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27/08/2018 - 16:39

Il futuro è più vicino di quanto sembri

Kite ad Aarhus: voci di dentro

Intervista a Pierluigi Capozzi, kiter e tavolista romano che al supermondiale è salito sul podio nella categoria Grand Master (over 45). La sensazione che il mondo Kite ancora non sia del tutto integrato nel mondo della vela olimpica. E il panorama di polemiche e affari legali che infuria sul futuro di World Sailing

 

di Miki Cerquetti

Per la prima volta, dopo il clamoroso annuncio del Mid Year Meeting di World Sailing di quest'anno, la flotta del Kiteracing si è presentata al campionato del mondo delle classi olimpiche in Danimarca. Un evento importante festeggiato dai top riders con un'affluenza importante. Hanno vinto i migliori, in particolare si è distinta la nazionale Francese, che è potentissima.

Al posto di una scarna cronaca, preferiamo fare una bella chiacchierata con Pierluigi Capozzi, figura storica della vela e del mondo delle tavole romano, che si è appassionato al Kite race da anni ed è, oltre che un appassionato regatante, anche un profondo conoscitore della materia nonchè istruttore federale.

Pierluigi ha conquistato ad Aarhus un terzo posto nella categoria Grand Master (over 45) e questo la dice lunga sulla passione e la costanza di un vero atleta che si prepara durante tutto l'anno allenandosi costantemente e duramente, ma questo tipo di specialità ha un range di uscita vicino al 100% e il clima mite del litorale romano è il giusto contorno.

Saily - Pierluigi com'era la flotta e lo spot?

Pierluigi Capozzi - Un bel numero, più di 70 concorrenti tra maschi e femmine, eravamo ospiti del circolo windsurf di Haarthus dove siamo stai trattati in maniera principesca, organizzazione a terra e in acqua impeccabile, spazio curatissimo, pulito organizzato. Il meteo è stato complesso, soprattutto il primo giorno con vento rafficato da terra, ma è d'abitudine da quelle parti. Ed eravamo lontani dal core dell'evento, circa sei chilometri.

Squadre? 

A parte gli squadroni francese e inglese, erano presenti squadre nazionali turche, thailandesi, colombiane, gli argentini, gli statunitensi con accompagnatori e quant'altro, insomma un bello spettacolo! Noi italiani abbiamo sempre un atteggiamento molto anarchico e individualista. Faccio atto del grande sforzo che la federazione ha fatto con il TTR, e alle  difficoltà di inserire in bilancio,  nel mezzo della programmazione olimpica, questo evento, ma avere il polso della situazione è sempre prezioso. Regatavamo sul campo Bravo a circa un miglio e mezzo dalla costa.

Ma ci sono state polemiche per l'"invasione di campo"

Onestamente il primo giorno un paio di ragazzi sono andati a buttare l'occhio in giro, è gli aquiloni si vedono, ovvio che il comitato doveva tenere d'occhio una flotta immensa e la preoccupazione è più che comprensibile visto l'importanza delle regate per le qualificazioni olimpiche. E' anche che noi siamo molto veloci e ci spostiamo rapidamente dando una sensazione di ubiquità! Ma nessuna invasione.

Si è parlato di un incidente.

Un ragazzo turco il primo giorno con il vento rafficato ha sbattuto a terra, un giorno di riposo poi in acqua a regatare!

E le polemiche sulle proteste?

Il format è velocissimo una regata dura sette minuti, si arriva alla prima boa in un minuto la flotta è molto compatta non fa in tempo a sgranarsi, ovvio che gli incroci in boa sono all'ordine del giorno. Un po' la mancanza di allenamento su percorsi così veloci e affollati un po' che per un format così veloce forse venti tavole sono troppe. Lo ripeto la flotta era numerosa. Il vento il primo giorno ci ha obbligato a usare aquiloni medio piccoli (11mq) poi abbiamo sempre usato le tagli e grandi 19/21 mq, vele potentissime e veloci ma difficili da manovrare. (NdR 21mq sono velature che spingono un 49er).

Come hai visto Mario Calbucci e Alessio Brasili?

Forte fortissimo! Ma la differenza la fanno anche l'allenamento, il gruppo. Mario ha regatato relativamente poco quest'anno, serve un allenamento mirato, può tranquillamente stare tra i primi dieci, anche Alessio ha margini di crescita, ma una cosa è l'uscita assieme agli amici, altra l'allenamento tecnico. Attenti anche a Gaffarelli: è molto ma molto determinato e motivato!

Quanto tempo ci vuole per arrivare a questi livelli?

Anni… almeno quattro! Francesi e inglesi hanno un vantaggio, ma non irrecuperabile. Per questo bisogna stringere i tempi (NdR L'attuale responsabile tecnico giovanile Vannucci è un valente atleta di Foilboard). Con un format di regata così rapido il nostro classico allenamento da "passeggiata" non va bene. Servono le boe, servono gli allenatori, serve ripetere in maniera maniacale partenze e passaggi di boa. La concentrazione, la manovra, il senso della misura sono frutto di mesi e mesi di allenamenti collettivi.

Una delle evidenze è che un sistema con pochissimi scarti premia sicuramente la costanza e la capacità di non fare errori, il rendimento dei nostri per ora è un po' discontinuo. Ora capisco che la notizia di aprile è un fulmine a ciel sereno e dopo le scorse esperienze siamo tutti un pochino dei San Tommaso, ma nel frattempo programmare e ragionarci sopra non guasta, così facendo appena parte il quadriennio potremo essere pronti a partire subito! Il tempo stringe, soprattutto nel femminile non abbiamo atlete! Uno scouting preventivo è opportuno.

Come avete percepito la vostra partecipazione nel contesto di questo mondiale di classi olimpiche ad Aarhus, e i rapporti con la federazione?

Se devo essere onesto, è stata una sensazione strana, non si è avuta la percezione di una reale integrazione con le altre classi. Sicuramente il percorso è lungo, onestamente eravamo da soli a sei chilometri dalla base degli altri atleti, isolati… in tutti i sensi! Anche alla premiazione, un colpo di pioggia ha disperso tutti e ci siamo ritrovati abbastanza alieni. Comunque resta un'esperienza fantastica!

 

Considerazioni finali dell'autore

Nelle altre classi ad Aarhus c'era la selezione olimpica e per l'Italia è andata direi benissimo! L'innalzamento della media dei piazzamenti (49er per un punto, accidenti) porterà beneficio anche al nostro mondo. Quindi l'Italia cresce ma la vela in generale come sta andando? Dove sta andando? Come noto ci sono molti dossier aperti e il futuro è tutt'altro che lineare, le discussioni e i dubbi non mancano.

Siamo sicuri che il problema sia solo il Kitesurf? La percezione di Pierluigi, di essere ancora trattati da alieni nella vela olimpica, è fondata? Secondo me si! Mi sono permesso di fare una rapidissima indagine sugli umori di World Sailing e la risposta sembrerebbe essere affermativa. Il Kite è ancora guardato ampiamente con circospezione.

Cosa accadrà a novembre e negli anni finali del biennio? Guarda caso rispuntata fuori IFKO (la sedicente federazione con numerosi e misteriosi allacci con il mondo velico) con un comunicato in cui si attacca la World Sailing per posizione dominante (https://www.insidethegames.biz/articles/1064623/international-federation-of-kitesports-organisations-claim-world-sailing-abusing-position), del quale proprio non si sentiva la mancanza...

Ricordo che dopo Tokio 2020 c'è Parigi 2024, e i francesi ci tengono molto al Kitesurf che per loro è una medaglia garantita! La nazione ospitante ha la facoltà di imporre delle discipline. Se è uscito questo articolo è perché permane una strategia politica di un certo gruppo, che al di la della marginalità portavoce, è anche l'espressione di un potente network commerciale collegato al mercato dei brevetti e dei corsi Kite nel mondo. In Francia una potente federazione ha dovuto rinunciare a una bella fetta di soci e non si è certamente arresa.

Una delle cose più sgradevoli di questa situazione è che IFKO riceve spesso delle "imbeccate" da parte del gruppo più conservatore della federazione vela che vorrebbe che il Kite fosse espulso in quanto "sport da spiaggia" e che non molla le sue posizioni. Il gruppo conservatore che con il suo piccolo ma deciso 10% condiziona molte delle decisioni, che vorrebbe un ritorno alla purezza dei valori velici e che mette in discussione tutta l'evoluzione della vela olimpica moderna (sotto alcuni versi non hanno tutti i torti...). Come ben riassume questa frase dell'ex presidente ISAF, Paul Henderson:

"It is my opinion that KiteBoarding is a totally different culture than mainstream marina sailing.To have your sport have to work under the constraints of World Sailing is oppressive to you anddisruptive to us."

E INTANTO, L'ANTITRUST... - Nel mondo dello sport le chiacchere sono la seconda attività preferita, i rumors intorno al mondiale parlano di un certo nervosismo del gruppo politico World Sailing a livello internazionale, ci sono gigantesche tensioni e si stanno muovendo gli avvocati, si muove l'antitrust, è in atto un complesso scontro sull'operato della federazione mondiale soprattutto in merito al complesso problema della monotipia (ne ha parlato molte volte questa testata, e le procedure stanno andando avanti, presto ci saranno sviluppi). Le tensioni, i veri problemi non dipendono certo dai ragazzi del Kite (è sempre questione di gusti, er la vela è così multiforme), ma da critiche verso la gestione decennale di WS che sta creando un reale blocco decisionale. Ovviamente questi continui inciampi rendono tutto difficile e in particolare la programmazione.

Questo giustificherebbe anche l'atteggiamento di distacco prudenziale del vertice federale mondiale, che dopo il 2012, ci ha abituato a tutto e al contrario di tutto! Aspettiamo quindi novembre e la ulteriore conferma all'Assemblea Generale delle decisioni prese, e il relstivo divenire dei fatti, sperando che alla fine le sfide future siano sempre in acqua e non nelle aule dei tribunali.

Sezione ANSA: 
Saily - News

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