Storia | Regata > Vela Oceanica
22/04/2015 - 21:06
L'idea pazzesca di un australiano: e se funzionasse?
L'idea pazzesca di un australiano: e se funzionasse?
Golden Globe, come 50 anni fa
2018, torna il Golden Globe Challenge: nel 1968 fu il primo giro del mondo in solitario. Con barche e attrezzature rigorosamente d'epoca GUARDA 2 VIDEO
di Fabio Colivicchi
Il mitico Golden Globe Challenge, la prima corsa a vela in solitario intorno al mondo, quella di Sir Robin Knox Johnston, che la vinse e adesso è animatore del remake, quella di chi non arrivò, come Bernard Moitessier, che fece il giro una volta e mezzo e riflettendoci bene si fermò a Tahiti, o come Dobald Crowhurst, l'inglese che tentò di "barare" restando a girare in Atlantico finendo per impazzire... Altri, tempi, altre barche, altri marinai. Oggi il mondo a vela si gira sui foil (la regata erede del Golden Globe, il Vendeé Challenge, nel 2016 vedrà protagoniste barche che si solleveranno dall'acqua nelle condizioni giuste) e i super multiscafi fanno a gar a scendere sotto ai due mesi per circumnavigare il pianeta. Ma l'epoca d'oro, l'epoca Golden, è rimasta nei cuori di chi l'ha vissuta, e adesso si accorge di avere ancora valori da tramandare, cose da dire, dunque è pronta a tornare.
A riportare in vita l'idea è un navigatore solitario e avventuriero australiano, Don McIntyre, deciso a lanciare il Golden Globe 2018 in occasione del 50° anniversario dell'edizione originale, con in tedsta un evento romantico ed emozionante. McIntytre va infatti controcorrente e nell'era del progresso, della corsa tecnologica e del design sempre più sofisticato, vara quella che lui chiama una gara "totalmente retro", perchè sarà limitata solo alle barche più lente, più piccole, di disegni tradizionale e che utilizzino solo la tecnologia del 1960.
Come l'originale, il Golden Globe 2018 parrirà da Falmouth. Ci sarà un premio di 75.000 Sterline (circa 100mila euro) per il primo yacht a concludere prima del 22 aprile 2019. La regata è aperta a uno spettro molto stretto di yacht: barche di serie, in vetroresina, tra 32 e 36 piedi, progettate prima del 1988, con dislocamento minimo di 6.200 kg, chiglia lunga alla quale sia incorporato il timone. Ammesse anche costruzioni recenti, ma che rispettino totalmente questi standard e i disegni originali. In altre parole, il romantico Golden Globe 2018 sarà riservato a barche che secondo i canoni moderni, sono piccole, lente, pesanti e poco invelate, oppure, secondo la definizione di McIntyre, "sane navi d'altomare".
McIntyre ha corso il BOC Challenge nel 1990 e ha dato vita a molte imprese antartiche, quindi è stato consulente dei due giri del mondo di giovanissimi australiani Jessie Martin e Jessica Watson. E naturalmente Don è anche il primo iscritto alla romantica circumnavigazione: sarà al via con un Tradewind 35 (foto e video), progetto del designer e costruttore britannico John Rock. Altre barche che - a occhio - rientrano nella categoria ammissibile per la "nuova" regata sono il Rustler 36, il Rival 32 o 34, il Vancouver 34 e persino il Freedom 35, armato a ketch con due rande wishbone.
VIDEO TRADEWIND 35: LENTI ALLA META
Indubitabile che si tratti di un giro del mondo a budget ridotto (Don assicura che si può fare con meno di 100mila euro, il valore del premio per il vincitore), e anche di una regata-impresa in grado di interessare diverse tipologie di velisti e navigatori, un evento multi-dimensionale.
Tra gli obiettivi del Golden Globe c'è quello di ritrovare una dimensione che oggi si p smarrita: l'incertezza. Le barche non avranno GPS. Si navigherà col sestante e si comunicherà, quando possibile, con gracchianti VHF. Con tutto il fascino e la pazienza indotti dall'incertezza. Le regole escludono anche l'elettronica moderna di bordo: niente strumenti del vento, niente iPad o computer portatili, niente foto o videocamere digitali: si tornerà alle cassette, al video Super 8. Encomiabile intenzione, il tuffo nel passato a piedi uniti e senza respirare: madi alcune cose (tipo il Super 8) resta da verificare l'effettiva disponibilità. E certo la comunicazione dell'evento potrà risentirne: una piccola concessione si potrebbe studiare?
Il tracking tramite un GPS apposto dagli organizzatori, sarà in funzione per motivi di sicurezza e per consentire al pubblico di seguire la regata e le posizioni dei concorrenti (che invece non potranno vederle). A bordo gli skipper avranno anche un telefono satellitare di sicurezza dal quale dovranno chiamare l'organizzazione (e solo quella, vietato chiamare casa) una volta a settimana.
Ammese, a fini di sicurezza, le moderne dotazioni e attrezzature di emergenza, compreso un segnalatore GPS, che saranno messi in una scatola sigillata. Qualora utilizzate, consentiranno allo skipper di continuare la regata solo fuori classifica in una speciale "Chichester Division" (dal nome di Sir Francis Chichester, che si fermò a Sydney la prima circumnavigazione in solitario a sud di cinque Grandi Capes nel 1967).
Non sarà un giro veloce: nel 1968 Robin Knox-Johnston impiegò 312 giorni (quasi un anno) per completare il giro con il suo ketch di 32 piedi Suhaili (foto). Forse le barche del range ammesso all'edizione replica del 2018 potranno impiegare un po' meno, ma secondo gli organizzatori ci vorranno almeno 280-290 giorni, a una media di 5 nodi. Il record del giro del mondo con il trimarano IDEC di Francis Joyon è di 57 giorni, alla media di 21,6 nodi! Il ritorno al passato è servito!
"E' una sfida personale, dura - dice McIntyre - Una esperienza intensa, molto solitaria, senza blog o Twitter. E non c'è bisogno di essere un guru della vela, nè di avere budget milionari. Basta il sogno".
Dopo Don McIntyre il secondo iscritto sarebbe l'inglese di Liverpool Chris Jack, un altro avventuriero. Ma ci sarebbe qualche interesse anche da navigatori più "normali" del circuito oceanico. Insomma, la sfida è lanciata, l'idea è affascinante. Qualcuno si fa avanti dall'Italia?
IL VIDEO CON L'ARRIVO VITTORIOSO DEL SUHAILI NEL 1968 (con la partecipazione straordinaria di Sir Francis Chichester come commentatore, e con l'incredibile storia del taglio "sbagliato" della linea d'arrivo, ripetuto)
di Fabio Colivicchi
Il mitico Golden Globe Challenge, la prima corsa a vela in solitario intorno al mondo, quella di Sir Robin Knox Johnston, che la vinse e adesso è animatore del remake, quella di chi non arrivò, come Bernard Moitessier, che fece il giro una volta e mezzo e riflettendoci bene si fermò a Tahiti, o come Dobald Crowhurst, l'inglese che tentò di "barare" restando a girare in Atlantico finendo per impazzire... Altri, tempi, altre barche, altri marinai. Oggi il mondo a vela si gira sui foil (la regata erede del Golden Globe, il Vendeé Challenge, nel 2016 vedrà protagoniste barche che si solleveranno dall'acqua nelle condizioni giuste) e i super multiscafi fanno a gar a scendere sotto ai due mesi per circumnavigare il pianeta. Ma l'epoca d'oro, l'epoca Golden, è rimasta nei cuori di chi l'ha vissuta, e adesso si accorge di avere ancora valori da tramandare, cose da dire, dunque è pronta a tornare.
A riportare in vita l'idea è un navigatore solitario e avventuriero australiano, Don McIntyre, deciso a lanciare il Golden Globe 2018 in occasione del 50° anniversario dell'edizione originale, con in tedsta un evento romantico ed emozionante. McIntytre va infatti controcorrente e nell'era del progresso, della corsa tecnologica e del design sempre più sofisticato, vara quella che lui chiama una gara "totalmente retro", perchè sarà limitata solo alle barche più lente, più piccole, di disegni tradizionale e che utilizzino solo la tecnologia del 1960.
Come l'originale, il Golden Globe 2018 parrirà da Falmouth. Ci sarà un premio di 75.000 Sterline (circa 100mila euro) per il primo yacht a concludere prima del 22 aprile 2019. La regata è aperta a uno spettro molto stretto di yacht: barche di serie, in vetroresina, tra 32 e 36 piedi, progettate prima del 1988, con dislocamento minimo di 6.200 kg, chiglia lunga alla quale sia incorporato il timone. Ammesse anche costruzioni recenti, ma che rispettino totalmente questi standard e i disegni originali. In altre parole, il romantico Golden Globe 2018 sarà riservato a barche che secondo i canoni moderni, sono piccole, lente, pesanti e poco invelate, oppure, secondo la definizione di McIntyre, "sane navi d'altomare".
McIntyre ha corso il BOC Challenge nel 1990 e ha dato vita a molte imprese antartiche, quindi è stato consulente dei due giri del mondo di giovanissimi australiani Jessie Martin e Jessica Watson. E naturalmente Don è anche il primo iscritto alla romantica circumnavigazione: sarà al via con un Tradewind 35 (foto e video), progetto del designer e costruttore britannico John Rock. Altre barche che - a occhio - rientrano nella categoria ammissibile per la "nuova" regata sono il Rustler 36, il Rival 32 o 34, il Vancouver 34 e persino il Freedom 35, armato a ketch con due rande wishbone.
VIDEO TRADEWIND 35: LENTI ALLA META
Indubitabile che si tratti di un giro del mondo a budget ridotto (Don assicura che si può fare con meno di 100mila euro, il valore del premio per il vincitore), e anche di una regata-impresa in grado di interessare diverse tipologie di velisti e navigatori, un evento multi-dimensionale.
Tra gli obiettivi del Golden Globe c'è quello di ritrovare una dimensione che oggi si p smarrita: l'incertezza. Le barche non avranno GPS. Si navigherà col sestante e si comunicherà, quando possibile, con gracchianti VHF. Con tutto il fascino e la pazienza indotti dall'incertezza. Le regole escludono anche l'elettronica moderna di bordo: niente strumenti del vento, niente iPad o computer portatili, niente foto o videocamere digitali: si tornerà alle cassette, al video Super 8. Encomiabile intenzione, il tuffo nel passato a piedi uniti e senza respirare: madi alcune cose (tipo il Super 8) resta da verificare l'effettiva disponibilità. E certo la comunicazione dell'evento potrà risentirne: una piccola concessione si potrebbe studiare?
Il tracking tramite un GPS apposto dagli organizzatori, sarà in funzione per motivi di sicurezza e per consentire al pubblico di seguire la regata e le posizioni dei concorrenti (che invece non potranno vederle). A bordo gli skipper avranno anche un telefono satellitare di sicurezza dal quale dovranno chiamare l'organizzazione (e solo quella, vietato chiamare casa) una volta a settimana.
Ammese, a fini di sicurezza, le moderne dotazioni e attrezzature di emergenza, compreso un segnalatore GPS, che saranno messi in una scatola sigillata. Qualora utilizzate, consentiranno allo skipper di continuare la regata solo fuori classifica in una speciale "Chichester Division" (dal nome di Sir Francis Chichester, che si fermò a Sydney la prima circumnavigazione in solitario a sud di cinque Grandi Capes nel 1967).
Non sarà un giro veloce: nel 1968 Robin Knox-Johnston impiegò 312 giorni (quasi un anno) per completare il giro con il suo ketch di 32 piedi Suhaili (foto). Forse le barche del range ammesso all'edizione replica del 2018 potranno impiegare un po' meno, ma secondo gli organizzatori ci vorranno almeno 280-290 giorni, a una media di 5 nodi. Il record del giro del mondo con il trimarano IDEC di Francis Joyon è di 57 giorni, alla media di 21,6 nodi! Il ritorno al passato è servito!
"E' una sfida personale, dura - dice McIntyre - Una esperienza intensa, molto solitaria, senza blog o Twitter. E non c'è bisogno di essere un guru della vela, nè di avere budget milionari. Basta il sogno".
Dopo Don McIntyre il secondo iscritto sarebbe l'inglese di Liverpool Chris Jack, un altro avventuriero. Ma ci sarebbe qualche interesse anche da navigatori più "normali" del circuito oceanico. Insomma, la sfida è lanciata, l'idea è affascinante. Qualcuno si fa avanti dall'Italia?
IL VIDEO CON L'ARRIVO VITTORIOSO DEL SUHAILI NEL 1968 (con la partecipazione straordinaria di Sir Francis Chichester come commentatore, e con l'incredibile storia del taglio "sbagliato" della linea d'arrivo, ripetuto)
Fabrizio Boidi (non verificato)
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otgijuvodomh (non verificato)