Ambiente
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Mare bene comune
Napoli si mobilita
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I cittadini del golfo di Napoli contro il disastro ambientale: 16 anni senza depuratori sono troppi
Domenica 21 ottobre, i cittadini hanno chiamato le amministrazioni a fare un patto urgente per salvare il golfo di Napoli dal baratro ambientale. Dieci comuni (Castellammare, Massalubrense, Meta, Piano, Portici, Positano, Sant’Agnello, Sorrento, Torre Annunziata, Vico Equense) e dieci associazioni (Marevivo, Lega Navale, Vas, EcoOonda, Ulyxes, Faro del Sarno, Comitato Io Non Mi Tuffo, Cmea, Pro Loco Vico, Kayak Positano) a confronto e pronte a sottoscrivere il patto.
L’area marina protetta di Punta Campanella, l’Arpac, Legambiente e Wwf presenti come osservatori. Tutti uniti per riaffermare che immetere direttamente in mare scarichi industriali e feci di milioni di persone è un attentato alla salute dei cittadini, all’ambiente, alla nostra identità territoriale ed all’economia turistica. Una giornata per condividere numerose proposte finalizzate a combattere l’avvelenamento e l’eccessivo sfruttamento del mare. La bonifica degli scarichi fognari del golfo e la costruzione dei depuratori si protrae da ben 16 anni (conteggiando solo il tempo intercorso dall’inizio del commissariamento dei lavori ad oggi). La fine dei lavori per il depuratore di Punta Gradelle, che dovrebbe filtrare le acque fognarie di circa 120mila abitanti della penisola, era prevista per il 21 ottobre 2011, domenica ne celebreremo il triste anniversario, mentre il cantiere e’ attualmente fermo e dalla regione Campania non arrivano segnali di ripresa dei lavori.
Nel golfo di Napoli la maggior parte degli scarichi fognari arrivano a mare senza depurazione. 30km di coste non sono balneabili e a settembre anche le coste del comune di Vico Equense sono state interdette con divieto di balneazione. Stessa sorte è toccata in passato al comune di Sorrento. Questi divieti a singhiozzo devono far riflettere urgentemente sul fatto che nessuno si puo sentire immune dall’emergenza sanitaria e ambientale del golfo. Solo 6 depuratori su 31 sono a norma nel golfo di Napoli e centinaia di migliaia di persone non sono collegate ai collettori (dati Marevivo). Scarsi i controlli sul funzionamento corretto dei depuratori (dati Goletta Verde) ed è risaputa la pratica del by-pass: se piove troppo, i liquami vanno direttamente a mare per non mandare i depuratori in tilt o perchè le condotte tracimano. 18 milioni di cittadini, pari al 30% della popolazione italiana, non sono serviti dalla depurazione delle acque reflue.
Per questo motivo il nostro Paese è stato condannato lo scorso luglio dalla Corte di Giustizia europea (C-565/10). Domenica esperti, associazioni e istituzioni si parleranno per far ripartire insieme progetti e battaglie su quattro grandi temi: 1) depurazione e controlli sull’acqua; 2) spiagge libere; 3) portualità sostenibile e turismo sportivo: 4) Aree marine protette
Domenica 21 ottobre, i cittadini hanno chiamato le amministrazioni a fare un patto urgente per salvare il golfo di Napoli dal baratro ambientale. Dieci comuni (Castellammare, Massalubrense, Meta, Piano, Portici, Positano, Sant’Agnello, Sorrento, Torre Annunziata, Vico Equense) e dieci associazioni (Marevivo, Lega Navale, Vas, EcoOonda, Ulyxes, Faro del Sarno, Comitato Io Non Mi Tuffo, Cmea, Pro Loco Vico, Kayak Positano) a confronto e pronte a sottoscrivere il patto.
L’area marina protetta di Punta Campanella, l’Arpac, Legambiente e Wwf presenti come osservatori. Tutti uniti per riaffermare che immetere direttamente in mare scarichi industriali e feci di milioni di persone è un attentato alla salute dei cittadini, all’ambiente, alla nostra identità territoriale ed all’economia turistica. Una giornata per condividere numerose proposte finalizzate a combattere l’avvelenamento e l’eccessivo sfruttamento del mare. La bonifica degli scarichi fognari del golfo e la costruzione dei depuratori si protrae da ben 16 anni (conteggiando solo il tempo intercorso dall’inizio del commissariamento dei lavori ad oggi). La fine dei lavori per il depuratore di Punta Gradelle, che dovrebbe filtrare le acque fognarie di circa 120mila abitanti della penisola, era prevista per il 21 ottobre 2011, domenica ne celebreremo il triste anniversario, mentre il cantiere e’ attualmente fermo e dalla regione Campania non arrivano segnali di ripresa dei lavori.
Nel golfo di Napoli la maggior parte degli scarichi fognari arrivano a mare senza depurazione. 30km di coste non sono balneabili e a settembre anche le coste del comune di Vico Equense sono state interdette con divieto di balneazione. Stessa sorte è toccata in passato al comune di Sorrento. Questi divieti a singhiozzo devono far riflettere urgentemente sul fatto che nessuno si puo sentire immune dall’emergenza sanitaria e ambientale del golfo. Solo 6 depuratori su 31 sono a norma nel golfo di Napoli e centinaia di migliaia di persone non sono collegate ai collettori (dati Marevivo). Scarsi i controlli sul funzionamento corretto dei depuratori (dati Goletta Verde) ed è risaputa la pratica del by-pass: se piove troppo, i liquami vanno direttamente a mare per non mandare i depuratori in tilt o perchè le condotte tracimano. 18 milioni di cittadini, pari al 30% della popolazione italiana, non sono serviti dalla depurazione delle acque reflue.
Per questo motivo il nostro Paese è stato condannato lo scorso luglio dalla Corte di Giustizia europea (C-565/10). Domenica esperti, associazioni e istituzioni si parleranno per far ripartire insieme progetti e battaglie su quattro grandi temi: 1) depurazione e controlli sull’acqua; 2) spiagge libere; 3) portualità sostenibile e turismo sportivo: 4) Aree marine protette
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