PROFILO

13/03/2015 - 20:14

Ma si, dai, dividiamoci un po’

Guelfi e Ghibellini

Non so voi ma io sono a disagio in questi giorni “italiani”. Tutto si spacca, vedo implosioni ovunque. Le regole, cui tutti pure si appigliano, sembrano fatte apposta per essere interpretate (a modo proprio), e non per essere applicate.


Vi prego ditemi che c’è ancora qualcuno, qualche gruppo, istituzione, associazione, entità, condominio, che sia ancora unita al proprio interno, coesa, serena, in grado di guardare al futuro. Ditemelo, perché intorno non ne vedo. In Italia si è spaccato il Parlamento, e non è proprio una grande novità, ve lo concedo, ma stavolta un terzo dei parlamentari è uscito dall’aula. Per non essere da meno, si spaccano i partiti. Tutti senza eccezione, 5 Stelle, PD, Forza Italia, Lega, e via via fino ai più piccoli, si frantumano, e spaccandosi diventano microscopici. Ma a quanto pare orgogliosi della loro spaccatura.
 
Se a dare esempi così fulgidi sono le istituzioni guida del paese, non possiamo certo meravigliarci che anche noi, ristretta cerchia di appassionati di cose astratte e lontane come il mare e la vela, al nostro interno ci diamo ben da fare. A cominciare dai (nostri) massimi livelli, ovvero UCINA, la Confindustria Nautica, e Federvela.
 
Da qualche anno, complice ma non causa la crisi, UCINA è in agitazione perenne, tra rivalità personali e per gruppi, dispetti, annunci, conferenze stampa, dimissioni clamorose. E in questi giorni siamo alle fasi decisive della battaglia. Si va verso un’assemblea (ri)elettiva del nuovo presidente e direttivo, intorno al 15 aprile. Ci sono molti (troppi) candidati e poca (zero) chiarezza. A capirci poco per una volta sono persino i media, che pure in questi stati di confusione spesso hanno sguazzato. Qualcuno prova a ridurre tutto a un confronto tra “piccola” e “grande” nautica, e questa è la più grande delle mistificazioni. Allora tutta la “media” nautica dove la mettiamo? E gli accessori? E la vela, per dire? In campo ci sono schieramenti, con tanto di generali, colonnelli, sergentelli, e servizi segreti. C’è chi vuole mantenere il controllo dell’associazione come centro di indirizzo e potere, come gestione del salone nautico di Genova e come diritto a rappresentare la lobby dell’industria nautica. C’è chi, più o meno realisticamente, pensa a qualche cambiamento, sogna una unità difficile da raggiungere. E c’è chi vuol rivoluzionare tutto, rompere con l’andazzo degli ultimi 10 anni circa, ridisegnare l’associazione. Il guaio è che gli schieramenti sono guardinghi, stanno acquattati, rivelano poco dei loro obiettivi, si trincerano dietro candidature spesso di facciata. In questo modo il confronto vero, tra le persone e nel merito, non riesce a decollare. Resta solo la rivalità, che si nutre di malumori e polemiche. Col risultato che, forse, il voto di metà aprile potrebbe persino rivelarsi inutile. E che la nautica italiana alla fine finisca davvero spaccata in due o più rappresentazioni di categoria. Sarebbe una jattura. Ma a quanto pare, noi siamo bravi solo a dividerci e a litigare.
 
Vogliamo parlare della FIV e dell’enorme bubbone esploso con il caso Assolaser? Della storia sapete quasi tutto, se ne è parlato e se ne parla in abbondanza. E’ impressionante considerare che una lite, piuttosto banale e in tutt’altro modo risolvibile, sia fuoriuscita dal nostro paese, e sia diventata un paradigma delle cose fatte all’italiana. Ma fa paura anche considerare che una questione tutta interna al mondo sportivo, federale e associativo di classe, sia degenerata fino ad arrivare nei Tribunali, per ora amministrativi e domani chissà. Fuori controllo. Questa è la situazione. Se voi sapeste di andare incontro a una burrasca con 60 nodi di vento e mare infuriato, cosa fareste? Prima di trovarvi dentro e perdere il controllo, cerchereste di evitarla. Non uscireste in mare, o riparereste nel porto più vicino, no? In questa vicenda invece ci hanno portato dritti nell’occhio del ciclone e adesso speriamo di cavarcela solo con i graffi. Anche in questo caso, come per UCINA, è interessante notare che la confusione ha contagiato anche i media. I quali, invece di limitarsi al loro mestiere e raccontare i fatti, si son messi a fare il tifo per l’una o l’altra fazione, innalzando vessilli sulle alture intorno alla battaglia. Il medioevo degli orticelli italiani riflesso in chi avrebbe il compito di alzare il livello.
 
Sapete cosa mi viene in mente (e che forse potrebbe accadere in un altro mondo, magari anglosassone da noi tanto vituperato)? Un media – ad esempio noi: ci proponiamo – invita tutti i protagonisti della ‘litigation’ a un confronto pubblico. Dove, davanti a un’audience, ciascuno presenti e chiarisca le proprie idee, visioni e proposte, e ascolti quelle altrui, il tutto in modo pubblico e condiviso, senza filtri. Non è detto che si arrivi a una soluzione ma almeno sarebbe un contributo alla chiarezza. In tempi nei quali anche la Giustizia ha introdotto come obbligatorio l’istituto della conciliazione, questo sarebbe un tentativo di conciliazione resa pubblica da un mezzo di comunicazione, eventualmente anche in diretta streaming. Ma secondo voi FIV, Assolaser, AICL e compagnia bella, accetteranno mai questo confronto? E i candidati presidenti UCINA, accetterebbero un dibattito pubblico, stile presidenziali USA? Noi lo proponiamo ufficialmente, in quanto pensiamo sia il lavoro che deve fare un media. A pensarci bene, basterebbe che ciascuno facesse il proprio lavoro, senza sconfinare in quello degli altri, per migliorare già sensibilmente le cose.
 
Ricapitolando dunque: siamo il paese delle divisioni e delle guerricole senza fine spesso per beghe personali e di (presunto) potere. Parlamento, partiti politici, istituzioni, associazioni, e nel nostro caso Confindustria nautica e Federazione Italiana Vela.
 
A questo punto non può certo sorprenderci, tutt’al più farci sorridere, il fatto che al premio (anzi a uno dei vari premi simili in circolazione) di Velista dell’Anno abbiano concorso prima mille e adesso (dopo dura selezione!) duecento nomi! Duecento velisti dell’anno. Troppo incredibile anche per essere ridicolo. L’avevamo detto noi, un paio d’anni fa: siamo tutti velisti dell’anno!
 
Che il futuro sia con noi.

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