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15/02/2017 - 19:15

Vendée Globe e grandi uomini di mare

Nandor Fa, il marinaio gentile

A 63 anni, il più grande navigatore ungherese di sempre ha concluso all'ottavo posto il Vendée Globe. Girare il mondo in barca a vela è, semplicemente, il suo modo di vivere. In sintonia con la barca che si è progettato, Fa ha percorso 27.850 miglia in 93 giorni e 22 ore, alla media di 12,35 nodi. L'abbraccio della folla all'arrivo, con moglie, due figlie e nipoti. Storia di un velista modesto e completo, dalle mancate Olimpiadi in Finn agli oceani. Ora dice basta: "Non ho l'età per la vela volante" - FOTO E VIDEO SU SAILY TV

 

di Fabio Colivicchi

 

La folla all'arrivo del Vendée Globe è sempre una parte dello spettacolo. Ma non è sempre la stessa. Ci sono i fans di ogni singolo navigatore, i clan, gli amici,le femiglie, i tifosi. I primi raccolgono più pubblico, ma spesso gli ultimi sono più amati e la gente si stringe intorno a loro sentendoli più vicini. Se Armel Le Cleac'h e Alex Thomson sono "marziani" degli oceani, volano sui foil a velocità fantascientifiche, Nandor Fa, 63 anni suonati, è un velista "normale", il perfetto uomo di mare, paziente e modesto, sempre sorridente. La sua barca Spirit of Hungary è anche figlia sua, avendo contribuito a disegnarla, e l'ha portato a concludere più che degnamente quella che per molti è la più bella edizione del Vendée Globe.

L'incredibile spirito di Nandor affascina gli appassionati francesi del Vendée, lui è un personaggio che è tornato tante volte a Les Sables, la sua faccia e lo sguardo ruvido contornato dagli occhialetti ne fanno, se non il "nonno", almeno lo "zio" della vela oceanica. Il suo ultimo arrivo a Les Sables ci ha restituito un marinaio maturo e un uomo felice: espansivo con la gente e la stampa, ancora capace di stupirsi per l'accoglienza e persino per la meteo soleggiata: "Ho tutto, cosa altro posso desiderare?" Nandor è ungherese ma anche francese e anglosassone, in questa transnazionalità sta la sua completezza di velista.

L'ULTIMO VENDÉE

"Questo è stato il mio ultimo Vendée Globe da concorrente", ha detto lo skipper ungherese, la sua è l'ultima linea d'arrivo, inevitabile il mix di emozioni, già nelle ultime miglia di percorso, con la gioia nel cuore. Sulla sua barca (sua in tutti i sensi, perchè l'ha anche disegnata, e non è cosa da poco, piuttosto rara tra i velisti superman di oggi). Nandor sulla prua che salutava e agitava le mani, dava pugni nell'aria nell'ultimo quarto d'ora della sua ultima circumnavigazione in regata. Spunta anche un tricolore bianco rosso e verde, purtroppo (per noi italiani) è orizzontale ed è ungherese. E all'arrivo: "E' finita, l'ho fatta, è andata come volevo, anzi meglio, è un successo per me. Con questo cielo azzurro e il vento leggero all'arrivo,gli dei sono con me, c'è tanta gente, la mia famiglia, gli amici. Non so trovare le parole giuste. Solo il presente conta, tutto il resto è storia, è passato."

Il momento presente, questo, è sempre il più importante, ma viene da lontano, ha una lunga storia. Nandor ha battuto il suo reord personale del Vendée, ma ammette: "E' sempre una impresa lunghissima, e non sono mancati i momenti in cui sembrava infinita, e poi c'erano settimane che volavano via. In mare è così. Mi sono pesati il freddo, la pioggia, l'umidità, questa è una regata fredda, invernale per lo più, ma mi sono goduto tanti momenti, i contatti con gli amici e la famiglia, le mail, i messaggi di incoraggiamento che ho ricevuto in quantità, e che mi sono serviti davvero, tanto!"

Un Vendée è in gran parte una sfida mentale. Ci vuole forza di testa: "Non devo sentire troppo le cose, devo solo farle, se finisci nella sfera delle emozioni non ne esci più. Con Volevo solo finire il giro più velocemente possibile. Ma devo dirvi che la seconda parte non è stata una regata, solo vela in sicurezza. Non c'era nessuno intorno a me. Il più vicino dietro era lontanissimo. Il più vicino avanti pure. Ho scelto di navigare riducendo al minimo i rischi, senza spingere. La regata in quanto tale è finita in mezzo al Pacifico, dopo il disalberamento di Stéphane Le Diraison non ho avuto altre possibilità di recuperare posizioni. E' stato un bellissimo lungo viaggio che mi sono goduto intensamente. Ora mi serviranno settimane, mesi per ricapitolare cosa è accaduto, non voglio lasciare con la sensazione di cose non fatte."

Tutto sotto controllo. Non sempre è così: "Quando è freddo, pericoloso, quanto tutto vola introrno, le cose accadono e tu sei stanco, mentalmente e fisicamente, non hai più le forze. E' la natura." Nandor ha anche raccontato che proprio l'ultima notte ha superato il proprio record di velocità massima raggiunta, in una planata a 28 nodi: "C'era acqua piatta, vento a 25 nodi con rafficoni a 50, ho poggiato e sono schizzato via, ho iniziato a volare, e alla fine sono sopravvissuto! Ottavo posto è ben oltre i miei sogni. Mi aspettavo qualcosa tra il 15° e il 20° posto e comunque volevo scendere sotto i 100 giorni. E' accaduto."

PER ME NON E' IL TEMPO DI VOLARE

"Certe volte pensavo ai primi, che correvano a 30 nodi e ne facevano 22 di media. Io facevo la stessa loro fatica ma la mia barca andava più piano. Questo Spirit of Hungary è una gran bella barca normale, disegnata da un 62enne. Adoro la mia barca, la trovo fantastica. La prossima, se pensassi a un altro Vendée, dovrebbe essere per forza una barca volante con i foil. Ma io non costruirò mai una barca che vola. Il tempo è passato, mi dispiace, ma ora non ho l'energia che serve per una cosa del genere. Tra quattro anni ne avrò 67. Mi sento giovane e penso giovane, sono in forma fisicamente, ma vi rendete conto di quanta energia serva, quanta motivazione, giorno per giorno, secondo per secondo... Ho fatto il mio tempo, non dimenticherò mai quello che ho fatto, quanto ho navigato. Il futuro sarà con la mia famiglia. Il Vendée Globe resterà sempre nel mio cuore, come un amore. In qualche modo ci sarò ancora anche se non come concorrente. Ora è il tempo di dedicarmi ai miei nipoti."

LA STORIA DI NANDOR

Nato in una famiglia di sportivi, di lottatori, Nandor scopre il mare quasi per caso, su un Kaiak, e poi viene folgorato dalla vela. Inizia a regatare su Laser e Finn, dove fisico e predisposizione lo farebbero finire alle Olimpiadi di Los Angeles 1984, mancata a causa del boicottaggio dei paesi comunisti. La sua protesta silenziosa è tutta da raccontare: si disegna una barca da crociera di 31 piedi e parte per un giro del mondo a vela che durerà 717 giorni. In uno di questi, dalle parti di Capo Horn, gli raccontano di una regata in solitario intorno al mondo chiamata BOC Challenge. In pochi minuti decide che quello sarà il suo futuro. Corre l'edizione del BOC (a tappe) nel 1990-91 (165 giorni, decimo posto). E' al via della seconda edizione del Vendée (1992-92) che termina al 5° posto, primo non francese a finirlo, in 128 giorni. Quattro anni più tardi si ririrerà dopo tre tentativi di partenza, avarie e la collisione con una nave. E' 4° alla Transat Jacques Vabre del 1997. Nel 2014 è 7° alla Barcelona World Race. Nel 2015 ancora la Vabre, con un ritiro, e finalmente il suo terzo e ultimo Vendée, con l'8° posto in 93 giorni.

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