Ne usciremo mai?
Nautica a passeggio
in stato confusionale
Parlare di nautica, di mare, di voglia di barche, e del perchè è giusto almeno provare a promuovere una nautica "per tutti". Dove lo fareste voi, un dibattito del genere? In una scuola, all'Università, in un museo del mare, sul Vespucci, in un bel porto tra le bellezze delle coste italiane? Poveri illusi. Quel che resta dell'"intellighenzia" del settore nautico del Belpaese ha avuto un'altra pensata: facciamolo in Via Montenapoleone. Si, proprio. Tra i negozi di lusso, le modelle e tutto il resto. Decisamente il luogo in assoluto più adatto a parlare di nautica e barche "per tutti".
Sgombrato il campo dall'equivoco - e sarebbe meglio che la si smettesse definitivamente di parlare di nautica "per tutti", se non si hanno idee e fatti concreti in mano - e accettando il fatto che l'incontro è stato organizzato all'interno di una kermesse che la stradina del centro milanese sta dedicando al settore (Montenapoleone Yacht Club), vediamo almeno se l'incontro tra le entità che si contendono la nautica ha sortito effetti o fatto emergere elementi nuovi e sensazioni positive.
La tavola rotonda, moderata dal vicedirettore del Corriere della Sera Daniele Manca, a sua volta diportista e appassionato di mare (lo vediamo, lo vediamo: dall'ampio spazio che il Corriere dedica alla cultura del mare, alla nautica e agli sport nautici a partire dalla vela), era dedicata ai temi del turismo nautico e della legislazione italiana e sul come dovrebbe stimolarne lo sviluppo. Presenti il presidente di UCINA Confindustria Nautica Carla Demaria, il presidente di Nautica Italiana Lamberto Tacoli, il presidente onorario di Altagamma e titolare del cantiere Nautor's Swan Leonardo Ferragamo, l'avvocato marittimista Giandomenico Boglione, il presidente di Associazione Montenapoleone Guglielmo Miani.
Apre Carla Demaria, presidente di UCINA Confindustria Nautica: "Fortunatamente il percepito del settore sta cambiando anche qui in Italia. Nel mondo è sempre stato alto, ma nel nostro paese dal 2011 con il decreto Salva Italia di Monti stiamo lavorando per modificare l'atteggiamento negativo nei confronti di quella che anche l'attuale Governo ha capito essere una industria a cui necessitano leggi industriali. E anche i provvedimenti che sono in atto, la legge delega per il nuovo Codice sulla nautica e i tavoli a cui Ucina è accreditata vanno nella direzione di intervenire per rivedere le normative attuali. Dobbiamo far tornare le 40.000 barche fuggite dalle nostre coste".
Dottoressa Demaria: cos'è il "percepito"? Il modo in cui il mondo esterno "vede" noi della nautica? Secondo lei esiste un percepito, cioè ci "vedono", là fuori? Non ci sfiora l'idea che siamo quasi invisibili, perchè nessuno da secoli ha avviato azioni di comunicazione e promozione, di avvicinamento anche fisico al mare italiano?
Ecco Lamberto Tacoli, presidente di Nautica Italiana (ed ex presidente di UCINA): "La nautica è un grandissimo contenitore delle eccellenze del made in Italy per cui siamo famosi nel mondo, il design, agli arredi, il food. E' lei stessa una eccellenza. Siamo i numeri uno nel mondo per accessoristica, nautica da diporto, produzione di gommoni... Sono sostenitore di tutti i mezzi per andare per mare, dal pedalò in su. Dobbiamo modificare ancora il percepito ed è per questo che Nautica Italiana ha scelto un posizionamento diverso affiancandosi ad Altagamma per andare a colpire quelle persone che non si sono mai avvicinate alla barca. Nautica Italiana vuole assumersi l'impegno di lavorare al fianco di Ucina per cogliere quelle grandi opportunità di valorizzare ancora di più grande all'estero la nostra nautica".
Dottor Tacoli, ma davvero volete parlare di pedalò all'ambiente di Altagamma? Questa si che è un'idea, una vera contaminazione, un cambiare le carte in tavola. Stufi dei mega yacht da 50mila euro di benzina al giorno, i ricchi ritroverebbero la gioia di vivere sui barchini. Può funzionare, lo ammettiamo, è originale.
E per fortuna, perchè l'inizio, con la menata delle eccellenze italiane, ci aveva storditi. Siamo bravi, Dottor Tacoli, noi italiani: imprenditori, maestranze, progettisti, facciamo bei prodotti, ma li comprano all'estero, e lei lo sa bene. Ma sbagliamo o si stava parlando di turismo e leggi per stimolare la nautica "italiana"?
Finalmente un velista, Leonardo Ferragamo, presidente onorario di Altagamma e titolare del cantiere Nautor's Swan: "Purtroppo siamo i benefattori del Mediterraneo… Gli altri paesi che si affacciamo sulle sue coste devono ringraziare l'Italia, dalla Croazia alle Baleari. Le barche italiane riempiono i porti all'estero dodici mesi all'anno. Bisogna riflettere su questo punto e sensibilizzare il Governo intervenendo attivamente. Quindi parlerei di Turismo Costiero, non nautico. In Altagamma dal 2006 fummo tra i primi a lanciare l'appello sul turismo. Occorre un atteggiamento propositivo, le nostre coste offrono quello che nessun'altro litorale offre, grazie anche alla ricchezza dell’interno. L'indotto che può essere creato attraverso la rivalutazione del turismo costiero ha potenzialità incredibili, ma occorre ancora un cambiamento culturale. Bisogna vedere la nautica e il turismo costiero come opportunità economica e culturale”.
Però, che sproloquio, sembrava di sentire una dozzina di ministri dei Trasporti e Navigazione agli ultimi 40 saloni nautici di Genova. Peccato che non una sola parola abbia mai, in 40 anni, trovato attuazione pratica. Però almeno quando parla Mr. Nautor uno è contento, in fondo, perchè pensa che nel frattempo a Pietarsaari in Finlandia sta nascendo un altro yacht meraviglioso che veleggerà su tutti i mari del mondo, anche in Italia, benefattori o meno, perchè alla fine la Rolex Swan Cup ogni due anni è a Porto Cervo, no? Altagamma per Altagamma.
Chiarisce un po' di cose Guglielmo Miani, Presidente dell'Associazione MonteNapoleone, ha messo l'accento sul mare: "Dobbiamo guardare il mare come una passione, ma anche come un business. Come Associazione riuniamo brand del lusso che sono per affinità e valori molto vicini alla nautica, perché hanno clienti armatori, che hanno individuato nel mondo del mare una strategia di marketing. Per questo Milano è la piazza perfetta, Montenapoleone è il biglietto da visita della città nel mondo ed è da qui che vogliano innalzare il valore del settore nautico italiano. Abbiamo coinvolto anche cantieri stranieri ma con la consapevolezza di essere i numeri uno, non temiamo la concorrenza”.
Bene dunque: siamo qui perchè il lusso si sposa con la nautica, gli armatori vengono a fare la spesa qui con le signore e poi sfoggiano il tutto in barca. Quanti sono? Poche decine, ma abbastanza per fare business e marketing. Della nautica "per tutti", il Dottor Miani, non si sogna minimamente di parlare. Viva la faccia della sincerità, almeno.
Ma anche i buoni propositi talvolta si scontrano con la realtà. Giandomenico Boglione, avvocato marittimista, sostiene che abbiamo oggi una seconda chance parlando della legge delega per il nuovo Codice recentemente approvata: "A tredici (13, ndr: ma vi rendete conto? E di chi è la colpa? C'è qualcuno che ne risponde?) anni di distanza abbiamo più esperienza per vedere cosa non ha funzionato. Consci dei principi complicati della legge italiana dobbiamo orientare chi siederà ai tavoli con il Governo. Il diporto, negli anni '70, era considerato anche dal punto di vista legislativo "minore" e questo ha sempre creato anacronismi mostruosi, con una battuta posso affermare che la normativa a livello interpretativo in sede di giudizio talvolta viene assimilata alla circolazione dei veicoli. Tutti questi aspetti vanno visti con grande attenzione, ma la stesura di una nuova legge offre anche l'opportunità all'Italia di arrivare per prima in Europa anche in questo campo e di portare la propria eccellenza al servizio degli altri proponendo un testo che può avere l’ambizione di arrivare ad una disciplina uniforme comunitaria".
L'Italia per prima in Europa "anche" in questo campo? Ma da quale pianeta è atterrato il Dottor Boglione? L'Italia è ultima in Europa quasi su tutto. Ma è prima nella straordinaria capacità di parlarsi addosso.
Non hanno resistito, i relatori, a parlare anche di saloni nautici, uno dei veri perni della discordia, tra gelosie personali e vaghe speranze di business. Tacoli: "Bisogna guardare avanti, essere innovativi, lavorare per qualcosa di innovativo su Genova e su altre location, in Francia fanno 4 saloni! Milano è una possibilità, la Fiera di Milano vuole collaborare, si può fare qualcosa per la piccola nautica".
Ah, ecco, ci mancava. Massì: un salone nautico satellite per la nautica minore, a Milano. Guardi Tacoli: visti i cantieri interessati, a occhio Via Montenapoleone basterebbe benissimo.
Insorge Carla Demaria: “Non di deve dannegiare il Salone di Genova. Nel 2012 furono studiate altre possibili location e il risultato fu negativo, perché non esiste uno spazio come Genova, neanche all'estero. In Italia manca la massa critica per fare 4 saloni come in Francia”.
Svanita la remata concorde, tutti hanno ripreso a pensare alle piantine del proprio orticello. Tacoli vagheggia un salone nautico milanese (già sentita), Demaria difende a spada tratta Genova. Città (e personalità) contro. In fondo cosa è cambiato dal Medioevo? L'Italietta è sempre quella, nautichetta compresa.
Alla fine il moderatore Daniele Manca ha sintetizzato cogliendo da ogni intervento delle parole chiave: “Orgoglio, prezioso contenitore, ambiente come motore del turismo costiero, il mare inteso come un mondo di valori, opportunità economica. Un settore che dimostra che la passione c'è, con accenti diversi, ma che i vari interessi vanno composti per lavorare sulla sua percezione, che deve scoprire tutti i suoi valori più autentici”.
Bravo direttore, facci sognare, da domani sul Corriere una rubrica fissa su mare, ambiente, passione, mondo di valori. E adesso un caffettino.
Saileditor (non verificato)
fcolivicchi