L’Italia del catamarano c’è. Quegli atleti considerati sempre marginali, un po’ inspiegabili e inspiegati, cresciuti (almeno i più giovani) senza le coccole di mamma FIV e le attenzioni della “gente che conta”, quelli che si conquistavano le pagine dei giornali on line a furia di ben figurare in campionati dal livello sempre dubbio e non quantificabile.
Loro sono i Bissaro e i Porro, a cui si aggiunge il veterano Sorrentino. Tre età diverse (26, 22, 35 anni), provenienze diverse ma intrecciate (Hobie 16 e Formula 18 il primo, Hobie 16 il secondo; Tornado, Classe A e F18 il terzo), sono i tre timonieri italiani che con le rispettive prodiere hanno chiuso nei primi quindici il mondiale d’esordio di questo quadriennio Nacra 17, vincendo due prove (Bissaro-Sicouri e Sorrentino-Rinaudo), e finendo complessivamente nove volte in otto prove nei primi cinque. Assieme all’Italia solo Gran Bretagna e Olanda sono riuscite a piazzare tre equipaggi nei primi 15 (a cui va aggiunta la Francia con tre equipaggi nei primi 16).
I soliti bene informati dicono che siamo solo all’anno d’esordio e i forti stanno ad aspettare, o scherzano in attesa di “fare sul serio”. L’impressione che si ha avuto dal mondiale invece è di una classe dal livello in rapidissima crescita, dove chi ha ricevuto la barca per primo e ha fatto volume e qualità in acqua sta prendendo consistentemente la testa delle classifica. Saranno le derive curve o l’equipaggio misto, ma le barriere all’ingresso si alzano esponenzialmente, e la storia di campionissimi che salgono sulla barca e vincono con facilità sembra essere ormai solo un’illusione: Iker Martinez si è messo in gioco da subito, ha vinto Kiel dimostrando di aver imparato in fretta a regatare sul catamarano, ma al Mondiale ha concluso ultimo in Gold Fleet. Rimane un fuoriclasse, ma il gioco è duro anche per lui.
Sembra quindi difficile che velisti di altre classi seppur talentuosi possano aspettare ancora tanto prima di cominciare a bordeggiare con le derive curve del Nacra 17, se non vogliono trovarsi davanti un gap difficilmente colmabile con gli equipaggi che ad oggi hanno quasi un anno di vantaggio nella preparazione.
Due grandi incognite però rimangono. La prima è data dai velisti impegnati a San Francisco, che da Ottobre saranno di nuovo liberi di tornare alle classi olimpiche, e possiamo scommettere che dopo aver passato l’ultimo anno a strambare in foiling sugli AC72 abbiano voglia di mettersi alla prova sul Nacra 17, magari con il supporto economico di uno dei team di America’s Cup.
La seconda incognita è rappresentata dagli ex-tornadisti olimpici. Fin’ora sono scese in campo le “seconde linee”, timonieri molto forti che non si erano qualificati ai Giochi del 2008: stiamo parlando di Billy Besson (dominatore di questa estate a due scafi, vincendo mondiale Formula 18 e Nacra 17 a due settimane di distanza), il nostro Vincenzo Sorrentino (alla prima regata con l’esordiente Barbara Rinauro), lo spagnolo Rivas. Ci si può scommettere che alcuni olimpionici di Pechino non staranno a guardare ancora per molto, e hanno il potenziale per imparare molto in fretta. E poi c’è una certa Caroljin Brouwer, che nel caso decidesse di scendere in campo potrebbe facilmente interrompere la predominanza di uomini al timone nelle zone alte della classifica…
Loro sono i Bissaro e i Porro, a cui si aggiunge il veterano Sorrentino. Tre età diverse (26, 22, 35 anni), provenienze diverse ma intrecciate (Hobie 16 e Formula 18 il primo, Hobie 16 il secondo; Tornado, Classe A e F18 il terzo), sono i tre timonieri italiani che con le rispettive prodiere hanno chiuso nei primi quindici il mondiale d’esordio di questo quadriennio Nacra 17, vincendo due prove (Bissaro-Sicouri e Sorrentino-Rinaudo), e finendo complessivamente nove volte in otto prove nei primi cinque. Assieme all’Italia solo Gran Bretagna e Olanda sono riuscite a piazzare tre equipaggi nei primi 15 (a cui va aggiunta la Francia con tre equipaggi nei primi 16).
I soliti bene informati dicono che siamo solo all’anno d’esordio e i forti stanno ad aspettare, o scherzano in attesa di “fare sul serio”. L’impressione che si ha avuto dal mondiale invece è di una classe dal livello in rapidissima crescita, dove chi ha ricevuto la barca per primo e ha fatto volume e qualità in acqua sta prendendo consistentemente la testa delle classifica. Saranno le derive curve o l’equipaggio misto, ma le barriere all’ingresso si alzano esponenzialmente, e la storia di campionissimi che salgono sulla barca e vincono con facilità sembra essere ormai solo un’illusione: Iker Martinez si è messo in gioco da subito, ha vinto Kiel dimostrando di aver imparato in fretta a regatare sul catamarano, ma al Mondiale ha concluso ultimo in Gold Fleet. Rimane un fuoriclasse, ma il gioco è duro anche per lui.
Sembra quindi difficile che velisti di altre classi seppur talentuosi possano aspettare ancora tanto prima di cominciare a bordeggiare con le derive curve del Nacra 17, se non vogliono trovarsi davanti un gap difficilmente colmabile con gli equipaggi che ad oggi hanno quasi un anno di vantaggio nella preparazione.
Due grandi incognite però rimangono. La prima è data dai velisti impegnati a San Francisco, che da Ottobre saranno di nuovo liberi di tornare alle classi olimpiche, e possiamo scommettere che dopo aver passato l’ultimo anno a strambare in foiling sugli AC72 abbiano voglia di mettersi alla prova sul Nacra 17, magari con il supporto economico di uno dei team di America’s Cup.
La seconda incognita è rappresentata dagli ex-tornadisti olimpici. Fin’ora sono scese in campo le “seconde linee”, timonieri molto forti che non si erano qualificati ai Giochi del 2008: stiamo parlando di Billy Besson (dominatore di questa estate a due scafi, vincendo mondiale Formula 18 e Nacra 17 a due settimane di distanza), il nostro Vincenzo Sorrentino (alla prima regata con l’esordiente Barbara Rinauro), lo spagnolo Rivas. Ci si può scommettere che alcuni olimpionici di Pechino non staranno a guardare ancora per molto, e hanno il potenziale per imparare molto in fretta. E poi c’è una certa Caroljin Brouwer, che nel caso decidesse di scendere in campo potrebbe facilmente interrompere la predominanza di uomini al timone nelle zone alte della classifica…
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