Storia | Regata > Vela Oceanica
03/01/2012 - 20:11
Il diario del velista italiano Giancarlo Simeoli alla Rolex Sydney-Hobart 2011. In arrivo i video sulla nostra webTV
Il diario del velista italiano Giancarlo Simeoli alla Rolex Sydney-Hobart 2011. In arrivo i video sulla nostra webTV
Tosti questi australiani...
Non è per gli applausi all'arrivo che si sfida l'Hobart ma per la gioia di compiere un impresa. Non è per il percorso dove in 628 miglia si può ammirare solo l'oceano ma per comprendere quale sia la giusta proporzione tra uomo e natura
(Giancarlo Simeoli, velista eclettico e rappresentante del gruppo sportivo dell'Aeronautica Militare, ha partecipato a bordo del maxi Brindabella alla Rolex Sydney-Hobart 2011. Inviandoci questo suo diario di bordo. Prossimamente sulla webtv di Saily.it anche i video sulla regata e le riprese da bordo di Brindabella)
Non è per gli applausi all'arrivo che si sfida l'Hobart ma per la gioia di compiere un impresa. Non è per il percorso dove in 628 miglia si può ammirare solo l'oceano ma per comprendere quale sia la giusta proporzione tra uomo e natura. Certo la Rolex Sydney to Hobart è la regata in cui sportivi e spettatori si uniscono in una grande festa un po' come avviene per la famosa Barcolana, solo che qui ci sono soprattutto barche che devono saper affrontare il mare e velisti che devono soffrire per arrivare.
Il 26 mattina molto presto si arriva alla barca, in aria ci sono già le televisioni con i loro elicotteri e la gente urla di gioia ad ogni barca che esce dal porto. Quest'anno alla partenza non pioveva e già questo rispetto lo scorso anno ha portato ancora più spettatori e confusione , le strette regole imposte da un comitato che ha fatto della sicurezza in mare la sua bandiera, impongono delle corsie ben definite all' interno della baia di Sydney e il divieto di avere contatti con l'esterno già dall'uscita dal porto, lo spettacolo della partenza è fosse il momento più concitato di tutta la regata, ma dura poco e all'uscita dalla baia di bolina e con vento da NE le barche degli spettatori ci seguono per un po ma poi si è soli e si punta a sud verso l'Antartide una rotta diritta e pericolosa. La giornata passa tranquilla con gennaker e venti moderati. Poi come da previsione il nuvolone nero e cattivo si presenta all'orizzonte , credo sia proprio un classico delle 19 .00, pronto per farci passare una brutta nottata! Il Vento da nord cala ed entra il freddo sud, si passa subito dalle belle temperature estive al freddo inverno pioggia e onde di prua spazzano violentemente la coperta del bellissimo Jutson 80 Brindabella.
Siamo preparati per i 30 nodi in arrivo di prua e siamo organizzati in due turni da 11 persone per 3 ore. Facciamo la scelta di stare sotto costa bolinando a 10 nodi, non è facile mantenere la concentrazione l'imbarcazione viene spinta al massimo e mettiamo 2 mani di terzaroli con un j3 a prua, imbarchiamo valanghe d'acqua e penso alle barche più piccole cosa possono soffrire con questo tempo. Alle 06.00 di mattina mi metto al timone e mi impartiscono gli ordini in uno strettissimo inglese (non sono proprio capaci di esprimersi semplicemente, maledetto orgoglio australiano) ma capisco cosa vogliono per le prossime tre ore e la barca pur essendo un maxi è semplice da portare proprio come un derivone. Nella giornata abbiamo repentini cambi di vento, ci infiliamo nel temuto stretto di Bass in condizioni insolite : onda lunga e poco vento ci dura abbastanza per farcelo attraversare senza grosse difficoltà.
La seconda notte arriva il primo temuto incidente : ci si annodano le drizze in testa d'albero e non possiamo issare lo spi ! Perdiamo quasi due ore nel buio più profondo per risolvere il problema consci che questo ci penalizzerà molto nella classifica, ma in quel momento pensiamo solo al povero prodiere che sta andando in testa d'albero. Sono momenti difficili da spiegare, tutto si fa serio e pericoloso, nella salita il prodiere letteralmente vola via dall'albero per riagganciare violentemente la presa, il cuore ci sale in gola, in 22 con il naso rivolto al cielo plumbeo capiamo che se accadesse qualche incidente saremo da soli nel risolverlo. Attimi che diventano minuti lunghissimi con la pressione di ripartire al più presto perchè siamo alla Hobart e non va sprecato un secondo.
Il terzo giorno ormai a 80 miglia dall'arrivo fermiamo il giro dei turni e stanchissimi decidiamo di regatare come fossimo in una regata inshore, tutti in falchetta e boline strette per prendere metri sulle barche che ci precedono, lo scenario è da favola tutto è grigio per le nuvole basse, il vento freddo da sud che non da tregua la costa della Tasmania violentata dalle intemperie si fa sempre più vicina. Duri questi australiani, duri e orgogliosi, non molliamo e riprendiamo un TP52 che ci precedeva... sono certo che all'entrata del fiordo di Hobart lo avremmo ripreso, ma d'improvviso si rompe il taff laff, il fiocco vola via che sfiga ci manca poco per girare lo scoglio e volare di spi all'arrivo ma perdiamo molto tempo nel preparare un fiocco con dei garrocci.
Siamo dentro il fiordo, le onde si calmano un po', ora la tattica diventa fondamentale dobbiamo arrivare entro la sera perché è tipico che in questo punto nella notte ci sia uno strano calo di vento che ci costringerebbe ad arrivare la mattina seguente, tutto va per il meglio tagliamo la linea in uno scroscio di applausi! Ci siamo! Siamo a Hobart ultima tappa prima del solitario e freddo polo, in classifica non bene con un 12° posto, ma questa è l'Hobart e qui vincere è questione di tempo, preparazione e una buona dose di coraggio.
(Giancarlo Simeoli, velista eclettico e rappresentante del gruppo sportivo dell'Aeronautica Militare, ha partecipato a bordo del maxi Brindabella alla Rolex Sydney-Hobart 2011. Inviandoci questo suo diario di bordo. Prossimamente sulla webtv di Saily.it anche i video sulla regata e le riprese da bordo di Brindabella)
Non è per gli applausi all'arrivo che si sfida l'Hobart ma per la gioia di compiere un impresa. Non è per il percorso dove in 628 miglia si può ammirare solo l'oceano ma per comprendere quale sia la giusta proporzione tra uomo e natura. Certo la Rolex Sydney to Hobart è la regata in cui sportivi e spettatori si uniscono in una grande festa un po' come avviene per la famosa Barcolana, solo che qui ci sono soprattutto barche che devono saper affrontare il mare e velisti che devono soffrire per arrivare.
Il 26 mattina molto presto si arriva alla barca, in aria ci sono già le televisioni con i loro elicotteri e la gente urla di gioia ad ogni barca che esce dal porto. Quest'anno alla partenza non pioveva e già questo rispetto lo scorso anno ha portato ancora più spettatori e confusione , le strette regole imposte da un comitato che ha fatto della sicurezza in mare la sua bandiera, impongono delle corsie ben definite all' interno della baia di Sydney e il divieto di avere contatti con l'esterno già dall'uscita dal porto, lo spettacolo della partenza è fosse il momento più concitato di tutta la regata, ma dura poco e all'uscita dalla baia di bolina e con vento da NE le barche degli spettatori ci seguono per un po ma poi si è soli e si punta a sud verso l'Antartide una rotta diritta e pericolosa. La giornata passa tranquilla con gennaker e venti moderati. Poi come da previsione il nuvolone nero e cattivo si presenta all'orizzonte , credo sia proprio un classico delle 19 .00, pronto per farci passare una brutta nottata! Il Vento da nord cala ed entra il freddo sud, si passa subito dalle belle temperature estive al freddo inverno pioggia e onde di prua spazzano violentemente la coperta del bellissimo Jutson 80 Brindabella.
Siamo preparati per i 30 nodi in arrivo di prua e siamo organizzati in due turni da 11 persone per 3 ore. Facciamo la scelta di stare sotto costa bolinando a 10 nodi, non è facile mantenere la concentrazione l'imbarcazione viene spinta al massimo e mettiamo 2 mani di terzaroli con un j3 a prua, imbarchiamo valanghe d'acqua e penso alle barche più piccole cosa possono soffrire con questo tempo. Alle 06.00 di mattina mi metto al timone e mi impartiscono gli ordini in uno strettissimo inglese (non sono proprio capaci di esprimersi semplicemente, maledetto orgoglio australiano) ma capisco cosa vogliono per le prossime tre ore e la barca pur essendo un maxi è semplice da portare proprio come un derivone. Nella giornata abbiamo repentini cambi di vento, ci infiliamo nel temuto stretto di Bass in condizioni insolite : onda lunga e poco vento ci dura abbastanza per farcelo attraversare senza grosse difficoltà.
La seconda notte arriva il primo temuto incidente : ci si annodano le drizze in testa d'albero e non possiamo issare lo spi ! Perdiamo quasi due ore nel buio più profondo per risolvere il problema consci che questo ci penalizzerà molto nella classifica, ma in quel momento pensiamo solo al povero prodiere che sta andando in testa d'albero. Sono momenti difficili da spiegare, tutto si fa serio e pericoloso, nella salita il prodiere letteralmente vola via dall'albero per riagganciare violentemente la presa, il cuore ci sale in gola, in 22 con il naso rivolto al cielo plumbeo capiamo che se accadesse qualche incidente saremo da soli nel risolverlo. Attimi che diventano minuti lunghissimi con la pressione di ripartire al più presto perchè siamo alla Hobart e non va sprecato un secondo.
Il terzo giorno ormai a 80 miglia dall'arrivo fermiamo il giro dei turni e stanchissimi decidiamo di regatare come fossimo in una regata inshore, tutti in falchetta e boline strette per prendere metri sulle barche che ci precedono, lo scenario è da favola tutto è grigio per le nuvole basse, il vento freddo da sud che non da tregua la costa della Tasmania violentata dalle intemperie si fa sempre più vicina. Duri questi australiani, duri e orgogliosi, non molliamo e riprendiamo un TP52 che ci precedeva... sono certo che all'entrata del fiordo di Hobart lo avremmo ripreso, ma d'improvviso si rompe il taff laff, il fiocco vola via che sfiga ci manca poco per girare lo scoglio e volare di spi all'arrivo ma perdiamo molto tempo nel preparare un fiocco con dei garrocci.
Siamo dentro il fiordo, le onde si calmano un po', ora la tattica diventa fondamentale dobbiamo arrivare entro la sera perché è tipico che in questo punto nella notte ci sia uno strano calo di vento che ci costringerebbe ad arrivare la mattina seguente, tutto va per il meglio tagliamo la linea in uno scroscio di applausi! Ci siamo! Siamo a Hobart ultima tappa prima del solitario e freddo polo, in classifica non bene con un 12° posto, ma questa è l'Hobart e qui vincere è questione di tempo, preparazione e una buona dose di coraggio.
Commenti