Hallberg Rassy, svedesi d'altomare
di Caterina Grignani
Linee inconfondibili, robustezza proverbiale, tradizione che si rinnova. Qual è il segreto della barche svedesi ammirate in tutto il mondo? E come avvicinarsi oggi a un Hallberg Rassy? Intervista a Jonathan Leoni, importatore del marchio in Italia
Spiccano agli ormeggi dei marina, o quando le si vede navigare lungo costa, con il loro scafo blu, la linea armoniosa e l’impeccabile ponte in legno; sono gli Hallberg Rassy, eleganti signore svedesi del mare, che uniscono performance, comodità e resistenza.
Harry Hallberg , scomparso nel 1997, costruiva barche da quando ero ragazzo, poco più a sud Christoph Rassy era apprendista in un piccolo cantiere per imbarcazioni in legno in Germania. Poi quest’ultimo, con la sua bicicletta, unico bene che possedeva, partì per la Svezia pensando che lì, con tutto quel mare, costruissero le barche migliori d’Europa. I due costruttori furono concorrenti fino al 1973 quando poi si allearono dando vita agli Hallberg Rassy, un successo che arriva fino ad oggi.
La famiglia Leoni importa e vende HR in Italia da più di quarant’anni, ora al timone dell’azienda c’è Jonathan che ci racconta il presente di un cantiere e di un marchio che, nonostante la crisi del settore, riesce a resistere puntando sulla qualità.
Quali sono le novità del cantiere?
Già da qualche anno c’è la nuova linea a pozzetto poppiero per scafi di media dimensione, dal 37 piedi al 41, che prima erano solo pozzetto centrale. E poi tutte le imbarcazioni sono state aggiornate di recente, c’è il 64 piedi che è la nave ammiraglia presentata nel 2011 Dusseldorf.
Quali sono i saloni in agenda per Hallberg Rassy?
A Genova non siamo andati, ormai le richieste per esporre sono esorbitanti ed erano già anni che non avevamo un ritorno, anche in termini di soli contatti, dopo il salone.
Lì avremmo potuto portare il 412 ma appunto non abbiamo partecipato. E’ la dimostrazione che, in Italia anche le eccellenze non ce la fanno più.
Tra i saloni stranieri Dusseldorf è quello che va meglio malgrado anche loro abbiano risentito della crisi, quello di Cannes, a cui abbiamo partecipato l’anno scorso è in grande ascesa e lo rifaremo nel 2014.
Rispetto ad altri cantieri l’Hallberg Rassy resiste, puntando su cosa?
La qualità. Gli HR sono barche sicure e chi le compra lo sa: sartie rimandate in chiglia, scafo saldato, una falchetta che fa quasi da “collare” che potresti sollevare lo scafo dalle bitte... Germán Frers è un grande progettista, sono sui i disegni del Moro di Venezia e dei team svedesi di Coppa America. La tradizione costruttiva la Svezia ce l’ha nel dna; università specializzate, generazione intere che lavorano in cantiere ogni singolo pezzo della barca, dallo sportello al listello di teak. Ci sono HR del ‘70 senza un filo di osmosi, passati di generazione e generazione, costruite con una grande attenzione alla resistenza. Ci sono barche che hanno fatto 140mila miglia, 20 volte il giro del mondo!
Come giudica oggi lo stato del mercato HR?
Mio padre ha iniziato nel 196o nella nautica, la nostra famiglia c’è da sempre ma una crisi del settore come questa non si era mai vista. Abbiamo un mercato di nicchia, sono imbarcazioni destinate a un pubblico che ci arriva perché sa quello che vuole: un prodotto artigianale e robusto, capace di attraversare l’oceano.
Il cantiere costruisce le barche solo su ordinazione questa è una cosa che storicamente lo ha salvato mentre molti altri cantieri sono falliti. Certo la produzione di oggi non è quella di un tempo ma il marchio si sta espandendo in altri mercati; in Russia, in Turchia e le realtà più floride sono la Germania e la Svizzera.
E poi lavoriamo sull’usato, sappiamo sempre chi ha avuto la barca e come e dove l’ha usata. HB è una barca che bene o male riesce a mantenere il valore anche se oggi è la domanda che fa l’offerta.
Gli italiani comprano meno?
Si è anche perché manca la lungimiranza politica per investire in un settore che dovrebbe essere valorizzato, dal momento che siamo una penisola. Si dovrebbero costruire cantieri, porti, strutture ecosostenibili, non è che serve un genio per coprire i parcheggi dei marina con pannelli fotovoltaici. E’ un settore che fino a poco fa valeva 3 punti di Pil e che ora è quasi dimenticato.
Chi pensa o progetta un giro del mondo si rivolge spesso al cantiere HR?
Si perché HR oltre ad essere un prodotto è un sogno: girare il mondo in barca a vela, comodamente, anche da soli. Abbiamo clienti di 80 anni che veleggiano in coppia o pensionati svedesi che girano da soli beccandosi le tempeste in Terra del fuoco. HR è il primo marchio della Arc, tanto che il cantiere fornisce trasporto gratuito per i pezzi di ricambio.
Cosa fare per provare un HR?
Chiamarmi! E non dico che glielo troviamo sotto casa ma sicuramente vicino. A volte si va direttamente al cantiere in Svezia per provarle, è un posto bellissimo, in mezzo ai fiordi, con il granito rosa, sembra di stare in Sardegna anche se con 20 gradi in meno. Il periodo migliore è a maggio o giugno quando ci sono 20 ore di luce ed è tutto fiorito, la vegetazione sembra quella alpina ma è sul mare.
Spiccano agli ormeggi dei marina, o quando le si vede navigare lungo costa, con il loro scafo blu, la linea armoniosa e l’impeccabile ponte in legno; sono gli Hallberg Rassy, eleganti signore svedesi del mare, che uniscono performance, comodità e resistenza.
Harry Hallberg , scomparso nel 1997, costruiva barche da quando ero ragazzo, poco più a sud Christoph Rassy era apprendista in un piccolo cantiere per imbarcazioni in legno in Germania. Poi quest’ultimo, con la sua bicicletta, unico bene che possedeva, partì per la Svezia pensando che lì, con tutto quel mare, costruissero le barche migliori d’Europa. I due costruttori furono concorrenti fino al 1973 quando poi si allearono dando vita agli Hallberg Rassy, un successo che arriva fino ad oggi.
La famiglia Leoni importa e vende HR in Italia da più di quarant’anni, ora al timone dell’azienda c’è Jonathan che ci racconta il presente di un cantiere e di un marchio che, nonostante la crisi del settore, riesce a resistere puntando sulla qualità.
Quali sono le novità del cantiere?
Già da qualche anno c’è la nuova linea a pozzetto poppiero per scafi di media dimensione, dal 37 piedi al 41, che prima erano solo pozzetto centrale. E poi tutte le imbarcazioni sono state aggiornate di recente, c’è il 64 piedi che è la nave ammiraglia presentata nel 2011 Dusseldorf.
Quali sono i saloni in agenda per Hallberg Rassy?
A Genova non siamo andati, ormai le richieste per esporre sono esorbitanti ed erano già anni che non avevamo un ritorno, anche in termini di soli contatti, dopo il salone.
Lì avremmo potuto portare il 412 ma appunto non abbiamo partecipato. E’ la dimostrazione che, in Italia anche le eccellenze non ce la fanno più.
Tra i saloni stranieri Dusseldorf è quello che va meglio malgrado anche loro abbiano risentito della crisi, quello di Cannes, a cui abbiamo partecipato l’anno scorso è in grande ascesa e lo rifaremo nel 2014.
Rispetto ad altri cantieri l’Hallberg Rassy resiste, puntando su cosa?
La qualità. Gli HR sono barche sicure e chi le compra lo sa: sartie rimandate in chiglia, scafo saldato, una falchetta che fa quasi da “collare” che potresti sollevare lo scafo dalle bitte... Germán Frers è un grande progettista, sono sui i disegni del Moro di Venezia e dei team svedesi di Coppa America. La tradizione costruttiva la Svezia ce l’ha nel dna; università specializzate, generazione intere che lavorano in cantiere ogni singolo pezzo della barca, dallo sportello al listello di teak. Ci sono HR del ‘70 senza un filo di osmosi, passati di generazione e generazione, costruite con una grande attenzione alla resistenza. Ci sono barche che hanno fatto 140mila miglia, 20 volte il giro del mondo!
Come giudica oggi lo stato del mercato HR?
Mio padre ha iniziato nel 196o nella nautica, la nostra famiglia c’è da sempre ma una crisi del settore come questa non si era mai vista. Abbiamo un mercato di nicchia, sono imbarcazioni destinate a un pubblico che ci arriva perché sa quello che vuole: un prodotto artigianale e robusto, capace di attraversare l’oceano.
Il cantiere costruisce le barche solo su ordinazione questa è una cosa che storicamente lo ha salvato mentre molti altri cantieri sono falliti. Certo la produzione di oggi non è quella di un tempo ma il marchio si sta espandendo in altri mercati; in Russia, in Turchia e le realtà più floride sono la Germania e la Svizzera.
E poi lavoriamo sull’usato, sappiamo sempre chi ha avuto la barca e come e dove l’ha usata. HB è una barca che bene o male riesce a mantenere il valore anche se oggi è la domanda che fa l’offerta.
Gli italiani comprano meno?
Si è anche perché manca la lungimiranza politica per investire in un settore che dovrebbe essere valorizzato, dal momento che siamo una penisola. Si dovrebbero costruire cantieri, porti, strutture ecosostenibili, non è che serve un genio per coprire i parcheggi dei marina con pannelli fotovoltaici. E’ un settore che fino a poco fa valeva 3 punti di Pil e che ora è quasi dimenticato.
Chi pensa o progetta un giro del mondo si rivolge spesso al cantiere HR?
Si perché HR oltre ad essere un prodotto è un sogno: girare il mondo in barca a vela, comodamente, anche da soli. Abbiamo clienti di 80 anni che veleggiano in coppia o pensionati svedesi che girano da soli beccandosi le tempeste in Terra del fuoco. HR è il primo marchio della Arc, tanto che il cantiere fornisce trasporto gratuito per i pezzi di ricambio.
Cosa fare per provare un HR?
Chiamarmi! E non dico che glielo troviamo sotto casa ma sicuramente vicino. A volte si va direttamente al cantiere in Svezia per provarle, è un posto bellissimo, in mezzo ai fiordi, con il granito rosa, sembra di stare in Sardegna anche se con 20 gradi in meno. Il periodo migliore è a maggio o giugno quando ci sono 20 ore di luce ed è tutto fiorito, la vegetazione sembra quella alpina ma è sul mare.
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