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19/06/2011 - 21:33
Il pilone azzurro Andrea Lo Cicero e un futuro a vela. Sul Finn verso Rio 2016?
Il pilone azzurro Andrea Lo Cicero e un futuro a vela. Sul Finn verso Rio 2016?
Rugby e Vela
Per me pari sono
Per me pari sono
Andrea Lo Cicero, pilone, nazionale azzurro e volto del Rugby, ospite di Azzurra a Marsiglia. Parla del suo amore per la vela (pensa a una campagna olimpica in Finn per Rio 2016!), e si immagina già come grinder d livello
Non è la prima volta che la passione per la vela porta Andrea Lo Cicero a respirare aria di banchine e programmi dello yachting. Incontrato qualche settimana fa in occasione di una celebrazione velica, Andrea Lo Cicero aveva anticipato in via confidenziale a qualche amico la sua pazza idea: una campagna olimpica nella vela più dura (e quindi più adatta a un rugbista come lui) della classe Finn, per Rio 2016.
Ora la passione ritorna grazie ad Azzurra e all'invito a Marsiglia per la tappa dell'Audi Medcup circuit.
Domanda - Andrea, chi pensava di accoglierti qui come un novello della vela, si è dovuto subito ricredere...
Andrea Lo Cicero - "Devo dire che forse sono uno dei pochi italiani che ama seguire tutti gli sport, non solo il calcio come gran parte dei nostri connazionali. Credo poi che la vela e il rugby, nonostante le apparenze, siano due sport molto vicini, in cui si possono riscontrare davvero tante similitudini."
Per esempio?
"Beh, su tutto il fatto che entrambi rappresentino meglio di qualunque altro sport quello che è lo spirito di gruppo, a bordo di una barca nel caso della vela, in un rettangolo verde per il rugby. In questi due sport, ciascun membro del team ha enormi responsabilità, e diventa fondamentale essere sempre tutti disponibili l'uno con l'altro. Anche perché se non c'è una grande complicità e la voglia di aprire la porta personale ai tuoi compagni, allora diventa tutto molto più arduo."
Hai raccontato di esserti rotto davvero di tutto, ma di non essere mai uscito dal campo per infortunio...
"Verissimo! Credo però che la vela sia uno sport altrettanto duro, ho visto tanti ragazzi volare fuori dalle barche durante le regate. Ho fatto anche una terapia con un velista che si era infortunato con una scotta arrotolata intorno alla caviglia, e mi sono potuto rendere conto di come, pur non essendoci contatto fisico, anche questa sia una disciplina decisamente dura. In fondo, così come noi siamo alle prese con uno sport molto difficile, di contatto, allo stesso modo questi ragazzi stanno in barca con condizioni meteo altrettanto complicate."
Il rugby in Italia sta crescendo molto, e la vela?
"Gli italiani hanno iniziato a seguire il rugby quando si sono resi conto che era uno sport con un appuntamento annuale, e ci si sono potuti pian piano affezionare. Il fatto che le televisioni abbiano iniziato a trasmettere il 6 Nazioni, ha poi fatto il resto. Nella vela, queste componenti ancora mancano, ma sono convinto che un programma annuale più definito e l'aiuto dei media possano essere più che utili per comprendere quanto sia bello e importante questo sport. Poter tifare un team identificato come Azzurra, aiuta molto. Noi italiani abbiamo un patriottismo diverso da quello degli altri paesi, ma quando c'è da scegliere l'Italia in una competizione, non ci pensiamo due volte, facendolo con molta più intensità di tanti altri popoli 'patriottici'. Il fatto poi che Azzurra sia rinata dopo tanti anni di assenza dai campi di regata, è una cosa molto importante, anche se è chiaro che serve tempo per mettere a punto una barca e un equipaggio. È normale, è lo sport che lo richiede, ma se alla base hai già una squadra affiatata come quella dell'Audi Azzurra Sailing Team, in cui ho potuto riscontare uno splendido spirito di gruppo, allora tutto diventa più semplice."
Terminata la carriera rugbistica, ci pensi mai a una "nuova vita" nella vela?
"Mi piacerebbe tantissimo! Io so fare sport, è la mia vita, e la vela è una disciplina che mi ha sempre appassionato. Ecco perché appena posso navigo a bordo del mio Finn. In passato ho avuto anche l'opportunità di essere ospite a bordo di Luna Rossa, mentre adesso posso farlo con Azzurra. Diciamo che, nel limite del possibile, sono sempre disponibile, mettendoci tutta la mia buona volontà e la mia voglia. Poi, quando smetterò di giocare, avrò decisamente molto più tempo per andare in barca."
Non è la prima volta che la passione per la vela porta Andrea Lo Cicero a respirare aria di banchine e programmi dello yachting. Incontrato qualche settimana fa in occasione di una celebrazione velica, Andrea Lo Cicero aveva anticipato in via confidenziale a qualche amico la sua pazza idea: una campagna olimpica nella vela più dura (e quindi più adatta a un rugbista come lui) della classe Finn, per Rio 2016.
Ora la passione ritorna grazie ad Azzurra e all'invito a Marsiglia per la tappa dell'Audi Medcup circuit.
Domanda - Andrea, chi pensava di accoglierti qui come un novello della vela, si è dovuto subito ricredere...
Andrea Lo Cicero - "Devo dire che forse sono uno dei pochi italiani che ama seguire tutti gli sport, non solo il calcio come gran parte dei nostri connazionali. Credo poi che la vela e il rugby, nonostante le apparenze, siano due sport molto vicini, in cui si possono riscontrare davvero tante similitudini."
Per esempio?
"Beh, su tutto il fatto che entrambi rappresentino meglio di qualunque altro sport quello che è lo spirito di gruppo, a bordo di una barca nel caso della vela, in un rettangolo verde per il rugby. In questi due sport, ciascun membro del team ha enormi responsabilità, e diventa fondamentale essere sempre tutti disponibili l'uno con l'altro. Anche perché se non c'è una grande complicità e la voglia di aprire la porta personale ai tuoi compagni, allora diventa tutto molto più arduo."
Hai raccontato di esserti rotto davvero di tutto, ma di non essere mai uscito dal campo per infortunio...
"Verissimo! Credo però che la vela sia uno sport altrettanto duro, ho visto tanti ragazzi volare fuori dalle barche durante le regate. Ho fatto anche una terapia con un velista che si era infortunato con una scotta arrotolata intorno alla caviglia, e mi sono potuto rendere conto di come, pur non essendoci contatto fisico, anche questa sia una disciplina decisamente dura. In fondo, così come noi siamo alle prese con uno sport molto difficile, di contatto, allo stesso modo questi ragazzi stanno in barca con condizioni meteo altrettanto complicate."
Il rugby in Italia sta crescendo molto, e la vela?
"Gli italiani hanno iniziato a seguire il rugby quando si sono resi conto che era uno sport con un appuntamento annuale, e ci si sono potuti pian piano affezionare. Il fatto che le televisioni abbiano iniziato a trasmettere il 6 Nazioni, ha poi fatto il resto. Nella vela, queste componenti ancora mancano, ma sono convinto che un programma annuale più definito e l'aiuto dei media possano essere più che utili per comprendere quanto sia bello e importante questo sport. Poter tifare un team identificato come Azzurra, aiuta molto. Noi italiani abbiamo un patriottismo diverso da quello degli altri paesi, ma quando c'è da scegliere l'Italia in una competizione, non ci pensiamo due volte, facendolo con molta più intensità di tanti altri popoli 'patriottici'. Il fatto poi che Azzurra sia rinata dopo tanti anni di assenza dai campi di regata, è una cosa molto importante, anche se è chiaro che serve tempo per mettere a punto una barca e un equipaggio. È normale, è lo sport che lo richiede, ma se alla base hai già una squadra affiatata come quella dell'Audi Azzurra Sailing Team, in cui ho potuto riscontare uno splendido spirito di gruppo, allora tutto diventa più semplice."
Terminata la carriera rugbistica, ci pensi mai a una "nuova vita" nella vela?
"Mi piacerebbe tantissimo! Io so fare sport, è la mia vita, e la vela è una disciplina che mi ha sempre appassionato. Ecco perché appena posso navigo a bordo del mio Finn. In passato ho avuto anche l'opportunità di essere ospite a bordo di Luna Rossa, mentre adesso posso farlo con Azzurra. Diciamo che, nel limite del possibile, sono sempre disponibile, mettendoci tutta la mia buona volontà e la mia voglia. Poi, quando smetterò di giocare, avrò decisamente molto più tempo per andare in barca."
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