Drake Bay, uno sbarco tra i flutti.
All'uscita in mare aperto dal Rio Sierpe, Costarica del sud, con una gran virata a diritta la barca aggira un primo reef bianco di schiuma, nel silenzio generale piuttosto teso dei 40 passeggeri che siamo, stipati su questa lancia di non più di 10 metri. Una seconda virata a sinistra, sempre a tutto gas, quasi tornando indietro, e schiviamo una grossa onda resa ripida come un muro d'acqua dal fondale che degrada rapidamente. Ancora una virata a destra per aggirare un banco di scogli dove si frange l'onda oceanica in un'esplosione fragorosa e siamo fuori, finalmente, con un gran sospiro di sollievo collettivo, nel grande Oceano.
Il timoniere evidentemente conosce quei fondali e quelle acque meglio delle sue tasche e vede segnali invisibili a chiunque altro. Basso, scuro, di poche parole ma occhi sempre al massimo dell'attenzione, ha un aspetto non proprio rassicurante nè professionale nella sua maglietta sponsorizzata, ci aveva preoccupato non poco quando aveva fatto salire altri quattro ritardatari su quella lancia già sovraccarica. E se i ritardatari fossero stati 10, li avrebbe fatto salire tutti? A parte il fatto che dal tetto penzolavano, precariamente trattenuti da elastici, non più di 20 giubbotti salvagente... Dall'imbarcadero, un grande ristorante sotto la tipica lamiera ondulata, la corsa lungo il fiume era stata fantastica e ci aveva allargato il cuore: tutta tra boschi ininterrotti di mangrovie e fitta foresta pluviale, aironi e fenicotteri, qualche pescatore, un paesaggio spettacolare nella luce forte dei tropici.
Ma le emozioni non sono finite. Dopo un'ora tra il delta del fiume e l'oceano arriviamo a destinazione: la Drake Bay sulla penisola di Osa, parco del Corcovado.
E ora, ci chiediamo tutti, come si fa a scendere a terra? Nessun pontile e tanto meno un molo, anche per via delle maree di 5 metri e più. E frangenti che scoppiano ininterrottamente lungo tutta la spiaggia... Ci butteranno a mare, bagaglio e tutto? Invece il timoniere, dopo aver guardato in giro e aspettato per un tempo che pare lunghissimo, attua una manovra per me inaspettata e incredibile: gira la poppa verso la costa, va piano a marcia indietro e solleva il grosso fuoribordo da 300 cavalli, fino a toccare la sabbia. I frangenti non spingono o sollevano la barca più di tanto, non la capovolgono come avrei giurato, la spostano solo un po' mentre quattro ragazzoni la tengono in quella posizione che a me sembra del tutto precaria, e noi scendiamo uno dopo l'altro con una certa apprensione ma in sicurezza. Ecco come si fa! Basta saperlo però! Fantastico!!
Ora ci aspetta una settimana di escursioni nel parco Corcovado e di immersioni all'isola di Caño, anch'essa Parco Nazionale, dicono all'altezza delle Galapagos...
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