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09/12/2021 - 17:22

Passaggio in oceano

Diario di bordo a sorpresa su Prysmian

FRANCESCO SENA, LO YOUTUBER A VELA, RACCONTA GIANCARLO PEDOTE – Il ritorno dell’Imoca 60 alla base di Lorient dopo la Transat Jacques Vabre, l’Atlantico al contrario, il diario dell’entrata nel Golfo di Biscaglia. “Con il solito merdone”…

 

E’ una scoperta (fino a un certo punto, per i tanti che lo seguivano già, tra cui noi di Saily) Francesco Sena, velista e youtuber, bravo a vivere e raccontare le sue tante avventure in barca o sott’acqua. E’ la grande sorpresa a bordo di Prysmian con Giancarlo Pedote, nel riportare la barca in Francia. Qui il suo ultimo diario di bordo preso da facebook, capace di farci sentire a bordo e di descrivere la vita e la regata e Giancarlo stesso.

 

8 dicembre - 9* giorno di navigazione. 42* parallelo nord - 20* meridiano ovest

Il diario di oggi arriva con un giorno di ritardo per via del lavoro e dello stress che si intensifica su Prysmian. “Bisogna avere pazienza, nervi saldi e farsi trovare pronti. La pigrizia in barca può fare danni”. Avevamo ammainato le vele di prua e con la randa terzarolata ci stavamo apprestando ad entrare nel “flusso dell’anticiclone”.

Come si può vedere anche dalla foto del meteo: subito dietro di noi un buco di vento (quella palla blu). È un pezzo di mare in cui non c’è alcun vento e che se prendiamo ci fermiamo di brutto e rimaniamo inchiodati. Davanti a noi invece “il merdone” come lo ha soprannominato Giancarlo, il nostro comandante: una massa rossa che rappresenta un vento molto forte, anche più di 50 nodi. Tra il buco di vento e la massa rossa c’è un flusso d’aria intermedio, noi dobbiamo stare qui dentro.

Stanotte Giancarlo ha scaricato l’ultimo modello matematico e appena lo ha aperto ci ha subito messo all’allerta: “stiamo per perdere il flusso d’aria dell’anticiclone e stiamo per entrare nel buco di vento! Dobbiamo subito issare la vela j0 a prua, la più grande e la più leggera… dobbiamo accelerare in fretta.

Sono le 3:00 (utc) e siamo di nuovo tutti e 3 sul ponte. Rapidi. Con poche parole. Sapevamo quello che dovevamo fare. Io sempre al winch, appena sento il via isso prima la drizza del J0 e subito dopo cambio winch per aprire la vela. Ci sono circa 15/25 nodi, onda lunga e alta, vento instabile perché siamo tra il buco e l’anticiclone.

Prysmian accelera di botto, sembra di stare su un aereo che sta per decollare. Un po’ è come se decollasse davvero perché si alza sul foil e cammina sulle onde alte. Becchiamo delle planate fino a 31 nodi di velocità!! Tocca a me l’ora di microsonno. Dalla brandina buia mi sembra di stare dentro un freccia rossa ad alta velocità. Stiamo volando sulle onde sento solo il foil scheggiare sottovento , proprio dove dormo io.

Ogni tanto però becchiamo delle ondone che entrano prepotenti sulla prua, ingavoniamo, freniamo e nel giro di pochi attimi siamo quasi fermi. Stavo per fare un salto di 2 metri dalla mia brandina. Poi ho capito che anche mentre dormivo dovevo tenere i piedi saldi con le caviglie a martello incastrate sul tubo di carbonio della mia brandina. Ho dormito pure così.

Alle prime luci dell’alba avevamo recuperato il flusso di aria dell’anticiclone ed eravamo esattamente nel punto in cui Giancarlo voleva essere. “Ora dobbiamo ammainare di nuovo la J0, altrimenti con questa velocità entriamo dritti nel merdone”. Di nuovo tutti e 3 sul ponte. “Dobbiamo essere velocissimi”! Giù il J0, infilato nel sacco e riposto sopra vento. Su il J3, una vela più piccola e resistente.

“Ora non possiamo sbagliare, ci stiamo giocando il pezzo più difficile della nostra traversata. L’entrata nel golfo di Guascogna è sempre uno dei pezzi più difficili”. Ora timonare è più snervante perchè questa vela piccola e questo vento instabile potrebbe farci rallentare di nuovo troppo. Bisogna continuamente poggiare e orzare seguendo le onde cercando di avanzare costanti sulla nostra rotta. “Domani però si prende il merdone ragazzi”

A me già questo mi sembra un mare difficile ma Giancarlo è calmo e sorridente. Gli ultimi turni di questa notte sono stati i più duri. Mai un secondo di tregua: lasca randa, poggia. Orza, cazza randa. La mano che tiene il telecomando del pilota automatico è senza guanti per essere più sensibile sui tasti. Le dita sono ghiacciate. Neanche il tempo di pisciare. Poco prima del fine turno inizio a chiudere gli occhi e dormire in piedi. Ecco che arriva Alessio a darmi il cambio, giusto in tempo prima del mio fine energia.

Ormai si dorme con la cerata e gli stivali, perché bisogna essere in PAM (pronti a manovrare) in una manciata di secondi. La cerata è bagnata, il sacco a pelo umido. Lo stress e la stanchezza aumentano piano piano, insieme al freddo. E le energie sono sempre più misurate. A casa o sulla terra ferma tutto quello che non hai ti manca. E se ce l’hai vuoi sempre di più, e subito. Qui ci pensi lo stesso a quello che non hai. Ma il mare ti fa capire se ne hai veramente bisogno, e ci dai più valore.

Sto molto bene qui. In questo contesto, tra queste onde, con un bel po di privazioni e scomodità, sotto stress e stanco mi sento felice, libero ed equilibrato. Potrei quasi pensare di essere un uomo libero, ma la verità è che non lo sono fino in fondo. Perché la libertà d’animo che provo qui non la provo sulla terra, in città, in un ufficio o alla posta. A domani.

https://www.facebook.com/francescosena1hotmail.it

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