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06/08/2013 - 19:54
Semifinale della Louis Vuitton Cup a San Francisco: primo punto agli italiani
Semifinale della Louis Vuitton Cup a San Francisco: primo punto agli italiani
Luna Rossa batte Artemis: 1-0. Rivivi tutta la regata
!--paging_filter--strongPer Luna Rossa Challenge 2013 l’ultimo scoglio prima della finale con gli “amici” neozelandesi. Per gli svedesi di Artemis l’occasione per un riscatto record dopo errori e tragedie. Due barche diversissime. Due team ricchi di stelle e talenti. Tanta rivalità, un solo obiettivo: superarsi. Dichiarazioni, foto e video /strongbr /
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Luna Rossa 1 Artemis 0. L'ora della verità ha trovato pronta la sfida italiana. Regata vera e combattuta. Da rivedere e analizzare. E domani sera, stessa ora, stesso Saily.it, la seconda regata!br /
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strongRIVIVI QUI CON NOI LA PRIMA REGATA DELLA SEMIFINALE LUNA ROSSA-ARTEMIS/strongbr /
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Semifinale Louis Vuitton Cup a San Francisco E’ l’ora della verità Per salvare un campionato in crisi può bastare anche una partita superlativa. E per salvare la XXXIV America’s Cup, e la sua cugina Louis Vuitton 2013, dilaniata da carenza di iscritti, flop di pubblico e deficit finanziari, può bastare una semifinale spettacolare e combattuta, infarcita di tutti gli ingredienti che hanno fatto la storia della Coppa America di vela?br /
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A dirlo saranno le prossime ore, forse i primi 10 o 20 minuti della prima regata tra i due AC72 di Luna Rossa (2012) e Artemis Big Blue (2013): quando saranno fianco a fianco i due super catamarani, con le loro vele rigide, i foils, i velisti con i caschi e i respiratori, sulla linea di partenza e poi ai vari passaggi di boa. La velocità: ecco il primo e costante sogno e tormento di tutte le sfide di Coppa America, dai progettisti agli ingegneri ai tattici ai timonieri, tutti vogliono prima di tutto una cosa, una barca che vada più veloce dell’avversario. Mezzo nodo, un nodo, due o più (come Emirates Team New Zealand rispetto a Luna Rossa). A tutte le andature, o almeno nei momenti chiave della regata, che resta pur sempre un match race.br /
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E come si fa a dire chi è più veloce tra Luna Rossa e Artemis, se non vedendole in regata, una contro l’altra? Troppo diverse le due “imbarcazioni” (verrebbe da dire astronavi): Luna Rossa è un AC72 della prima generazione, nato nel 2011 e costruito nel 2012, con i concetti progettuali sviluppati dagli ingegneri di Team New Zealand, i cui progetti sono stati condivisi con Luna Rossa in base agli accordi che hanno consentito a Patrizio Bertelli di formalizzare una nuova sfida, di tornare in Coppa, dove lui ama troppo stare. Luna Rossa e il primo AC72 di Emirates Team New Zealand sono stati la base per l’evoluzione della classe, anche se a San Francisco Oracle aveva varato a sua volta un AC72 tutto nero e dall’apparenza molto pesante, purtroppo scuffiato e distrutto assai presto.br /
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A Auckland italiani e kiwi si sono allenati, hanno sviluppato le barche, imparato a portarle, escogitato soluzioni che apparivano impensabili, prima tra tutte le derive con i foils per far volare i due scafi sull’acqua. Luna Rossa è entrata per ultima in questa Coppa esagerata in tutto (anche nelle defaillance, a cominciare a quella, per noi molto amara, del primo challenger of record Mascalzone Latino: Vincenzo Onorato è stato il primo con Russell Coutts a dare il via al programma mega-multiscafi), ma è entrata dalla porta principale, da quella dei capoclasse.br /
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Poi i kiwi hanno varato la loro seconda barca, e si sono viste subito le differenze. Scafi più sottili, strutture alleggerite e più pulite, tante mini-soluzioni tutte in funzione di velocità, leggerezza, manovrabilità. Luna Rossa, che ha detto sin dall’inizio, la presentazione a Palermo alla sede del club sfidante, il Circolo della Vela Sicilia, che avrebbe costruito un solo AC72, si è concentrata solo sullo sviluppo di quello che aveva. Ha puntato su vele e appendici, ha lavorato sui dettagli, si è allenata tanto. Il progetto aveva una sua logica: con una classe talmente nuova da essere sperimentale, può essere più vantaggioso lavorare sulla affidabilità e sulla messa a punto di una barca dalle buone basi, che non spendere risorse ingenti per trovare lo scafo con lo spunto miracoloso.br /
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In questo senso neozelandesi e italiani hanno comunque avuto ragione e hanno visto meglio l’evoluzione della classe, non per nulla sono stati i primi a fare il famoso foiling, mentre USA e svedesi con le loro prime barche hanno clamorosamente sbagliato rotta, e per molti tecnici non è neanche un caso che proprio i due AC72 più “lenti” siano stati protagonisti di rovinose scuffie. Poi si è visto il secondo AC72 di Oracle: anche in quel caso scafi più sottili e strutture più essenziali. Gli americani adesso hanno due barche dopo il restauro del primo Oracle, e si allenano, i risultati si sono visti velocemente, con buone impressioni, e tanto foiling. La frontiera successiva, sulla quale ancora una volta arrivano primi i kiwi, è fare le manovre restando sospesi sull’acqua. Ma Oracle ci riesce abbastanza presto, quasi alla pari con Luna Rossa. Artemis ha una storia che si complica per errori progettuali (il primo AC72 oltre a non fare foiling ha avuto molti cedimenti strutturali e gravi avarie, e forse la morte di Andrew Simpson, l’olimpionico inglese che ha perso la vita nel naufragio del 9 maggio, ha tra le sue concause proprio uno di questi cedimenti), e soprattutto passa attraverso la tragedia.br /
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Un team svedese, ricchissimo e guidato da un guru della vela e della coppa come Paul Cayard. Molti talenti pescati proprio nella vela olimpica. Eppure davanti alla morte di uno sportivo, di un membro della squadra, il cuore del team si è fermato. Per molti giorni. Tra incredulità, shock, paura, quesiti morali. Alla fine del percorso, ha prevalso la logica della vita, che va avanti sempre e comunque. E così, come i motociclisti continuano a correre gran premi pochi giorni dopo la morte di Simoncelli e anche quella più recente di Antonelli, con i compagni coinvolti nelle cadute che dicono: “corriamo anche per lui”, alla stessa stregua Artemis s’è risvegliato e ha deciso di provarci. Di andare avanti.br /
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Completata in ritardo (lo spettro dei problemi strutturali c’era anche per questo secondo cat) la costruzione, varato una decina di giorni fa, provato in mare solo 9 giorni, ecco Big Blue, l’ultimo AC72 mai costruito (e chissà che non resti tale), il più moderno e teoricamente il più evoluto. Guardando Luna Rossa (uno dei primi AC72) e Artemis (l’utimo AC72) le differenze sono evidenti. La rapidità con cui l’equipaggio della sfida svedese ha preso confidenza con il mezzo, facendo foiling e al nono giorno riuscendo a completare alcune manovre sempre in foiling (il video allegato a questa news lo mostra), è la prova di un pacchetto barca-attrezzatura valido, semplice ed efficace.br /
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Sulla velocità di punta si giocherà gran parte di questa semifinale, e questo resta ancora un mistero. Lo sveleranno, come già detto, i primi minuti della prima sfida, quando i gps di bordo trasmetteranno le velocità istantanee delle due barche. Se una delle due sarà più veloce, in modo netto, assisteremo quasi certamente a regate come quelle viste finora, con distacchi più o meno evidenti sul traguardo, ma dall’esito scontato. E il 10 agosto sarà tutto finito con un secco 4-0, per la barca più veloce.br /
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Se invece le differenze saranno minime, molti altri fattori potranno entrare in gioco: l’equipaggio (a guardarli uno per uno, almeno in pozzetto, gli “svedesi” hanno qualcosa che su Luna Rossa manca: le medaglie olimpiche; ma quanto a match race e Coppa America, gli “italiani” la sanno più lunga), le scelte tattiche, gli imprevisti, le avarie. In questo secondo caso è possibile che non finisca in un cappotto, che servano più di quattro regate, magari tutte, o addirittura che si finisca con una finalissima spareggio sul 3-3, il 15 agosto. Un Ferragosto di fuoco per la vela...br /
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Per Luna Rossa la semifinale secca contro Artemis è la porta di ingresso per la finale Louis Vuitton Cup, più volte indicato come il vero e realistico obiettivo della sfida. Per il futuro, l’accordo con ETNZ produrrà, si spera, un sodalizio anche nell’eventualità che i neozelandesi vincano la Coppa, con gli italiani in veste di challenger of record. Ma questo è il futuro ed è ancora (abbastanza) lontano.br /
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Quanto ad Artemis, il cui rientro in scena coraggioso e affannoso gli ha conquistato recenti simpatie da parte di molti tifosi, e anche dagli americani stessi che vedono nel team di Cayard un “amico” contro l’asse Italia-Nuova Zelanda, la loro sfida è il ritorno stesso in gara. E’ la partecipazione alla semifinale, la risposta a tutto e tutti, al destino, la dedica al povero Bart, la vittoria della volontà. Nelle urla liberatorie che sentite nel video su questa pagina, quando Artemis stramba senza scendere dai foil, c’è lo spirito che aleggia a bordo della barca svedese. Non hanno molto da perdere. E per Questo saranno un avversario temibile.br /
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VIDEO: ARTEMIS STRAMBA IN FOILINGiframe allowfullscreen="" src="//www.youtube.com/embed/8UronZXSib4" frameborder="0" height="372" width="620"/iframebr /
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