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10/09/2012 - 01:32

Diario dall'oceano

Determinazione
e dedizione

Lorient, casa nostra, 4 Settembre 2012. Dal diario di bordo di Giancarlo Pedote

 

Come avevo promesso, eccomi al racconto della regata.

Per quanto riguarda la prima tappa non ho molto da aggiungere a quei pensieri che ho scritto nell’ultimo fugace diario. E’ stata una tappa che ha dato molto a me e a Prysmian 747, conservo dei ricordi fantastici e tutte le persone che mi vogliono bene hanno sognato con me.

La seconda tappa parte sotto un cielo plumbeo, con 30 nodi annunciati.

Tanti skipper sono nervosi, me compreso, capisco dagli sguardi che molti non hanno voglia di andare.

Mi sento strano, percepisco prima di partire che succederà qualcosa.

Sono uno tra gli ultimi ad essere tirato fuori dal porto, la partenza la sparano senza aspettare molto.

Poco prima dei 5 minuti al via prendo una mano al solent e al momento dell’issata la cima sbatte un po’. Niente di anomalo, ma purtroppo la cima morbida e la gassa non assuccata a morte generano un problema: la gassa si scioglie e recupero l’estremità della cima in mano.

Preparatorio – 4 minuti
Ammaina tutto, ferma la barca, rifai gassa, tutto tradotto in una bella partenza di m….
Parto, calmo i nervi, tanti sono con spi medio, alcuni code 5, altri niente.
Immagino che sotto Pico le raffiche saranno brutali e attendo di vedere come si comporta la flotta davanti a me.

Avendo appurato che si può fare, invio il code 5 (uno spi piccolo un po’ piatto che con vento medio ti permette di orzare fino a 110 sul reale, mentre per scendere se c’è vento lo porti fin che vuoi).

E’ una vela sperimentale che abbiamo fatto, e alla prima straorza ne pago pegno.

4 mt di squarcio a metà vela, il tessuto è troppo leggero.

Questa vela è ciò che serve per i primi quattro giorni ed io l’ho persa dopo un’ora dalla partenza.

Parentesi: Rémi, il mio velaio, si è precipitato a Lorient al mio arrivo. Guarda il pacco e dice: “mi dispiace, non sei la prima persona a cui faccio perdere una regata, e non sarai neanche l’ultima”.

Siamo amici, non sono arrabbiato con lui, ma con aria molto seria gli rispondo: “Il tuo jocker lo hai già tirato, e altri in mano non ne hai”.

La vela me la rifarà nuova a costo zero con tanto di scuse… ma la mia regata?

Torniamo alla regata. Per riparare la vela serviranno 8 ore complessive tra seccaggio a pezzi, asciugare bene, mettere il dacron e pressare come un pazzo, ma non è certo un lavoro che si può fare i primi giorni c’è troppo mare e umidità e all’interno è impossibile.

La mia rotta è condizionata dall’inizio. Senza code 5 o navighi con più di 35 nodi o con meno di 25, questo spiega la mia rotta.

Onestamente ammetto che anche se avessi avuto il code 5 non avrei mai strambato al 48° N, quindi tutti i miei complimenti a Nico per aver fatto una scelta così audace.

Le cose non finiscono qui: scoppia la drizza spi, non ho avuto tempo di mettere una seconda calza e pago pegno. Devo salire in testa d’albero a sciogliere la gassa poiché la drizza non scende oltre un metro.

Bell’esperienza salire in testa senza poter avvertire nessuno.

L’antenna del VHF si è sbarbata, l’ho cambiata a Horta con una presa lì che chissà da dove veniva… è durata 48h.

Il pulpito di poppa si sbarba, pur di far leggero hanno fatto delle saldature ridicole… non capisco queste scelte, in ogni caso smonterò tutto e le farò ripassare tutte. 10 grammi in più a saldatura non affettano certo la mia psiche e non sono assolutamente il tipo di navigatore estremo come tanti altri su questo tema.

Poi ci sono stati altri scoppi, che fanno parte della vita in proto, esperienza per me. n ogni caso in un’opzione così nord non avrei mai creduto.

Ho discusso tutta la sera con Nico al mio arrivo, ed ho capito dai suoi ragionamenti che non è stato un colpo di fortuna anche se al suo posto, poiché era 7 h dietro di me all’arrivo della prima tappa, una sparata era d’obbligo. Non è un tipo da difendere un quarto posto lui.

Ed io? Forse sarei stato non troppo nauseato con un secondo, vi immaginate come brucia il 4? Sicuramente nella seconda tappa frustrazione ne ho sperimentata.

Adesso, ancora un po’ nervoso come un puma, ricomincerò a correre e a nuotare, a fare il mio cantiere per portare il 747 accordato come un violino in vista del prossimo anno e soprattutto concentrato su tante cose che ho potuto osservare in proto in questi otto mesi e che voglio migliorare.

Ho due parole in testa: determinazione e dedizione.
Buon vento a tutti!

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