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02/11/2020 - 17:27
Il commento: World Sailing, è una vera virata?
好風 (Buon vento) timoniere Quanhai Li
E PERCHE' HANNO PERSO I DUE CANDIDATI ITALIANI AL BOARD - Ora che la vela mondiale ha un timoniere che viene dalla Cina, scopriamo qual è la storia cinese sul mare e con le barche, cosa aspettarci dalla novità, e quali sono le insidie. Ad esempio un Board a grande maggioranza di fedelissimi dello sconfitto Kim Andersen. DECISIVI I PRIMI MESI, con le decisioni dei posti chiave dei Committee più importanti. Luce Devoti e Riccardo Simoneschi: modi diversi di perdere
Buon Vento Quanhai Li, neo presidente World Sailing, primo cinese al vertice di uno sport olimpico a livello internazionale. Cosa c'entrano i cinesi con la vela? Questo: navigano. Lo fanno dal 200 A.C., in tanti modi, per esplorare, per fare guerre, per viaggiare e commerciale lungo la loro enorme rete di canali, per inseguire leggende (*). Hanno avuto marinerie storiche importanti, hanno inventato scafi e attrezzature uniche, le più famose ancora oggi sono le Giunche, con le tipiche vele fully-batten: barche da pesca, da lavoro, da diporto, barche-casa.
I CINESI HANNO INVENTATO LA BUSSOLA - Ma se volete la risposta definitiva alla domanda, eccola: proprio nel 206 avanti Cristo, i cinesi del tempo della dinastia Han, inventarono il primo compasso magnetico, l'antesignano della bussola. Gli serviva come strumento divinatorio, e solo nell'anno Mille, un'altra dinastia, i Song, ne scoprì l'uso per la navigazione. Ebbene si: i cinesi hanno inventato la bussola. E questo rassicura, nel caso di un timoniere cinese, no?
(*) Straordinaria poi leggenda narrata in questa stampa (sotto) raffigurante una grande nave piena di ragazzi e ragazze inviata dal primo imperatore cinese Qin Shih Huang Ti, intorno 219 A.C. con una spedizione marina alla ricerca della leggendaria dimora degli immortali, il Monte Penglai, e recuperare l'elisir Hôraizan. Una giunca-arca, coloratissima e ricchissima, che fa venire voglia di navigarci, e che insegue il sogno di allungarsi la vita: non vi pare appropriata alla situazione della vela e della sua giunca World Sailing?
Di buon vento, Quanhai Li avrà bisogno. La vela mondiale, nata nel 1906, fino al 2012 (quindi in ben 106 anni) ha avuto solo 6 presidenti, tutti di lunghissima durata. Poi la fibrillazione dei tempi moderni: dal 2013 a oggi, in appena otto anni, la poltrona è cambiata già tre volte, con Carlo Croce, Kim Andersen e da ieri Quanhai Li. Un giro vorticoso che forse segue l'isteria del pianeta globalizzato dove tutto è veloce e anche le barche volano; o forse è la semplice conseguenza della mancanza di spessore e autorevolezza degli ultimi dirigenti (nel qual caso, anche chi oggi urla di ritorno al passato, dovrebbe riflettere sull'errore di non aver formato adeguati successori).
Quattro anni dopo aver detto "Ciao Carlo", diciamo oggi "Ciao Kim". Di entrambi, francamente, ricordiamo già poco: segno di quanto corriamo e anche della mancanza di risultati da ricordare. Anzi, la vela scivola su una china pericolosa, è uno sport di storia nobile e olimpica, di valori assoluti ma anche di nicchia e oggi le nicchie sono a rischio, specie se non sanno proporsi al mondo (e al mercato) globale con messaggi chiari e immagine forte. La vela oggi è tante vele, forse troppe, ed è incapace di farle parlare insieme, bensì ciascuna per proprio conto, spesso contraddicendosi, e diluendo l'unicità del messaggio: sport unico, pulito, sano, sostenibile, completo, nella natura, solidale, senza barriere di età, sesso, abilità. In più troppi personaggi in questi anni l'hanno razziata a colpi di interessi personali, barche o vele da vendere, eventi, accordi sottobanco, costosi traslochi, senza pensare al suo futuro, e il carico aggiuntivo è il dissesto finanziario dell'ente.
PERCHE' I PRIMI MESI SARANNO DECISIVI - Sarà l'inizio dell'era cinese la possibile via d'uscita dalla crisi di World Sailing? Lo vedremo. Molto dipenderà dalla sua tempra, tutta da scoprire al di là della carriera di funzionario perfetto, e soprattutto dalla capacità di gestire un Board che (purtroppo per lui) è per almeno cinque settimi costituito da personaggi ostici, fedelissimi di Kim Andersen, e ancor più di quel "sistema" di interessi e visioni che ha prosperato negli ultimi quadrienni, che molti chiamano "la Spectre" dello yachting.
Quanhai sarà un presidente senza maggioranze nel Board e nel Council. Per incidere serviranno atti di forza. Il primo, forse la cartina di tornasole della sua presidenza, sarà la scelta di Chairman e Vice-Chairman dei Committee più importanti e influenti, dove si cucina la politica dell'ente. Events Committee, Equipment Committee, Olympic Classes, Classes, Coach & team leader. Se il nuovo presidente riuscirà a imporre volti nuovi e vicini a lui in questi posti chiave, darà una prova di forza, un segnale. Se dovrà cedere, il rischio è di vedere per un altro quadriennio il film dell'orrore di questi anni. Un gruppo di potere interno a WS che continua a portare avanti la "sua" visione della vela, compresi gli interessi, le classi ancora in regime di monopolio, la filosofia degli equipaggi misti, delle tavole, di regate e attrezzi superveloci e superleggeri, affossando definitivamente la storia di quella famosa "completezza" della vela.
Secondo passo: il risanamento finanziario. Mister Li sembra arrivare con la salvezza in tasca, visto l'annuncio di un mega sponsor (cinese) pronto a investire sulla vela a trazione cinese. Le due mosse insieme, magari nei primi mesi di presidenza, potrebbero cambiare veramente la rotta della navicella di WS.
Nel frattempo ci sarà il pronunciamento del CIO sulle discipline veliche scelte per le Olimpiadi 2024, che come più volte spiegato può risentire dei cambiamenti causati nel mondo dalla pandemia, e decidere di rivedere in tutto o in parte le scelte di World Sailing. Di quella precedente, però: i rapporti della nuova federvela mondiale nei confronti del CIO sembrano destinati a migliorare dopo il grande freddo indotto dalla gestione Kim Andersen. Vedremo. Fin qui il neo-presidente.
ITALIANI, NIENTE BOARD - Parlando del Board, e detto dei cinque pro-Kim (Spillane, Sertl, Kenny, Baum e Rocherieux) contro i due indipendenti (Chamara e la turca Akdurak), resta da analizzare le sconfitte elettorali dei due italiani. Che sono diverse.
Luca Devoti ha preso 46 voti, l'ultimo degli eletti 66. Dieci nazioni di differenza, su 128 è poca cosa. Non è andato lontanissimo dal farcela. Un risultato anche sorprendente, considerando che come è noto Luca fu uno degli ispiratori della clamorosa azione anti-monopoli contro WS. Il veronese, medaglia d'argento Finn a Sydney 2000, ha fatto una campagna tutta cultura velica, incontri social con personaggi, è stato l'istrione che conosciamo. Ma la politica alla fine l'ha sgambettato. Esce a testa alta anche se rintronato dalle promesse ricevute e non mantenute.
Riccardo Simoneschi ne esce peggio come piazzamento (penultimo) e voti (21), nonostante una campagna più tradizionale basata sui contatti diretti, che sono serviti a poco. Un risultato che ne ridimensiona le ambizioni, anche nell'ottica di (eventuali) incarichi futuri in WS, e che deve far riflettere sui rischi dell'affidarsi totalmente a certe rigidità e sovrastime. Riccardo ha qualità organizzative e carisma, ma nessuno vince da solo.
Ci si chiede legittimamente se l'Italia esca bene o male da questo giro elettivo mondiale. Gerarchicamente la presidenza è più importante, quindi la parte giocata a fianco di Quanhai Li ha più valore. Il Presidente FIV Francesco Ettorre, che insieme al membro italiano del Council di World Sailing Walter Cavallucci ha partecipato in prima persona alle fasi elettorali che hanno portato al nuovo governo della vela mondiale, ha commentato i risultati e sottolineato il ruolo della FIV: "L'elezione di Quanhai Li alla guida di World Sailing è un risultato notevole e per nulla scontato, rappresenta una importante novità. E' una pagina nuova che si apre, e posso dire con soddisfazione che l'Italia ha lavorato a questo risultato. L'Italia è stata la prima nazione importante del panorama internazionale ad appoggiare sin dall'inizio la candidatura di Quanhai Li, e in un voto deciso in volata ha avuto il suo peso.
"Ho sentito Quanhai Li questa mattina, con lui c'è da tempo un rapporto di amicizia e di stima, e lo ringrazio per averlo voluto sottolineare nel momento delle nostre congratulazioni. Abbiamo il primo presidente cinese di uno sport olimpico, noi da tempo guardiamo con fiducia a quella parte di mondo che sta crescendo con tanta qualità, anche con iniziative concrete mirate alla diffusione del brand della vela italiana in Estremo Oriente. E' uno scenario favorevole alla condivisione degli obiettivi della FIV e dell'Italia in World Sailing."
Bisogna distinguere tra salire sul carro del vincitore o esserne parte dell'attrezzatura. Ettorre negli ultimi anni ha viaggiato spessissimo in Cina ed Estremo Oriente, le "iniziative concrete" di cui parla sono progetti già scritti e operazioni di marketing della vela italiana in quei territori, azioni che hanno aperto corsie preferenziali. Quando Li è sceso in campo, l'asse con la FIV di Ettorre è stato un passaggio naturale. Gli esiti li vedremo.
Il flop per il Board deriva dal solito vizio italico di far da sè, di non fare squadra. Lo ha detto anche il presidente FIV Francesco Ettorre: "Per il Board abbiamo perso una occasione per mancanza di unità. La posizione della FIV, che avevo subito segnalato, era per una sola candidatura che fosse parte di un progetto condiviso. Invece si è scelto di procedere con due candidature individuali e comunque in concorrenza tra loro. Per questo la FIV ha scelto di limitarsi a dare a entrambe le candidature l'appoggio formale dell'Italia nel voto, perchè non farlo sarebbe stato incomprensibile." Resta il dubbio che si potesse fare di più per evitare quella che adesso nel mondo molti percepiscono come una "batosta" per l'Italia.
LUCA (non verificato)
Riccardo simoneschi (non verificato)
fcolivicchi
R.simoneschi (non verificato)