Storia | Regata > Coppa America
22/06/2011 - 19:59
De Leo, sfida globale alla Coppa
Nomi italiani (Francesco De Leo e Luca Devoti), club spagnolo, team multinazionale. America's Cup globale
Adesso come la metteranno quelli che “La Coppa America sarà per pochi”, o che “tre massimo quattro sfidanti”, oppure “a chi interessa la nuova coppa america con i catamarani”? Dovevano essere pochi pochi e sono nove gli sfidanti (certo: soggetti ancora a probabile cura dimagrante prima di arrivare sotto al Golden Gate, ma intanto sono nove). Dovevano essere sfide “improbabili”, strambe, povere, nate con problemi. E invece quelle che hanno resistito, pur con qualche eccezione, sono solide e corazzate, e in qualche caso fanno pure paura al super-defender Oracle. Perché a neozelandesi, francesi (due sfide) e cinesi, i mezzi e gli uomini non difettano, anzi.
E poi sta nascendo una Coppa America davvero del millennio della globalizzazione, dell’era dell’informazione. E’ (nuovamente) una Coppa America che con la “scusa” della vela mette a confronto continenti, nazioni guida, culture, uomini e tecnologie. USA contro Cina: non è il mondo stesso che propone questo confronto in ogni sua declinazione, con obiettivo la leadership planetaria? Oggi questo testa a testa passa (anche) per la conquista di un trofeo con le barche a vela più mostruose e avanzate tecnologicamente concepibili da progettisti e costruttori. Vi pare poco?
E vogliamo parlare dell’ultima sfida ufficializzata? Ricorderete che anche nell’ultimo annuncio di America’s Cup e dalla conferenza stampa del 15 giugno a San Francisco (mentre Russell Coutts scuffiava in mondovisione nella baia), erano stati annunciati 8 sfidanti, e pre-annunciata per fine giugno l’ufficializzazione del nono. Bè, è arrivato. E come spesso accade, nel bailamme mediatico di questi tempi in cui si finsce per fare una mega insalata di tutte le notizie tra copia-incolla, facebook e passaparola, è stata fatta confusione. C’è chi ha detto (o scritto) che si tratta di una sfida italiana, c’è chi inseguendo lo scoop ha pubblicato un invito del Real Club Nautico di Valencia (il circolo che presenterà questa famosa nona sfida), il quale a tutt’oggi sul proprio sito web non ne da notizia. Proviamo a fare un poco di chiarezza, in attesa della presentazione che dovrebbe esserci giovedì 23 alle 17 a Valencia.
Il consorzio si chiamerà Green Comm Racing, e il suo capo è un manager italiano di grido della cosiddetta Information Technology, Francesco De Leo. Per lui una sfida alla Coppa America non è una novità: l’aveva già presentata nel 2008 con il Circolo Velico Gargnano, era insomma uno degli sfidanti di Alinghi alla 33ma America’s Cup, quella poi finita (dopo i tribunali) a Cat contro Tri e vinta da BMW Oracle. Ora De Leo (bocconiano con dottorato di ricerca in California, ex consigliere di amministrazione IFIL con delega al progetto di privatizzazione di Telecom Italia, società di cui è stato poi Responsabile per le Strategie e lo Sviluppo Internazionale, docente alla LUISS ed ex giovane leader al Forum di Davos nel 1998, passaggi anche a Wind, Capgemini, Simtone, Media Tenor, un pallino per le supertecnologie e i media) ci riprova. Ma niente club gardesano. Chissà perché. Del resto anche il secondo uomo-cardine del consorzio è italiano, e che italiano: Luca Devoti, medaglia d’argento nel Finn a Sydney, attuale tecnico federale della stessa classe, già leader di +39 Chellenge e a sua volta nel giro della prima sfida di Green Comm. Perché due italianissimi capi di una sfida di Coppa America si fanno rappresentare dal guidone del Real Club Nautico di Valencia, è una questione che al momento non ha risposta sicura, ma che dimostra una cosa: la Coppa America del mondo globale ha sfide globali. I cinesi guidati da un CEO francese e da uno skipper australiano; gli svedesi comandati dal californiano Cayard; gli italiani di Venezia Challenge affidati a un timoniere australiano, e così via. E insomma, la sfida di Green Comm e dell’accoppiata D&D, De Leo-Devoti, non batterà bandiera gardesana ma in fondo al cuore l’acqua dolce del grande lago continuerà ad averla.
Adesso come la metteranno quelli che “La Coppa America sarà per pochi”, o che “tre massimo quattro sfidanti”, oppure “a chi interessa la nuova coppa america con i catamarani”? Dovevano essere pochi pochi e sono nove gli sfidanti (certo: soggetti ancora a probabile cura dimagrante prima di arrivare sotto al Golden Gate, ma intanto sono nove). Dovevano essere sfide “improbabili”, strambe, povere, nate con problemi. E invece quelle che hanno resistito, pur con qualche eccezione, sono solide e corazzate, e in qualche caso fanno pure paura al super-defender Oracle. Perché a neozelandesi, francesi (due sfide) e cinesi, i mezzi e gli uomini non difettano, anzi.
E poi sta nascendo una Coppa America davvero del millennio della globalizzazione, dell’era dell’informazione. E’ (nuovamente) una Coppa America che con la “scusa” della vela mette a confronto continenti, nazioni guida, culture, uomini e tecnologie. USA contro Cina: non è il mondo stesso che propone questo confronto in ogni sua declinazione, con obiettivo la leadership planetaria? Oggi questo testa a testa passa (anche) per la conquista di un trofeo con le barche a vela più mostruose e avanzate tecnologicamente concepibili da progettisti e costruttori. Vi pare poco?
E vogliamo parlare dell’ultima sfida ufficializzata? Ricorderete che anche nell’ultimo annuncio di America’s Cup e dalla conferenza stampa del 15 giugno a San Francisco (mentre Russell Coutts scuffiava in mondovisione nella baia), erano stati annunciati 8 sfidanti, e pre-annunciata per fine giugno l’ufficializzazione del nono. Bè, è arrivato. E come spesso accade, nel bailamme mediatico di questi tempi in cui si finsce per fare una mega insalata di tutte le notizie tra copia-incolla, facebook e passaparola, è stata fatta confusione. C’è chi ha detto (o scritto) che si tratta di una sfida italiana, c’è chi inseguendo lo scoop ha pubblicato un invito del Real Club Nautico di Valencia (il circolo che presenterà questa famosa nona sfida), il quale a tutt’oggi sul proprio sito web non ne da notizia. Proviamo a fare un poco di chiarezza, in attesa della presentazione che dovrebbe esserci giovedì 23 alle 17 a Valencia.
Il consorzio si chiamerà Green Comm Racing, e il suo capo è un manager italiano di grido della cosiddetta Information Technology, Francesco De Leo. Per lui una sfida alla Coppa America non è una novità: l’aveva già presentata nel 2008 con il Circolo Velico Gargnano, era insomma uno degli sfidanti di Alinghi alla 33ma America’s Cup, quella poi finita (dopo i tribunali) a Cat contro Tri e vinta da BMW Oracle. Ora De Leo (bocconiano con dottorato di ricerca in California, ex consigliere di amministrazione IFIL con delega al progetto di privatizzazione di Telecom Italia, società di cui è stato poi Responsabile per le Strategie e lo Sviluppo Internazionale, docente alla LUISS ed ex giovane leader al Forum di Davos nel 1998, passaggi anche a Wind, Capgemini, Simtone, Media Tenor, un pallino per le supertecnologie e i media) ci riprova. Ma niente club gardesano. Chissà perché. Del resto anche il secondo uomo-cardine del consorzio è italiano, e che italiano: Luca Devoti, medaglia d’argento nel Finn a Sydney, attuale tecnico federale della stessa classe, già leader di +39 Chellenge e a sua volta nel giro della prima sfida di Green Comm. Perché due italianissimi capi di una sfida di Coppa America si fanno rappresentare dal guidone del Real Club Nautico di Valencia, è una questione che al momento non ha risposta sicura, ma che dimostra una cosa: la Coppa America del mondo globale ha sfide globali. I cinesi guidati da un CEO francese e da uno skipper australiano; gli svedesi comandati dal californiano Cayard; gli italiani di Venezia Challenge affidati a un timoniere australiano, e così via. E insomma, la sfida di Green Comm e dell’accoppiata D&D, De Leo-Devoti, non batterà bandiera gardesana ma in fondo al cuore l’acqua dolce del grande lago continuerà ad averla.
betta (non verificato)