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22/01/2018 - 12:35
Una approfondita analisi della redazione di Saily
Caso-Vestas, inchiesta:
come è potuto accadere
Ogni cosa accade in mare è una lezione utile per tutti. Come è accaduto davvero l'incidente tra Vestas e la barca da pesca nel traffico infernale a largo di Hong Kong, a seguito del quale ha perso la vita un pescatore cinese? Qual è il nome della vittima? Ci sono responsabilità? Perchè non abbiamo ancora vista alcuna foto o video della collisione, quando a bordo c'è un media-man? Le risposte, piano piano, arrivano. Altri dettagli nell'intervista a Phil Lawrence, Race Director Volvo Ocean - GALLERY: LA TAPPA DI VESTAS
Ogni storia di mare, ogni fatto e ancor più gli incidenti, più o meno gravi, sono lezioni e contengono insegnamenti da trarre per chi naviga. Con questa convinzione in redazione abbiamo fatto il punto sull'incidente di Hong Kong, la collisione tra una barca in regata e una barca di pescatori locali.
Nella notte tra domenica e lunedi, il mare di Hong Kong è stato teatro di ben altri due incidenti simili a quello di Vestas, quindi collisioni tra due imbarcazioni, dovute all'intenso traffico. Una donna è morta, a quanto sembra nel tentativo di prestare soccorso alle persone finite in mare dopo lo scontro tra una barca da pesca e una nave cargo, 40 miglia a sud di Soko Island. La barca da pesca è affondata dopo la collisione. Il Government Flying Service ha inviato sulla zona un elicottero Super Puma e un velivolo Challenger 605, per sostenere le ricerche e i soccorsi dei naufraghi. Fonti ufficiali hanno riferito che barche vicine che hanno prestato soccorso avrebbero raccolto sei marinai dall'acqua, ma altri sette risultano ancora dispersi.
Anche in questo caso, come accaduto per Vestas venerdi notte, una persona raccolta in mare, la donna di 46 anni, che apparteneva a una delle barche intervenute per prestare soccorso, è morta dopo il trasporto in elicottero al più vicino ospedale.
A quanto riportato dai media locali, nella stessa notte ci sarebbe stato un altro incidente dalla dinamica simile. Insomma navigare a Hong Kong sembra decisamente un incubo, e il rischio è elevatissimo. Hong Kong è classificato come il sesto porto mondiale con il maggior traffico secondo l'International Association pd Ports e Harbours, con una stima tra 300mila e 400mila navi all'anno.
Il Marine Department di HKG ha un totale di 18.540 barche registrate nel 2016 (erano 13.519 nel 2007). Le barche da pesca, i sampan e altre imbarcazioni di classe 3 sono quasi settemila (6.631). Molti ritengono che siano numerosissime le barche non registrate che battono le acque di Hong Kong. "La prima volta che esci in mare fuori da Hong Kong, resti scioccato - sono le parole di Justin Shave, poliziotto locale e velista, che ha corso a bordo di Ragamuffin e Skalywag con la bandiera di Hong Kong - Barche da pesca e reti sono ovunque, è un vero incubo. E' difficile individuare gli ostacoli, e le luci di navigazione non sono sempre chiare. Le barche da pesca potrebbero trascinare reti per miglia..."
Thierry Barot ex America's Cup con China Team e membro di Hong Kong Catamarans project, dice a sua volta: "La velocità delle barche in regata può aver giocato un ruolo nella collisione: quando si viaggia a 20 nodi e oltre i tempi di reazione si accorciano notevolmente, e questo fa la differenza. Come avviene in autostrada.
"Quando vedi qualcuno sulla tua rotta, la prima cosa da fare è identificare di cosa si tratta, dove sta andando e se intralcia la tua rotta. Si possono fare stime con le risorse elettroniche di bordo, ma tutto è più difficile quando la velocità è elevata. I velisti della Volvo Ocean Race sono professionisti e sanno come gestire situazioni estreme come queste, hanno avuto parecchio allenamento sui temi della sicurezza. Trent'anni fa salivi su una barca e facevi il giro del mondo, oggi ci sono master ed esami prima di essere accettati a bordo.
"Le collisioni in mare capitano, come gli incidenti tra veicoli a terra, o in aria. Era notte, i pescatori stavano pescando e i velisti regatando, ciascuno il proprio lavoro. E' una brutta notizia per tutti, ma il mare è di tutti, deve essere condiviso." (South China Morning Post)
Franck Cammas e Charles Caudrelier non sono certo dei novellini. Ma sentite le loro descrizioni delle acque da attraversare per raggiungere il traguardo di Hong Kong. Franck Cammas: "Eravamo nel mezzo di un enorme numero di barche da pesca, impossibile contarle, già in precedenza c'erano state altre due aree con una simile densità, ma normalmente le barche hanno a bordo l'attrezzatura per farsi vedere o notare sui radar da altre barche.
"Abbiamo dovuto fare un po' di slalom, eravamo quasi al massimo della nostra velocità, vicini ai 20 nodi, tutti erano in coperta concentratissimi ciascuno nel suo lavoro, controllo vele, tutto, e in più con il solito notevole ammontare di acqua in faccia per gli schizzi da prua, e con tanto rumore intorno..."
Immaginate la scena: team provati da 5800 miglia di tappa da Melbourne alla Cina, che sentono l'arrivo, hanno un gran vento, vogliono correre al massimo, ma sono in una nuvola di barche, e al buio. E accade il patatrac. Rincara la dose lo skipper di Dongfeng Charles Caudrelier: "E' sempre pericoloso navigare in tratti di mare dediti alla pesca, letteralmente pieni di barche a lavoro, e alcune non hanno luci di segnalazione."
Forse è il caso di pensare sempre alle conseguenze nel momento di correre dei rischi calcolati. Come si è posto un limite alla navigazione nelle zone dei ghiacci, non è assurdo immaginare di porre un limite, se non di rotta anche di velocità, in aree trafficate. Come per le auto di Formula 1 quando transitano nella zona dei box. I VO65 devono andare a massimo 10 nodi in una determinata area. Vale per tutti, e non incide sulla regolarità della regata.
Certo si fa presto a fare considerazioni da tavolino. Ma come accadde dopo il "botto" sul reef della stessa Vestas nel 2015 (in quel caso una commissione di inchiesta di esperti fece luce sulle varie concause ed elencò una serie di accorgimenti da adottare sulle barche, ai software e hardware dell'elettronica di bordo, e agli organizzatori), la vicenda si presta a una analisi e a correttivi per il futuro.
Il fatto che le barche da pesca affondino con una certa apparente facilità, può essere un altro elemento da valutare. Barche forse non segnate nel registro marittimo, non in regola con i livelli di sicurezza, figurarsi sulle luci di via, sulle dotazioni, salvagenti, zattere. E sulla cui robustezza generale si può legittimamente avere più di un dubbio.
Quanto al nome della vittima, ancora non è noto. La riservatezza è un conto, altro è questo mistero. Fonti della stessa Polizia hanno riportato che l'uomo ha una apparente età sui 50 anni. Tutto qui. Vengono in mente le leggende metropolitane su misteri e silenzi dei morti cinesi nelle nostre città italiane e occidentali.
E' invece a nostro avviso chiaro e legittimo il motivo della prudenza comunicativa di Volvo Ocean Race sulla vicenda. Quando Vestas saltò sullo scoglio corallino due anni e mezzo fa, poche ore dopo era disponibile il video della onboard camera che registra 24 ore su 24. E' chiaro che anche stavolta qualche registrazione esiste. Così come il media crew member, deputato a fare foto e video, passato il primo momento di urgenza e di sicurezza, avrà scattato e girato.
Il motivo per cui Volvo Ocean Race non ha ancora diffuso alcuna immagine dell'accaduto, è legato alle inchieste in corso, al fatto che c'è stata una vittima, e quindi conseguenti indagini anche di Polizia, possibili procedimenti giudiziari, sicuramente tutte queste procedure sono legate agli esiti assicurativi. Le barche VO65, ricordiamo, sono di proprietà di Volvo Ocean Race, non dei team. Quindi, prima di far girare video o foto al pubblico e sui social, è opportuno che il materiale utile sia messo a disposizione degli inquirenti. Questo è (anche) ciò che dice Phil Lawrence, Race Director VOR, intervistato più avanti in questo articolo.
Vestas 11th Hour sarà al via della quinta tappa? Bella domanda. La barca non è insieme alle altre ormeggiate al villaggio VOR. E' in un cantiere dove sono già iniziati i lavori di riparazione. Se riuscissero a riparare il danno tecnicamente, a livello di regolamento Volvo Ocean Race potrebbero partire tranquillamente. Resta da vedere se ci saranno necessità o esigenze legate alle indagini, che potrebbero bloccare la barca a Hong Kong, nella peggiore delle ipotesi ci potrebbe persino essereil sequestro del mezzo incidentato, come accade in certi incidenti stradali.
L'INTERVISTA AL RACE DIRECTOR VOR, PHIL LAWRENCE - Phil Lawrence è stato Race Director delle Extreme Sailing Series, e adesso ricopre lo stesso ruolo per la Volvo Ocean Race. Nella fase di passaggio delle consegne tra Mark Turner e Richard Brisius come CEO della regata, la posizione di Lawrence acquista maggior peso. Ecco la sua intervista sul caso Vestas e sugli sviluppi possibili.
Cosa sappiamo di quanto è accaduto nella notte di venerdi 19?
Phil Lawrence - Prima di tutto, sappiamo che un uomo ha perso la vita, tragicamente, dopo un incidente con una delle nostre barche in regata. Le nostre condoglianze alla famiglia della vittima sono le più profonde e sentite. Siamo lieti che altri nove marinai siano stati salvati e sono in buone condizioni.
Sappiamo che c'è stata una collisione, poco dopo le ore 17:23 UTC (orario in cui il Race Control ha ricevuto il primo messaggio da Vestas) tra Vestas e una imbarcazione non della regata. L'incidente è avvenuto a circa 30 miglia dalla conclusione della tappa a Hong Kong. Vestas ha immediatamente fermato la sua corsa, ci ha informato dell'incidente e ha spedito un Mayday per conto dell'altra imbarcazione, iniziando immediatamente una attività di ricerca e di soccorso dei naufraghi.
Poi cosa è accadudo?
Hong Kong Maritime Rescue Coordination ha informato il nostro Race Control che una vicina imbarcazione commerciale aveva recuperato nove dei marinai dell'altra barca, e che un decimo era stato trasportato in ospedale in elicottero, dove essere stato recuperato dal mare dall'equipaggio di Vestas. Siamo profondamente rattristati di aver avuto la conferma della morte di questo decimo marinaio, nella mattinata di sabato.
Cosa è accaduto a Vestas, alla barca e all'equipaggio?
Tutti i componenti dell'equipaggio di Vestas sono sani e salvi, ma la barca ha avuto dei danni di una certa entità allo scafo. Dopo aver partecipato ai soccorsi, il team è stato in grado di raggiungere a motorr il porto di Hong Kong senza assistenza esterna, che non è stata mai richiesta.
Cosa ha causato la collisione? L'altra barca coinvolta aveva le luci di navigazione, o usava l'AIS ((Automatic Identification System)?
Non abbiamo ancora risposte a queste domande, che certamente sono quelle centrali dell'inchiesta in corso. Sia Vestas che la Volvo Ocean Race collaboreranno con le autorità per stabilire cosa è successo.
Il Race Control avrebbe potuto prevenire l'incidente, informando Vestas dell'imminente collisione?
No. Race Control monitora la posizione delle barche in regata per ragioni di sicurezza, ma non ha accesso alle posizioni di qualunque altra imbarcazione in mare.
Cosa pensa dell'altra barca coinvolta nella collisione e del suo equipaggio?
Stiamo cercando di capire di più. Sappiamo che è stata danneggiata significativamente e che è successivamente affondata dopo l'incidente, e come ho detto sappiamo che c'erano 10 marinai a bordo, tutti recuperati, ma tragicamente uno dichiarato morto più tardi in ospedale. Di fatto sia noi che Vestas stiamo lavorando con le autorità per sapere di più dell'equipaggio della seconda barca coinvolta nell'incidente. Questa è la nostra priorità.
Potete rilasciare il nome della vittima?
Stiamo cercando conferme dell'identità dalle autorità, così come delle altre informazioni appropriate secondo la dogana locale.
Cosa è successo con Dongfeng e AkzoNobel per quanto riguarda l'assistenza e il soccorso prestato?
Dongfeng era la barca in regata più vicina alla scena dell'incidente, e immediatamente si sono offerti di deviare la rotta e andare in aiuto. Race Control ha notificato a Dongfeng che avrebbero potuto evitarlo, e alle 18:21 Vestas ha confermato via radio che non occorreva aiuto, così Dongfeng ha ripreso la sua rotta. Più tardi quando AkzoNobel è arivato nella zona, Race Control ha chiesto loro di restare in stand-by per eventuale assistenza a Vestas, a scopo precauzionale visto che sapevamo che avevano una falla a prua. Nè Vestas nè il Maritime Rescue Coordination Centre hanno fatto alcuna richiesta in tal senso, e quando è stato chiaro che non serviva altro supporto, anche AkzoNobel ha ripreso la rotta e concluso la tappa.
Come sta l'equipaggio di Vestas 11th Hour Racing?
Come potete immaginare sono piuttosto scossi e profondamente addolorati dell'incidente. Tutti loro sono costantemente supportati dal resto del team e da tutta l'organizzazione Volvo Ocean Race, e inoltre hanno accesso al supporto professionale che richiedono (Vestas ha attivato uno studio legale di Hong Kong, ndr).
Cosa succederà adesso?
Con Vestas stiamo attivamente collaborando con Hong Kong Police e con le autorità marittime per dare il massimo supporto alle loro indagini.
QUI LA CRONACA, LE PRIME NEWS E LE UNICHE IMMAGINI VIDEO DISPONIBILI
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