Dopo l'affannoso accordo che ha rinviato di un anno i Giochi Olimpici di Tokyo 2020 al 2021, e nonostante i numeri sulla pandemia che mostrano curve incoraggianti, molti media continuano a seminare panico e dubbi sulle possibilità del regolare svolgimento dell'evento più importante del mondo sportivo. Ora basta...
Sin dall'inizio dell'epidemia del coronavirus, con i casi di Covid-19 prima in Cina e poi nel mondo, l'inevitabile attenzione di milioni di persone è andata anche alla sorte delle Olimpiadi, previste per fine luglio e inizi di agosto di questo difficile 2020. Inevitabile. Il mondo aspetta la sua Olimpiade quadriennale, festa unica e insostituibile di sport, fratellanza, globalismo, amicizia. Migliaia di atleti (11mila solo quelli previsti come qualificati ai Giochi, che vanno moltiplicati almeno per dieci considerando tutti quelli che si sono battuti per conquistare quella qualifica o selezione), dirigenti sportivi, allenatori, preparatori, famiglie, amici, tifosi. A milioni, questi ultimi, pronti ad accorrere a Tokyo negli stadi, lungo i percorsi delle gare, o a Enoshima lungo le rive dell'isola che affaccia sui campi di regata.
L'Olimpiade è troppo importante perchè non fosse uno dei grandi temi tra le conseguenze della pandemia dichiarata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Migliaia di contagi, ricoveri, decessi. Il pianeta si è fermato (anche chi all'inizio minimizzava), siamo tutti chiusi in casa. Atleti compresi. E a metà lockdown, dal CIO e da Tokyo è arrivato l'annuncio ormai atteso: Giochi rinviati di un anno, stesse date più o meno, cerimonia di apertura il 23 luglio 2021. Gli atleti bloccati in casa e senza campo di gara su cui prepararsi, aspettavano la notizia, l'hanno accolta con rispetto e si sono adeguati, hanno riprogrammato la preparazione, la lunga marcia, che diventa lunghissima verso le nevi del vulcano Fuji. Lo sport tutto si è resettato e riprogrammato.
Ma adesso, passate un paio di settimane, ricomincia l'inseminazione del dubbio e delle paure. Qualche dichiarazione lontana, quasi certamente non spontanea ma cercata dai media, è rilanciata da agenzie e quotidiani: "Olimpiadi 2021, non c'è certezza", "Dubbi anche per il 2021, solo il vaccino potrà garantire con sicurezza le Olimpiadi", eccetera. Certificata e condivisa la priorità della salute di tutti su ogni altra considerazione, a Tokyo 2020 alias 2021 manca talmente tanto, quasi 15 mesi, che spargere preoccupazioni adesso è solo terrorismo psicologico. Non serve a niente.
E' fin troppo chiaro a tutti che se a maggio del prossimo anno il Covid non sarà stato sconfitto, tra le macerie inenarrabili tra le quali cammineremo sulla terra ci sarà anche l'annullamento delle 32me Olimpiadi moderne. Escluso un altro rinvio, di questo si tratterebbe: di un addio: una morte vera e propria, con tanto di bara e funerale, che coinvolgerebbe milioni di parenti alle esequie. A cosa serve dunque adesso sottolineare l'ovvio: che si aspetta il vaccino e che solo quando l'epidemia sarà cessata non solo in Giappone ma in tutto il mondo (giacchè, guarda un po', le Olimpiadi sono per l'appunto un evento globale e planetario), tutti torneremo a respirare liberamente e anche i cinque cerchi potrebbero tornare a emozionarci?
Il rischio di parlare troppo invade le nostre vite, anche in clausura. E l'Olimpiade, gli atleti in campagna olimpica, sulla strada, meritano maggior rispetto.
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