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16/06/2019 - 12:36

Momenti da ricordare

Zeffirelli e il varo del Moro

Tra i ricordi del grande artista scomparso, l'incredibile varo del Moro di Venezia alla Giudecca, l'11 marzo del 1990, con la sua regia e le musiche di Ennio Morricone. Un kolossal, il varo più famoso e mai ripetuto nella storia della vela. Ecco come andò, nel racconto di tre testimonianze dell'epoca (e grazie maestro)

 

La scomparsa di Franco Zeffirelli a 96 anni, un grande artista che ha rappresentato l'Italia. Tra i ricordi ne resta uno che riguarda la vela: la regia dello sfarzoso varo del primo Moro di Venezia di Raul Gardini per la Coppa America del 1992. Era l'11 marzo del 1990, e quel varo è rimasto ineguagliato, anche perchè segnava la nascita di una nuova Classe di America's Cup, dopo la fine dell'era dei 12 metri Stazza Internazionale. Riviviamolo in alcune testimonianze.

 

(Da "Il Moro, diario di un sogno italiano", Atlantis, Roma, 1992, di Fabio Colivicchi)

"Franco Zeffirelli è a New York, sta lavorando alle rifiniture di uno spettacolo al Metropolitan, quando giunge improvvisa la telefonata di Raul Gardini. "Voglio assolutamente che tu mi aiuti a organizzare una giornata meravigliosa, una giornata indimenticabile per i veneziani e per gli italiani. Mi serve il tuo consiglio, il tuo intervento. La tua regia." Il maestro è felicissimo di accettare: "Il mare, Venezia, una festa: fare una cosa simile mi da una grande gioia: grazie Raul!"

Gardini e Zeffirelli sono amici da tempo e hanno una profonda stima reciproca (di Raul Zeffirelli dice: "In Italia ne basterebbero tre come lui..."). E' da questa amicizia che nasce l'idea di affidare al maestro la regia della grande festa (...), l'occasione di presentare al mondo, non soltanto quello velico, la sfida italiana, i suoi mezzi, il suo stile. E' il Moro-Day, così come Gardini lo immagina da tempo. E Zeffirelli è l'uomo che può trasformarlo in realtà.

(...) Nasce una sceneggiatura imponente, destinata a lasciare il segno (...), il colpo d'occhio è sofisticato e incantevole, invita a sognare. Sullo sfondo di un enorme pontone bianco che sarà poi la base operativa del team, la gru è come un grande ragno che tira fino al cielo la barca, per poi farla ricadere con precisione matematica davanti alla tribuna degli ospiti, sul cui prolungamento c'è il trampolino dal quale Raul Gardini, sua figlia Maria Speranza e Paul Cayard, l'attendono. Maria Speranza getta la bottiglia per il battesimo (ma i maligni notano subito che si è rotta solo al secondo tentativo).

Tutto intorno, tra la nebbia naturale, è un tripudio: pescatori di Chioggia, vecchie vele venete al terzo, gondole a migliaia, la partecipazione della gente. "Un'aria autentica, un paese che meritava questa sfida proprio per recuperare le sue tradizioni perdute - racconta un Zeffirelli soddisfatto - Per me è stato un regalo poter fare questo varo, come del resto ogni occasione utile per mostrare il positivismo della vita."

Le musiche del 500 veneto e una cantata a cinque voci composta per l'occasione da Ennio Morricone, accompagnano la lunga scena. (...) Due colossi chiamati a raccontare la nascita di una barca? Qui sta l'errore: non di una barca si tratta. Il Moro è molto più di uno yacht con la sua tecnologia, il suo albero, le sue vele, il suo skipper californiano e il suo staff transnazionale. Con la sua voglia di vincere la Coppa America. Il Moro di Venezia varato l'11 marzo dal pontone immacolato della Giudecca, è un sogno.

Più che un varo, uno show, più che vela, spettacolo. Più che Coppa America, Gardini. I vari, da lui in poi, si fanno così..."

 

E altri tre articoli di due giornalisti del quotidiano La Repubblica che raccontano il grande varo di Franco Zeffirelli

 

(Da: Giorgio Cecchetti, La Repubblica, 22.2.1990)

"VENEZIA Più che un varo, domenica 11 marzo sarà un gran gala quello che Raul Gardini sta organizzando a Venezia per il battesimo dell' acqua del suo Moro, l' imbarcazione italiana destinata a competere nella ventottesima edizione della Coppa America di vela.

A dirigere lo spettacolo, cui saranno invitati a partecipare trecento vip, sarà Franco Zeffirelli, mentre la musica verrà creata appositamente da Ennio Morricone e tutto si inserirà in una scenografia d' eccezione: tra l' isola di San Giorgio e la punta della Dogana, proprio di fronte a piazza San Marco. Il regista toscano ha rinunciato al cinema e al teatro per qualche tempo e, mettendo da parte Giulietta e Romeo, San Francesco d'Assisi e il giovane Puccini, ha accettato l' invito del presidente del colosso chimico italiano e, oltre a dirigere il varo, curerà un documentario sul nuovo Moro di Venezia, seguendone giorno per giorno le regate fino alla più attesa, quella per la quale è stato messo in cantiere. Tutti gli invitati seguiranno il varo da un pontile lungo quaranta metri che galleggerà nel mezzo del bacino di San Marco. Quindi accompagneranno il primo viaggio verso il mare dell' imbarcazione targata Montedison a bordo di cento gondole.

Da sottofondo alla cerimonia, una colonna sonora creata da uno dei più noti compositori di musica da film. Per la festa del suo maxi-yacht, Gardini ha ottenuto alle Zattere dall' amministrazione comunale tre saloni dei Magazzini del Sale, dove un tempo la Serenissima coltivava una delle sue più fiorenti industrie, quella del sale appunto. Uno gli rimarrà anche dopo, come deposito per l' attrezzatura dell' imbarcazione. E altri due, invece, serviranno solo per alcuni giorni e verranno utilizzati come sala stampa e zona di ristoro per gli ospiti, ma per renderli disponibili hanno dovuto andarsene la Biennale, che lì teneva i pezzi smontati del galleggiante teatro del Mondo, ed Emilio Vedova, uno dei maggiori pittori contemporanei che lo usava come deposito per le sue tele.

Il Moro di Venezia, una barca di ventiquattro metri progettata dall' argentino di origine italiana German Frers e fatta in materiali compositi d'avanguardia, arriverà direttamente dal cantiere di Marghera dove è stata costruita a bordo di un pontone lungo sessanta metri e con una gru capace di sollevare 300 tonnellate (una specie di ferry che seguirà dovunque nei suoi movimenti il nuovo Moro). Sarà disposto parallelamente al pontile dei trecento ospiti. Quando lo yacht sarà calato in acqua, fra i due pontili, prenderà subito il mare e nel suo breve viaggio verso le onde dell' Adriatico verrà accompagnato, oltre che dalle gondole, dalle più belle barche dell' Alto Adriatico che arriveranno da tutti i circoli velici.

Gardini sarà naturalmente a bordo, ma accanto a lui ci sarà il timoniere Paul Cayard, che nel ' 92 cercherà di contrastare i fortissimi equipaggi neozelandese, americano e australiano nella sfida velica ormai più famosa, quella per l'America's Cup. Sia il presidente della Montedison che lo skipper californiano si sono iscritti alla Compagnia della vela, il nome che Gabriele D'Annunzio aveva inventato appositamente per il circolo veneziano, che sarà uno degli sfidanti ufficiali della Coppa America per l' Italia. Il Moro solcherà l'Adriatico per due ore, poi Gardini ha pensato ad una festa marinara senza troppa mondanità."

 

(Da: Laura Laurenzi, La Repubblica 10.3.1990)

"(...) Non è un appuntamento mondano, bensì una festa marinara, precisa in queste ore di vigilia, mentre fervono preparativi imponenti e coreografie di impianto faraonico-hollywoodiano, quasi una lussuosa imitazione del varo dell' ultimo Bucintoro, la barca tutta istoriata d' oro su cui il doge navigava il Canal Grande per lo sposalizio del mare. Teatro di questo inusitato kolossal, cui seguirà un pantagruelico picnic in gondola a cura di Arrigo Cipriani, del resto consuocero di Raul Gardini, è la punta della Dogana, quello spartiacque fra il Canal Grande e la Giudecca che segna scenograficamente l'ingresso al Bacino di San Marco.

L'immaginoso Franco Zeffirelli si è volentieri prestato a far da regista a questo special event sbizzarrendo il suo italico estro con sontuosità e con tutti i mezzi per metterla in scena. Un po' film in costume, un po' regata storica, il quadro d'insieme che prenderà vita davanti agli occhi di Pininfarina e di Berlusconi, di Varasi e di Romiti, sarà ispirato, rivela Zeffirelli, a una delle più famose vedute di Venezia dipinte da Claude Monet, Tramonto in laguna.

Per ricreare gli stessi effetti cromatici il regista avrebbe però dovuto utilizzare fumi colorati, il che avrebbe suscitato le critiche degli ambientalisti nonché un imbarazzante rifiuto della soprintendenza. E' meglio lasciar perdere, dunque, e concentrarsi su altri dettagli: i getti d' acqua alti decine di metri, il colpo d' occhio di centinaia di figuranti in costume rinascimentale nobildonne, paggi, cavalieri lo scintillio degli ottoni delle varie orchestre. A fare da sfondo, i riccioli barocchi della chiesa della Salute e la statua che rappresenta un enorme globo d'oro, sorretto da due Atlanti, a simboleggiare il mondo su cui gira, come segnavento, l' immagine della Fortuna.

(...) Al momento della squilla la miliardaria imbarcazione, fino a poco prima custodita a mano armata in un cantiere inaccessibile della Montedison a Marghera, sarà denudata degli stendardi che la nascondono; le gru la solleveranno dalla grande zattera e, mentre il vessillo di San Marco si gonfierà nel vento, la barca con i suoi 37 metri di albero sarà deposta con dolcezza sulle acque torbide della laguna. Dai cieli scenderà un ronzìo: l'elicottero su cui Zeffirelli starà filmando la scena clou del suo cortometraggio consacrato ai fasti del Moro di Venezia. Alla guida dello yacht e dei suoi sedici uomini d' equipaggio nel suo primo e solenne viaggio inaugurale non ci sarà Gardini, impegnato a fare gli onori di casa, bensì il timoniere californiano Paul Cayard, che per poter gareggiare ha preso la residenza italiana.

(...)  L'assenza dei politici. Nessun uomo politico, con l' eccezione del sindaco di Venezia presente per motivi istituzionali, è stato invitato al gala di domani. Per lo scontro con il governo, si dice a causa della vicenda Enimont."

 

(Da Laura Laurenzi, La Repubblica, 11.3.1990) (...)

"A chi lo accusa di megalomania (1200 invitati, venticinque alberghi requisiti, tre giorni di feste, gite, banchetti, spettacoli tutto a suo spese) Gardini risponde serafico sfoderando la candida dentatura: A me sembra di aver fatto una cosa internazionale, organizzata molto bene. Noi vogliamo fare girare una ruota buona, e non una ruota di provincia. E comunque, informano i suoi collaboratori, ha speso molto meno di quello che spese Malcolm Forbes per la sua leggendaria festa di compleanno; proprio come Forbes, in ogni caso, è certo che tutto rientrerà in pubblicità.

Ma non parliamo di soldi, argomento quantomai volgare. Parliamo di vela. Parliamo anche di dettagli. Gardini racconta con entusiasmo del nuovissimo e rivoluzionario filamento di poliestere uscito dai laboratori di ricerca Montefibre che sarà utilizzato per le salopette e le cerate dell' equipaggio. Così sottile, ci viene spiegato, che due chilogrammi di questo filamento sono sufficienti per fare il giro della Terra all' Equatore, così leggero che novemila metri pesano appena quattro decigrammi.

(...) Gardini, pur volendo imprimere a questo week end-monstrum un impianto da kolossal, sembra volergli insieme mantenere un'aria quasi domestica, familiare. E così a benedire stamattina il varo del suo maxi yacht con il quale progetta di vincere la Coppa delle Cento Ghinee, meglio nota come Coppa America, ha chiamato non un arcivescovo o un cardinale, bensì il parroco di quartiere. Quanto alla madrina, altra scelta in famiglia, una scelta affettuosa: se Azzurra fu tenuta a battesimo dalla principessa Salima Aga Khan, il Moro avrà come madrina la figlia più piccola di Gardini, Maria Speranza, vent'anni, chiamata dai parenti e dagli amici col nomignolo di Cochè. Jeans e maglione blu, viso paffuto, Cochè somiglia a mille ragazze della sua età. Fa il primo anno di Scienze politiche a Bologna e il suo disinteresse per il mondo della vela è quasi assoluto, il suo sport preferito che pratica a livello agonistico sui numerosi cavalli della sua scuderia personale essendo l'equitazione.

Scrupolose cure e ansiose attenzioni sono state dedicate alla bottiglia di champagne che la giovinetta dovrà stamattina fracassare sulla fiancata del Moro. La bottiglia è stata appositamente costruita con un cristallo speciale, fragilissimo, soffiato a Murano. Fragilissimo perché, com'è di buon auspicio, vada in frantumi al primo tentativo, non troppo fragile però perché altrimenti esploderebbe prima del tempo sotto la pressione interna dello champagne. Precedenti illustri di bottiglie rotte male non hanno portato fortuna. E' il caso, ad esempio, a novembre ' 88, del Gatorade di Giorgio Falk: la madrina Rosanna Schiaffino non riuscì a rompere la bottiglia al primo colpo e la barca non ha certo dato un' esaltante prova di sé nel giro del mondo a vela. Quanto a Italia II, giugno ' 86, per la quale Maurizio Gucci volle come madrina la mezzofondista Gabriella Dorio, le cose andarono assai peggio: la bottiglia non si ruppe, e, una settimana dopo, la barca colò a picco.

Nell'attesa, gli invitati al varo di oggi, più o meno di riguardo secondo gerarchia, sono stati fatti oggetto di doni e gadgets con gran dispendio di mezzi da parte dell' organizzazione. Tutti hanno avuto un orologio con lo stemma della barca. Più di mille sono i lussuosi libri-strenna sul Moro di Venezia, con dovizia di stampe, tavole a colori e foto firmate da Roiter di leoni vari, distribuiti agli ospiti; cento di loro hanno avuto diritto all'edizione superlusso, numerata e rilegata, con dedica e autografo di Gardini. Cinquecento sono i foulard di seta simil Hermes con il leone rosso e oro disegnato a Londra su un bozzetto prescelto dallo stesso Gardini fra molte decine di proposte.

Quanto agli invitati che oggi consumeranno il picnic in gondola, avranno la seguente dotazione: cestino di vimini con pranzo firmato Cipriani, ombrello sponsorizzato e plaid di lana rosso e oro con l'ineluttabile leone di Venezia ricamato. E mentre non si placano le polemiche di chi non perdona a Gardini di essersi andato a scegliere un timoniere straniero (il ventinovenne californiano Paul Cayard, a cui è stato assicurato si favoleggia un compenso di mezzo milione di dollari in tre anni), il doge ex contadino, in attesa di offrire oggi il suo tre quarti migliore (il destro) alla diretta Rai con la Carrà, contagiato forse da un lieve delirio di onnipotenza, affitta intere pagine sui quotidiani per una pubblicità che a caratteri cubitali annuncia: La nostra ultima passione? Mordere le acque e parlare con il vento. Questa è la versione corretta; sembra che quella originale, non senza sprezzo del ridicolo, dicesse: Mordere le acque e camminare sulle onde."

Sezione ANSA: 
Saily - America's Cup

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