PROFILO

14/03/2013 - 19:33

Un palermitano ai Caraibi

La prima puntata di un nuovo blog. Fulvio Croce, ingegnere ambientale ed ambientalista convinto, 60 anni portati con disinvoltura, appassionato velista, viaggiatore e fotografo, dopo una adeguata preparazione, da qualche mese sta vivendo il sogno di una vita

Non è certo il primo e tanto meno l'ultimo, ma la sua storia quanto potrebbe forse servire da ispirazione in questi tempi un pò tristi di crisi di lavoro e di governo.


Senza falsa retorica, il fatto è che il nostro futuro e la nostra felicità è pur sempre nelle nostre mani, e siamo noi che dobbiamo costruirlo (il futuro) pezzo per pezzo, fare in modo che quanto meno si realizzino le condizioni affinché, incrociando le dita, riusciamo poi a raggiungerla (la felicità) per quanto umanamente possibile.


Forte di queste convinzioni, Fulvio Croce, ingegnere ambientale ed ambientalista convinto, 60 anni portati con disinvoltura, appassionato velista, viaggiatore e fotografo, dopo una adeguata preparazione, da qualche mese sta vivendo il sogno di una vita.

DOPO AVER LANCIATO insieme alla giornalista e compagna maria laura crescimanno L'IDEA ARCHEOSAILING, di turismo culturale a vela, ha attraversato l'Atlantico con la sua solida ma nomalissima barca a vela, con un normalissimo ma capace equipaggio (tra cui la figlia 26enne) e, ciliegina sulla torta, è riuscito perfino ad ottenere la sua prima pensione a metà dell'oceano!


Chiuso il suo ultimo e più impegnativo lavoro il giorno anzi la notte prima di partire, adesso girovaga tra le isole caraibiche, un pò turismo, un pò relax e parecchia vela, scoprendo tra l'altro che la vita in barca da quelle parti costa parecchio meno della sua precedente vita cittadina. Ma soprattutto trascorre il suo tempo incontrando gente locale semplice e gentile, ascoltando storie di ogni tipo da navigatori esperti e sprovveduti, coraggiosi e stravaganti, scoprendo angoli di paradiso e natura incontaminata, godendosi i venti tiepidi e dolci di queste isole benedette, senza vincoli di date ed orari.


Proprio una seconda vita, frutto di una passione per il mare lunga una vita ma anche di una serie di scelte oculate e di una attenta programmazione.

Niente di straordinario, qualcosa forse non per tutti ma alla portata di molti, una scala di valori condivisibili, per la realizzazione delle proprie aspirazioni personali. Sempre cercando però di non compromettere con questo altri valori familiari ed affettivi. A giugno si lascia la barca in zona, pausa di sei mesi e il prossimo anno chissà...


DAL DIARIO DI BORDO DI BULBO MATTO

7 marzo 2013 - Trekking alla Dominica
La Dominica è un'isola meno sviluppata delle due, Martinica a Guadalupa, che le stanno a fianco, una sud e l'altra a nord. È indipendente e senza un aeroporto internazionale e senza un neanche un porto fatica ad attrarre il turismo internazionale. Giusto le navi da crociera e le barche senza fretta che hanno voglia e tempo per esplorare la natura qui ancora più rigogliosa e predominante che altrove.

Noi ci siamo arrivati dalla Martinica, dopo un'altra traversata esilarante al traverso di poche ore e di grande soddisfazione. Roseau, la capitale, non offre molto, giusto un mercatino turistico allegro e ben organizzato in un giardinetto di fronte all'attracco delle navi e qualche edificio in stile coloniale. Ma a pochi chilometri a monte già le case sono scomparse e la foresta pluviale copre ogni metro quadrato disponibile, quale che sia la pendenza delle montagne. Magnolie, felci, fiori, piante dalle nostre parti considerate ornamentali, fiumi perenni, cascate ovunque, una meraviglia.

Noi ci siamo finalmente avventurati in una passeggiata seria, alcune ore su e giù intorno al Freshwater Lake, in quota, un sentiero curatissimo e spettacolare. Poi un bagno rigenerante nel Titou Gorge, una gola larga no più di due metri tra due pareti di basalto alte almeno 10m. Una specie di Alcantara ancora più stretto e tortuoso, con la foresta sopra e sulle sponde: indimenticabile.

E questo ci dicono essere solo l'inizio: al nord l'Indian River navigabile, ad est gli insediamenti degli ultimi Caribi, gli abitanti originari di queste isole, poi sottomessi o sterminati dai colonizzatori europei. Senza parlare delle immersioni che ci dicono le più belle dei Caraibi.
Ma di questo parleremo solo dopo avere visto e vissuto.

11 marzo 2013 - Non è per questo che siamo qui?
Ieri Grand tour della Dominica. Con 25 euro a testa, insieme a due simpatiche coppie di amici italiani trovati in rada a Prince Rupert Bay, abbiamo fatto in pulmino il giro completo della Central Forest Reserve dell'isola, dominata dai 1445m del Morne Diablotin, la cima più alta delle West Indies, cioè di queste isole minori dei Caraibi.

È stata una lunga giornata, i chilometri non sono tanti, ma le curve sì, e i racconti dei tre equipaggi ci hanno fatto una gran compagnia, come sempre in questi casi. Loro avevano fatto la traversata senza l'assistenza dell'ARC, e se l'erano cavata benissimo, pur con barche non certo nuove né grandi o confortevoli. Anche loro come noi giravano per isole, un pò turismo un pò relax. Insieme abbiamo scoperto e apprezzato questa isola dalla natura prorompente.

Prima un giro nella riserva degli indiani Caribi, lungo la costa est, quella battuta dei venti dominanti e dalle onde. Una piccola comunità autonoma ma ben integrata che ha ormai quasi perso l'idioma originario, ma i cui tratti somatici di tipo asiatico sono ben distinguibili, spesso mescolati con quelli africani o europei del meticciato. Piccolo artigianato di fibre vegetali, maschere di legno di felce arborea, oggettini e collane. E canoe anche di 12-13 metri ricavate in pezzo unico dai trochi dei gommier, gli immensi alberi della gomma di queste foreste.

Poi una passeggiata all'Emerald Pool, una cascata nel bosco (ce ne sono decine), un bel sentiero curato, un centro visitatori completo di pannelli didattici e posto di ristoro, guardiaparco gentili e competenti. Nell'isola, 751 kmq in tutto, ce ne sono almeno 15, tutti ben serviti e valorizzati, con un pass di entrata settimanale che costa meno di dieci euro. Per i veri trekkers, c'è anche un sentiero di quasi 200km in 12-13 tappe da nord a sud che li tocca quasi tutti.

Infine ancora una camminata al Syndacate Fall, non solo un'altra cascata, ma un santuario della natura, alberi immensi, foresta vergine popolata dai pappagalli autoctoni dell'isola, tipo Amazzonico Imperiale e quello dal collo rosso o "Jaco".

Qui, nella zona nord di Dominica, c'è poi il Cabrits National Park, un promontorio con il Fort Stanley appena restaurato a guardia della baia, e il tranquillo Indian River, navigabile per un bel pezzo (a remi per rispetto della natura), tra mangrovie, alberi, liane, aironi e altri uccelli.

Si potrebbe passeggiare, nuotare, esplorare, fotografare, ascoltare gli elementi per giorni, senza quasi tracce umane in giro. Solo foreste e montagne con il mare sullo sfondo a 360º.
Non è per questo che siamo qui?


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