Storia | Regata > International
11/10/2019 - 08:08
Eventi Barcolana 51
Serata triestina sul Fastnet 1979
VIDEO TRAILER - Franco Pace presenta il restaurato documentario video sull'Admiral's Cup del 1979, conclusa con il tempestoso e tragico Fastnet (18 morti, barche disperse, inchieste), venerdi sera al Museo Rivoltella a Trieste. Con Mitja Gialuz e Francesco Ettorre sono presenti: Bob Fisher, Riccardo Bonadeo, Bruno Catalan, Chicco Isenburg, Dondo Ballanti, David Brunskill, Giovanni Sicola, Pino Onoranti
Venerdi 11, alle ore 19:30 all'Auditorium del Civico Museo Rivoltella, in Via Diaz 27, una imperdibile serata dedicata a uno degli eventi che in tanti modi hanno segnato la storia della vela moderna: il Fastnet che concluse l'Admiral's Cup del 1979, la terribile tempesta che fece molte vittime tra velisti e imbarcazioni.
L'occasione, a 40 anni da quella regata, è il restauro del documentario realizzato all'epoca da un fotografo triestino diventato poi famoso, Franco Pace. La serata si svolgerà in tre fasi: il racconto di come è stato realizzato il video tra varie peripezie, la voce narrante di Paolo Rumiz, scrittore e giornalista triestino, la visione del filmato di circa 30 minuti, e infine la parte inedita con le testimonianze di alcuni ospiti illustri che quell'evento lo hanno vissuto in prima persona.
TRAILER
Alla serata, presentata dal direttore di Saily Fabio Colivicchi, saranno presenti il presidente di Barcolana Mitja Gialuz che è tra i promotori dell'iniziativa, il presidente FIV Francesco Ettorre, il celebre giornalista velico inglese Bob Fisher, e un panel di ospiti importanti: Riccardo Bonadeo, "l'armatore" di Rrose Selavy, una delle tre barche della squadra italiana, e i velisti Bruno Catalan, Chicco Isenburg, Dondo Ballanti, David Brunskill, Giovanni Sicola, Pino Onoranti.
Il Fastnet, la regata finale dell'Admiral's, fu colpita da una violenta tempesta scatenatasi nella notte tra il 13 e il 14 agosto nella zona di mare tra l'Inghilterra e l'Irlanda, dove 303 imbarcazioni delle classi IOR erano in gara. Solo 85 portavano a termine la regata, 194 si ritiravano cercando ridosso e rifugio nei porti o lungo le coste dell'Inghilterra e dell'Irlanda, 19 erano state abbandonate dagli equipaggi e recuperate e cinque affondavano, mentre 18 tra velisti e soccorritori persero la vita.
La squadra italiana dell'edizione 1979 dell'Admiral's Cup era formata da Vanina, Kaufman di Vanni Mandelli, Rrose Selavy, ex Moonshine di Riccardo Bonadeo, e Yena di Sergio Doni, entrambe di Peterson. Tutte e tre le barche italiane superarono la tempesta, all'arrivo a Plymouth Vanina era decima, Yena dodicesima e Rrose Selavy diciassettesima. In classifica, su diciannove squadre, la nostra era terza dopo Stati Uniti d'America e Australia.
L'inchiesta promossa dalla Royal Yachting Association (ben sedici furono le vittime), la Federazione inglese, e dal Royal Ocean Racing Club, l'organizzatore della regata, tradotta anche in Italiano da Carlo De Zerbi per la FIV, accertava che la perdita, l'abbandono delle barche e le avarie erano da attribuire soprattutto alle condizioni del mare, onde dai 10 ai 14 metri, più che alla forza del vento, mediamente di 50-55 nodi con punte di 68. Venne sancito che la regata "comprende" un "rischio calcolato" ed è solo l'armatore che deve stabilire se la sua barca e il suo equipaggio sono in grado di affrontarla.
fcolivicchi