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04/07/2012 - 15:59

Presentato il ricorso, sentenza attesa a breve. Ma il CONI resta "gelido"

Pietro Sibello: sentenza TAS il 9 luglio?

Il timoniere di Alassio ha presentato (con il pieno sostegno della FIV) ricorso al TAS di Losanna, per chiedere il riesame della decisione della Commissione Medica CONI. Sentenza attesa per il 9 luglio (ultimo giorno per iscrivere le squadre alle Olimpiadi). Comunicato CONI: "Comprendiamo l'atleta, ma nostro dovere la salute, non le medaglie"
 
Pietro Sibello di parola: aveva detto di voler tentare tutte le strade possibili per arrivare all'Olimpiade, e la prima (la più importante) è partita: Pietro ha presentato tramite i suoi legali un ricorso al TAS (Tribunale Arbitrale dello Sport) che ha sede a Losanna presso il CIO.

Il ricorso del velista azzurro è stato pienamente sostenuto dalla Federazione Italiana Vela (lo conferma un impegno che sarà votato dal Consiglio Federale previsto il 6-7 luglio), ed è rivolto alla revisione del parere dell'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport che non ha concesso la qualifica di "probabile olimpico" a Pietro Sibello.

"Dovevo farlo e l'ho fatto, ora attendo con fiducia le decisioni del TAS. La maggior parte delle volte questo tribunale ha emesso le sentenze molto rapidamente, forse c'è ancora qualche possibilità", ha detto Pietro, riferendosi al fatto che la data ultima tassativa per presentare le squadre olimpiche per Londra 2012 è il 9 luglio. In effetti la sentenza è attesa per quella data.

Il comunicato ufficiale di oggi da Pietro Sibello
Mi sento discriminato. Sono deciso a lottare fino in fondo, un atto dovuto nei mei confronti e di  tutti gli azzurri”. Pietro Sibello crede ancora nei Giochi Olimpici e dopo il verdetto del CONI, che gli ha rifiutato l’idoneità agonistica, ha fatto ricorso al CAS, il Comitato Arbitrale dello Sport di Losanna: “Sono determinato a lottare fino in fondo contro una sentenza che mi discrimina. Il CONI, l’Organizzazione che dovrebbe curare lo sviluppo e la promozione dello sport in Italia, mi ha negato l’idoneità agonistica non tanto per la mia cartella clinica, quanto per un rischio pari allo 0,0000228 che potrebbe derivare dal praticare uno sport ad altissimo livello. La questione si è dunque spostata dal piano medico a quello della responsabilità. Si tratta di un controsenso perché a questo punto il problema non riguarda solo me, ma tutti gli azzurri.

Tutti i Professori hanno escluso che lo sforzo prodotto durante una regata possa essere collegato al mio problema. Il rischio a cui andrei incontro è dunque uguale a quello di tutti gli atleti olimpici”.
 
La decisione del CAS è attesa per il prossimo 9 luglio. I tempi sono strettissimi, il 27 si terrà la cerimonia di apertura i Londra 2012, il 30luglio il primo impegno per  la squadra azzurra di Vela.


Intanto il CONI ha reso pubblica la vicenda e ribadito la propria posizione istituzionale con un comunicato del 4 luglio in copertina sul sito web ufficiale. Ieri si sono riuniti Giunta e Consiglio Nazionale, il presidente FIV Carlo Croce ha esposto la propria posizione e pur nel rispetto reciproco, è inevitabile che tra FIV e CONI ci sia un momento di freddezza.

Ecco il testo integrale del comunicato del CONI
Il CONI ha ricevuto questa mattina una dichiarazione di appello al Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna nei suoi confronti, avverso il parere dei medici dell'Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del 19 aprile 2012 (confermato con comunicazione del 20 giugno successivo) con il quale è stata espressa valutazione negativa al conseguimento da parte dell'atleta Piero Sibello (Federazione Italiana Vela) della qualifica di atleta "Probabile Olimpico".
 
Al riguardo il CONI rileva che al di là delle questioni giuridiche - in particolare legate alla carenza di giurisdizione da parte del TAS - le conclusioni a cui sono giunti i medici dell'Istituto sono state basate su solide argomentazioni di autorevoli esperti scientifici.
 
Pur comprendendo l'amarezza dell'atleta, il CONI non può quindi che ribadire e mantenere fermo il proprio impegno-dovere sulla salvaguardia della salute degli atleti, che rappresenta un interesse primario e non sacrificabile all'interesse delle medaglie.

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