Imprenditoria, passione e competenza
Lallo Petrucci e
la storia Bimare
di Riccardo Mellina Gottardo
Per andare in barca ci vuole qualcuno che le barche le costruisca. Anzi, che prima le pensi, le immagini, le progetti. E quindi le realizzi. L'imprenditoria della nautica italiana è piena di storie lunghe e da raccontare. Di uomini e di visioni. Dalla Romagna, ecco quella della Bimare di Lallo Petrucci. Una istituzione nei catamarani. Storia e intervista da non perdere
La Bimare è stata fondata nel 1970 dalla volontà di Michelangelo “Lallo” Petrucci e dalla sua passione per i catamarani. Kattu-Maran, da queste due parole che in polinesiano significano “Tronchi legati” deriva la parola catamarano.
L’Italia e precisamente la Romagna possono vantare la nascita di questo sport velico a livello europeo, negli anni sessanta infatti un gruppo di amici velisti di Bellaria e Cesenatico, tra i quali appunto Lallo, hanno costituito un'associazione che si proponeva di divulgare il catamarano, la “ Congrega Velisti Cesenatico”. Successivamente dagli stessi congregati è nata la Cat A Italia, il gruppo sportivo preposto all’organizzazione delle regate. Poco tempo dopo un gruppo di tedeschi del lago Ammersee e una associazione di velisti di Sidney hanno aderito alla iniziativa della Cat A Italia che li ha invitati a Cesenatico. Questo è stato il primo vero incontro a livello mondiale della categoria.
La Bimare ha gestito in tutti gli anni successivi quella che si può definire una scuola di alta specializzazione ottenendo a livello mondiale risultati esaltanti. Un nutrito palmares di titoli mondiali (tre, Alberto Babbi nel 1982 e i due di suo fratello Egidio negli anni 90),europei,nord americani, nazionali, ottenuto dai nostri velisti negli anni ottanta, novanta e duemila ha consentito all’Italia di avere il primato mondiale della categoria
L'azienda ha prodotto nel corso degli anni molti modelli di catamarano come l'ex olimpico Tornado, il Classe A, vero core business dell'azienda, il Formula 18, il Formula 16 ed il Formula 18HT, forse uno dei progetti meglio riusciti nel corso degli anni.
Il Bimare F18 HT era infatti un avveniristico catamarano interamente realizzato in fibre di carbonio con l’impiego di autoclave e materiali compositi che è stato insignito nel 2003 del premio "BOAT OF THE YEAR - TAKE OVERALL BOAT OF THE YEAR", non era mai successo ad una barca italiana.
Il seme aveva dato I suoi frutti, i TRUST dell' “International Catamaran Challenge Trophy” hanno invitato la Bimare a proporre ufficialmente la sfida. E’ stato costituito subito un team di tre equipaggi composto da tre catamarani e (i 6 migliori regatanti del momento) tra i quali Max Sirena dell'allora Luna Rossa, patrocinati dal comune di Bellaria e sponsorizzati dalla Bimare. Era l’anno 2003, abbiamo perso di misura, gli americani ci hanno battuto per 4 a 3.
E' stata riproposta la sfida per il 2004 sempre nelle acque di Newport, questa volta è andata bene, la coppa è arrivata a Rimini che nel luglio 2005 ha ospitato, quale defender, la sfida, per la prima volta in Italia. Purtroppo no siamo riusciti a conservarla, gli americani,col dente avvelenato, se la sono ripresa. Il team Bimare aveva comunque ottenuto una grande soddisfazione,un sogno lungo 20 anni.
Il sogno di quel gruppo di amici di Cesenatico e Bellaria, i congregati, era però più ambizioso, L’America’s Cup si correva ancora con i monoscafi, Azzurra, il Moro, Luna rossa.. A quell’epoca eravamo tutti grandissimi tifosi di Cino Ricci e passavamo le notti in bianco per vedere le performance di Azzurra e dei team che l'hanno succeduta, ma nella nostra testa girava sempre la stessa domanda, perché la regata più importante del mondo la si fa con barche così lente? I ragazzi della Bimare avevano visto giusto, dalla scorsa edizione abbiamo visto finalmente i catamarani in Coppa America. Ora siamo soddisfatti, convinti di avere dato un grosso contributo al raggiungimento di questo risultato ed alla diffusione del catamarano in Italia, in Europa e nel mondo.
Ora la Bimare con le sue barche è ancora al vertice in molte regate in giro per il mondo ed è gestita dai figli di Lallo, Valerio e Michele.
A COLLOQUIO CON LALLO PETRUCCI
Cosa ti ha portato a creare quest'azienda?
Ho iniziato fondando un azienda che si occupava della costruzione di pattini e pedalò, che allora riempivano le spiagge della Romagna, il “Centro Nautico Adriatico”, in seguito la mia passione per il mare si è spostata sulla competizione e sulla velocità, in particolare appunto il catamarano, ho così creato la Bimare, il nome stesso porta all'interno le lettere “BI” a significare appunto i due scafi, pensando che il catamarano fosse la barca più veloce e divertente che si potesse costruire.
Per quanto riguarda le regate, la Bimare ha sempre supportato i suoi atleti, quali sono state le tue soddisfazioni più grandi?
L'oggetto catamarano ha dalla sua nascita, grazie alla sua velocità, attratto alcuni dei migliori velisti tradizionali, dal nostro team infatti sono passati alcuni dei migliori velisti italiani che ci hanno regalato alcuni successi prestigiosi, Egidio e Alberto Babbi hanno vinto per noi tre titoli mondiali del Classe A e nel corso degli anni anche i miei figli Valerio e Michele mi hanno regalato grandi soddisfazioni nelle loro performance sportive. Ad oggi il nostro team conta quattro atleti, tra i migliori catamaranisti in circolazione, Teo Di Battista, Riccardo Mellina Gottardo, Roberto Casadei e l'ex olimpionico in Tornado Francesco Marcolini.
Cosa pensi della situazione della nautica in Italia?
Purtroppo la situazione della nautica negli ultimi anni è notevolmente peggiorata e sono convinto che tutte le aziende del settore si siano sentite abbandonate, se non vessate, dalle istituzioni. Eravamo e siamo tutt'ora un settore di eccellenza nel Made in Italy che impiega migliaia di persone e avremmo bisogno di maggiore supporto, fortunatamente negli ultimi tempi si sta muovendo qualcosa all'estero e le vendite stanno risalendo ma per quanto riguarda l'Italia è ancora tutto bloccato. Il settore della piccola nautica in particolare è sempre stato poco considerato e questo ci ha costretto negli anni a puntare sulle nostre sole forze, non è un caso se nel mondo dei Classe A e dei catamarani in generale abbiamo visto succedersi decine di piccole aziende composte da un paio di persone al massimo che hanno provato ad entrare nel giro ma siamo orgogliosi di poter ritenerci l'unica azienda strutturata, che ha avuto negli anni fino a venti dipendenti, produttrice di catamarani in grado di resistere per più di quarant'anni.
Qual'è secondo te la migliore categoria di catamarani su cui poter iniziare ad avvicinarsi a questo mondo?
Non posso non dire che la categoria che ho più a cuore è il Classe A, il catamarano singolo più diffuso al mondo, anche se purtroppo al momento la classe sta vivendo un periodo di incertezza dovuto alle enormi differenze tra le barche volanti e quelle tradizionali come abbiamo potuto notare all'ultimo mondiale a Punta Ala, questo purtroppo rende molte persone restie ad investire ed entrare in una categoria che da un anno all'altro potrebbe tagliare le loro barche fuori dai giochi, io spero che come è avvenuto già in Italia con la nascita di una classe separata per i classe A tradizionali, la UACC, anche a livello mondiale si possa raggiungere questo traguardo in modo che chi vorrà sentire l'ebrezza del volo potrà farlo in una categoria studiata con format e percorsi ad hoc. Un'altra categoria interessante e che ci sta dando enormi soddisfazioni con le nostre barche è il Formula 16, una classe giovane e dinamica in fortissima espansione in Europa e nel mondo con un livello dei concorrenti altissimo sin dall'inizio, basti pensare che nelle ultime edizioni dei suoi campionati si sono visti velisti professionisti di enorme spessore come Bundock, Goodal e i nostri Vittorio Bissaro e Silvia Sicouri che grazie alla Box Rule della classe molto chiusa hanno potuto competere ad armi pari con velisti amatoriali, la vera essenza della vela.
Da sempre ti sei occupato anche della progettazione delle tue barche, come è cambiata la tecnica con le nuove tecnologie?
Nel corso degli anni mi sono trovato a progettare decine e decine di catamarani, sicuramente l'avvento dei nuovi materiali compositi come il carbonio, con il quale costruiamo per intero tutte le nostre barche, anche grazie al supporto dell'autoclave, ci hanno indotto a modificare le nostre tecniche progettuali, ad oggi ogni progetto è supportato da tecnologie informatiche che ci hanno spesso messi a contatto anche con le università, tuttavia ritengo che qualsiasi progetto studiato a tavolino a computer vada sempre supportato dall'esperienza e dalle conoscenze personali, infatti ci troviamo in mare ad avere a che fare con tantissime variabili, il vento, la corrente, le onde, ecc.. che spesso non sono concepite per intero nei programmi di progettazione, solo l'apporto di una persona capace ed esperta può evitare di commettere errori di progettazione grossolani che si paleserebbero solo una volta in acqua.
Qual'è il futuro della tua azienda?
Sto sempre di più cercando di lasciare la mano ai miei figli che da anni mi supportano, Valerio si occupa della gestione e della produzione tradizionale, ossia del nostro classe A, lo “Zero”, del formula 16, l'”X16” e del piccolo “4-Teen”, un catamarano di 14 piedi riservato ai più giovani, mentre Michele è in capo alla ricerca e sviluppo, con particolare attenzione alla crescita della diffusione del foiling, tecnologia con la quale ha creato l'”S.9”, un piccolo catamarano di 13 piedi completamente volante che sta avendo un notevole successo. Un nuovo prodotto che stiamo lanciando, per diversificare, è la “Pedalona”, una canoa a pedali che riprende in parte il mio primo business dei pedalò, speriamo abbia lo stesso successo di diffusione sulle nostre spiagge.
www.bimare.org
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