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07/05/2014 - 21:20

Come sarà la XXXV America's Cup? Il futuro (incerto) in due interviste

Coppa e Protocollo,
occhio a questi due!

Due interviste in 24 ore: Iain Murray (challenger of record, Hamilton Island YC) e Russell Coutts (defender, Oracle), prefigurano una Coppa indecifrabile. Vantaggi per il defender. Calendario confuso. Durata incerta. Politica commerciale. Ma stavolta rischiamo davvero di perdere per sempre il Graal della vela
 
di Fabio Colivicchi
 
Due interviste in 24 ore, e la vela è sconvolta dall’alto, dalla sua massima vetta: l’America’s Cup. Attacca Iain Murray dall’Australia, sul sito sail-world.com. Russell Coutts risponde a tono, su scuttlebutt.com, dalla Cina (dove si trova in trasferta di lavoro per la Coppa America…). Murray è l’ex Regatta Director della 34 Coppa America a San Francisco. Conosce bene il defender (rimasto tale) Oracle racing, larry Ellison, Russell Coutts, le loro mentalità. Ma oggi è il capo del primo sfidante (che li rappresenta tutti come Challenger of the record) Hamilton Island Yacht Club. Diciamo che, almeno teoricamente, il signor Murray – che ha vasta esperienza velica comprendente anche le Olimpiadi – dovrebbe poter sfruttare queste sue conoscenze per contrattare condizioni di gara giuste, eque e utili agli sfidanti, il cui scopo è conquistare la Coppa strappandola al detentore. E’ così?

Sembrava: le voci che si rincorrevano, alimentate dal ritardo nella presentazione del Protocollo, parlavano di uno sfidante tosto, duro nelle trattative, irremovibile alle richieste del defender. Una diretta conseguenza delle posizioni espresse dall’ottuagenario Bob Oatley, il miliardario fondatore della sfida australiana, che ha fatto capire più volte di non intendere il ruolo di challenger of record nel modo assai morbido mostrato dagli svedesi di Artemis (che avevano sostituito in corsa Mascalzone Larino dopo il ritiro del team di Vincenzo Onorato). Insomma un muso contro muso tra Murray e Coutts. Questi rumors erano autentici?
 
Qui entrano in gioco le due interviste in 24 ore di Murray e Coutts. Ex compari nel 2013, oggi (teoricamente) acerrimi rivali nel redigere le famose regole. Teoricamente, appunto. Perché ciò che trapela sulla XXXV America’s Cup del 2017 (non si sa ancora dove, e come sentirete potrebbero esserci anche più località…) allontanano l’idea di un evento che torni alle origini (criterio di nazionalità soprattutto) e favorisca l’interesse del pubblico e di più sfidanti anche con tagli ai costi, dando a tutti l’idea di partire alla pari, e con calendari chiari da far vedere agli sponsor.

Quello che invece emerge dalle due interviste è una Coppa numero 35 confusa, allungata nella fase World Series (però con punti che pesano), ma ulteriormente accorciata nella fase finale. E soprattutto, con alcuni clamorosi vantaggi per il defender, tra i quali quello macroscopico sarebbe la possibilià di costruire due AC62, contro uno soltanto per gli sfidanti!
 
IAIN MURRAY, DA CHE PARTE STA?
Nell’intervista al sito australiano, Murray parte assicurando che “Per il Protocollo ormai stiamo scendendo nei dettagli, cercando di fare il massimo per accontentare i desideri di tutti, anche se è ovvio dire che non potremo riuscirci in pieno, e ci sono cose che noi vorremmo e che loro (il defender Oracle, ndr) non vogliono.” Poi però si scende dentro ad alcuni di questi dettagli: dopo sette mesi di negoziati, l’allarmante ritardo del Protocollo e delle regole di classe (attesi per marzo, poi per aprile, adesso senza data…), e i vari rumors circolati, alcuni forse ad arte.
 
“Siamo d’accordo che le America’s Cup World Series, con i cat AC45, conteranno nel punteggio per le stagioni 2015-2016, per selezionare i team che arriveranno alle Challenger Selection Series finali con gli AC62. Si sta lavorando all’idea di arrivare a un processo comprensibile di eventi, qualifiche, selezioni e finali. World Series, Round Robin, Semifinali e Finali gestite dall’Event Authority.”
 
Insomma: un team presenta la sfida alla Coppa America, progetta un AC62 e inizia a costruirlo, poi regata nelle AC World Series con gli AC45, e se viene eliminato torna a casa senza aver mai disputato una sola regata con il suo AC62… Messa così la cosa, è più facile dissuadere che convincere qualcuno a presentare una sfida. Ma Murray precisa: “Faremo delle regole chiare, anche più chiare dell’ultima edizione delle World Series. Ma il sistema di punteggio e di qualifica non si potrà stabilire se non quando sarà chiaro il numero dei team. L’ultima volta c’erano quattro sfidanti veri e tutti e quattro sono arrivati alle fasi finali.”
 
E parliamone, allora, di questi AC45. Come è noto non sono dotati di foil: nella prossima edizone li avranno, così da essere un effettivo allenamento per le prestazioni degli AC62 (quelli si, assai foileggianti)? “Purtroppo gli AC45 non avranno i foil, almeno all’inizio. Forse potranno avere una leggera modifica più tardi. Ma nel 2015 non faranno foiling. Il motivo è che questi cat non sono progettati e costruiti per fare foiling, e modificarli richiederebbe grossi investimenti per le scatole delle derive con i foil.”
 
Riassumendo: si va verso una Coppa America che inizierà con AC45 non foiling, cat che alcuni team già possiedono e utilizzano (alcuni ne hanno anche più d’un esemplare), altri non hanno mai visto. Ma la Coppa vera e propria sarà comunque contesa e assegnata in regate tra cat AC62 che faranno foiling anche di bolina…
 
Ancora Murray: “Gli AC62 saranno introdotti in una finestra temporale prima dell’inizio dei Round Robin delle selezioni tra gli sfidanti.” (Una soluzione già vista: si ricorda che gli AC72 dell’ultima edizione, furono introdotti 12 mesi prima della Louis Vuitton Cup, ndr). “Quello che vedremo prima – prosegue Murray – è una serie di allenamenti ed esperimenti dei team su barche simili (“surrogate boats”, oltre all’intenso programma di regate dell’America’s Cup World Series, eventi concentrati in 3 giorni. Poi dal 2016 vedremo gli AC62 e i team che si alleneranno con le nuove barche.”
 
Non vedremo AC62 regatare in eventi di circuito come le World Series: i 45 piedi entrano nei container, mentre i 62 avrebbero problemi logistici insormontabili e costosissimi. Quindi le barche della nuova classe America’s Cup 2017 navigheranno solo nelle località dove ciascun team ha la propria base, e forse nella località della Selezione finale sfidanti.
 
Non solo, sentite qua. Il defender parteciperà alle regate di selezione degli sfidanti (anche se “solo nella fase dei Round Robin”, precisa Murray, cioè non nelle Semifinali e Finali…). Impossibile non notare che Golden Gate YC portò Alinghi davanti alla Suprema Corte contestando (tra le altre cose) il diritto del defender di regatare (e quindi conoscere da vicino) con gli sfidanti. Adesso però sembra voler acquisire lui stesso tale diritto.
 
UN SOLO AC62 PER GLI SFIDANTI, DUE PER IL DEFENDER?
Collegato a quest’ultimo tema, c’è la questione della seconda barca per il defender. Murray conferma la regola già circolata: gli sfidanti potranno costruire un solo AC62 ciascuno, ma introduce la novità secondo la quale il defender avrebbe l’opzione di vararne due, con alcune restrizioni. Quali?
 
“Oracle potrà decidere se costruire una seconda barca AC62 solo dopo essere uscito dalle Challenger Selection Series.” Una regola che sembra fatta apposta per scoraggiare il defender dal regatare con gli sfidanti. Se da un lato la regola di un solo AC62 per i challenger è una misura per tagliare i costi, dall’altro comprende il rischio altissimo di non avere una riserva in caso di scuffia di prua o rottura della barca. Ma Murray precisa: “Il rischio ci sarà anche per il defender: una volta scelta la barca per il match finale, non potranno più cambiarla anche in caso di incidente ‘catastrofico’ " (dice proprio così, Iain, e non è un gran bel tranquillante…, ndr).
 
Ad aggiungere un pizzico finale di confusione a questo quadro già sufficientemente oscuro, arriva poi la questione dei pezzi di ricambio. Murray: “Ci sarà libertà nel numero dei ricambi, e ogni team potrà avere due wingsail. Sono certo che ogni team avrà tutti i ricambi che gli servono. Bisogna anche pensare che gli AC62 saranno più conservativi e robusti degli AC72, e comunque ciascun team avrà ricambi delle traverse, e ogni scafo ha il crash-box sulle prue.” Dunque sembrerebbe esclusa la possibilità, pure paventata in giro, di poter considerare ‘ricambio’ anche uno scafo, avendo magari a disposizione uno stampo pronto…
 
Murray ha promesso anche una seconda intervista nella quale parlerà della località della prossima Coppa America. A noi francamente basta questa prima parte per cominciare ad avere brividi freddi sul futuro dell’America’s Cup. L’evento che è stato storicamente l’assicurazione sulla vita, e il più formidabile fibrillatore di attenzioni sul mondo della vela, altrimenti costretto nel dimenticatoio. Una Coppa cervellotica come quella che sta nascendo dal tanto atteso Protocollo Coutts-Murray, sembra davvero difficile da spiegare, e serve fantasia per immaginare che possa creare entusiasmo e passione nel pubblico.
 
LA RISPOSTA DI RUSSELL COUTTS, L'IDEOLOGO
E’ stata definita “l’ideologia” dell’America’s Cup, quella riassunta da Russell Coutts in quest’ultima intervista. Così da storico plurivincitore del trofeo, Russell ne è adesso anche l’ideologo. Sentiamo cosa ha da dire. Cominciando da quattro punti da lui stesso evidenziati: 1) L’evento sta cambiando: da competizione basata sul design, in competizione tra velisti; 2) La commercializzazione dell’evento guida le decisioni operative; 3) L’America’s Cup World Series assegnerà punti che conteranno direttamente per la selezione tra gli sfidanti; 4) Le fasi finali della selezione sfidanti (la ex Louis Vuitton Cup) potranno svolgersi anche in due località differenti.
 
Quest'ultimo punto lascia trapelare le difficoltà a scegliere una località, e si lascia una via d'uscita salomonica, che potrebbe significare una fase finale della XXXV AC divisa tra San Diego e San Francisco. Ma ecco iol resto del Coutts-pensiero.
 
“Gran parte delle decisioni sulla regata sono dettate da logiche commerciali. Quando parli con le televisioni, si capisce la loro difficoltà a programmare su lunghe scadenze. Inoltre l’inizio delle fasi finali ha avuto ben poca importanza (come si è visto a San Francisco 2013) per i media, da luglio a fine agosto, e solo a settembre si è visto crescere l’interesse. Dal punto di vista commerciale un evento troppo allungato nel tempo non funziona.
 
“Gli stessi broadcaster raccomandano che le regate abbiano chiari e forti significati sportivi. All’inizio i match dei Round Robin non valgono molto, ed è difficile ‘venderli’ come show. Perciò bisogna dare maggiore importanza a ogni fase delle regate. E se un team non ottiene risultati, deve essere eliminato. Così è lo sport…
 
“Tutti vorremmo vedere più team partecipanti, ma ciò che ci serve di più sono team seri e competitivi. E’stato tipico della Coppa in passato vedere parecchi team iscritti, ma con il passare del tempo uscire di scena. Se questo avviene nella fase delle selezioni sfidanti, essi si rivelano non competitivi, e non abbastanza finanziati per arrivare in fondo. Questo non aggiunge valore all’evento: alcuni possono pensare che un maggior numero di team sia meglio, ma si può rispondere che avere team non abbastanza preparati alla fine sia un danno per l’evento. E’ importante soprattutto per gli sponsor dell’evento, per i quali spesso i contratti sono basati sulle dimensioni della regata. Quando ci sono team che si ritirano, come è accaduto nella 34 Coppa America, diventa un problema…

 
“Ciò che conta è che ogni team che si iscrive all’America’s Cup dovrebbe essere in grado di arrivare in fondo e completare l’intero programma della regata, ciò è particolarmente importante per gli sponsor dell’evento perché spesso il loro coinvolgimento prevede norme precise sulle dimensioni della regata. E’ un problema quando ci sono team che si ritirano strada facendo, come è accaduto nella 34 Coppa America… Il prossimo Protocollo ne terrà conto, e sarà più difficile iscriversi: ci saranno requisiti significativi per assicurarci che i team siano seriamente preparati all’evento.
 
“Questa era già la nostra idea per l’edizione precedente, ma poi ci siamo messi su posizioni più accomodanti, che successivamente abbiamo rimpianto. Avremo dovuto mantenere il punto, e sapere per tempo che avremmo avuto solo quattro sfide, come poi è stato. Sapere in anticipo il numero effettivo degli sfidanti avrebbe reso più facile pianificare il tutto.
 
“Abbiamo imparato molto dall’ultima Coppa. Fondamentalmente le finali sono andate piuttosto bene, e ci hanno dato un assaggio della validità dei nostri concetti originari. Di sicuro le trasmissioni video sono state ottime, perciò ripartiamo da quelle a sviluppare la prossima, cercando di dare maggiori certezze a sponsor e partner televisivi, che dovranno essere veri e propri partner della competizione.
 
“Alcuni sport sono abbastanza forti da dettare le condizioni, ma noi non siamo in questa posizione. Dobbiamo affrontare le cose diversamente, e organizzare il trofeo dando soddisfazioni a tutte le parti in causa. Certamente non vogliamo compromettere gli aspetti competitivi e sportivi della manifestazione, non lo faremmo mai. Ma vogliamo anche essere sensibili nel creare le condizioni che influiscono sulle scelte degli sponsor principali e delle emittenti televisive.”

 
Anche Craig Leweck, il giornalista di Scuttlebutt, lascia i lettori con la previsione di una seconda parte con il resto delle dichiarazioni di Coutts.
 
Il tutto sembra un congegno ben progettato: dopo settimane di silenzio e di voci incontrollate, ecco che le due parti al tavolo delle trattative si fanno vive, sui media, quasi in contemporanea, per mandare a dire anticipazioni clamorose (Murray) e ideologie sul futuro della Coppa America (Coutts). Non avete anche voi l’impressione che si ricominci tutto daccapo? Che dopo le rivoluzioni del 2013 (catamarani, World Series, wingsail, foil, nuovi percorsi, streaming internet) i due estensori delle nuove regole siano consapevoli di preparare un Protocollo poco convincente, e cerchino di mettere le mani avanti, anticipando le critiche?
 
Murray avrebbe anticipato che il Protocollo sarà annunciato per la metà di maggio. Ci siamo, dunque: forse manca solo una settimana. Aspettiamo a dare i giudizi definitivi. Del resto in Italia abbiamo Luna Rossa pronta a partire: la nuova base di Cagliari sarà presentata a giugno e il team ha confermato il Circolo della Vela Sicilia come club sfidante, quindi anche un attento esegeta della Coppa come Patrizio Bertelli deve essersi fatto un’idea di futuro tutto sommato affrontabile.

E’ un po’ come con le eterne riforme istituzionali in Italia: il testo definitivo è sempre soggetto a miglioramenti. Noi sulla Coppa ci siamo sempre espressi così: è essenziale a tutta la vela, quindi lunga vita alla Coppa. Sperando che troppe attenzioni commerciali non finiscano per immiserirla troppo. Dopo i salti in avanti di Alinghi nel 2003, le diatribe legali del 2010 e la rivoluzione del 2013 nel segno di tecnologia e velocità, un altro flop rischierebbe di essere davvero esiziale per l’evento che rimane l’ultimo baluardo di speranza per riportare la vela al centro dell’attenzione.
 
Dite pure la vostra. E arrivederci su Saily per gli imminenti sviluppi.
 
 

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