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09/07/2013 - 02:39

Chi sono e da dove vengono i 5 membri di Giuria dell'America’s Cup

Il futuro è
nelle loro mani

Ecco chi sono e da dove vengono i 5 membri della Giuria Internazionale dell’America’s Cup, riuniti per decidere sulle proteste di ETNZ e Luna Rossa (accorpate, buon segno). Tutti potentissime vecchie conoscenze. Sentenza forse mercoledì. I possibili scenari
 

Quattro uomini e una donna, tutti Giudici Internazionali ISAF, perché l’ISAF (International Sailing Federation, la federvela mondiale, presidente Carlo Croce) li ha nominati componenti della Giuria della XXXIV America’s Cup. Sono vecchie conoscenze: super Giudici, Ufficiali di regata potentissimi, alcuni da vent’anni membri di Giuria alle Olimpiadi e alla stessa Coppa America. Sempre loro, con pochissimi ricambi. Bravissimi? Scienziati, forse. Ma un po’ di ricambio non guasterebbe, anche vista l’estrema litigiosità dell’ambientino di Coppa.

Singolare considerare che i 5 super Giudici che sono chiamati a esprimersi sulle proteste di Emirates Team New Zealand e di Luna Rossa, e dai quali perciò dipende una fetta notevole del futuro della Coppa e quindi della vela, siano stati nominati da un ente mondiale presieduto da quel Carlo Croce che 6 anni fa, da presidente (lo è tutt’ora) dello Yacht Club Italiano guidava il club della sfida di Luna Rossa del patron Patrizio Bertelli, oggi uno dei pomi della discordia nella querelle di San Francisco. Come dire che i conflitti di interesse, anche se non te li vai a cercare, prima o poi ti trovano comunque.

Il presidente della Giuria Internazionale (IJ) è l’avvocato australiano ustraliano David Tillet, presidente del Committe sulle Regole di Regata ISAF per 12 anni dal 2000 al 2012 (!) e oggi membro del Council dell’ISAF (il parlamentino della federvela mondiale). E’ stato Umpire in Coppa America nelle edizioni 28 (San Diego 1998) e 29 (Auckland 2000), quindi Giudice nella 31 (Auckland 2003), 32 (Valencia 2007) e 33 (Valencia 2010). Componente della Giuria Internazionale alle ultime 5 Olimpiadi, e suo presidente ad Atene 2004, Pechino (Qingdao) 2008 (i Giochi del famoso “caso Sibello”) e Londra (Weymouth) 2012.

Prima dell’udienza Tillet ha detto che cercheranno di arrivare a una sentenza per mercoledì. E poi ha annunciato che le parti: ETNZ, Luna Rossa e Iain Murray, saranno ascoltate dalla IJ fino a che non avranno chiarito del tutto le rispettive posizioni.

Sia Emirates Team New Zealand che Luna Rossa ritengono che il Regatta Director Iain Murray sia andato oltre la propria autorità nel definire le 37 Safety Rules due delle quali cambiano effettivamente le regole della classe AC72.

Il Regatta Director risponde che i cambiamenti sono necessari per disputare una regata sicura e sono in linea con le regole dell’evento.
 
Bisogna chiarire che l’IJ di Coppa, oltre al ruolo tipico delle Giurie di ogni regata, svolge anche un ruolo di Tribunale Arbitrale, sotto le leggi federali USA. I documenti base sui quali si muove la giurisdizione della IJ, sono il Deed of Gift (l’atto di donazione del 1872), il Protocollo, il Regolamento di Regata e le regole di questa edizione della Coppa America.
 
Chi sono gli altri Giudici con Tillet?
 
C’è l’inglese John Doerr, laureato in Ingegneria Meccanica, campione mondiale di Dinghy nel 1978 e sconfitto alle selezioni olimpiche col Finn nel 1980 e nel 1984. E’ Giudice Internazionale dal 1987 e Umpire dal 1990. E’ membro del Racing Rules and Race Officials Committee dell’ISAF. Umpire in Coppa a Auckland nel 2000, poi membro di Giuria nella 33 (quella del trimarano contro il catamarano). Sempre presente nella IJ agli ultimi 5 Giochi Olimpici. Ebbe una parte importante nel caso Sibello.
 
L’unica donna è l’olandese Josje Hofland laureata in lingue e letteratura inglese. Giudice Internazionale dal 1992 e Umpire dal 1992 and 2000. Membro di molti comitati ISAF. Membro di Giuria in Coppa nel 2000 e nel 2010 Anche lei nella Giuria Internazionale delle ultime 4 Olimpiadi.
 
C’è anche un neozelandese, Graham McKenzie, e la cosa fa scalpore considerando che ETNZ è uno dei protestanti. Avvocato commercialista, membro del CDA di aziende quotate, velista di barche a chiglia, membro del Constitution Committee ISAF, componente nel Panel misto di Giudici e Arbitri della 32 Coppa e della Giuria nella 33.
 
Altro inglese (è imbarazzante il potere anglosassone nelle stanze dei bottoni dell’ISAF), anche se vive in Malaysia, è Bryan Willis, nome da attore ed ex Magistrato criminale. Umpire e Giudice internazionale dal lontano 1976, membro del Racing Rules Committee ISAF per 20 anni. Membro di tutte le Giurie della Coppa America dal 1998 a oggi. Giurato alle Olimpiadi di Barcellona 1992, Atlanta (Savannah) 1996 e Sydney 2000. E di tre edizioni della Volvo Ocean Race.
 
Inamovibili, onnipresenti, decisivi, potenti. La legge in fatto velico, insomma, sono loro. Sono anche l’indipendenza da ogni potere o pressione, grande o piccola? Lo vedremo, anche dal modo di condurre l’udienza.
 
Perché il futuro dipende da loro? Perché in ogni caso la loro sentenza, inappellabile, avrà conseguenze potenzialmente forti sull’evento di San Francisco. Se dessero ragione agli sfidanti accogliendone le proteste, e chiedendo a Iain Murray di eliminare le 2 regole di stazza, quest’ultimo potrebbe (ha già espressamente detto di essere pronto a farlo) tornare con le regole di sicurezza “azzoppate” alla Coast Guard, e questa potrebbe togliere il permesso a regatare, bloccando l’evento.
 
Se rigettassero le proteste di kiwi e italiani, invece, Murray sarebbe contento ma cosa farebbero gli sconfitti? Grant Dalton (che ha già fatto capire quanta voglia abbia di regalare e vincere più in fretta possibile la Louis Vuitton Cup e di sfidare e battere i detentori di Oracle, per riportare la Coppa in Nuova Zelanda) deve considerare con attenzione le esigenze dei tanti sponsor importanti che lo sostengono e addirittura il fatto di aver ricevuto 36 milioni di dollari in tasse pagate dai cittadini neozelandesi. Insistere sulle proteste che spesso restano di difficile comprensione, potrebbe alienargli le simpatie di pubblico e governo. Patrizio Bertelli, dal canto suo, che ha fatto questa Coppa nel ruolo predestinato di sparring partner di Team New Zealand, potrebbe cogliere l’occasione di svincolarsi, e correre da solo finalmente libero. Non ha legami, non deve rispondere a nessuno, il tifo in Italia è assai freddo su questa Coppa che si capisce poco. E la prospettiva di due mesi di Louis Vuitton Cup (con Bernard Arnault, capo di Vuitton, sempre più concorrente dopo l’acquisto di Loro Piana) tra rischi, polemiche e sconfitte, lo lascia decisamente freddo. La tentazione del ritiro, che lascerebbe gli americani col cerino in mano, è forte. Come la strada del ricorso alla Corte Suprema, che congelerebbe l’evento per chissà quante settimane. A meno che, i progettisti del team italiano facciano intendere a Bertelli che le nuove derive, tanto attese, funzionano a meraviglia e possono dare alla barca italiana una marcia in più che la rende competitiva con gli altri team.
 
In piedi, entra la corte.

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