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27/02/2014 - 21:07

San Francisco-Hawaii da solo. Tecnologia dagli sviluppi imprevedibili

C’è un Drone a vela
Intorno al mondo

 
Richard Jenkins e Dylan Owens sono i due giovani ingegneri californiani che hanno realizzato il primo Robot velico. Storia di Honey Badger, un mini-trimarano senza nessuno a bordo. Partito da San Francisco, è arrivato alle Hawaii. E non vuole fermarsi più. Ecco dove può arrivare… - FOTO E VIDEO!
 
 
Si chiama Honey Badger, letteralmente il Tasso del Miele, un mammifero delle foreste, ed è il primo robot a vela. Il Saildrone, un “veicolo di superficie autonomo spinto dal vento”, lungo 19 piedi (circa 5 metri e mezzo), è partito da San Fracisco lo scorso ottobre, con un semplice comando: “Sail to Hawaii”. E lui lo ha fatto: ha navigato da solo attraverso l’oceano pacifico, per 2.248 miglia.
 
La stessa rotta della Pacific Cup, che ha un record in equipaggio di circa 5 giorni, e in solitario di meno di 9. Il piccolo tasso robotizzato a vela, ha impiegato 34 giorni, ma ha comunque stabilito il record quale prima imbarcazione “senza mani” a compiere la traversata. Non velocissimo, forse, ma il vantaggio in questo caso è che non c’era nessuno a bordo con cui lamentarsi.
 
La prima traversata oceanica di un drone a vela ha previsto anche una immancabile tempesta piuttosto dura da superare, seguita da due settimane di Doldrums, le calme equatoriali. Nella burrasca, il Saildrone ha registrato velocità di punta di 16 nodi, che lasciano immaginare planate pazzesche per scendere da onde notevoli, in grado di spezzarlo in due in pochi secondi se si fosse trovato nella posizione sbagliata. Esame superato.
 
Come è fatto il drone? Imita uno streamliner, ha uno scafo centrale molto stretto, e due stabilizzatori laterali. La sua vela è un ala in fibra di carbonio alta 20 piedi, alla quale è applicata una coda, proprio come un aeroplano. Sopra la linea di galleggiamento la barca è verniciata in un arancione sgargiante di sicurezza con scritte in maiuscolo le parole RESEARCH OCEAN IN PROGRESS. Lo scafo è invece di colore nero e a poppa c’è il nome scelto: Honey Badger.
 
Non servono cime, winch, strozzatori, e nemmeno marinai. Un meccanismo così semplice che potrebbe essere anche considerato come una fonte di energia. Come un mulino a vento: converte una risorsa naturale onnipresente in energia utilizzabile.
 
Più di una barca a vela, e più di un robot, ma anche entrambe le cose, Il Saildrone ha affrontato la traversata del Pacifico come test di un nuovo tipo di vela, in grado di orientarsi autonomamente rispetto al vento, come una specie di banderuola. Una semplice regolazione del tab (una linguetta) sul retro della coda del Tasso), gestita dal pilota automatico, è in grado di consentire a Honey Badger di mantenere la rotta prestabilita, e di dare alla vela rigida (proprio una wingsail come in Coppa America) il giusto angolo per ottimizzare la spinta del vento.
 
La tecnologia del Saildrone si è dimostrata talmente efficiente da far pensare che possa essere potenzialmente utilizzata anche da imbarcazioni che oggi usano il motore. Al punto che Richard Jenkins ha già messo a punto una versione in scala della wingsail che potrebbe presto essere provata sui traghetti passeggeri nella baia di San Francisco!
 
Sono molti i possibili utilizzi e gli sviluppi di questa che in fondo è una trovata semplice. Dei droni a vela potrebbero essere usati per studiare da vicino le acque degli oceani, riportando informazioni attraverso vari sensori, sostituendo le stazioni meteo, o le boe anti-tsunami. Potrebbero controllare micro perdite di petrolio intorno alle piattaforme oceaniche 24 ore al giorno. Seguire i grandi animali marini e dare indicazioni della loro presenza al traffico navale in transito. Lungo le coste e le aree marine protette ed ecologicamente sensibili potrebbero i droni potrebbero essere degli inflessibili pattugliatori programmati per fotografare le navi e verificare eventuali comportamenti irregolari.
 
Ma gli usi scientifici e di sicurezza potrebbero essere solo l'inizio. L'impatto maggiore della tecnologia del Saildrone potrebbe riguardare l'industria: per la ricerca di petrolio e gas, miniere d'oro, diamanti e altri minerali, per la pesca, il trasporto, persino in campo militare. L’insieme di tutto ciò che è trasportato, ricavato o posizionato sopra i mari supera i 2.500 miliardi dollari per un anno di attività, quasi il 4% del totale dell'economia mondiale.
 
Chi sono i due artefici del robot velico? Jenkins ha 37 anni, è di Lymington, nel sud dell’Inghilterra, sul Solent, dove la vela è nata e dove tutti vanno a vela. Lui non fa eccezione, ma si rivela decisamente originale e un po’ estremo nelle sue scelte, perché finisce per inseguire il record di velocità a vela su terra (non in mare) e per questo costruisce, demolisce e ricostruisce molte “imbarcazioni”, e va incontro z molti fallimenti, fino quasi alla resa. Poi nel 2009 fa un ultimo tentativo in USA, sulla piana di un ex lago a sud di Las Vegas, con un sailrocket chiamato Greenbird, e stabilisce l’agognato record: è il primo a raggiungere la velocità di 126 miglia orarie a vela!
 
Travolto dai debiti, Richard ha trovato però un lavoro interessante: progettare una kite boat per i due fondatori di Google, Larry Page e Sergey Brin. E’ da quel lavoro che è nata l’idea del Saildrone.
 
Si capisce che in questa storia c’è un po’ di tutto: passione per il mare e la vela, voglia di inventare, scoprire, andare oltre i limiti. E c’è anche qualcosa che stiamo vedendo anche nella vela di Coppa America: l’evoluzione tecnologica delle vele, verso una versione di tipo aeronautico, quindi con le ali rigide al posto del tessuto morbido. E il passo successivo è la sua regolazione, la cui progressiva automatizzazione, senza intervento umano, ha portato poi all’idea del Saildrone.
 
La prossima mossa la dice lunga sulle ambizioni della coppia: battere il record di percorrenza in mare di uno scafo senza persone a bordo, che è di 7,939 miglia e appartiene alla potente Liquid Robotics, una ricca startup che ha beneficiato di ingenti finanziamenti. Davide contro Golia.
 
Fuori dalla baia di Oahu alle Hawaii, Richard e Dylan hanno visto apparire prima l’ala e poi lo scafo del loro straordinario Honey Badger. L’hanno trovato in perfetta forma, e si sono un po’ emozionati: “Per oltre un mese è stato solo un puntino sullo schermo del computer. Adesso chissà dove può portarci.”
 
VIDEO: ECCO COME FUNZIONA IL SAILDRONE

 
 

Commenti

Il mago di Bristol (non verificato)

Finalmente qualcosa di veramente interessante, bello, avanzato e chissà che non porti anche a qualcosa di utile! La vela è fantasia, creatività, innovazione ed un mix di competenze tecnico - pratiche che vanno gestite con razionalità ed originalità: loro hanno dimostrato di saper gestire ed amalgamare tutto ciò. Bravissimi! Peccato solamente che ... con nessuno a bordo ... nessuno può apprezzare e divertirsi andando a vela.