Guida all'acquisto e non solo
Il libro per farsi la barca
Da Nutrimenti la guida più completa e utile per chi sogna di andar per mare, ma non sa cosa fare né da dove partire. In esclusiva vi offriamo Introduzione e primo capitolo
Dopo decenni di esperienza nel settore, Gennaro Coretti confeziona un 'amico tascabile', semplice da consultare con capitoli brevi e concreti, utile a guidare chi ci sta ancora pensando e a supportare chi ha già effettuato l'acquisto.
Il manuale affronta problemi pratici di ogni tipo: dall'accoglienza in famiglia del nuovo acquisto ai costi medi per l'ormeggio, alle formule per calcolare la quantità di antivegetativa della prima barca a motore o la scelta della vela che accontenterà il figlio reduce dal corso a Caprera. Poi si addentra nei mille problemi della gestione e aiuta a capire perché qualcuno usa il 'grippiale' e altri la 'gaffa acchiappatutto', e qual è il diametro ideale delle cime in base al peso della barca.
Il risultato è una guida preziosa per il primo approccio al diporto facile, divertente e alla portata di tutti.
INTRODUZIONE
Se non possiedi una barca tutta tua è probabile che, sognando di acquistarne una, ti rivolga a un amico che già naviga per chiedergli delle informazioni o dei consigli.
I quesiti che vorresti porgli sono veramente molti e, dopo l’incalzare delle prime domande, potrebbe accadere che lui si spazientisca oppure che tu ti senta imbarazzato nel tallonarlo con tutti i tuoi dubbi e le tue incertezze, apparentemente banali, ma indispensabili per verificare la realizzazione del tuo progetto nautico.
Il tuo amico-libro, invece, con infinita pazienza e con facili parole, non avrà la pretesa d’insegnarti a navigare, ma si sforzerà di aiutarti a verificare quando e come si potrà realizzare il tuo sogno e, fin dall’inizio, appunto perché è un tuo amico, ti suggerirà con chi e in che modo condividere questa tua nuova avventura.
Dopo averla sognata, sappi che con la barca ci si fidanza e poi ci si sposa, anche se, talvolta, capiterà che ci si lasci e ci si divida consensualmente o per forza.
Ecco che l’amico-libro ti assisterà nel verificare se questo innesto nella tua vita te lo potrai permettere e se avrai la capacità di curarlo, di condividerlo con gli altri e di farlo progredire.
Alla fine della lettura, oltre alla cordialità dell’amico, scoprirai il vero titolo del libro: Barca sì o barca no?
1 IL SOGNO
“Ho deciso, mi compro la barca…”.
Inizia sempre così la grande avventura di chi non si accontenta più di stare a riva a guardare il mare dalla spiaggia o da un molo.
La barca, quel mezzo instabile che serve a muoversi sull’acqua, è prima un sogno indecifrabile che poi piano piano si concretizza e assume una forma quando s’incominciano ad acquistare i mensili specializzati, quando si tira tardi sul pc, navigando… in rete.
L’unica certezza sta nel fatto che, quando il sogno appare nitido e insistente, la scelta è stata fatta: o s’immagina il rombo e si assapora la velocità del motore oppure si pensa alla vela che si gonfia con il vento e allo sciabordio dell’acqua solcata dalla prua della barca.
Ecco che qui scatta il primo consiglio e la prima raccomandazione.
A meno che tu non sia misantropo, asociale e destinato a restare single e solo in eterno, la barca va condivisa. Il sogno è tuo, ma l’oggetto dovrà essere accettato da chi ti vive accanto.
Dovrai far entrare nel tuo sogno la moglie o il marito, la fidanzata o il fidanzato, o fosse anche l’amico o l’amica che convivono con te, altrimenti sappi che, quando si concretizzerà, il tuo sogno non verrà accettato e talvolta ne sarà osteggiato l’uso con conseguenti liti e incomprensioni.
Ci sono dei trucchi e delle tattiche per iniziare un percorso condiviso e la strada più semplice è identica a quella che usano i venditori più esperti, e che si chiama ‘anticipazione del possesso’.
Per la vela è facile ed è anche molto diffusa: sono le vacanze fatte in charter, cioè con il noleggio di un’imbarcazione in esclusiva o insieme ad altre persone: le prime volte certamente ti affiderai a uno skipper e solo dopo tantissime crociere o uscite giornaliere potrai passare al charter bareboat (letteralmente, con la piena responsabilità di chi noleggia). Nell’una o nell’altra formula si concretizza la possibilità di condividere l’emozione di solcare le onde e, nel caso della vela, anche di verificare l’energia rinnovabile e inesauribile del vento che fa muovere l’imbarcazione.
Qui scatta il secondo consiglio, soprattutto se sei ancora in un’età di piena autosufficienza, che non vuol dire giovane ma sufficientemente dotato di mobilità.
Ricordati che per imparare ad andare in barca a vela ti basta una sola settimana, mentre per saper navigare o addirittura regatare non sarà sufficiente una vita intera. Quindi, sempre in compagnia della tua ‘metà’, condividi una settimana in una scuola vela e assicurati che vi facciano iniziare da una deriva (imbarcazione piccola che ha la pinna centrale sollevabile per le diverse andature – figura 1) o comunque da un’imbarcazione non più lunga di cinque metri. Assolutamente non va bene salire subito su un cabinato. È necessario infatti apprendere i fondamenti della vela su un natante in cui il tuo e il suo sedere siano molto, ma molto vicini all’acqua. Più il cabinato è grande, maggiore è la sua disponibilità a perdonare gli errori, mentre le derive sono molto rigorose e assolutamente non perdonano gli sbagli: potresti facilmente ‘scuffiare’ (cioè capovolgere la barca e finire a mollo), ma questo evento è veramente educativo e ti aiuta a capire subito lo sbaglio che hai fatto.
Ah, dimenticavo: saper nuotare è indispensabile e se chi ti accompagna non ne è capace si moltiplicano le resistenze per concretizzare il tuo sogno. Beh, anche tu però devi saper galleggiare per bene e poterti muovere con naturalezza in acqua!
La scuola più prestigiosa e antica è quella dei Glénans (www.glenans.asso.fr/it) a cui fa degna concorrenza in Italia il Centro Velico di Caprera (www.centrovelicocaprera.it). Ma ci possono essere tantissime altre soluzioni anche più vicine a casa tua: cerca nella rete delle basi della Lega navale italiana (www.leganavale.it) ed esplora il sito della Fiv (Federazione italiana vela – www.federvela.it) che suddivide l’Italia in zone geografiche agevolando la ricerca del circolo velico più vicino a te. Non tutte le sezioni della Lega navale, come pure non tutti i circoli nautici, praticano la scuola vela per adulti, ma le proposte sono talmente numerose che troverai di certo quello che ti serve. Ovviamente è come al ristorante, nel negozio, dal meccanico, dal barbiere o dal medico: la scelta giusta dipenderà dal rapporto di fiducia e di stima che ti viene trasmesso dalla persona che gestirà il tuo approccio con la barca e quindi saprà soddisfare le tue aspettative.
Ma un amico che è già passato per questa esperienza ce l’hai? No. Allora rassegnati e continua a leggere e ad allargare le tue conoscenze attraverso i siti e le riviste specializzate.
Prima di passare al mondo del motore consentimi di aggiungere un consiglio prezioso per chi si trova nella fortunata condizione di avere figli nell’età compresa tra i sei e i tredici anni, oppure anche più grandicelli se sono ancora disposti ad accettare i consigli di mamma e papà.
In questo caso non ha alcuna importanza che tu propenda per la vela o per il motore, il consiglio vale infatti per tutti i genitori aspiranti navigatori.
Rifletti e immagina un bambino di cinque o sei anni allorché gli metti davanti un foglio bianco e una matita e lo inviti a disegnare una barca: stai certo che al novantanove per cento quella che ne uscirà, bella o brutta che sia, sarà comunque una barca a vela.
Sfrutta quindi questo istinto naturale per crearti un alleato marinaio in casa: manda tuo figlio o tua figlia a praticare un corso di Optimist (è una barchetta di appena 230 centimetri di lunghezza e 113 di larghezza – figura 3) sulla quale il tuo bimbo (o la tua bimba) impara a padroneggiare gli elementi senza interventi di terzi e in piena autonomia: manovra la vela, il timone, alza e abbassa la deriva, sbanda oppure corregge lo sbandamento della barca, cioè naviga giocando e dall’istruttore impara a fare i nodi essenziali. Apprenderà i nomi e le direzioni dei venti, la loro velocità espressa in nodi o in metri al secondo. Dopo una o al massimo due settimane di corso ti ritroverai con il tuo marinaio o con la tua marinaia pronti ad andare per mare, fosse anche a motore, ma con la particolare sensibilità che si acquista praticando in piena autonomia il modo primordiale di solcare il mare.
Tu però hai sognato il motore.
E qui si apre un altro scenario immenso: dal fumoso mondo dei sogni, sgranando gli occhi ti affacci alla realtà che inizia dallo scafetto di pochi metri o dal piccolo gommone e poi sale quasi all’infinito fino al mondo dei maxi-yacht (figure 4-5), chiamati tecnicamente navi da diporto, e in questa panoramica ti accorgi ovviamente che, insieme ai metri e ai centimetri, salgono di pari passo gli zeri del prezzo.
Resto con i piedi per terra e mi pongo, anche per te, dei limiti ben precisi. Questo sarà un viaggio nel mondo della nautica minore, che, bada bene, non vuol dire inferiore, ma la nautica semplificata e alla portata di quasi tutti gli italiani, il famoso popolo di santi, poeti e… navigatori.
La trattazione che segue, sia per la vela sia per il motore, saltellerà fra i due pilastri che costituiscono lo spartiacque della dimensione e della potenza propulsiva, quindi affronteremo la definizione di ‘natante’ correlata all’obbligo della ‘patente’.
Sono costretto a introdurre già qui questo argomento poiché le due cose non corrono in modo parallelo.
Mi spiego meglio. Una barca a vela che non supera i dieci metri di lunghezza è un natante e chi la conduce è esente dal possesso della patente nautica. La barca a motore è un natante per la medesima lunghezza ma costringe chi la conduce a possedere la patente, indipendentemente dalla lunghezza dello scafo, qualora il mezzo di propulsione (termine burocratico che indica il motore) superi la potenza di 30 kw pari a 40,8 cc.
Infatti una simile potenza di motore viene di solito applicata alle imbarcazioni a vela che superano il limite dei dieci metri, e così si spiega la discordanza tra il concetto del natante e l’obbligo della patente. Più avanti vedremo ancora meglio il dettaglio di tutti gli altri obblighi e delle prescrizioni che comportano i diversi tipi di patente ed esamineremo anche le principali norme che limitano l’ampiezza della navigazione.
Chiaro? Se sogni una piccola barchetta con un motorazzo, devi prepararti a sostenere l’esame per la patente!
Ora mi infilo nel tuo sogno e ti aiuto a spaziare fra i motori o meglio fra i diversi tipi di barche a motore che affollano gli 8600 chilometri delle coste italiane.
Non spaventarti poiché cercherò di raggrupparli e semplificare la realizzazione del tuo sogno.
Ci sono le barche tipiche di ciascuna zona che si allacciano alla tradizione locale: batele e gozzi, che in origine erano prevalentemente in legno mentre attualmente vengono costruite in vetroresina. Poi ci sono i gommoni di tutte le misure, che nelle produzioni più recenti sono dotati di una chiglia rigida.
Infine, senza salire affatto di misura, troviamo una classificazione fantasiosa derivata dalle caratteristiche estetiche o dal presunto uso. Sono tutte nomenclature anglosassoni che ci divertiamo a tradurre per uno sfizio italico: gli open (barche aperte), i runaboat (barche da corsa), i walkaround (che ci giri attorno), i fisherman (per la pesca), i daycruiser (per crociere in giornata) e altre svariate nomenclature che io semplificherò in barche aperte per brevi tragitti e in cabinati adatti a una più lunga permanenza a bordo.
Per te che sogni il motore il primo approccio è reso più facile dal noleggio d’imbarcazioni a motore, soprattutto di piccole dimensioni, che trovi quasi in ogni località turistica balneare. Nelle più note e rinomate spiagge della Sardegna e della costa ligure e toscana soprattutto, ci sono noleggiatori in grado di fornire anche il ‘conduttore’ se, almeno le prime volte, non ti fidi di avventurarti da solo.
L’alternativa ovvia per questo o per ogni altro caso è l’amico che già possiede una barca e che ti può iniziare alla pratica dell’andar per mare (ricordati di condividerla sempre con chi ti sta al fianco).
Navigare a motore è più semplice che andare a vela, ma solo finché la barca è in movimento. Come vedremo in seguito, la sua manutenzione, le manovre di ormeggio, la pianificazione della rotta e infine la conoscenza delle fondamentali regole amministrative, tecniche e comportamentali sono identiche sia a vela sia a motore e talvolta non si discostano di tanto neppure tra un tre e un trenta metri di lunghezza.
(...)
Gennaro Coretti
Mi compro la barca
pp. 128 – € 15
Prima edizione maggio 2015
Nutrimenti.it
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