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09/06/2017 - 13:56

35AC, primi commenti sulle Semifinali

ETNZ finale annunciata
BAR, flop imprevisto

DA STASERA FINALE SFIDANTI ETNZ-ARTEMIS - I neozelandesi, ultimi arrivati a Bermuda, con la sorpresa del pedal grinding e con un team di talenti giovani, si confermano squadrone della vela, e vincono in anticipo la Semifinale contro Land Rover BAR. Per Ben Ainslie, che voleva "riportare la Coppa a casa", la sconfitta è piuttosto secca (anche perchè non è un tipo abituato a perdere). Ecco gli ultimi scenari e rumors dallo sperduto mondo dell'America's Cup... - GALLERY CARLO BORLENGHI

 

ULTIM'ORA: ARTEMIS BATTE 5-3 SOFTBANK JAPAN E RAGGIUNGE TEAM NEW ZEALAND IN FINALE - Una sola regata nell'ultima semifinale è bastata agli svedesi per avere ragione di SoftBank Japan. I giapponesi di Dean Barker urtano un oggetto nel pre-regata, pochi danni, ma tempo perso per il tune-up prima del via. Due giri con SoftBank in vantaggio, poi maggiiore velocità per Artemis e sorpasso al quinto lato: game, set, match.

La finale (da questa sera sabato 10 alle 19 su Mediaset Premium) tra gli sfidanti sarà dunque Emirates Team New Zealand contro Artemis SWE. Una finale forse annunciata per quanto visto in acqua, i due team più veloci nel complesso si ritrovano di fronte. Chi dei due vincerà sfiderà Oracle USA per la Coppa America vera e propria. Meglio ETNZ o Artemis? In termini di velocità pura i kiwi hanno mostrato qualcosa in più, ma gli svedesi (che comunque non vanno piano) hanno talento e spesso hanno vinto grazie alla tattica.

Per i neozelandesi sarà un test probante, ben più impegnativo che contro Land Rover BAR. Tireranno fuori qualcosa di nuovo, kiwi o svedesi? Più che altro c'è il progressivo affinamento della messa a punto da parte di tutti, dal quale è lecito attendersi un livellamento delle prestazioni e quindi regate più combattute e ravvicinate.Forse è saltato uno dei piani del defender, che sperava di aere a lungo la sfida "amica" di SoftBank a fare da cuscinetto rispetto ad altri team.

di Fabio Colivicchi

Qual è la notizia, giornalisticamente parlando: Emirates Team New Zealand in finale, o Land Rover BAR secondo eliminato di questa "Coppa"? Un titolo per uno non fa male a nessuno, ma certo - dando per ormai conclamato come lo scorrere del tempo e della stagioni il fatto che i kiwi sono sempre fortissimi e automaticamente favoriti - l'uscita di scena brutale di Sir Ben Ainslie, Super-Ben, il velista più olimpicamente titolato della storia, che da due anni ashtaggava "bringthecupbackhome", riportiamo la Coppa a casa, forse fa un pizzico di impressione in più. Le due cose poi sono legate, perchè la scelta di New Zealand di sfidare proprio gli inglesi nella Semifinale, che aveva fatto interrogare più di qualcuno, ha accorciato i tempi dell'eliminazione di BAR.

Ripartiamo da qualche mese indietro: a cavallo tra fine 2016 e inizio 2017, con le prime uscite degli AC50 dei vari team, inizia a circolare la voce che Land Rover BAR "non cammina". Voci talmente insistenti da dubitarne. Possibile, proprio gli inglesi, con un budget notevole, una organizzazione partita tra le prime, un club di talenti da paura, supporti tecnologici dal mondo della formula uno, 41 componenti del design team, con quella premessa di Ben sbarcato da Oracle dopo aver contribuito in modo determinante al prodigioso trionfo in rimonta all'ultima Coppa, un imbattibile a capo di un gruppo vincente, insomma?

Ci sono due spiegazioni possibili, a caldo, e al netto di tutti gli approfondimenti che arriveranno. Primo: un errore di impostazione, nel concept, in qualche anfratto chiave e decisivo riguardante la barca, ha causato un ritardo iniziale che ha costretto il team a faticare per recuperare il terreno. Questo spiegherebbe i commenti finali di Ben Ainslie che si è complimentato con il team "considerando dove eravamo, per il lavoro straordinario di questi ultimi mesi", che ha portato Land Rover BAR "quasi" a livello degli altri sfidanti più forti a partire dai kiwi. 

Secondo. Ben e il suo team hanno fatto tutto bene, ma è la Coppa che è una impresa titanica, e nonostante i ridimensionamenti in corso d'opera (quelli che hanno portato al ritiro di Luna Rossa), che hanno ridotto le barche da 62 a 50 piedi, gli equipaggi da 8 a 5, creato una serie di elementi one-design, scafi e wing compresi, queste sono macchine che nessuno può dire di conoscere a fondo, che vanno a cento chilometri orari, e delle quali non è possibile immaginare il potenziale, lasciando pertanto largamente inesplorate e perciò imprevedibili le modalità di vittoria.

Come si regata e come si vince un match con AC50 wing foiling? Alzi la mano chi lo sa per certo. Partire bene non basta (basta guardare cosa accade ogni giorno a Bermuda), marcare l'avversario è un'utopia a queste velocità e con queste variazioni di prua, impostarla sul duello, sulle regole, le penalità, può essere un fatto episodico non una strategia strutturale. E allora? Si vince per caso (se l'avversario scuffia), o si vince per tanta velocità in più. Che al momento solo New Zealand e Oracle hanno fatto vedere, e neanche sempre. Dunque anche l'immenso Ben Ainslie deve ammettere di essersi ritrovato in un gioco, semplicemente, più grande di lui. E siccome non ci sta a pardere (le rare volte che capita) ha subito annunciato che tornerà, più forte e cattivo di prima. We'll be back. Più che altro per aizzare un po' la mogia folla inglese, intristita pure dall'inutile tornata elettorale in patria.

Senza contare che poi non è affatto certo su "cosa" Land Rover BAR potrà tornare, e quando. A sbarrare (per ora) la strada alle certezze, ci pensano i soliti neozelandesi. I Dalton-Boys, che fantastico pacchetto di mischia, che spirito. Solo un particolare, un insider ricevuto dall'interno del team senza dire il mittente: nella notte insonne per riparare la barca dopo la scuffia, anche personale solitamente impegnato negli uffici tra amministrazione, marketing e pr, è finito con un phon in mano a sparare aria calda sui pezzetti di carbonio...

ETNZ è l'ultima figlia dei navigatori polinesiani che nel Pacifico scoprivano isole e continenti, e delle squadre che hanno fatto la storia della vela. Con il solito contorno di dietrologie e originalità. Sono gli unici tra i partecipanti al gioco a non aver firmato il protocollo di intesa che congela il futuro della Coppa così com'è per le prossime due edizioni. Logico che siano guardati storto da tutti: più vanno avanti, più la minaccia si fa concreta, e da Auckland, con la vecchia brocca in mano, potrebbe partire tutto un altro giro di giostra.

ETNZ ha annichilito BAR 5-2, perdendone una causa scuffia. La velocità è la loro arma più trasparente, e secondo molti deriva in gran parte proprio dai ciclisti, che poveracci non si godono minimamente la regata e quel che accade perchè devono solo fare il chilometro lanciato... A bordo le "teste" sono Glen Ashby (mago dei catamarani da sempre), e la coppia olimpica Peter Burling (che è anche il "pilota") e Blair Tuke, l'acrobata di prua del 49er. Età media bassa a bordo, e assai più alta a terra, dove Kiwi City ha come Sindaco Grant Dalton e la sua squadra di rocciosi sergenti di ferro che vengono da oceani e coppameriche di altri tempi. Le prossime due settimane diranno se questo mix è stato davvero vincente fino alla fine. Perchè NZL ha pur sempre qualche tallone d'Achille: in regata i suoi talenti soffrono il corpo a corpo; e c'è la sindrome da sconfitta, ancora brucia il 9-8 del 2013. Insomma, ben arrivati alla finale, ma la strada è ancora lunga. Di sicuro registriamo che in Italia il tifo è tutto per i kiwi.

Capitolo Artemis-SoftBank. Che bella semifinale, 4-3 per gli svedesi che perdevano 1-3. Come cambiano in 48 ore gli umori e le sensazioni. Dean Barker l'altroieri sembrava un vecchio leone pronto a sbranare l'altro giovane talento olimpico Nathan Outteridge, e adesso sembra un vecchietto che non tiene botta. La verità come al solito sta più in fondo. Artemis ha dalla sua la velocità, in questo somiglia molto a ETNZ, pur senza ciclisti. Ma occhio ai "giapponesi": domani basterà una o serviranno due regate per decidere il secondo finalista Louis Vuitton. Si avvererà la profezia di Dalton che vedeva SoftBank come lo sfidante più temibile? O si consacrerà, nonostante gli errori arbitrali e la storia di capitomboli vari, la solidità complessiva della squadra svedese (nella quale, non va dimenticato, lavora in ombra ma ben presente anche il "nostro" Francesco Bruni)?

Certo che per essere NMC (Not My Cup, come recita il nostro bollino rosso) ce n'è di carne al fuoco. Il programma (dirette in Italia su Mediaset Premium): venerdi 9 come detto fine dell'ultima Semifinale. poi subito sabato 10, domenica 11 e lunedi 12 la Louis Vuitton Challenger Playoff Final, sempre al meglio delle 5. Quindi ben quattro giorni di sosta e da sabato 17 via all'America's Cup Match by Louis Vuitton. Due regate al giorno solo nei weekend, si entra nella storia vincendo 7 regate. Se domenica 25 non è bastato, si va avanti lunedi 26 e martedi 27, giorno della sentenza definitiva. Che dirà anche se la Coppa resta com'è o si prepara a un ribaltone...

CAYARD REPORT: VIDEO SU SAILY TV

Commenti

Adriatico Jack (non verificato)

....ben detto Fabio "....si vince per caso o per tanta velocità in più...." dietro le vittorie ci sono molte variabili.... direi troppe...e forse questo l'aspetto che rende la sfida tanto spettacolare quanto poco affascinante. La classica ricetta barca veloce+tattica+velocità in manovra = vittoria non regge più. La Coppa ha perso gl'attributi...tutto va facilmente in pezzi dentro una frenesia che stravolge un po' tutto, è un attimo solo a determinare il risultato: in pratica La Coppa soffre di...eiaculazione precoce...!!!!