspare una concezione, almeno in teoria, più "open source" della federazione, meno manager e più partecipazione dal basso, che contiene quindi una critica all'operato del presidente italiano. Ma la vera domanda - e anche il vero terreno di confronto elettorale, che coinvolgerà Andersen, Croce e Henderson - riguarda la posizione sul futuro della vela olimpica, a partire da Tokio 2020.
Sulle classi o le categorie, il danese non si pronuncia ufficialmente sul documento elettorale. Si parla genericamente di "necessità assoluta di mantenere la vela nel programma olimpico", di "obbligo per la vela di stare al passo con i tempi e di cambiare per non scomparire", ma non c'è alcun riferimento alla battaglia in corso: quali classi dovranno entrare e quali uscire dai Giochi? Tra i tre candidati forse l'unico che si è espresso sull'argomento è l'ottantesettenne Paul Henderson, che ha dichiarato la sua volontà di non cambiare le classi, e di non volere il Kite olimpico. Kim e Croce, invece, restano sul vago, forse preparando qualche colpo di scena elettorale dell'ultima ora. Dai rumors, però, risulta che Kim Andersen sia meno incline di Croce a cambiamenti eccessivi.
Sui passaggi, la tempistica, le previsioni e i rischi del percorso che porterà all'indicazione delle nuove classi olimpiche della vela per Tokio 2020, Saily.it sta preparando un'inchiesta approfondita con interventi e interviste di personaggi, istituzioni e atleti. Di sicuro sarà il tema centrale per l'Annual Conference e l'Assemblea elettiva di Barcellona dal 4 al 13 novembre.
Quanto alle reali chanche presidenziali per il danese, peseranno in senso negativo alcuni passi falsi, specialmente nella scelta di indicare in anticipo i vicepresidenti, tra i quali è inserito qualche dirigente considerato "bruciato". La base politica gestita da Carlo Croce resterebbe per ora maggioritaria. Ma in un clima confuso come l'attuale, tutto può ancora succedere, compreso il ritiro di Henderson per far confluire i suoi voti su Andersen, specie se non si sarà un candidato vincente al primo turno (50% + 1 voto) e si andrà al ballottaggio.
COME CAMBIERA' LA VELA OLIMPICA? GRANDE INCHIESTA DI SAILY. PROSSIMAMENTE QUI
Il programma di Kim Andersen
di Fabio Colivicchi
ANTICIPAZIONI DELLA NOSTRA INTERVISTA ESCLUSIVA
Abbiamo intervistato Kim Anderse, 59 anni, danese, candidato alla presidenza World Sailing, il maggior rivale del presidente uscente, l'italiano Carlo Croce. Gli abbiamo scritto una mail, alla quale ha risposto prontamente, chiedendogli un appuntamento per l'intervista, concesso dopo un paio di giorni. E abbiamo parlato 21 minuti su Skype, senza registrare il video.
Kim Andersen ha due chiodi fissi: la "trasparenza nel processo decisionale e nella gestione della federazione", e la questione delle classi olimpiche per Tokio 2020. Soprattutto su questa scelta chiave, che sta squassando trasversalmente tutto il mondo della vela sportiva, nell'intervista (sarà pubblicata prtossimamente su Saily Magazine) Kim si è trattenuto maggiormente.
LE CLASSI PER TOKIO 2020 NON SI TOCCANO
"Non è possibile cambiare le classi olimpiche per Tokio 2020, con questa tempistica decisionale avremo una scelta a primavera del 2017, quando nel 2018 ci sarà già la prima selezione olimpica per i prossimi Giochi. Inconcepibile. Spero che a novembre a Barcellona l'Assemblea di World Sailing decida di tornare a quanto era stato deciso: le classi olimpiche di Tokio 2020 restino invariate rispetto a Rio 2016. Possiamo discutere alcuni aspetti tecnici (per esempio i foil sul Nacra 17) e i format delle regate, ma non le classi."
Dunque Kim è per non toccare le classi olimpiche, praticamente la stessa posizione di Paul Henderson. Secondo alcuni rumors, dopo le prime submission in vista dell'Annual Conference di Barcellona (4-13 novembre), lo stesso Carlo Croce sarebbe intenzionato a rivedere la propria posizione. Un colpo di scena, secondo alcuni auspicabile, che alla fine lascerebbe inalterata la presenza olimpica della vela, salvo aggiustamenti, o medaglie aggiuntive (Kite).
Anche sul Kite, Andersen si è espresso in modo chiaro, come potrete leggere nel'intervista in arrivo.
IL PROGRAMMA ELETTORALE
"La Vela è al bivio". "Maggiore trasparenza nelle decisioni, affidabilità nella gestione finanziaria e amministrativa, un management basato sui valori sportivi e sulla conoscenza di base dei diversi aspetti della vela". E sulla scelta delle classi olimpiche dice...
"La vela è nuovamente a un incrocio della sua storia. Dobbiamo fermamente mantenere il nostro sport a livello olimpico, stiamo scegliendo quali saranno le classi olimpiche, ma nel farlo dobbiamo anche dedicare la massima attenzione alla diffusione della vela alle diverse comunità e realtà in tutto il mondo." Cambiare si, forse. Ma non per forza, e senza snaturarci. Potrebbe essere questo, in estrema sintesi, il primo messaggio del candidato Kim Andersen alla guida di World Sailing.
L'anti-Croce danese sembra sceso in campo a rappresentare un disagio abbastanza diffuso all'interno della federvela mondiale. Gli ultimi 12-18 mesi sono stati problematici, prima il caso Malesia e le critiche alla sua gestione da parte di WS, poi l'avvicinamento a Rio, con i problemi di inquinamento e organizzazione, insieme la crisi della Coppa del Mondo, nata per dare linfa e visibilità planetaria a vela e velisti olimpici e franata in una serie di incomprensioni, delusioni e ritiri. Infine il colpo più duro, arrivato poco prima dei Giochi in Brasile: la clamorosa marcia indietro sull'intoccabilità delle classi per Tokio 2020, che ha aperto una vera e propria voragine di incertezze nella quale annaspano paesi interi, atleti, direzioni tecniche, media. Pensare di risolvere questo stato confusionale con il restyling del logo World Sailing e il riposizionamento dei messaggi strategici rischia di far sorridere amaramente.
Per la prima volta nella storia della federazione velica internazionale ci sono ben tre candidati alla carica di presidente: Carlo Croce, uscente che ha governato per questi quattro anni, il danese Kim Andersen di cui parliamo in questo articolo, e il canadese Paul Henderson, già presidente ISAF per 8 anni in passato, e tornato in campo a 87 anni. Anche questa novità della corsa a tre rende l'idea del momento di difficoltà della vela mondiale, mai così spaccata e confusa.
Può Kim Andersen essere il leader in grado di restituire unità e chiarezza? Per rispondere si deve fare lo sforzo di andare al di là degli slogan ("Insieme per far crescere la vela", "Una nuova leadership per rendere la Vela più forte"), e cercare di capire il personaggio e le reali proposte di cambiamento, spulciando nel suo programma elettorale.
Regatante di Fireball, 470, 505, Flying Dutchman, Dragoni, e one design tipicamente danesi come X79 e X99, Luffe 37 e BB10, ancora oggi corre sui Dragoni (campione europeo 2011, terzo nel 2013, sesto quest'anno). E' stato Team Manager della squadra danese ai Giochi di Sydney 2000, manager di grandi società del settore immobiliare e delle costruzioni, dal 2000 è nel Council dell'ISAF, dal 2009 membro dell'Event & Equipment Committee ISAF (che valuta e propone le classi olimpiche) di cui è presidente dal 2012.
Andersen vuole che il processo decisionale dentro a World Sailing sia "Realmente aperto e trasparente". Può essere uno slogan anche questo, ma nasconde l'insofferenza per l'andazzo del quadriennio di Croce, che è passato da un segretario generale al un CEO inseguendo figure di manager verticistiche che hanno fatto sentire la "base" tagliata fuori dal processo decisionale. Un altro aspetto che chiede Andersen, almeno a parole, è il rapporto più stretto che i vertici di WS devono avere con le organizzazioni nazionali, da realizzarsi utilizzando collaboratori competenti e appassionati, quindi immaginando "Un executive team con profonde radici in ogni regione, perchè solo così la struttura manageriale potrà capire le necessità delle singole autorità nazionali."
Traspare una concezione, almeno in teoria, più "open source" della federazione, meno manager e più partecipazione dal basso, che contiene quindi una critica all'operato del presidente italiano. Ma la vera domanda - e anche il vero terreno di confronto elettorale, che coinvolgerà Andersen, Croce e Henderson - riguarda la posizione sul futuro della vela olimpica, a partire da Tokio 2020.
Sulle classi o le categorie, il danese non si pronuncia ufficialmente sul documento elettorale. Si parla genericamente di "necessità assoluta di mantenere la vela nel programma olimpico", di "obbligo per la vela di stare al passo con i tempi e di cambiare per non scomparire", ma non c'è alcun riferimento alla battaglia in corso: quali classi dovranno entrare e quali uscire dai Giochi? Tra i tre candidati forse l'unico che si è espresso sull'argomento è l'ottantesettenne Paul Henderson, che ha dichiarato la sua volontà di non cambiare le classi, e di non volere il Kite olimpico. Kim e Croce, invece, restano sul vago, forse preparando qualche colpo di scena elettorale dell'ultima ora. Dai rumors, però, risulta che Kim Andersen sia meno incline di Croce a cambiamenti eccessivi.
Sui passaggi, la tempistica, le previsioni e i rischi del percorso che porterà all'indicazione delle nuove classi olimpiche della vela per Tokio 2020, Saily.it sta preparando un'inchiesta approfondita con interventi e interviste di personaggi, istituzioni e atleti. Di sicuro sarà il tema centrale per l'Annual Conference e l'Assemblea elettiva di Barcellona dal 4 al 13 novembre.
Quanto alle reali chanche presidenziali per il danese, peseranno in senso negativo alcuni passi falsi, specialmente nella scelta di indicare in anticipo i vicepresidenti, tra i quali è inserito qualche dirigente considerato "bruciato". La base politica gestita da Carlo Croce resterebbe per ora maggioritaria. Ma in un clima confuso come l'attuale, tutto può ancora succedere, compreso il ritiro di Henderson per far confluire i suoi voti su Andersen, specie se non si sarà un candidato vincente al primo turno (50% + 1 voto) e si andrà al ballottaggio.
COME CAMBIERA' LA VELA OLIMPICA? GRANDE INCHIESTA DI SAILY. PROSSIMAMENTE QUI
Il programma di Kim Andersen
Gianfry (non verificato)
fcolivicchi