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29/05/2014 - 15:09

La Volvo Ocean Race e il sogno italiano

Italia in oceano?
Ci pensiamo noi...

Alla presentazione romana della Volvo Ocean Race, Carlo Croce annuncia una santa alleanza tra Yacht Club Italiano, Yacht Club Costa Smeralda e Canottieri Aniene, per creare un team italiano al giro del mondo. Nel 2017. Analisi dettagliata di cosa manca davvero alla nostra vela, per non morire di annunci...

 
 
Il giro del mondo a vela in equipaggio, la Volvo Ocean Race, con il suo contorno di storia, contenuti tecnologici, avventura, marinai e minimo storico di iscritti, è quasi al via. Ancora una volta, senza una barca italiana. Ma se è per questo anche senza barche neozelandesi, francesi, tedesche, inglesi (!), spagnole, australiane, scandinave… Insomma, il gotha della vela sembra snobbare il secondo evento velico per importanza dopo la Coppa America. La novità del monotipo VO65, bello, robusto, hi-tech, veloce, marino e più abbordabile economicamente, potrebbe forse dare una spinta, e se l’edizione 2014-2015 che parte a ottobre avrà un buon riscontro, forse tra due anni ci potrebbe essere un ritorno di fiamma. Anche italiano.
 
Matinée italiana per Knut Frostad, appassionato CEO della Volvo Ocean Race, che promuove nei cinque continenti come un predicatore, che passa a Roma per presentare i valori e il dietro le quinte della Volvo Ocean Race, facendo scoprire importanti aziende italiane che sono a bordo delle barche del prossimo giro. Il cantiere Persico di Bergamo che ha costruito gli scafi; la Harken a trazione ingegneristica italiana che ha equipaggiato la coperta; Gottifredi e Maffioli che ha messo tutti i circuiti di cime a bordo; Cariboni che si è occupato del delicato settore dei sistemi idraulici.
 
Eccellenze italiane: quante volte ce lo ripetiamo e le riconosciamo. Per poi, chissà come, riperderci tra le nuvole delle nostre arretratezze. Qual è la vera Italia? Forse la vela può darci una risposta. Dovrebbe darcela. La vela potrebbe e dovrebbe essere un esempio virtuoso, un caso di vittoria possibile dell’eccellenza italiana. Ed ecco che proprio la Volvo Ocean Race, regata impresa sfida vita al suo estremo, diventa lo specchio di questa possibilità, il suo misuratore. Lo specchio dice sempre la verità.
 
Knut Frostad, tra gli austeri divani del Circolo Aniene, fa dei numeri: l’Italia quinto paese al mondo per seguito popolare all’ultima edizione della regata (che ha avuto 6 milioni di visitatori sul sito e 8 milioni sul canale Youtube). Il budget per un consorzio che partecipi alla regata è passato dai 24-30 milioni di euro del 2012 a 14 milioni di euro, barca (by Persico-Harken-Gottifredi Maffioli-Cariboni) compresa. Non è poco, ma è la metà di due anni fa. E con gli alloggiamenti per videocamere e microfoni già previsti dal disegno, nello stampo degli yacht che dovrebbero portare nelle case di tutto il mondo l’emozione del globo circumnavigato a vela.
 
Siamo come detto all’Aniene, il più potente circolo sportivo italiano, quello presieduto dal “Ministro per lo Sport”, il Presidente CONI Giovanni Malagò. Il quale saluta e scappa, perché deve incontrare Carlo Ancelotti al Foro Italico. Quando si dice troppi impegni. Ma c’è la Volvo Ocean Race, la seconda regata della vela planetaria, ospite dell’Italia, di Roma e dell’Aniene, cioè dello sport italiano. Non si può lasciarla andare così.
 
Anche perché sul palco c’è il Tresidente Carlo Croce (nell’ordine Yacht Club Italiano, Federazione Italiana Vela e International Sailing Federation), che di giro del mondo se ne intende avendo mancato la partecipazione nel 2011 nonostante un dream team con Giovanni Soldini e John Elkann. E in prima fila, ma chiamato sul palco dallo speaker, c’è Riccardo Bonadeo, Commodoro dello Yacht Club Costa Smeralda, uomo-ovunque di importanti sfide della vela italiana in Coppa America e al giro del mondo (Azzurra, Amer Sports). Bonadeo aveva già tentato di fare un team per la Volvo (magari chiamato Azzurra) con un big come Grant Dalton, ma anche il suo sogno s’era arenato. Stavolta viene ad annunciare che forse si, ci siamo, qualcosa si è mosso e alla Volvo Ocean Race del 2017 ci sono buone speranze di vedere un team italiano. Knut è felice, anche se di promesse italiane ne ha già viste passare un po’.
 
Ma non può finire così. Croce non lascia al suo acerrimo amico Bonadeo (“Ci odiamo cordialmente ma alla fine siamo sempre insieme”) l’onore del finale. Entra in scivolata e annuncia (dice proprio “annuncio”) che allora dai, massì, è proprio il caso vista la giornata e il luogo e l’argomento, di dire che i tre circoli mammasantissima si metteranno insieme per realizzare davvero questa benedetta barca italiana intorno al mondo. YCI, YCCS e Aniene. Fa niente che Malagò non sia presente (è a pranzo con Ancelotti che ha vinto la Champions), tanto lui non dirà mai di no. E così, con Bonadeo vagamente sorpreso, ecco la notizia del giorno confezionata magicamente dal super mediatico capo della vela mondiale.
 
Quello che risulta, che fa i titoli, è che Croce, Bonadeo e Malagò, insieme, Genova, Costa Smeralda e Roma, faranno in modo che alla regata intorno al mondo prossima ventura (non questo ottobre, troppo presto) su una barca sventolerà il tricolore. Non viene fuori altro, che pure s’è detto e sentito, sugli stessi divani. Che i velisti italiani sono bravi e a livello oceanico stanno pure crescendo, ma che è impensabile di fare una barca tutta di italiani al giro del mondo (Bonadeo). Che abbiamo qualche eccellenza, e l’età media si abbassa tra quanti si avvicinano all’oceano, ma non è abbastanza per una VOR (Croce). Che il 1° giugno aprirà il centro federale per i navigatori dei Mini 650 a La Spezia (Croce). Che per la partecipazione nel 2011 con Soldini per Italia70 erano stati raccolti 6 milioni di euro (Croce). Che una Volvo è impresa da marziani e insieme si può fare meglio (Bonadeo). Che in Italia non siamo sempre Guelfi e Ghibellini (Croce).
 
Quindi ricapitolando: tra cinque mesi parte una stupenda regata con profondi valori sportivi, umani e marini, che seguiremo (e vi racconteremo) ogni giorno con passione, ma senza una barca italiana. Croce e Bonadeo, in rappresentanza dei due circoli velici più importanti d’Italia, cooptando in casa sua il contumace Malagò, annunciano che ci penseranno loro a far tornare l’Italia sugli oceani, nonostante la crisi e lo scarso materiale umano. C’è di che stare tranquilli?
 
A guardarla bene, la lista degli iscritti alla Volvo 2014-2015, non pare proprio di marziani. Aspettando il sesto iscritto, c’è un equipaggio multinazionale tutto femminile di bravissime e fortissime atlete olimpiche e navigatrici; un team turco-americano di ragazzotti dichiaratamente alla prima esperienza oceanica; una barca cinese con truppa cinese e un paio di generali francesi giramondo; un team di Abu Dhabi a guida del serio britannico Iain Walker e infine un team olandese guidato dal veterano Bouwe Bekking. E con i giovani americani-turchi di Alvimedica ci sarà molto probabilmente l’unico italiano al via, il triestino Alberto Bolzan. Timoniere di vaglia, esperienza di grande altomare con maxi come Esimit Europa 2, ma non certo il prototipo di marziano degli oceani. Né con un passato olimpico.
 
L’impressione è che la vela italiana sarebbe benissimo in grado anche subito di esprimere un bel team per la Volvo. Ci sono altri blocchi, altre paure. Manca la capacità di attrarre le risorse e le passioni. Mancano le professionalità intermedie, organizzative e mediatiche, perché da decenni non hanno una scuola, una formazione, occasioni di crescita e ricambio generazionale. Manca, come ci ha detto Knut nell’intervista esclusiva di qualche mese fa, la figura più importante: un manager, uomo di marketing della vela. Manager e marketing è proprio ciò che alla nostra vela manca di più. Quanti nostri velisti potrebbero passare dietro la scrivania ma non lo fanno mai. Anche perché le scrivanie sono sempre occupate da chi se le tiene strette.

E così, quatti quatti, ci illudiamo con l’ennesimo annuncio dei soliti noti, presidenti di tutto. Ricordate la domanda iniziale: qual è la vera Italia. Cosa dice lo specchio della vela?

www.volvooceanrace.com
 
 

Commenti

Nando (non verificato)

Commento come sempre impeccabile ....e parole quanto mai sagge caro Fabio Che purtroppo rischiano -aimè- di non fare nemmeno piu notizia.