Il racconto del nostro blogger-viaggiatore: una incredibile navigazione di 850 miglia da Cuba a San Blas (Panama), tra colpi di vento, temporali, imprevisti, bellezze e gioie del mare. Da leggere tutto d'un fiato!
Dopo la vacanza cubana, così felice e rilassata, ci resta "solo" un'ultima traversata di almeno 800 miglia fino a Panama, destinazione finale della nostra stagione 2014. Con Maurizio a Massimo, già asse portante dell'equipaggio Atlantico ARC del novembre 2012, decidiamo di programmare una sosta a Giamaica, che però resta un centinaio di miglia sopravvento alla rotta diretta per Panama. Studiate e considerate le previsioni, converrà affrontare una rotta controvento anche a motore prima di sperare in un traverso più favorevole verso sud.
Lasciamo Cienfuegos a mezzogiorno del 9 maggio, confidando in un aliseo nella norma, cioè da est e quindi contrario, ma che dovrebbe attenuarsi nella notte. Nel pomeriggio resta però ancora sostenuto, sui 15-20 nodi, le onde ci sbattono abbastanza, e decidiamo di prenderci una sosta dopo una ventina di miglia (con ottimo bagno) a Guajimico, una bella caletta minuscola che è quasi un fiordo, ed è l'unica riparata in questa costa vesto oriente altrimenti quasi rettilinea.
Alle 18 il vento finalmente cala e riprendiamo a motore verso i Jardines della Reina, tenendoci il più possibile sotto costa, considerando una previsione che dava nella notte vento da nord nord-est sui 20 nodi. Se così sarà, potremmo continuare al traverso o di bolina larga abbastanza riparati e veloci guadagnando sempre sopravvento, verso est, quanto più possibile, prima di poggiare a sud verso la Giamaica. Verso il tramonto si mette vento come previsto e mettiamo finalmente vela.
Peccato che rinforza, anche troppo, nella notte raggiunge i 30-35 nodi e poco a poco gira pure contro! Alle 2 siamo ormai di bolina stretta e il ridosso non esiste più, i Jardises sono un arcipelago a pelo d'acqua che lascia ampie zone di mare libero dove il mare monta liberamente e in fretta: alcune onde superano sicuramente i 3 metri, salgono a prua e a volte spazzano la coperta oltre la poppa. Siamo ben presto bagnati fradici malgrado le cerate, anche se freddo per fortuna non ne fa, e la luna che a tratti spunta tra le nuvole rinfranca un pò gli animi.
Alle 4 del mattino individuo una via di fuga: dritto davanti a noi, appena sopravvento, c'è il faro di Cayo Bretòn, con una rotta di sicurezza ben chiara tra i terribili bassofondi del'arcipelago. Orziamo al limite, aiutiamo col motore, all'alba siamo sotto il faro, stanchi morti ma finalmente al riparo! Àncora su 5 metri di fondo e tutti a nanna! Dolce riposo dolce riparo, barca magnificamente ferma! Al mattino abbiamo solo la visita dei pescatori locali: da un barcone sgangherato in ferrocemento ci offrono 4 aragoste e 2 dentici a 8 euro per la nostra dieta altrimenti povera di proteine fresche. Il 10 maggio trascorre così, al sole e nel silenzio assoluto...
Ripartiamo il mattino dell'11, dopo pranzo, appena cala un pò l'aliseo. Prua ancora ad est, a guadagnare sopravvento. Se andrà male potremmo ancora ridossarci a Cabo Cruz, all'altro capo dei "Jardines", altrimenti rotta diretta a sud. Nella notte ci viene incontro una linea di nuvole nerissime: passandoci sotto sembra che finirà col caderci sulla testa.. Non sappiamo cosa possa accadere, pioggia a cascata? Colpo di vento? Siamo pronti, due mani di terzaroli già su e fiocco piccolo.
Non cade nulla, niente colpi, ma il vento aumenta progressivamente fin oltre i 30 nodi, mettiamo su questa volta anche la terza mano e via, poggiamo verso sud, in rotta perfetta col vento al traverso. Non è molto comodo, ogni onda ci fa ingavonare fino a 30-40 gradi, ma la barca fila in perfetta sicurezza oltre gli 8 nodi, gli spruzzi sono molto meno della prima notte, mentre la luce della luna adesso è piena, uno spettacolo indimenticabile. Il pilota automatico fa egregiamente la sua parte e la bellezza della navigazione è affascinante. Anche quando la forza del vento incute rispetto e mi suggerisce di poggiare qualche grado per "ammorbidire" le raffiche più forti.
Al mattino del 12 il vento, come da previsione, diminuisce e ci accompagna in gloria e rilassatezza fino a Montego Bay, dove arriviamo alle 17. Troviamo un bel marina, un ottimo ristorante, ma solo posto all'ancora, e un ufficiale sanitario senza molta voglia di scherzare: "Avete la tanica per le acque nere? Quanto è piena? Vietato ovviamente scaricarla nelle acque territoriali e vietato anche depositare spazzatura nel marina, che non è abilitato a ricevere e smaltire "rifiuti internazionali", cioè che vengono dall'estero (sic).." Vabbè, senza esitazioni giuriamo di osservare pedissequamente tutte le prescrizioni di legge, e finalmente siamo accettati in territorio giamaicano per una cena di tutta soddisfazione...
Restiamo altre due notti, affittiamo anche una macchina per un giro nell'ovest di questa grande isola, ma non ci troviamo molto bene. Sembra un pezzo di America, la sera non è raccomandabile andare in giro, la zona turistica non dice nulla e non c'è traccia nei locali per indigeni della musica geniale di Bob Marley, se non nei CD delle bancarelle. Non ci sentiamo nè ben accolti, nè troppo al sicuro, magari ci sono posti migliori che non abbiamo visto. Sarà anche il consumismo, la troppa plastica e le troppe macchine in giro, specie dopo la calda umanità, la musica e la naturalità di Cuba.
La mattina del 15 partiamo senza nostalgia, con una buona previsione di vento da est "morbido", sui 15 nodi al traverso, questa volta verificata in pieno. Ritroviamo l'onda lunga oceanica, bella, grandiosa, dolce ma comunque sui 2 metri che ci frulla un abbastanza, velocità resta di 6-7 nodi, sole splendente di giorno, luna piena di notte, uno spettacolo, si va alla grande, sul respiro dell’aliseo. Un capone di un chiletto ci allieta il pranzo, l’ho cucinato io, in umido con patate e capperi, levando l’incombenza a Massimo, ottimo cuoco ufficiale.
Una navigazione senza storia, tutto assolutamente tranquillo, non tocchiamo le vele per giorni. Da registrare solo una pioggia torrenziale di più di un'ora appena doppiata Sud Negril Point, estremo ovest di Giamaica, e un arrivo un pò avventuroso alle San Blas, dopo meno di 4 giorni. Qui infatti, alle 3 di notte, arriviamo con poco vento e motore a manetta inseguiti da un nuvolone nero che sembrava voler rovesciarci addosso una montagna d'acqua. Navigazione al buio, strumentale, occhi incollati allo schermo del GPS.
Ma qualcosa non va, non corrispondono le profondità: dubbio terribile, e se fossimo fuori rotta? Qui ci sono banchi ovunque, pericoli tutto attorno! Poi individuiamo barche all'ancora (nessuna con la luce d'ancora!), siamo a posto! E lo scandaglio? Accendo, spengo, niente, non funziona! Proprio adesso! Prendo lo scandaglio a mano che avevo preparato una volta in Grecia e conservato a portata di mano, just in case.. 10 metri! Allora non siamo fuori rotta!
Caliamo l'ancora accanto le altre barche, sempre nel buio quasi nero, a parte la luna sopra i nuvoloni, e via! Arrivati! a nanna!! Abbracci e congratulazioni per questa grande, magnifica navigazione a vela! Solo l'indomani, col sole, realizzeremo di aver evitato almeno due banchi di corallo quasi per miracolo.. Insomma, infine siamo arrivati a Panama! Avete idea quanto sia lontano? Per tornare farò 5+8+3 ore di volo (via New York e Londra).
Siamo arrivati fin qui, a San Blas dopo una grande, vera navigazione di 850 miglia da Cuba, che è ben 12 gradi di latitudine più a nord!! Siamo più vicini alla linea di cambio data, 5 ore di differenza, che dall'Italia, 7 ore..
Dopo la vacanza cubana, così felice e rilassata, ci resta "solo" un'ultima traversata di almeno 800 miglia fino a Panama, destinazione finale della nostra stagione 2014. Con Maurizio a Massimo, già asse portante dell'equipaggio Atlantico ARC del novembre 2012, decidiamo di programmare una sosta a Giamaica, che però resta un centinaio di miglia sopravvento alla rotta diretta per Panama. Studiate e considerate le previsioni, converrà affrontare una rotta controvento anche a motore prima di sperare in un traverso più favorevole verso sud.
Lasciamo Cienfuegos a mezzogiorno del 9 maggio, confidando in un aliseo nella norma, cioè da est e quindi contrario, ma che dovrebbe attenuarsi nella notte. Nel pomeriggio resta però ancora sostenuto, sui 15-20 nodi, le onde ci sbattono abbastanza, e decidiamo di prenderci una sosta dopo una ventina di miglia (con ottimo bagno) a Guajimico, una bella caletta minuscola che è quasi un fiordo, ed è l'unica riparata in questa costa vesto oriente altrimenti quasi rettilinea.
Alle 18 il vento finalmente cala e riprendiamo a motore verso i Jardines della Reina, tenendoci il più possibile sotto costa, considerando una previsione che dava nella notte vento da nord nord-est sui 20 nodi. Se così sarà, potremmo continuare al traverso o di bolina larga abbastanza riparati e veloci guadagnando sempre sopravvento, verso est, quanto più possibile, prima di poggiare a sud verso la Giamaica. Verso il tramonto si mette vento come previsto e mettiamo finalmente vela.
Peccato che rinforza, anche troppo, nella notte raggiunge i 30-35 nodi e poco a poco gira pure contro! Alle 2 siamo ormai di bolina stretta e il ridosso non esiste più, i Jardises sono un arcipelago a pelo d'acqua che lascia ampie zone di mare libero dove il mare monta liberamente e in fretta: alcune onde superano sicuramente i 3 metri, salgono a prua e a volte spazzano la coperta oltre la poppa. Siamo ben presto bagnati fradici malgrado le cerate, anche se freddo per fortuna non ne fa, e la luna che a tratti spunta tra le nuvole rinfranca un pò gli animi.
Alle 4 del mattino individuo una via di fuga: dritto davanti a noi, appena sopravvento, c'è il faro di Cayo Bretòn, con una rotta di sicurezza ben chiara tra i terribili bassofondi del'arcipelago. Orziamo al limite, aiutiamo col motore, all'alba siamo sotto il faro, stanchi morti ma finalmente al riparo! Àncora su 5 metri di fondo e tutti a nanna! Dolce riposo dolce riparo, barca magnificamente ferma! Al mattino abbiamo solo la visita dei pescatori locali: da un barcone sgangherato in ferrocemento ci offrono 4 aragoste e 2 dentici a 8 euro per la nostra dieta altrimenti povera di proteine fresche. Il 10 maggio trascorre così, al sole e nel silenzio assoluto...
Ripartiamo il mattino dell'11, dopo pranzo, appena cala un pò l'aliseo. Prua ancora ad est, a guadagnare sopravvento. Se andrà male potremmo ancora ridossarci a Cabo Cruz, all'altro capo dei "Jardines", altrimenti rotta diretta a sud. Nella notte ci viene incontro una linea di nuvole nerissime: passandoci sotto sembra che finirà col caderci sulla testa.. Non sappiamo cosa possa accadere, pioggia a cascata? Colpo di vento? Siamo pronti, due mani di terzaroli già su e fiocco piccolo.
Non cade nulla, niente colpi, ma il vento aumenta progressivamente fin oltre i 30 nodi, mettiamo su questa volta anche la terza mano e via, poggiamo verso sud, in rotta perfetta col vento al traverso. Non è molto comodo, ogni onda ci fa ingavonare fino a 30-40 gradi, ma la barca fila in perfetta sicurezza oltre gli 8 nodi, gli spruzzi sono molto meno della prima notte, mentre la luce della luna adesso è piena, uno spettacolo indimenticabile. Il pilota automatico fa egregiamente la sua parte e la bellezza della navigazione è affascinante. Anche quando la forza del vento incute rispetto e mi suggerisce di poggiare qualche grado per "ammorbidire" le raffiche più forti.
Al mattino del 12 il vento, come da previsione, diminuisce e ci accompagna in gloria e rilassatezza fino a Montego Bay, dove arriviamo alle 17. Troviamo un bel marina, un ottimo ristorante, ma solo posto all'ancora, e un ufficiale sanitario senza molta voglia di scherzare: "Avete la tanica per le acque nere? Quanto è piena? Vietato ovviamente scaricarla nelle acque territoriali e vietato anche depositare spazzatura nel marina, che non è abilitato a ricevere e smaltire "rifiuti internazionali", cioè che vengono dall'estero (sic).." Vabbè, senza esitazioni giuriamo di osservare pedissequamente tutte le prescrizioni di legge, e finalmente siamo accettati in territorio giamaicano per una cena di tutta soddisfazione...
Restiamo altre due notti, affittiamo anche una macchina per un giro nell'ovest di questa grande isola, ma non ci troviamo molto bene. Sembra un pezzo di America, la sera non è raccomandabile andare in giro, la zona turistica non dice nulla e non c'è traccia nei locali per indigeni della musica geniale di Bob Marley, se non nei CD delle bancarelle. Non ci sentiamo nè ben accolti, nè troppo al sicuro, magari ci sono posti migliori che non abbiamo visto. Sarà anche il consumismo, la troppa plastica e le troppe macchine in giro, specie dopo la calda umanità, la musica e la naturalità di Cuba.
La mattina del 15 partiamo senza nostalgia, con una buona previsione di vento da est "morbido", sui 15 nodi al traverso, questa volta verificata in pieno. Ritroviamo l'onda lunga oceanica, bella, grandiosa, dolce ma comunque sui 2 metri che ci frulla un abbastanza, velocità resta di 6-7 nodi, sole splendente di giorno, luna piena di notte, uno spettacolo, si va alla grande, sul respiro dell’aliseo. Un capone di un chiletto ci allieta il pranzo, l’ho cucinato io, in umido con patate e capperi, levando l’incombenza a Massimo, ottimo cuoco ufficiale.
Una navigazione senza storia, tutto assolutamente tranquillo, non tocchiamo le vele per giorni. Da registrare solo una pioggia torrenziale di più di un'ora appena doppiata Sud Negril Point, estremo ovest di Giamaica, e un arrivo un pò avventuroso alle San Blas, dopo meno di 4 giorni. Qui infatti, alle 3 di notte, arriviamo con poco vento e motore a manetta inseguiti da un nuvolone nero che sembrava voler rovesciarci addosso una montagna d'acqua. Navigazione al buio, strumentale, occhi incollati allo schermo del GPS.
Ma qualcosa non va, non corrispondono le profondità: dubbio terribile, e se fossimo fuori rotta? Qui ci sono banchi ovunque, pericoli tutto attorno! Poi individuiamo barche all'ancora (nessuna con la luce d'ancora!), siamo a posto! E lo scandaglio? Accendo, spengo, niente, non funziona! Proprio adesso! Prendo lo scandaglio a mano che avevo preparato una volta in Grecia e conservato a portata di mano, just in case.. 10 metri! Allora non siamo fuori rotta!
Caliamo l'ancora accanto le altre barche, sempre nel buio quasi nero, a parte la luna sopra i nuvoloni, e via! Arrivati! a nanna!! Abbracci e congratulazioni per questa grande, magnifica navigazione a vela! Solo l'indomani, col sole, realizzeremo di aver evitato almeno due banchi di corallo quasi per miracolo.. Insomma, infine siamo arrivati a Panama! Avete idea quanto sia lontano? Per tornare farò 5+8+3 ore di volo (via New York e Londra).
Siamo arrivati fin qui, a San Blas dopo una grande, vera navigazione di 850 miglia da Cuba, che è ben 12 gradi di latitudine più a nord!! Siamo più vicini alla linea di cambio data, 5 ore di differenza, che dall'Italia, 7 ore..
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