Il Consiglio FIV si è messo da solo in una situazione difficile e deve prendere una decisione delicata, scegliendo l’entità associativa che gestirà l’attività delle Classi Laser. Ecco gli scenari possibili, e le possibilità di evitare che la vicenda prosegua in altre sedi. Senza fare neanche un nome, a parte il ruolo chiave di Carlo Croce
Venerdi 20 il Consiglio Federale FIV affronta un passaggio delicato, un vicolo stretto, forse cieco, nel quale si è ritrovato al culmine di una vicenda che ha molti lati oscuri: il caso-Assolaser. I prodromi, in estrema sintesi, li conoscete e comunque li abbiamo riassunti QUI.
Ma la decisione cui è atteso il Consiglio in questo venerdi è proprio ad alto rischio, ben oltre i toni (spesso da operetta), la gestione (approssimativa) e i risvolti (che coinvolgono quasi duemila velisti in gran parte giovanissimi in tutta Italia) che la vicenda ha assunto negli ultimi mesi di errori accumulati, uno sull’altro.
Il Consiglio, quindi la FIV, sceglierà di riconoscere un’entità associativa che rappresenti la classe Laser, una delle più numerose, diffuse e popolari in Italia come nel mondo, che riunisce due classi olimpiche maschili e femminili (Standard e Radial) e due giovanili (Radial e 4.7). Che scelte ha la FIV? Una è Assolaser, l’entità storica che per 30 anni ha gestito l’attività, proprio quella al centro del “caso”, da alcune settimane privata del riconoscimento federale, motivata da inadeguatezze statutarie alle norme FIV e CONI. L’altra è una nuova entità, neonata e ancora implume, chiamata Associazione Classi Laser Italia.
Sulla prima dirò solo le cose che sono oggettive, cioè inoppugnabili, dati alla mano: è la realtà associativa nella quale si sono riconosciuti in tre decadi generazioni di veliste e velisti, che ha accompagnato la crescita della classe, quantitativa e qualitativa, che si è distinta per innovazione nel creare formati, calendari e strutture poi imitate all’estero, e che alla fine esprime numericamente la prima flotta europea e la seconda mondiale.
La seconda, altrettanto oggettivamente e per quel poco che ne è dato sapere, è una realtà creata in laboratorio, quasi “in vitro”, non essendo sorta da una base associativa, men che meno avendo i necessari riconoscimenti internazionali, e che stando ai nomi delle persone che circolano è guidata da un target di istruttori e allenatori. Ottime persone peraltro, in certi casi amici, ma la cui competenza nell’amministrare un’associazione di classe e i suoi rapporti istituzionali è tutta da provare, a differenza delle ottime credenziali che ciascuno ha nel proprio campo professionale.
Sempre restando ai fatti, poi, è increscioso che la Federvela si sia ridotta a una scelta simile (foriera come vedremo di conseguenze potenzialmente gravi) alle soglie della primavera e dei primi weekend di regate della stagione, con il “popolo” laserista comprensibilmente stordito e sottoposto a comunicazioni contraddittorie. E’ altrettanto inquietante che un organo composto per sette-ottavi di consiglieri definitivamente uscenti, abbia sentito l’urgenza di affrontare una querelle spinosa e di retroguardia, non certo un tema di ampio respiro, a fronte di decisioni e argomenti certamente più importanti che riguardano l’attività federale. Così come è stato opportunamente segnalato il disagio per la base legato alla mancanza di una comunicazione efficace, puntuale e trasparente da parte della stessa FIV.
Del resto nella vicenda la Federazione è la parte attiva, e per questo spettano ad essa le incombenze, gli atteggiamenti e le tempistiche giuste per gestire l’emergenza. Invece non è avvenuto, il commissariamento dell’associazione non ha raggiunto alcuno degli obiettivi che aveva, e alla fine siamo a questo vicolo cieco.
Cosa può fare il Consiglio? E’ difficile immaginare, dopo l’escalation della vicenda, una marcia indietro, con il ripristino del riconoscimento all’Assolaser messa sulla graticola. E quindi si prospetta il riconoscimento formale alla nuova associazione. Fosse finita qui, si potrebbe persino far finta di niente, voltare pagina, tirar su le vele e ricominciare a pensare solo alle regate. Purtroppo però non sarebbe finita qui, perché è fin troppo facile immaginare che i “convenuti” esautorati si opporranno e porteranno la questione a livello giudiziario. Non voglio neanche immaginare le reazioni a catena che ne deriverebbero, sia in termini di immagine del nostro mondo che in termini politici e di conseguenze concrete per i laseristi.
Ci potrebbero essere altre strade, ma assai strette: rimettere in sesto l’Assolaser con una road map forzosa e chiara di tempi e modi per cambiare lo Statuto che risale al 1986, e il direttivo. O immaginare una sorta di fusione per incorporazione tra la vecchia e la nuova associazione, unite per il bene dei laseristi e della vela. O ancora offrire una via d’uscita più che onorevole, in immagine e riabilitazione, alla dirigenza della vecchia associazione perché eviti una reazione che può far saltare il banco.
Come si vede sono stradine che richiederebbero, nell’ordine: volontà di accordarsi, tempo a disposizione, capacità, visione, tempra: tutti elementi che scarseggiano nella maggior parte dei protagonisti della storia. L’unico che avrebbe tutti i titoli per imboccare una di queste stradine e imporla a tutti è il Tresidente Carlo Croce, chiamato in causa dalla vicenda ben oltre la sua volontà e a tutti i livelli dei suoi diversi incarichi nazionali e internazionale. Lo farà?
E così, mentre ci sono figure Facebook e persino “media” che trattano la vicenda con folklore, sguaiatamente tifano come allo stadio, e si preparano a brindare (“finalmente”), in realtà potremmo essere non alla fine della querelle, bensì solo al suo inizio. Ma se è così, come siamo arrivati a questo punto? Non avete anche voi la spiacevole sensazione di non capire, di non veder chiaro, di sentire puzza di bruciato? Davvero riuscite a leggere la situazione e a distinguere i “buoni” dai “cattivi”? Dubbi che hanno coinvolto persino qualcuno tra coloro che hanno avuto le carte in mano e che alla fine le ha rimesse al Consiglio.
Avete notato che finora non ho fatto alcun nome (eccetto quello del presidente Croce). Eppure la sensazione è che questa specie di grande litigata condominiale prenda spunto proprio da prese di posizione e diatribe molto personali, nate da chissà quali eventi lontani, piccoli sgarbi o incomprensioni da legarsi al dito. In Italia siamo troppo bravi a litigare, l’ho già detto. E’ un talento che non manca a nessuno, anche nel mondo sportivo, ex atleti, ex dirigenti, genitori di atleti, dirigenti che ex lo diventeranno.
E ancora, con un pizzico di dietrologia, si può intravedere che dall’indebolimento e dissoluzione della forte attività di una classe velica, causato da liti e complotti, c’è anche chi può trarre diretti vantaggi…
Venerdi arriva e speriamo di raccontarvi un buon finale.
Venerdi 20 il Consiglio Federale FIV affronta un passaggio delicato, un vicolo stretto, forse cieco, nel quale si è ritrovato al culmine di una vicenda che ha molti lati oscuri: il caso-Assolaser. I prodromi, in estrema sintesi, li conoscete e comunque li abbiamo riassunti QUI.
Ma la decisione cui è atteso il Consiglio in questo venerdi è proprio ad alto rischio, ben oltre i toni (spesso da operetta), la gestione (approssimativa) e i risvolti (che coinvolgono quasi duemila velisti in gran parte giovanissimi in tutta Italia) che la vicenda ha assunto negli ultimi mesi di errori accumulati, uno sull’altro.
Il Consiglio, quindi la FIV, sceglierà di riconoscere un’entità associativa che rappresenti la classe Laser, una delle più numerose, diffuse e popolari in Italia come nel mondo, che riunisce due classi olimpiche maschili e femminili (Standard e Radial) e due giovanili (Radial e 4.7). Che scelte ha la FIV? Una è Assolaser, l’entità storica che per 30 anni ha gestito l’attività, proprio quella al centro del “caso”, da alcune settimane privata del riconoscimento federale, motivata da inadeguatezze statutarie alle norme FIV e CONI. L’altra è una nuova entità, neonata e ancora implume, chiamata Associazione Classi Laser Italia.
Sulla prima dirò solo le cose che sono oggettive, cioè inoppugnabili, dati alla mano: è la realtà associativa nella quale si sono riconosciuti in tre decadi generazioni di veliste e velisti, che ha accompagnato la crescita della classe, quantitativa e qualitativa, che si è distinta per innovazione nel creare formati, calendari e strutture poi imitate all’estero, e che alla fine esprime numericamente la prima flotta europea e la seconda mondiale.
La seconda, altrettanto oggettivamente e per quel poco che ne è dato sapere, è una realtà creata in laboratorio, quasi “in vitro”, non essendo sorta da una base associativa, men che meno avendo i necessari riconoscimenti internazionali, e che stando ai nomi delle persone che circolano è guidata da un target di istruttori e allenatori. Ottime persone peraltro, in certi casi amici, ma la cui competenza nell’amministrare un’associazione di classe e i suoi rapporti istituzionali è tutta da provare, a differenza delle ottime credenziali che ciascuno ha nel proprio campo professionale.
Sempre restando ai fatti, poi, è increscioso che la Federvela si sia ridotta a una scelta simile (foriera come vedremo di conseguenze potenzialmente gravi) alle soglie della primavera e dei primi weekend di regate della stagione, con il “popolo” laserista comprensibilmente stordito e sottoposto a comunicazioni contraddittorie. E’ altrettanto inquietante che un organo composto per sette-ottavi di consiglieri definitivamente uscenti, abbia sentito l’urgenza di affrontare una querelle spinosa e di retroguardia, non certo un tema di ampio respiro, a fronte di decisioni e argomenti certamente più importanti che riguardano l’attività federale. Così come è stato opportunamente segnalato il disagio per la base legato alla mancanza di una comunicazione efficace, puntuale e trasparente da parte della stessa FIV.
Del resto nella vicenda la Federazione è la parte attiva, e per questo spettano ad essa le incombenze, gli atteggiamenti e le tempistiche giuste per gestire l’emergenza. Invece non è avvenuto, il commissariamento dell’associazione non ha raggiunto alcuno degli obiettivi che aveva, e alla fine siamo a questo vicolo cieco.
Cosa può fare il Consiglio? E’ difficile immaginare, dopo l’escalation della vicenda, una marcia indietro, con il ripristino del riconoscimento all’Assolaser messa sulla graticola. E quindi si prospetta il riconoscimento formale alla nuova associazione. Fosse finita qui, si potrebbe persino far finta di niente, voltare pagina, tirar su le vele e ricominciare a pensare solo alle regate. Purtroppo però non sarebbe finita qui, perché è fin troppo facile immaginare che i “convenuti” esautorati si opporranno e porteranno la questione a livello giudiziario. Non voglio neanche immaginare le reazioni a catena che ne deriverebbero, sia in termini di immagine del nostro mondo che in termini politici e di conseguenze concrete per i laseristi.
Ci potrebbero essere altre strade, ma assai strette: rimettere in sesto l’Assolaser con una road map forzosa e chiara di tempi e modi per cambiare lo Statuto che risale al 1986, e il direttivo. O immaginare una sorta di fusione per incorporazione tra la vecchia e la nuova associazione, unite per il bene dei laseristi e della vela. O ancora offrire una via d’uscita più che onorevole, in immagine e riabilitazione, alla dirigenza della vecchia associazione perché eviti una reazione che può far saltare il banco.
Come si vede sono stradine che richiederebbero, nell’ordine: volontà di accordarsi, tempo a disposizione, capacità, visione, tempra: tutti elementi che scarseggiano nella maggior parte dei protagonisti della storia. L’unico che avrebbe tutti i titoli per imboccare una di queste stradine e imporla a tutti è il Tresidente Carlo Croce, chiamato in causa dalla vicenda ben oltre la sua volontà e a tutti i livelli dei suoi diversi incarichi nazionali e internazionale. Lo farà?
E così, mentre ci sono figure Facebook e persino “media” che trattano la vicenda con folklore, sguaiatamente tifano come allo stadio, e si preparano a brindare (“finalmente”), in realtà potremmo essere non alla fine della querelle, bensì solo al suo inizio. Ma se è così, come siamo arrivati a questo punto? Non avete anche voi la spiacevole sensazione di non capire, di non veder chiaro, di sentire puzza di bruciato? Davvero riuscite a leggere la situazione e a distinguere i “buoni” dai “cattivi”? Dubbi che hanno coinvolto persino qualcuno tra coloro che hanno avuto le carte in mano e che alla fine le ha rimesse al Consiglio.
Avete notato che finora non ho fatto alcun nome (eccetto quello del presidente Croce). Eppure la sensazione è che questa specie di grande litigata condominiale prenda spunto proprio da prese di posizione e diatribe molto personali, nate da chissà quali eventi lontani, piccoli sgarbi o incomprensioni da legarsi al dito. In Italia siamo troppo bravi a litigare, l’ho già detto. E’ un talento che non manca a nessuno, anche nel mondo sportivo, ex atleti, ex dirigenti, genitori di atleti, dirigenti che ex lo diventeranno.
E ancora, con un pizzico di dietrologia, si può intravedere che dall’indebolimento e dissoluzione della forte attività di una classe velica, causato da liti e complotti, c’è anche chi può trarre diretti vantaggi…
Venerdi arriva e speriamo di raccontarvi un buon finale.
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