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09/12/2015 - 21:50

L’eroe olimpico australiano guida il marketing della vela mondiale

Adesso siamo nelle sue mani

Malcolm Page, doppio oro olimpico in 470, sette titoli mondiali, è il nuovo capo del settore marketing e media della federazione velica internazionale 


Vuole portare la vela al centro dell’attenzione, attirare media e sponsor, fare presa sui giovani, unire il movimento dal livello giovanile all'oceano. Ci riuscirà? Intanto l’ISAF cambia nome in World Sailing. E perde il super-manager Peter Sowrey…

 
di Fabio Colivicchi


Malcolm Page ha 43 anni, ha vinto il suo secondo oro olimpico nella vela sul 470 a Londra 2012 (Weymouth), bissando – prima volta per un australiano – l’oro di quattro anni prima a Pechino 2008 (Qingdao). E’ il prodiere ideale, alto, forte, elastico, sveglio, un anglosassone dell’emisfero australe a suo agio in barca come un delfino tra le onde. Ma poi è anche un ragazzo che ha studiato, ha pensato al suo futuro, si è interessato da sempre al marketing, e di recente ha lavorato come consulente della comunicazione per il colosso telefonico australiano Telstra. Dal giugno di quest’anno Malcolm è diventato capo Head of Marketing e Media dell’ISAF, International Sailing Federation, un incarico che arriva a premiare il suo ottimo lavoro nel quadriennio in corso come chairman della Commissione Atleti.
 
QUI LA NEWS CON I DETTAGLI DELLA NOMINA DI PAGE
 
Adesso per il velista più decorato in 52 anni di vita della classe 470, viene il bello. Svestita muta e giubetto salvagente, infilato il blazer, Malcolm parte per cercare di rilanciare la vela nel panorama planetario degli sport. Vela eterna incompresa (e chi può capirlo meglio di noi italiani, che non siamo né francesi né anglosassoni e non abbiamo la loro cultura del mare), trattata da sport elitario e per pochi, ritenuta (a torto marcio!) poco telegenica, sempre a corto di sponsor soprattutto nella sua versione olimpica, con i suoi atleti che stentano a diventare delle vere star sportive, a differenza di tanti colleghi di altre discipline. Messa così, l’impresa di Mr. Page si presenta ardua, tutta in salita. Ma dall’alto dei suoi due metri e dei sette titoli mondiali in carriera, l’irsuto australiano vuole lasciare il segno.
 
L’avvio non è stato facile: appena sei mesi dopo la nomina, in questi giorni si è dimesso il CEO Peter Sowrey, supermanager che arrivava da Accenture e che era stato annunciato come un grande acquisto dai vertici dell’ISAF. Modi troppo spicci per l’ente mondiale, e una mancata sintonia con le logiche istituzionali, e non aziendali, della federvela, sarebbero all’origine del divorzio. Che però resta clamoroso e priva Southampton di un ruolo decisivo (anche se si sta correndo ai ripari con l’assunzione nel ruolo di un altro britannico), proprio in un momento di evidenti difficoltà, o almeno di contraddizioni.
 
Il presidente Carlo Croce è reduce dall’Annual Conference di Sanya in Cina dove ha dovuto fare i conti con una ruvida opposizione interna (la fronda mai sopita che fa capo all’ex vicepresidente italiano Alberto Predieri e alla cordata sudamericana), con i risultati deludenti della finale della World Cup 2015 ad Abu Dhabi (ci sono voci secondo le quali anche l’emirato sia scontento e potrebbe rivedere gli accordi triennali), pochi atleti e pochi ritorni. Per non parlare dell’inquinamento delle acque olimpiche a Rio, che resta una spina nel fianco. Insomma, poche gioie e tante grane.
 
Nonostante tutto, a fine anno l’ISAF di Croce prova la svolta. E si affida all’uomo della provvidenza, proprio Malcolm Page: da dove può ripartire la vela se non da marketing e media? E da chi questi settori possono avere un significativo ammodernamento, se non da un ex grande atleta? E’ questa la speranza alla quale ci dobbiamo aggrappare, proprio all’indomani della conclusione dei lavori – interessanti ma non troppo concreti – dell’annuale Yacht Racing Forum internazionale, che ha riunito a Ginevra velisti, organizzatori, dirigenti, sponsor e (quasi) tutti gli stakeholder dello yachting.
 
In questi giorni Page è a casa sua, a Melbourne, per la prima tappa della World Sailing Cup 2016, evento che come spiegato necessità di un ulteruire riposizionamento. Al suo capezzale adesso c’è il fuoriclasse aussie, che  St. Kilda trova 900 atleti da 23 nazioni. Tra luci e ombre (solo 3 Finn isritti, nonostante la Finn Gold Cup appena finita nella vicina Nuova Zelanda) la Coppa del Mondo è la cartina di tornasole dell’ISAF o World Sailing: rilanciarsi, vivere, o fare una colossale figuraccia. Subito una bella patata bollente per il prodierone.
 
Dopo la sua ultima Olimpiade, Page è stato velista professionista e quindi ha iniziato la carriera professionale che lo ha infine riportato “a casa”, potendo esprimere insieme la sua passione e la sua professionalità. Inevitabile fare il tifo per lui. Se a Malcolm riesce di vincere anche questa medaglia, stavolta con lui vinciamo tutti.
 
Il sito della regata di Melbourne per la World Sailing Cup
www.sailingworldcupmelbourne.com
 

ADDIO ISAF, ORA C’E’ WORLD SAILING
“World Sailing, uno sport per la vita”. La vecchia ISAF, la federvela mondiale, riparte da qui, da un nome “universale” e da uno slogan inclusivo. Via quella sigla difficile e irriconoscibile, per far posto al nome e cognome: “vela mondiale”. Tanto per capirsi al primo colpo. E da questo ripartire per una nuova stagione che restituisca immagine media e opportunità di marketing all’ente di governo della vela mondiale. “Maggiore trasparenza, migliore comunicazione, governo più forte e responsabilità”, secondo un comunicato dell’ex ISAF il rebranding associativo ha queste finalità.
 
Non solo: la vela come sport per una intera vita, che può attrarre praticanti senza distinzione di età, sesso, abilità, perché ci sarà sempre una barca o un tipo di vela adatta a ciascuna esigenza. E’ questo che vuol segnalare il motto “A sport for life” che accompagna il nuovo nome e il nuovo logo. Che la vela sia uno sport unico, noi, da appassionati e suoi “cantori”, siamo ben consapevoli. Che fosse da rinnovare il modo di proporre questo sport, anche. Resta da capire quanto concrete siano le novità in seno al World Sailing, al di là del maquillage sul brand.
 
Proprio Malcolm Page è intervenuto su questo aspetto: “Stiamo guardando avanti, a una nuova era nella gestione della vela, io e il mio team siamo determinati a dare la migliore immagine possibile di World Sailing. Per questo ci è sembrato naturale sviluppare il brand dell’organizzazione, seguendo la sua evoluzione. La nuova identità soddisfa tutte le aspettative positive esistenti e la tradizione rappresentata dal marchio precedente, ma contemporaneamente rilancia sulla consapevolezza della maturità, funzionalità e peculiarità della vela.
 
“Abbiamo una grande storia e tradizione delle quali andare fieri – continua Page – E tuttavia in alcune aree siamo rimasti ancorati al passato. Solo pensando e agendo insieme, e adesso, condividendo e rendendo chiaro e potente il nostro messaggio, la vela potrà guardare avanti, restare rilevante e crescere come sport.”
 
Nel comunicato WS si fa inoltre riferimento al fatto che nel futuro “World Sailing vedrà uniti i vari aspetti dello sport dal livello giovanile alle Olimpiadi o al Vendée Globe. Grande ruolo avranno le singole federazioni nazionali e continentali, le associazioni di classe e le singole iniziative organizzative”.
 

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