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17/04/2020 - 19:11

E-sailing

Siamo le voci della Vela Virtuale

CHI SONO ALBERTO CARRARO E STEFANO BRAGADIN - Veneti e un po' giramondo, coordinatori tecnici di molte regate virtuali, soprattutto le voci delle dirette che commentano l'e-sailing, al boom nei giorni del lockdown. Nell'intervista a Saily svelano anche qualche segreto per vincere le regate elettroniche: la velocità di pensiero è tutto...

 

Alberto Carraro, 33 anni, a 4 anni già era sull'Optimist, poi ha regatato sul 470 e alla fine ha trovato il suo filone nelle regate d'altura in alto Adriatico, fino a una super-stagione tra Italiano, Europeo e Mondiale ORC, e offshore di grido come La Duecento, La Cinquecento, Palermo-Montecarlo (con Junoplano) e più d'una Rolex Middle Sea Race. Insomma tanta vela reale, tangibile.

Stefano Bragadin, 48 anni, anche lui inizio canonico con l'Optimist e con il Laser, quindi il salto sul glorioso Snipe nella nutrita flotta chioggiotta, poi Minialtura, altura e tante lunghe offshore, per diventare armatore di un Melges 24 impegnato nel circuito senza sosta. Non solo: è stato Istruttore FIV, presidente della LNI Chioggia, Ufficiale di Regata da 15 anni. Altra overdose di vela vera e pura.

Altrochè virtuali, no? Ma Attenti a quei due, da un paio d'anni divenuti riferimento del popolo crescente della vela che a timone, scotta e cunningham ha sostituito pc, smartphone, tablet. Oggi Alberto, con la partecipazione abituale di Stefano, può essere definito un virtuoso, più che virtuale, dell'e-sailing: sulla sua pagina youtube (un migliaio di iscritti) trasmette le dirette di molte regate della piattaforma Virtual Regatta (la stessa del Mondiale di World Sailing e dell'Italiano FIV), mettendo insieme una regia accattivante, cambi di inquadratura, racconto delle regate (velocissime, in meno di 5 minuti si parte e si arriva), giri del vento, penalità, e commenti anche ironici sui protagonisti reali che si nascondono dietro i fantasiosi nickname.

E persino la Federazione Italiana Vela, nell'organizzare la regatona di massa Mille Per una Vela (ma da 1000 gli iscritti sono schizzati a quasi il doppio), si è rivolta a Alberto e Stefano. Perchè? Lo abbiamo chiesto a loro, facendoci raccontare la storia (e qualche segretuccio virtuale). "Dopo le regate avevo aperto una veleria, e poi mi sono trasferito in Cina per 5 lunghi anni - racconta Alberto Carraro - dove ho continuato a fare il velaio, ma anche il velista. Adesso sono a Londra, parentesi lavorativa extra-velica e tanto tempo da dedicare alla passione per la vela virtuale, che è scoppiata un paio di anni fa."

Gli fa eco Stefano Bragadin: "I miei inizi nella vela virtuale risalgono al 2017, insieme a Filippo Lanftanchi, che poi è diventato campione del mondo! In effetti si vedeva che era bravino..." Come si scala la classifica internazionale? "Occorre giocare spesso e fare tante regate giuste, fare le serie complete di cinque o sei prove, per guadagnare punti classifica. Il vero salto nel punteggio si fa mettendo insieme più vittorie in singole prove. C'è chi studia l'orario migliore, per esempio di notte puo' essere vantaggioso regatare perchè ci sono online pochi europei (i più forti sono italiani e francesi) e più americani o neozelandesi, che comunque stanno migliorando...", commenta ancora Bragadin.

Qualche nome dei migliori, a parte Lanfranchi? "Il primo campione del mondo fu un altro italiano, Alessandro Merlino, poi va ricordato che all'ultimo Mondiale sul podio è salito anche Luca Coslovich, giovane, e bravo velista anche nella realtà. Ma il fuoriclasse è un francese di soli 16 anni, nickname Asere, che fa dannare avversari e persino i gestori della piattaforma Virtual, perchè li ha spesso beffati cambiando vari nickname, una cosa vietatissima, finchè l'hanno bannato..."

Insomma dentro la scatola dell'e-sailing c'è un mondo, sospeso tra realtà e sogno, tra giorno e notte, tra boe, salti di vento, partenze che di reale hanno un'interfaccia molto credibile e alcuni rumori, sebbene dopo un po' rischiano di essere ripetitivi. Cosa serve per essere un bravo velista virtuale? "La velocità di pensiero è tutto - risponde Alberto Carraro - I veri campioni vedono in anticipo ciò che neanche i bravi velisti reali riescono a cogliere dal campo virtuale, riuscendo ad agire con tre o quattro mosse in anticipo nelle partenze, incroci, giri di boe. Lanfranchi e Coslovich, ad esempio, sono maestri nella velocità di risposta, capiscono prima ciò che stanno facendo gli altri. La tattica reale serve anche nella vela virtuale, ma non è l'aspetto più importante. Per capirlo serve pensare che i più giovani e nativi digitali, preferiscono fare le regate virtuali con smartphone o tablet, piuttosto che con il pc, proprio perchè le risposte sono più veloci."

Significa che non è automatico che un bravo velista reale sia bravo anche nel virtuale? "Assolutamente, anzi è molto raro. Siamo pieni di esempi di velisti di Coppa America o classi olimpiche, senza fare nomi, che nell'e-sailing fanno fatica a trovare risultati. Noi, che in acqua non saremmo al loro livello, sullo schemo li battiamo sempre."

E perchè? "Perchè cambiano molte cose - dice Bragadin - la velocità prima di tutto, la visione del campo e degli avversari, poi le regole di regata che sono molto diverse e vanno comprese bene, ci sono un bel po' di trucchetti che i veri velisti non conoscono, almeno all'inizio. Eppure il 99% dei virtual sono anche real. Conosco solo uno che non è mai stato su una barca vera, il suo nick è Velatopiano, corre con bandiera austriaca ma è italiano, e di solito vince..."

Nelle loro dirette, Alberto e Stefano fanno anche commenti riferiti spesso alle persone vere che stanno dietro ai nickname, i nomi da gara. "Dopo un po' ci si conosce, ci sono anche piattaforme social riservate alle quali si entra solo su invito, e poi noi organizzando regate raccogliamo anche le iscrizioni, nelle quali ci sono i nomi che stanno dietro ai nick."

Inutile chiedere a due così annegati nello schermo se la vela elettronica crescerà: "Cresce da due anni, anche prima di questo lockdown che l'ha fatta esplodere. Dal Natale 2019 è uno sviluppo esponenziale. Continuerà a crescere, insieme allo sviluppo tecnologico, perchè c'è da aspettarsi nuove piattaforme, sono già in giro simulatori di vela super realistici (ci studiano i team di Coppa America, ndr), e con la realtà virtuale e l'intelligenza artificiale sarà tutto sempre più accattivante e vicino al vero. Succederà non solo nella vela ma in tutti gli sport, il calcio ha FIFA con numeri da capogiro."

Resta un dubbio velenoso: sarà possibile, una volta vitualizzati, tornare velisti reali? "Ma certo! Anzi - chiosa Carraro - la vela virtuale va bene durante la settimana, qualche sera senza tv, ma nel weekend non vedi l'ora di tornare tra cinghie e cerate." L'UDR Bragadin certifica: "Il velista vero ha bisogno di mare vero". Siamo salvi.

Sezione ANSA: 
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