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05/05/2021 - 12:51

Grande altomare da vivere come in barca

La bellissima RAN 630, dal diario di Pendibene

VIDEO, FOTO E RACCONTO DI MARE - Il navigatore solitario della Marina Militare, che si prepara alla sua quinta Mini Transat (!), ci fa rivivere ora per ora una regata bellissima e affascinante, condotta (e vinta in reale) su un Pogo 1250 con l’ex tornadista Gianluca Roveraro. Un percorso offshore 100% italiano: oltre 600 miglia di paesaggi mozzafiato, vero altomare e passaggi insidiosi sottocosta. Una gara d’altura tra e boe e isole come il Fastnet o la Sydney-Hobart, che merita maggiore considerazione

 

di Andrea Pendibene

Un diario di bordo, come nel mio stile a caldo e con tanta passione per raccontare le cinque albe e le cinque notti stupende! La regata si chiama RAN630, è una vera offshore organizzata da Marina MIlitare, YC LIvorno, Porto Cervo e portabandiera del progetto ONE OCEAN di salvaguardia del mare.

Equipaggio doppio con l'amico Gianluca Roveraro ex tornadista del gruppo sportivo Aeronautica Militare e ora proprietario della veleria Elvstrom che ha realizzato il set di vele di questo magnifica imbarcazione "Magia" che mi ha supportato nella navigazione ma anche nel regolare al meglio le vele cosi da fare un vero allenamento offshore in attesa di andare in Francia per la MiniTransat di settembre.

L'imbarcazione è un pogo 1250, stesso scafo del Class40 S2 progetto Finot ma con albero in carbonio senza paterazzo più basso di un metro, chiglia retrattile, interni strutturali ma vivibili con 3 cabine, 2 bagni, cucina, carteggio e un bompresso telescopico su cui armare gennaker, code e vele prototipo da testare fatte da Gianluca da proporre agli skipper più esigenti che cercano affidabiltà e performances. Gianluca ha anche riscaldamento, desalinizzatore, acqua calda, forno, materassi in foam rialzato con lenzuola, piumino e cuscini king size!

Tra gli allegati trovate anche il pdf usato durante a premiazione con riferimenti al mestieri, luoghi, aneddoti della marineria raccontati dal presidente dello YC LIvorno Conti, vero gentleman della vela con a cuore questa regata da marinai che spero possa diventare un punto di riferimento per chi vuole andare in oceano o prepararsi alle offshore internazionali. (Approfondimenti: a destra su pc e in basso su smartphone e tablet)

IL DIARIO DI MAGIA ALLA RAN 630

RAN630 voluta, cercata, creata da marinai con il mare nel sangue e il vento nei polmoni per offrire (finalmente) un percorso offshore 100% italiano: paesaggi mozzafiato, zone di navigazione di vera altura ma anche passaggi insidiosi sotto costa. Una gara d’altura tra e boe e isole come l’Admirals nel Fastnet o la temibile Sydney-Hobart nello Stretto di Bass con un percorso che non viene ridotto o allungato in base alle condimeteo perché come al Vendée Globe se c’è piatta o vento forte si parte perché tanto “la botta” prima o poi la prendi. 

Per varie ragioni non sono mai riuscito a partecipare essendo alla prima edizione impegnato con il MiniTransat e il secondo con il Master in Yacht Design con tesi un 40 piedi da record, ma stavolta che neanche ci pensavo al limite delle iscrizioni l’amico Gianluca Roveraro ( ex tornadista di livello olimpico) con cui mi sento regolarmente poichè condividiamo la stessa passione per i mare mi propone di fare una missione impossibile… provare le sue vele nuove ispirate ai racer oceanici, l’impianto solare, il pilota facendo la regata senza pressioni ma solo come test dei materiali delle nuove vele su un pogo allungato… 

Non ci penso un attimo perché sono fermo in attesa di partire per la Francia e vedo una grande opportunità per allenarmi sul fratello maggiore del 650, derivato dai moderni Class 40 ma semplificato nella gestione per utilizzo in doppio o equipaggio denominato POGO 1250 “Magia” 

La regata della Accademia è “semplicemente” un percorso a triangolo di 630 miglia con partenza e arrivo da Livorno, passaggi obbligatori a Porto Cervo e Capri lasciando libera scelta nella interpretazione della rotta tra i gate, tre bastoni da 200miglia per stimolare il senso marino dei partecipanti interpretando la rotta in base alla meteorologia e alle potenzialità della propria imbarcazione, non dimenticando isole, traffico marittimo ma anche la gestione dei  i ritmi sonno veglia, turni al timone, manovre e cambi vele, alimentazione, igiene personale e non ultimo l’ usura dei materiali con le riparazioni da fare “On-Board”. 

Chiedo licenza e facciamo l’allenamento durante il trasferimento da Genova per Livorno in cui continuiamo a preparare la barca e controllare le attrezzature, le ultime 30 miglia al tramonto affianchiamo sotto spinnaker il Capricia con i ragazzi della Marina anche loro sotto spinnaker e duelliamo a suon di strambate che complici i colori del tramonto ed i colori inconfondibili dello Yawl amaranto delle vele e scafo a legno portano alla memoria imprese epiche della Famiglia Agnelli sugli oceani 

Arrivati allo YC Livorno, accoglienza impeccabile, controlli di rito nel contesto sanitario che non ha impedito al ristorante del Club di “allungarci” il rancio che abbiamo divorato in barca in autoisolamento con qualche scambio di battute con gli altri equipaggi sul percorso e gestione di bordo. Cosa molto bella essendo comunque concorrenti. Conosco Luciano, lo skipper del first 44 “Argo” la barca portacolori dello YC Italiano , Blues il GS40 di Antonio e rivedo Francesco del Class950…tutti grandi marinai schivi e concreti preceduti dai loro palmares che mi conoscono e questo mi fa molto piacere e carica a molla perché quando si naviga in solitario si è spesso lontani dai veri appassionati che si incontrano alle regate del Campionato Italiano Offshore di cui stranamente questa bella regata non fa parte ma spero possa diventarne una delle “classiche” a coefficiente . 

La partenza è stata data davanti alla Accademia Navale domenica 25 aprile alle 12 in onore ai 140 anni dell’Istituto di formazione assieme alle altre barche sulla linea di partenza incluse le Navi scuola della Marina Militare con i cadetti pronti per il loro battesimo offshore. 

Il mio pensiero scorre veloce a Les Sables d’Olonne dove a settembre partirà la MiniTransat e mi sono commosso, ironia della sorte si avvicina un fotografo che riconosco è James Taylor il fotografo dei marinai, dalle vele d’epoca ai mini650 passando per Simone Bianchetti, un marinaio di Cervia che è arrivato fino al Vendeè Globe… ma gli urli di Gianluca mi hanno riportato in barca, 3,2,1 GO srotoliamo il code zero e si parte al colpo di cannone sulla linea!

Sapevamo che gli equipaggi della Marina con barche lunghe dai 22 ai 28 metri,  ma anche i regatanti della X2 nelle ariette ci avrebbero “asfaltato” con le loro carene da mediterraneo, quindi dopo aver monitorato le evoluzioni meteo nelle ultime 48h scegliamo l’ opzione oceanica di passare sottocosta rasando lo scoglio di Vada , proseguire per le piatte del canale di Piombino fino a Punta Ala per prendere in anticipo il vento da SudEst ed avere un angolo da code 0 rispetto alla rotta diretta che passava per il lato ovest dell’Elba ( quindi facciamo più strada sapendo che poi tutti saranno di bolina con i fiocchi e noi in planata con il code zero quindi con maggiore tela a riva)…una opzione molto estrema che ci ha fatto perdere molte posizioni  ( inizialmente) ma anche costretto a tantissimi cambi di vele per avanzare nelle refole tra le barche alla fonda nelle rade in una domenica quasi estiva. 

Gianluca prepara un risotto alle zucchine degno di MasterChef che ci da una super energia per fare tutta la notte in piedi con il film dal titolo genova, code zero, code light, gennaker andata e ritorno su e giù per un albero di 18 metri a forza di braccia e timing perfetto essendo in due tra pozzetto, albero, cala vela… per avanzare a 0.8kn e raggiungere il vento forte sperato! 

La prima notte scorre inesorabile, la stanchezza arriva complice l’esaurirsi della adrenalina pompata dalla partenza che segna la fine dei lavori terrestri e l’inizio di un altro mestiere quello del marinaio dove si è consapevoli di non essere mai pronti per queste maratone del mare..un cambio di gioco che soprattutto la prima notte genera scompenso fisici che poi scompaiono diventando un tutt’uno con la barca, i suoi rumori, le sue esigenze. 

All’alba il vento entra deciso, si aprono le scotte, si spostano i pesi e via in planata passando da randa piena e code 0 a randa con due mani di terzaroli e trinchetta con onde che spazzavano le coperta degne di un oceano atlantico e li giù il piede “gas a martello” per arrivare primi in boa davanti al glorioso YC Porto Cervo portacolori del progetto One Ocean One Planet di salvaguardia degli oceani dalla plastica. 

Il passaggio a Porto Cervo ci permette di ritrovare Orsa Maggiore e Stella Polare che riusciamo a bruciare di 2 minuti al passaggio sfruttando la massima potenza di  “Magia” e il suo set vele anche da vento forte… per qualche giorno abbiamo gioito pensando di aver vinto il trofeo One Ocean per la prima barca che transita in tempo reale ma da questo anno è in compensato quindi “fregati” ma contenti che lo abbia vinto la Gloriosa “Stella Polare” con il suo numeroso equipaggio guidato dal Comandante Parrini . 

Doppiata la boa di Porto Cervo con una bolina dura si dirige verso Capri, con mare, buoi e vento forte e che la seconda notte abbia inizio!  

Noi siamo molto stanchi e decidiamo di fare dei turni lunghi di riposo potendo contare sul pieno di batterie con i pannelli solari Solbian e il pilota Nke….ma anche il riscaldamento cosi da poter asciugare le cerate e i vestiti che non abbiamo molti cambi ; Chi rimane di guardai si dedica al controllo della barca, della timoneria e rigging fondamentale con onde frangenti di 3 metri salvaguardare il mezzo; impossibile mangiare si salta e si sbatte ma soprattutto ogni onda spazza la coperta e supera la tuga in tessile facendo il bagno ogni volta e rendendo le labbra bagnate e salate ma da scuola mini650 barrette, frutta secca, carne secca, cioccolata…sappiamo che la regata è ancora lunga e dobbiamo contare sulla piena affidabilità della barca anche se sembravamo due minatori con le frontali e chiavi inglesi in giro nei gavoni mentre la barca filava a oltre 12 nodi perché piano piano il vento si allargava da bolina a bolina larga. 

Il vento gira e ci ritroviamo a nord di Ponza quindi “belli riposati” iniziamo il terzo giorno con una colazione da atleti sempre a cura di Gianluca oramai diventato stellato su campo: pancetta, bacon, formaggio, patate. Ancora nella piatta, ancora con vento variabile sotto i 2 nodi ma il set di Code ci salvano e in qualche maniera avanziamo a 0.5 nodi facendo bordi nella foschia con il mare rimasto incrociato dalla notte e con dei bordeggi precisi passiamo Palmarola, Ponza , Ventotene e Zanone cercando anche di  sfruttare il canale tra e isole per prendere le accelerazioni ma… a Ponza esageriamo e ci troviamo a 20 metri dagli scogli…ed anche qui cambio vele “express” con la vela chiamata “super Light” sfiorando gli scogli illuminati dalla luna piena e qualche  delfino preoccupato per noi! 

Giriamo la boa  a Capri, oramai il vento si è steso e issiamo gennaker ma davanti ad Ischia rimaniamo intrappolati in un groppo senza vento e con la pioggia..ne approfitta Argo che ci vede e tenta la fuga passandoci a 500metri filando sotto gennaker e noi piantati ; duro colpo per il morale ma questo ci carica e ricambiamo vele issando il code e poi via di gennaker…il vento sale piano piano e iniziamo a planare contenti per l’inizio delle 4 notte con un bel piatto caldo di cavoli, patate, uova confidando nel vento da sud della previsione meteo che arriva e ci spinge timidamente a suon di strambate da coppa america perché con poca aria e la nostra poppa si fanno bordi da 135° ma tutto cambia dopo le 23h in avvicinamento al Circeo dove la maga Circe ci aspettava e non per aiutarci… 

Il vento cala, gira di bolina e ci sono pescherecci ovunque ma avendo fatto l’anno prima le regate laziali sul 36.7 della Sezione Velica di Anzio tra cui la Riva per tutti e la 100miglia del Circeo sfruttiamo la conoscenza del territorio e ci spingiamo lungo le coste e promontori anticipando le manovre mediando tra rotazioni di vento, pescherecci ,giri di vento e fondali con dighe frangiflutto, zone di mitilicoltura le luci talmente vicine da scambiare i rossi e verdi dei semafori per i fari del porto di Nettuno! 

Stanchi, stanchi, stanchi… inizia il quinto giorno con previsione da bollettino di vento da sud sostenuto e allora decidiamo di issare lo spinnaker medio per non prendere rischi e familiarizzare con le onde e vento che non troviamo più da Porto Cervo e via in planata con il contamiglia che scorreva veloce  come quando si naviga in oceano ma qua si vede la costa laziale Anzio, Fiumicino, Civitavecchia fino all’argentario dove sempre per l’esperienza con il Cygnus durate la Riva per tutti ammainiamo in vista di nubi minacciose che bloccano il vento da sud e ci impongono nuovamente la bolina che ci permette di sfruttare i capi e le isole fino al Traverso di Talamone dove torna aria da sud bella decisa,  decidiamo di spingere forte con lo spi grande per arrivare fino a Piombino ma……planata dopo planata il vento diventa capriccioso e ci obbliga a continue strambate che complice la stanchezza e poco allenamento con vento forte vengono sempre peggio fino alla “catastrofica” caramella che mette KO la calza ( il sistema per chiudere lo spi ed aprirlo issandolo intubato cosi da non farlo gonfiare se non in testa)  ma per cercare di liberarlo lo “incaramelliamo” sullo strallo e nel frattempo il vento è salito e lo strallo uscilla brutalmente… 

Ci sono momenti nella vita come nello sport in cui bisogna fare e basta e questo è uno di quelli perché se il vento sale oltre i 30nodi i danni potrebbero essere peggiori quindi caschetto Salice allacchiato, coltello tra i denti e imbrago da roccia uno sguardo con il tuo compagno e si sale per la scalata vista Formiche di Grosseto per l’operazione commando di liberare l’ostaggio rapito dallo strallo! 

Non meno di 8 minuti per salire in testa, tagliare la calza, staccare lo spinnaker dalla drizza senza perderla e scendere abbracciato allo strallo portandosi giù lo spinnaker… non farlo finire in acqua perché serve per finire la regata!!!!!  

Evito i dettagli che neanche ricordo per la massima concentrazione in cui abbiamo operato ma sono contento che spesso durante le uscite veliche con il 36.7 della Sezione Velica a Spezia per formazione con gli equipaggi ci sforziamo di issare lo spi anche con la piatta e provare gestire situazioni come questa con scalare l’albero in sicurezza con caschetto ed imbrago per avere chiare le procedure “just in case”… 

In tempo zero ridiamo lo spinnaker piccolo da vento forte, nel frattempo il vento aumenta e ci infiliamo nel canale di Piombino strambando non per cercare riparo ma per trovare vento sostenuto che appena passato Cavo ci spara fuori con la scia bianca dritti dentro ad una battuta di pesca davanti a Piombino dove un paesaggio spettrale illumina Populonia, antica città etrusca e il golfo di Baratti il porto etrusco luogo di scambio di merci e del ferro. 

Dopo San Vincenzo il vento piano piano cala fino allo scoglio di Vada dove strambiamo per andare fuori ma oramai l’alba si avvicina e decidiamo di  dare lo spi senza calza con le ultime energie rimaste… 

Davanti a Castigioncello molla tutto, siamo tra le navi all’ancora e ancora qui l’esperienza acquisita quando mi allenavo a Cale de Medici/Rosignano con il progetto Class950 in accordo con Marina per promuovere la vela offshore, mi ha permesso di conoscere la zona e issando il code light avanziamo a 1 nodo verso l’arrivo. 

Boa finale davanti al circolo Antignano e Gianluca sfruttando l’esperienza da derivista porta la barca al termine di questa strepitosa regata mentre io do il mio contributo sdraiato distrutto a cercare la boa con il binoncolo…. in effetti con le braccia sfinite non riuscivo neppure a tenete il binocolo in mano 

L’ultima notte per noi è finita al Circeo perché da li in poi non abbiamo più riposato se non un paio di micro sonni da 5 minuti a testa…le ultime 10 miglia di piatta sono state sfibranti ma soprattutto difficili perché abbiamo dato tutto e complice la privazione di sonno diventava difficile rimanere in equilibrio, tenere gli occhi aperti, controllare la bussola e timonare 

Al nostro arrivo sapendo che il tempo è tiranno abbiamo fatto gasolio, abbiamo mangiato un piatto di spaghetti alla bottarga allo YC Livorno e siamo ripartiti per Genova porto antico base logistica di Magia, ormeggiata di poppa la Galeone quasi come a sottolineare che il tempo passa ma il mare è sempre dei marinai e delle loro leggi non scritte  rispetto reciproco siano essi Pirati, Ammiragli, Navigatori o semplici appassonati. 

Beh ogni regata insegna qualcosa in mare e a terra e la Ran630 non fa eccezione. 

In mare ho imparato grazie al “saggio” Gianluca che l’agonismo è importante ma lo è ancora di più affrontare ogni sfida dando il massimo, godere di ogni singolo secondo in mare rubato alla vita terrena ma anche lottare in battaglia rispettando gli avversari..

A terra durante il briefing il presidente dello YC Livorno Conti ci ha arricchito su aneddoti della storia dei duellanti di Conrad e del leggendario Ammiraglio Nelson che mi hanno dato maggiore consapevolezza sulle mie capacità di affrontare progetto ambiziosi come tornare in mare dopo tanto tempo grazie alla Ran630 per capire che sono un vero marinaio e dalle difficoltà bisogna creare opportunità di crescita per noi ma anche per il nostro equipaggio di barca, di vita, di sport trovando la rotta migliore per raggiungere l' obiettivo lavorando in Team!

Usque Ad Finem Et Ultra

CLIP ON BOARD RAN 630 MAGIA

Sezione ANSA: 
Saily - Altomare

Commenti

Gian Maria Brancoli (non verificato)

Bellissimo leggere un articolo sul computer ed avere la sensazione di essere a bordo !!!Ero alla partenza con la mia barca(un Grand Banks del 1973....)e quando vi ho visti prua a sud la sensazione è stata che la partenza della regata era studiata alla perfezione.e la conferma l'ho avuta dal mio amico Nanni del Mefistofile(che era a bordo) e che qualche miglia di regate in mare le ha fatte!Bravi bravi bravi! Gian Maria "Bigheri"Brancoli